Ieri, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha pronunciato la sentenza nel caso di Schalk e Kopf c. Austria. La Corte ha riconosciuto “la rapida evoluzione di atteggiamenti sociali nei confronti delle coppie dello stesso sesso in molti Stati membri e un numero considerevole di Stati hanno legiferato per il riconoscimento legale”. La Corte, nella sentenza, afferma che “una coppia convivente dello stesso sesso che vive in un partenariato stabile, rientra nel concetto di ‘vita di famiglia’, così come per il rapporto di una coppia di sesso diverso nella stessa situazione”, avvalorando la tesi del Prof. Robert Wintemute intervenuto presso la Corte per conto di ILGA-Europe. Ciò rappresenta un cambiamento rilevante per la Corte: è la prima volta infatti che la Corte europea dei Diritti Umani si riferisce alle unioni tra persone dello stesso sesso come famiglie richiamandosi all’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La Corte ha anche fatto un importante riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e ha sottolineato che l’articolo 9, relativo al diritto di sposarsi, non fa riferimento a uomini e donne. La Corte ha poi detto che “il diritto al matrimonio sancito dall’articolo 12 [della convenzione] non deve essere in alcun modo considerato limitatamente al matrimonio tra due persone di sesso opposto”. L’Associazione Radicale Certi Diritti considera molto importanti le decisioni della Corte Europea, poiché rafforzano le iniziative giurisdizionali che ben presto verranno avviate – in collaborazione con Rete Lenford – Avvocatura LGBT e con il “Comitato Sì lo voglio” per continuare le iniziative di Affermazione Civile che ad Aprile hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale 138/2010. La sentenza di Strasburgo ha però anche sostenuto che l’Austria non ha violato l’articolo 12 (diritto al matrimonio) non permettendo a una coppia dello stesso sesso di sposarsi. Tre dei sette giudici erano del parere che vi sia stata una violazione dell’articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e che l’Austria aveva l’obbligo di introdurre un partnership legge immatricolati prima del 1 gennaio 2010. Così come la Corte costituzionale italiana, la Corte Europea dei diritti dell’uomo si è mostrata timida di fronte al tema del diritto al matrimonio, lasciando libero campo all’iniziativa legislativa nazionale e – così facendo – aprendo la strada ad una serie di problemi e contraddizioni in tema di libera circolazione e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
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Questo matrimonio s’ha fare
di Daniela Domenici
La parafrasi della celebre frase detta dai bravi a don Abbondio all’inizio de “ I promessi Sposi” di Manzoni è stata scelta come titolo del convegno organizzato ieri da Arcigay Palermo sulle prospettive di tutela delle coppie formate da persone dello stesso sesso alla luce della recente sentenza della recente sentenza della Corte Costituzionale.
Il convegno rientra tra gli eventi per il Sicilia Pride 2010, il primo lgbt pride mai realizzato a Palermo, che si terrà il prossimo 19 giugno e si è tenuto nella sala Borsellino presso la facoltà di Scienze Politiche a Palermo.
I relatori invitati a partecipare erano molti di più ma alcuni di loro non si sono presentati senza neanche preoccuparsi di avvertire gli organizzatori (forse perché temevano un ritorno negativo d’immagine partecipando a questo convegno!); preferiamo concentrare la nostra attenzione su chi invece ha fornito dei contributi interessanti e costruttivo con il proprio intervento.
Ha introdotto il convegno Daniela Tomasino dell’Arcigay di Palermo che ha dato subito la parola a Marco Carnabuci, avvocato, il quale ha concentrato il suo intervento, naturalmente, sulla recente sentenza n°137 della Corte Costituzionale e parlando dell’art. 29 della Costituzione (valore del matrimonio) sottolineando come tutti i valori costituzionali abbiano lo stesso peso, non c’è una gerarchia di valori; ha concluso citando alcune frasi tratte dal “Galileo” di Brecht per evidenziare il coraggio dello scienziato e paragonarlo a quello delle due coppie omosessuali che, recentemente, hanno avuto il coraggio di “smuovere le acque” con le loro istanze.
E’ stata poi la volta di Stefania Munafò, vice capogruppo al consiglio comunale di Palermo per il PDL, che ha parlato della mozione da lei presentata contro l’omofobia soprattutto nelle scuole; ha evidenziato come questo sia un forte segnale da parte delle istituzioni e soprattutto del suo partito che non si è mai schierato in questo campo. La mozione non è stata ancora votata ma la Munafò spera che possa esserlo nella settimana del Sicilia Pride in cui le istituzioni locali saranno presenti: “ci sarà, per la prima volta, il logo del Comune di Palermo e alcuni suoi rappresentanti saliranno sul palco” ha dichiarato.
Ha preso poi la parola Sergio Rovasio, segretario dell’associazione radicale “Certi Diritti”, che ha voluto brevemente accennare alla vicenda di Rosa Parks, la donna di colore che negli USA con il suo rifiuto di cedere il posto sul bus ha dato il via alle lotte per la parità tra bianchi e neri negli Sati Uniti, per sottolineare che come questa lotta fu poi portata avanti dai bianchi per i neri anche la battaglia delle coppie omosessuali per il diritto a potersi sposare deve essere condotta dagli etero, come ha dichiarato loro il presidente Napolitano lo scorso 17 maggio quando li ha ricevuti nell’ambito della giornata contro l’omofobia. Rovasio ha poi evidenziato i tre punti “novità”i della sentenza n°137 della Corte Costituzionale che può davvero aprire la strada a un cambiamento che teme, però, non avrà tempi brevi; ha parlato del comitato “Si lo voglio” che ha il sostegno dell’Agedo e delle famiglie Arcobaleno e ha concluso con una battuta ironica: nelle nazioni, come la Spagna e il Portogallo, europee in cui il matrimonio gay è diventato legge non c’è stata alcuna tragedia o catastrofe, non è morto nessuno e allora se i diritti di queste coppie non ledono quelli degli etero, perché no?
E a queste ultime frasi di Rovasio si è subito collegata Rita Borsellino, deputata al parlamento europeo, dicendo che facendo lei parte della commissione per i diritti umani ha una particolare attenzione verso i diritti degli omosessuali, “gli ostacoli che c’erano sulla strada del matrimonio gay sono decaduti grazie alla sentenza, non ci sono più scuse, ora si deve fare una battaglia per fare accettare questa sentenza”. La Borsellino ha dichiarato che si impegnerà a cercare convergenze trasversali in Europa su questo argomento per far prendere delle misure in modo che l’Italia faccia qualcosa in questo campo, “deve diventare una battaglia comune perché diventi una legge di tutti”. E ha concluso anche lei con una sottolineatura amaramente ironica: “Il Vaticano fa il suo dovere seguendo i suoi dettami quando rifiuta questo tipo di matrimonio; è l’Italia che dovrebbe non essere succube, non accettarli ma rendersi conto di quanto sia fondamentale essere uno stato laico” e ha sorriso dicendo “e ve lo dice una cattolica”.
Svolta Istat: “Conteremo anche le coppie gay”
Dopo l’appello di Gay.it, l’ISTAT apre alle coppie gay. Nelle schede che verranno distribuite per il Censimento della popolazione ci sarà anche la possibilità di dichiararsi conviventi omosessuali.
Le coppie gay entrano nel Censimento 2011. Per la prima volta, nelle schede che verranno distribuite a tutti gli italiani, si avrà la possibilità di dichiararsi “convivente omosessuale” barrando l’apposita casella e, di conseguenza, compilare un solo questionario per due persone, proprio come fanno i conviventi eterosessuali. La decisione dell’Istat segue l’appello lanciato da Gay.it e al quale hanno aderito circa 4600 lettori ed è stata annunciata alle associazoni gay che avevano chiesto al Presidente Enrico Giovannini di essere convocate.
Il requisito minimo di cui devono essere in possesso le due persone per poter essere considerate una coppia è uno solo: abitare sotto lo stesso tetto. Sono quindi esclusi i single – gay, lesbiche -, le coppie non conviventi, e quelle transessuali che però verranno conteggiate a seconda del sesso di nascita (se la transizione non è ancora completata) o di quello di transizione (quindi solo se la riattibuzione del sesso è già terminata).
«È un grande passo in avanti – dice Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay – Per la prima volta si prende atto dell’esistenza di rapporti affettivi fra persone dello stesso sesso e addirittura delle famiglie gay con figli». Gli aspetti pratici della decisione dell’Istat sono molteplici. Basti pensare che i dati del questionario andranno ad aggiornare quelli in possesso degli uffici Anagrafe dei comuni di residenza, rendendo più ponderate per i sindaci eventuali iniziative politiche a favore delle convivenze, anche omosessuali (ad esempio, le graduatorie per l’accesso all’edilizia popolare o, per chi ha figli, l’accesso agli asili nido).
«Siamo rimasti molto soddisfatti dall’incontro con l’Istat – continua Patanè – Il presidente Giovannini si è dismotrato da subito molto disponibile a ricevere le nostre istanze e le associazioni gay sono state definite “portatrici di interesse” riconoscendo così il nostro ruolo di rappresentanza della comunità lgbt italiana».
«Prevedere un’apposita casella per potersi dichiarare convivente omosessuale è una grande apertura alla società da parte dell’Istat», dice Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it. «Sopra la scheda, e quindi nelle mani di tutti gli italiani, ci sarà un vero e proprio messaggio culturale: le famiglie gay sono uguali a quelle eterosessuali. Adesso tocca alle coppie gay dichiarare con orgoglio la propria convivenza».
Gay.it aveva lanciato l’appello “Contaci!” nel quale chiedeva al presidente dell’Istat di prevedere la possibilità per le coppie gay di dichiararsi tali nei questionari che saranno distribuiti in occasione del Censimento generale della popolazione italiana 2011. I parlamentari radicali avevano annunciato anche un’interrogazione urgente a prima firma on.Maurizio Turco nella quale si sottolineava l’importanza di accettare «la sfida di governare la realtà cercando di conoscerla, impostando le politiche sulla base dei dati disponibili invece delle opinioni precostituite».
La decisione dell’Istituto di Statistica è arrivata dopo che le associazioni gay avevano chiesto e ottenuto un incontro con il Presidente dell’Istat al quale erano presenti Arcigay, Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno, AGEDO, Rete Lenford, MIT – Movimento Identità Transessuale, Associazione Trans Genere, Certi Diritti, Gaylib, Mario Mieli, Di’Gay Project, I-Ken Onlus.
http://www.gay.it/channel/ attualita/29513/Svolta-Ist at-Conteremo-anche-le-copp ie-gay.html
Coppia gay in sciopero della fame
