“Tu non puoi sapere”


di Tiziana Mignosa

( Sulle note di “Life Circle” di G. Webb)

No

tu non puoi sapere

quanto grande ancora sia l’amaro smarrimento

come allora gocciola

sul dono impacchettato coi fogli del tormento.

Credi, credi di conoscere l’intensità

degli umidi perché spaiati

come se ad una ad una avessi pesato ogni lacrima versata

come se avessi raccolto nella pozza nera

ogni singolo singhiozzo che straziava l’anima.

Ma tu non c’eri

no, non puoi sapere

eppure

quando il tuo presente indietro porti

su quell’erba calpestata e strappata al sole

pensi ancora di conoscere

l’esatta pesantezza dei tuoi passi folli.

Ora, ora che davanti allo specchio

la tua coscienza incontri

e col tuo sguardo spento

 ti ritrovi a rovistare

tra le parole dette e quelle pensate

 adesso

adesso che l’inverno ha perso il suo cappotto caldo

e al sole torni

al suo tepore buono

e a quella fionda che l’ha colpito al cuore.

No

non puoi sapere

tu non puoi neanche immaginare …

ma adesso è tardi

è troppo tardi anche solo per pensare.

“Ho trattato male un extracomunitario: non ho lezioni da dare”. E il prete rinuncia all’omelia


di Roberta Casa

 «Stasera niente omelia. Non mi sono comportato bene con un extracomunitario e quindi non mi pare il caso di mettermi a fare la predica a voi». E poi il silenzio tra le navate della chiesa di , piccolo comune in provincia di . Facce sicuramente stupite quelle dei parrocchiani presenti all’omelia di , che in un primo momento non hanno capito cosa stesse succedendo.

 Ma poi il prete, notoriamente taciturno e un po’ burbero, ha spiegato: «Sabato sera? Sì è vero, non me la sono sentita di fare la predica. Il giorno prima avevo avuto una discussione con un cittadino marocchino. Niente di grave, ma ci sono rimasto male. Ho passato una notte tormentata. E il giorno dopo non me la sono sentita di predicare agli altri. Tutto qui. Basta».

 Onestà d’animo e rigore di un uomo che ha lavorato un’intera vita al servizio del prossimo. Missionario per dieci anni in Ciad, l’esperienza in Africa ha cambiato profondamente il prete, che tornato in Italia ha continuato il proprio mandato con risolutezza e dedizione. E sabato sera don Damolin ha dato prova di grande umiltà, confessando apertamente la propria colpa, sedendosi a braccia conserte. In silenzio, più eloquente di ogni possibile omelia.

 Una notizia insolita, che arriva da una zona d’Italia dove sempre più spesso si parla di ronde e lotta all’immigrazione, collocabili nel più ampio discorso sulla diffusasi dal nord-est in tutta Italia. Ne è un esempio concreto la cronaca che arriva in questi giorni dal comune calabrese di Rosarno. L’intolleranza e la discriminazione non aiutano il nostro paese, ma soprattutto non possono essere accettati. Don Damolin con il suo silenzio ha dato l’esempio.

 da www.blitzquotidiano.it

Essere pervasi dalla luce del proprio Sé superiore…


Senza che alcun segno precursore vi abbia avvertito, può accadere
che vi sentiate improvvisamente invasi dalla luce: tutto a un
tratto la vostra coscienza è proiettata molto in alto nel piano
della supercoscienza, e voi siete abbagliati dall’immensità e
dalla bellezza in cui vive il vostro Sé superiore… Purtroppo,
tale stato non dura, e voi riprendete di nuovo la vostra vita
quotidiana con le stesse preoccupazioni e le stesse debolezze:
vi sentite nell’oscurità, vi sentite soffocare, separati dal
vostro Sé superiore, il vostro Sé divino, come un frammento
separato dal Tutto… In seguito, di nuovo sentite un chiarore,
un’illuminazione, ma anche quel momento non dura.
Non scoraggiatevi, continuate a lavorare, a fare degli sforzi.
Un giorno, finalmente, dopo tutti quegli alti e bassi, dopo
tutte quelle oscillazioni fra chiarezza e tenebre, la luce non
vi lascerà più; avrete cambiato riva e sarete definitivamente
salvi.”

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Coma. Lo credono un vegetale per 23 anni, capiva tutto


di Gabriella Meroni

L’incredibile storia di un belga di 46 anni apre interrogativi sconvolgenti sul 40% dei casi di apparente stato vegetativo

Rom Houben è un belga che oggi ha 46 anni. Nel 1983 ebbe un terribile incidente stradale, che gli provocò lesioni tali da far pensare ai medici che fosse scivolato in coma. In effetti, dal 1983 al 2006 Houben non diede segni di coscienza: era paralizzato, muto, incapace di comunicare con l’esterno. Ma il suo cervello funzionava perfettamente, e il povero ragazzo, che oggi è un uomo, era in grado di capire tutto ciò che accadeva intorno a lui. L’uscita dal tunnel, come riferisce la Bbc che ha realizzato un servizio filmato sul caso, è datata solo 2006: tre anni fa infatti i medici dell’università di Liegi hanno sottoposto il paziente a un innovativo esame dell’encefalo da cui è emerso che il suo cervello, ritenuto morto, era quasi completamente funzionante.

Da parte sua Houben, che oggi comunica digitando le parole su una tastiera elettronica, dice di essersi sentito arrabbiato e impotente per molti anni, ma poi di aver imparato a convivere con la situazione. «Gli altri avevano una certa idea di me, un’idea piuttosto patetica», ha detto al giornalista della Bbc che l’ha incontrato. «Io sapevo quello che avrei potuto fare. Ma ho imparato ad avere pazienza e ora finalmente sono tornato su un piano di parità con gli altri». La madre di Houben, Fiona, ha dichiarato di aver sempre saputo che il figlio poteva comunicare. «Non è un depresso, ma un ottimista», ha detto la donna. «Vuole ottenere il massimo dalla vita». Il caso del «falso comatoso» ha scosso il Belgio, sollevando molti interrogativi su quanti casi di apparenti stati vegetativi non siano in realtà tali. Quanti pazienti ritenuti in coma – è la domanda che rimbalza sui media – sono in realtà prigionieri dei loro corpi, e disperati per l’impossibilità di inviare segnali al mondo? Secondo alcuni esperti, intervistati dalla Bbc, circa il 40% delle persone «in stato vegetativo» in seguito a esami approfonditi rivelano segni di coscienza. da www.vita.it