Medici, suore e infermiere: il bello dell’Italia


Arrivare sul posto e scoprire che quell’ammasso di lamiere e di vetri infranti era la vettura sulla quale viaggiava mio figlio rende evidenza che l’imperfetto potrebbe essere il tempo più adatto alla circostanza. La strada è bloccata, in lontananza le luci dell’ambulanza, ferma, e mentre mi avvicino, vaste chiazze di sangue sull’asfalto, mia moglie davanti a me sviene, sorretta da alcune persone, i soccorritori m’invitano a essere forte mentre mi rassicurano e mi accompagnano definiscono il contesto nel quale, mai come allora, ho avvertito la vita allontanarsi da me, un rapidissimo esaurirsi di tutti i significati contemporaneamente. Tutti tranne Uno. Steso sulla barella mio figlio è vigile, lucido, risponde, anche se trema dal freddo e dalla paura. Qui si chiude la parte di storia che non appartiene agli uomini. Riconducibile al nome che ciascuno di noi porta nel cuore come il più prezioso dei doni. Al più presto un’icona del Divino Amore, sul luogo, ricorderà l’accaduto.
E qui comincia una bellissima storia di uomini. La solidarietà delle persone accorse per prime sul luogo dell’incidente mi conforta mentre l’ambulanza si allontana sollecitamente verso il Sant’Eugenio, seguita da mia moglie. Sull’ambulanza 631 del presidio di Spinaceto presta servizio Santina Carchidi. È madre di due figli, dell’età del mio e possiede, insieme con una sicura professionalità, quella sensibilità e quell’attenzione verso le realtà superiori che rendono completa la vita di un essere umano. Si è resa conto che, escluse conseguenze più gravi, la possibilità di Rodolfo, così si chiama mio figlio, di conservare la mano sinistra, spappolata nell’incidente, può essere affidata solo ad un immediato intervento presso il Cto. Santina Carchidi sa, come madre prima ancora che come addetta ai lavori, quanto sia importante per un ragazzo affrontare la vita con entrambe le mani e come ogni istante sia prezioso. Il suo compito si sarebbe concluso consegnando il ferito al più vicino pronto soccorso. Il resto non la riguarderebbe. Firmato un foglio, tutto finito. Ma non ci sta. Combatte per mio figlio come se fosse il proprio e lo trasferisce immediatamente all’ospedale della Garbatella dove è già pronta la sala operatoria. Così veniamo catapultati in una realtà la cui efficienza associavamo solo alle rappresentazioni patinate dei film d’oltre oceano: Il Reparto di Chirurgia della Mano dell’ospedale Alesini nel quale opera il Dr. Dante Palombi. È qui che l’impossibile diventa possibile. Anzi certo. Mi ha promesso di farmi vedere una foto della mano prima dell’intervento ed io spero che se ne dimentichi. So che in tre ore d’intervento il Dr. Palombi ha trasformato carne, ossa e tendini in mano e dita. Detta così sembra una descrizione che concede troppo all’effetto ma so di non essere troppo distante dalla realtà. Non tutto sarà a posto e nulla sarà più come prima. Occorrerà tempo. E altri interventi. Siamo consapevoli, oggi, di essere capitati in una divisione chirurgica che il mondo c’invidia. Una delle pochissime in grado di ricostruire la mano a una persona. C’è la volontà umana che indirizza gli eventi ma non solo. La lunga degenza nel reparto dove tutto parla di efficienza e di cortesia a partire dalla Caposala suor Jancy è l’attuale percorso per il recupero. C’è anche Francesco Vero, in questa storia. È un medico di base che svolge la sua professione come la svolgerebbe un medico condotto della prima metà del ‘900. Cioè con l’assoluta dedizione ai suoi pazienti. Ha seguito e continua a seguire, l’evolversi della situazione da presso. Gli siamo grati. Ecco la mia storia di Natale. Ho voluto raccontarla per testimoniare che nell’Italia degli amorazzi e delle risse continue vivono e operano persone come queste e per ringraziarle. La storia non è ancora finita. Ma la vicenda ritorna là dove era iniziata. Il primo gennaio attorno a un tavolo d’ospedale con Rodolfo che inizia, tenendo il foglietto con l’unica mano abile: Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore.

da www.iltempo.ilsole24ore.com

Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita di Paulo Coelho


– Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
– Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
– Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
– Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
– Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
– Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
– Che la pazienza richiede molta pratica.
– Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
– Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
– Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.
– Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
– Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
– Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
– Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
– Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
– La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
– E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
– Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
– Non cercare le apparenze, possono ingannare.
– Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
– Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
– Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
– Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
– Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
– Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
– Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
– Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
– Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
– Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.

Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange”.