di Alessandra Magliaro
E’ stato seduttore e vedovo, marchese e sceicco, cialtrone e commissario, soprattutto Alberto Sordi, che il 15 giugno avrebbe compiuto 90 anni, è stato un italiano. Si è sempre detto, ormai è un luogo comune, e lui stesso ne ha avuto visione completa quando accanto a Giancarlo Governi ha realizzato negli anni ’80 ‘Storia di un italiano’, un programma televisivo ormai di culto.E proprio in questi giorni esce, per Armando Curcio editore, ‘Alberto Sordi l’Italiano’ (pp. 224, 14,90) scritto da Governi, giornalista, scrittore (autore di biografie bestseller di Totò, Coppi, Anna Magnani) ed ex dirigente Rai. ”Mentre preparavamo quella trasmissione – racconta all’ANSA Governi – emergeva ogni giorno di più che Sordi con i suoi film aveva raccontato la storia d’Italia, era entrato e uscito dai fatti storici con personaggi pienamente figli del loro tempo, basta pensare a quei ruoli nei film degli anni ’60 in cui si raccontava il miracolo economico o all’Italia buia e senza speranze di ‘Un borghese piccolo piccolo’. Una galleria straordinaria che non smette di affascinare”.
Il libro, dice Governi, “é il risultato di alcuni anni di frequentazione con Sordi in occasione di quella trasmissione. Mentre sceglievamo gli spezzoni dei suoi film, lui mi raccontava tutto, aneddoti, storie, ricordi. Io prendevo appunti e filmavo anche. Ho almeno 30 ore di girato con lui e se un editore volesse pubblicarlo integralmente io ci sto. Accadeva negli anni ’80 all’allora Safa Palatino, di proprietà Rizzoli, poi Gaumont e ora di Mediaset. Stavamo nel ristorante interno, c’era una processione di gente che lo veniva a salutare”. Il libro, che esce in questi giorni per i 90 anni dalla nascita, racconta questi incontri, ma si ferma a ‘Un borghese piccolo piccolo’.
Il progetto televisivo di una quinta serie di ‘Storia di un italiano’, più volte annunciato da Sordi e da Governi, non si riuscì mai a fare, “ma c’é da dire che negli ultimi anni, tranne per quella bella storia sulla vecchiaia che fu ‘Nestore l’ultima corsa’, Sordi aveva perso anche per via dell’età la capacità che aveva avuto infallibile di captare gli italiani, capire il suo tempo”. Nella prima parte del libro Governi ricostruisce gli ultimi anni di Sordi, racconta il declino artistico e quell’inverno di malattia, di bronchite e polmonite che finì per portarlo via il 25 febbraio del 2003 a 82 anni con tutta Roma a rendergli omaggio per giorni.
Nel libro anche le testimonianze inedite, i racconti su di lui di alcuni amici che Governi ha intervistato: Ettore Scola (che gli dedicò il film ‘Gente di Roma’), Furio Scarpelli, Luigi Magni, Carlo Verdone, Giovanna Ralli. Ettore Scola va controcorrente: “Il luogo comune vuole che abbia rappresentato l’italiano medio, ma io credo che non sia vero: il suo italiano era tutt’altro che medio. Estremo, paradigmatico, esagerato, pazzo. C’era l’italiano medio nei suoi film, ma era vittima del protagonista. Lui aveva questa grande missione: quando si parlava di che film interpretare, se il personaggio non era abbastanza negativo o espressione di un male dell’uomo lo interessava meno; il personaggio positivo, il personaggio eroe, proprio non era nelle sue corde. Ho parlato di missione perché lui ha fatto vedere tutta questa bellissima galleria di italiani estremi, ognuno con un suo difetto (il vigliacco, l’approfittatore, il bugiardo, il seduttore, il corrotto, lo stupido)”.
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