La grande Mina interpreta questa canzone, una delle più belle dedicate a Roma…buona serata 🙂
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“Sei forte, papà”
“Eri piccola” di Fred Buscaglione
Oggi nel 1960 moriva Fred Buscaglione, un cantante che ha fatto epoca con il suo modo di cantare, con le sue canzoni così particolari…ho scelto per voi “Eri piccola”, uno dei brani che l’hanno reso più celebre, un’interpretazione originale tratta dalla cineteca della Rai cantata l’anno prima della sua morte.
“La gatta”
di Gino Paoli
C’era una volta una gatta
che aveva una macchia nera sul muso
e una vecchia soffitta vicino al mare
con una finestra a un passo dal cielo blu
Se la chitarra suonavo
la gatta faceva le fusa
ed una stellina scendeva vicina
poi mi sorrideva e se ne tornava su.
Ora non abito più là
tutto è cambiato, non abito più là
ho una casa bellissima
bellissima come vuoi tu.
Ma ho ripensato a una gatta
che aveva una macchia nera sul muso
a una vecchia soffitta vicino al mare
con una stellina che ora non vedo più.
Gino Paoli canta questo suo celebre brano
“Almeno tu nell’universo”
Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama
cambia idea improvvisamente, prima la verità poi mentirà lui
senza serietà, come fosse niente
sai la gente è matta forse è troppo insoddisfatta
segue il mondo ciecamente
quando la moda cambia, lei pure cambia
continuamente e scioccamente.
Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo !
un punto, sai, che non ruota mai intorno a me
un sole che splende per me soltanto
come un diamante in mezzo al cuore.
tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo!
non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero
e che mi amerai davvero di più, di più, di più.
Sai, la gente è sola, come può lei si consola
per non far sì che la mia mente
si perda in congetture, in paure
inutilmente e poi per niente.
tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo !
Un punto, sai, che non ruota mai intorno a me
un sole che splende per me soltanto
come un diamante in mezzo al cuore.
tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo !
Non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero
e che mi amerai davvero di più, di più, di più.
“La donna cannone”
di Francesco De Gregori – 1983
Butterò questo mio
enorme cuore
tra le stelle un giorno
giuro che lo farò
e oltre l’azzurro della tenda
nell’azzurro io volerò
quando la donna cannone
d’oro e d’argento diventerà
senza passare per la stazione
l’ultimo treno prenderà
in faccia ai maligni
e ai superbi
il mio nome scintillerà
dalle porte della notte
il giorno si bloccherà
un applauso del pubblico pagante
lo sottolineerà
dalla bocca del cannone
una canzone esploderà
e con le mani amore
per le mani ti prenderà
e senza dire parole
nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura
se non sarò bella come dici tu
e voleremo in cielo
in carne ed ossa
non torneremo più
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete
voleremo via
così la donna cannone
quell’enorme mistero volò
tutta sola verso un cielo nero
nero s’incamminò
tutti chiusero gli occhi
l’attimo esatto in cui sparì
altri giurarono spergiurarono
che non erano mai stati li
e con le mani amore
per le mani ti prenderò
e senza dire parole
nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura
se non sarò bella come vuoi tu
e voleremo in cielo
in carne ed ossa
non torneremo più
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete
voleremo via.
“Dagli una spinta” – dedicata al grande Mago Zurlì
Cino, ce la farai anche stavolta, noi “bambini” abbiamo ancora bisogno di te…:-)
(di Dampa – Pinchi – N. Casiroli)
Il caro nonno Asdrubale
lasciò un’eredità,
a noi toccò una macchina
di sessant’anni fa,
un tipo d’automobile
che ridere può far
ma ridere per ridere
papà ci volle andar.
E dopo dieci, venti,
trenta scoppi del motor,
la gente tutta intorno
gli gridava con calor:
(Rit.)
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, perché così non va!
Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
La buona zia Felicita,
che oscilla sul quintal,
d’inverno la domenica
sui monti va a sciar;
vederla è uno spettacolo
col suo maglione blu
ma nella neve soffice
sprofonda sempre più.
E dopo dieci, venti,
trenta sforzi per partir,
rimane lì impalata
mentre intorno sente dir:
(Rit.)
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, perché così non va!
Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
Di scena sono i missili
e i razzi a propulsion,
qualcuno entra in orbita
qualcuno fa eccezion;
poi quelli che ricadono
in fumo se ne van,
son cose che succedono
ma si rimedieran.
Fra dieci o quindicianni
per la luna partirem
e questo ritornello
forse ancora sentirem:
(Rit.)
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, perché così non va!
Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
Sanremo in dialetto: via libera ai testi in lingua locale
di Silvia Fumarola
Al Festival di Sanremo si canterà in dialetto. La novità del regolamento dell’edizione 2010, che sarà presentato ufficialmente lunedì, prevederebbe all’articolo 6 che “le canzoni dovranno essere in lingua italiana; si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressione di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana e non fa venir meno il requisito dell’appartenenza alla lingua italiana la presenza di parole e/o locuzioni in lingua straniera, purché tali da non snaturare il complessivo carattere italiano del testo”. Lo stesso articolo, nel regolamento del 2008 recitava invece: “Non fa venire meno il requisito della appartenenza alla lingua italiana la presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana, quali espressioni di cultura popolare”. Quest’anno, invece, si parla esplicitamente di “canzoni in lingua dialettale italiana”.
Il festival di Antonella Clerici, che festeggia la sessantesima edizione (si svolgerà dal 9 al 13 febbraio), apre quindi le porte ad artisti che scelgono di esprimersi nel loro dialetto, senza essere costretti a cambiare il testo. Il primo vincitore a Sanremo è la Lega. Era stato Umberto Bossi, la scorsa estate, a chiedere a gran voce che il dialetto fosse protagonista sul palco dell’Ariston. Il leader del Carroccio aveva rilanciato la proposta di Marco Lupi, presidente leghista del Consiglio comunale di Sanremo, deciso a dedicare una serata alle canzoni “in lingua etnica”.
Per Bossi “Sanremo era uno dei simbolo del centralismo, ma sapevo che il sistema, a furia di prendere cazzotti, sarebbe cambiato. E al Festival andranno anche le canzoni in lingua etnica”. È questa l’espressione con la quale aveva definito i dialetti, che Lupi aveva invece ribattezzato, ispirandosi a Dante, “lingue municipali”. Alcuni dialetti erano già comparsi al festival: i Tazenda avevano cantato strofe in sardo, i Pitura Freska, con “Papa nero”, avevano portato alcune espressioni in dialetto veneziano, il trio Enzo Gragnaniello, Mia Martini e Roberto Murolo in una bellissima canzone, “Cù mme”, cantarono in napoletano. Versi, ma non intere canzoni in lingua.
, grande protagonista della canzone e del teatro napoletano (debutterà il 4 dicembre al Trianon, di cui è direttore artistico, con Lacreme napulitane accanto a Maria Nazionale) , fu escluso proprio per il regolamento che non prevedeva il dialetto, e oggi applaude. “Ma vi pare possibile che un napoletano debba ringraziare la Lega?” ironizza “Alla fine mi trovo d’accordo con un’iniziativa di Bossi. È giusto che il dialetto riacquisti la sua importanza, e non perché sono napoletano, ma il napoletano è una lingua vera e propria, le cose più belle sono stati scritti da autori campani. Quando serve Napoli va tutto bene, ci recuperano. Sanremo, diciamoci la verità, è stato il primo grande reality, prima del Grande fratello ma ora è agli sgoccioli. Così per riprendersi un po’ di attenzione torna al Sud e non solo al Sud, per recuperare il grande pubblico”.
Anche Peppe Servillo, senza entrare nei meriti della politica, è soddisfatto: “È ovvio che sia d’accordo che si usi il dialetto, ce ne sono alcuni meravigliosi, più musicali. Il napoletano è una lingua, ma anche il veneto, lingua teatrale per eccellenza, e come dimenticare Creuza de mar di Fabrizio De Andrè? Vera poesia”.
Vento nel vento
Io e te io e te
perchè io e te
qualcuno ha scelto forse per noi
mi son svegliato solo
poi ho incontrato te
l’esistenza un volo diventò per me.
E la stagione nuova
dietro il vetro che appannava fiorì
tra le tue braccia calde
anche l’ultima paura morì
Io e te
vento nel vento
io e te
nodo nell’anima
stesso desiderio di morire e poi rivivere
io e te.E la stagione nuova
dietro il vetro che appannava fiorì
tra le tue braccia calde
anche l’ultima paura morìIo e te
vento nel vento
io e te
nodo nell’anima
stesso desiderio di morire e poi rivivere
io e te.