Jazz di qualità con il Franco Bolignari Quintet


di Daniela Domenici

Jazz di qualità con il Franco Bolignari Quintet ieri sera alla Festa della Federazione della Sinistra, in Piazzale del Verano a Roma.

La formazione del quintetto era composta da musicisti tra i più prestigiosi del jazz romano: Alessandro Cuccaro al pianoforte, Alberto D’Alfonso al sax alto e flauto, Piero Piciucco al contrabbasso e Lucio Turco alla batteria.

Veterano del canto nazionale, interprete prestigioso di “standard”, doppiatore di famose colonne sonore come Crudelia De Mon, Franco Bolignari si è presentato al pubblico con la sua formazione di jazz nata nel 1995 dall’incontro di un “crooner” con licenza di “scat” e quattro valenti musicisti amanti dello stile swing.

Una voce calda e coinvolgente, un sound elegante e piacevole, per un repertorio che spazia tra gli standard americani più famosi anni Trenta – Quaranta, quali Gershwin, Porter, Rodgers, Kern ed altri, ha deliziato il pubblico.

Meritano un entusiastico commento anche i musicisti che hanno accompagnato la voce solista e che inoltre si sono esibiti magistralmente in alcuni brani jazz di grande spessore artistico.

Una serata magica in cui gli animi, grazie forse a quella musica, si sono distesi e hanno, chissà, riaperto il cuore a speranze nuove per il futuro del nostro paese.

“Every time we say goodbye”


Everytime we say goodbye, I die a little,
Everytime we say goodbye, I wonder why a little,
Why the Gods above me, who must be in the know.
Think so little of me, they allow you to go.
When you’re near, there’s such an air of spring about it,
I can hear a lark somewhere, begin to sing about it,
There’s no love song finer, but how strange the change from major to
minor,
Everytime we say goodbye.

When you’re near, there’s such an air of spring about it,
I can hear a lark somewhere, begin to sing about it,
There’s no love song finer, but how strange the change from major to
minor,
Everytime we say goodbye

John Coltrane 1961