GRATUITA’. A Parma nasce l’Emporio per chi è in difficoltà


Il luogo è stato ideato da Centoperuno, associazione composta da 24 enti non profit del territorio. A beneficiarne alcune cagegorie di persone disagiate

Si chiama Emporio ed è l’idea, oggi realtà, di Centoperuno, associazione che unisce 24 organizzazioni di volontariato del territorio parmense, una proposta sin da subito sostenuta e condivisa dalla Fondazione Cariparma, realizzata con il coordinamento di Forum Solidarietà.

Nella crisi economica che segna in profondo i nostri tempi, l’Emporio è una risposta concreta che nasce dalla sensibilità e dalle competenze del volontariato, con l’importante sostegno delle realtà locali del pubblico e del privato.  Dall’esperienza del terzo settore emerge che negli ultimi mesi sono raddoppiati, talvolta triplicati, i casi di persone o famiglie che richiedono aiuto e, tra le numerose domande, molte sono le richieste nuove. I report nazionali confermano questa lettura empirica del bisogno.

Questo è il contesto da cui muove il progetto Emporio, convogliando le energie e la creatività del volontariato. Emporio è un servizio integrato di accoglienza che risponde ai bisogni del nostro territorio con una proposta articolata su tre fronti. E’ un market che consente l’accesso gratuito ai beni di prima necessità. I destinatari sono singoli o famiglie che fino a ieri sembravano al riparo dalla crisi economica e che oggi si ritrovano senza un posto di lavoro, talvolta senza cassa integrazione, con un mutuo da pagare e figli a carico; padri separati o madri sole; persone in situazioni lavorative precarie. Il criterio di accesso è la certificazione ISEE che deve essere inferiore a 7500 euro.

L’emporio è un luogo dove accedere a informazioni importanti su lavoro, casa, diritti e salute, attraverso diversi sportelli di orientamento verso i servizi del territorio. E’ uno spazio d’incontro e animazione aperto a tutto il territorio, dove trovare sostegno nella relazione con gli altri, non in una logica di assistenza ma di centralità e benessere della persona.

Il progetto è fortemente condiviso con la città, tutte le sue parti sociali e le istituzioni, una rete che ha fatto quadrato nella logica del fare comunità. I partner sono: Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto, Provincia di Parma, Comune di Parma, Coop Consumatori Nord Est. E’ anche attiva la collaborazione con imprenditori e sindacat

da http://www.vita.it

Crisi, e le casalinghe diventano ‘squillo’


Casalinghe, donne con la pensione minima e disoccupate. Madri senza più i mariti che per campare avevano deciso di arrotondare facendo la prostituta. Sette, ottocento euro al mese: soldi che servivano per pagare l’affitto e mantenere gli studi del figlio. Non una scelta di vita, ma una necessità imposta dalla crisi.

In assenza di un’altra occupazione, in un periodo difficilissimo per chi cerca impiego, lavoravano tutti i pomeriggi, ad eccezione della domenica. Tre ore al giorno, dalle 15,30 alle 18,30: un orario facilmente mascherabile nel menage quotidiano, che non avrebbe dovuto destare sospetti fra i conoscenti. Ma i pettegolezzi hanno cominciato a circolare e la voce che un garage vicino al ponte alla Vittoria, a Firenze, era diventato una casa d’appuntamenti per improvvisate squillo italiane è arrivata fino ai carabinieri. Ieri pomeriggio il blitz: i militari si sono appostati di fronte al garage, hanno visto entrare le donne e qualche minuto dopo i primi clienti. A quel punto si sono fatti aprire anche loro e, tra l’imbarazzo dei presenti, hanno interrotto il ‘business’ che durava ormai da alcuni mesi. La ‘tenutaria’ del fondo – una fiorentina ultrasessantenne, pensionata da 242 euro al mese, divorziata e domiciliata in una casa popolare del Comune, un figlio iscritto all’università – è stata arrestata per sfruttamento della prostituzione. Secondo gli inquirenti, era lei, prostituta a sua volta, a ‘subaffittare’ a due amiche, una sessantenne e l’altra di 37 anni, anch’esse fiorentine, entrambe da poco disoccupate, una stanza del fondo in cambio di una tariffa di dieci euro ogni prestazione. I clienti, secondo i risultati dell’indagine, erano tutti di una certa età, ma ogni prestazione veniva remunerata con almeno 50 euro. Si pubblicizzava l’attività con inserzioni nella bacheca degli annunci di un quotidiano locale, ma le tre donne lavoravano soprattutto grazie al ‘passaparola’. Nel fondo trasformato in alcova, adesso sotto sequestro, i carabinieri hanno rinvenuto anche falli in lattice e film pornografici, utilizzati per soddisfare esigenze particolari dei clienti. Sono state sequestrate anche numerose confezioni di profilattici. Li procurava, hanno riferito le casalinghe-prostitute, la tenutaria, assieme a sapone e carta, anche se poi le spese venivano equamente divise in tre.

fonte ANSA