Una pillola che cancella i brutti ricordi , ma è polemica etica


di Monica Maiorano

pill to erase bad memoriesUn gruppo di ricercatori dell’università di Amsterdam ha scoperto che un farmaco betabloccante usato per curare malattie cardiache riesce a influire sui meccanismi cerebrali della memoria legati a dolore e paura. Una notizia pubblicata sulla versione online di Nature Neuroscience che dà grandi speranze a chi soffre di ansie, fobie e sindromi post-traumatiche, ma che ha acceso non poche polemiche. Una vasta e sufficientemente consolidata letteratura conferma che alcune situazioni particolarmente traumatiche possano generare alterazioni neurologiche e biochimiche a livello di ippocampo, ipotalamo e amigdala, importanti centri di memorizzazione delle paure. E’ stato anche osservato che tali alterazioni possono evolvere in processi di memorizzazione anomali invalidanti, dolorosi, difficilmente gestibili ed in alcuni casi correlati a disturbi del linguaggio verbale. Precedenti ricerche condotte sugli animali avevano evidenziato come i farmaci bloccanti il recettore beta adrenergico possano interferire sul processo di elaborazione e rielaborazione con cui il cervello gestisce gli eventi particolarmente tramatici. Sulla scia di tali studi il gruppo coordinato dal Dottor Merel Kindt ha continuato gli studi sugli effetti dei betabloccanti nonostante la scia di polemiche suscitate. Secondo gli esperti britannici, infatti, un tale farmaco è inaccettabile dal punto di vista etico in quanto si incorre nel rischio che si snaturi l’identità degli uomini costituita da ricordi, belli o brutti che siano. Inoltre, si potrebbero avere ripercussioni anche sul piano psicologico impedendo alle persone di imparare dai propri errori. Il dottor Merel Kindt spiega però che non è il ricordo stesso ad essere cancellato, ma è la sua intensità emotiva ad essere diminuita, aiutando in questo modo milioni di persone che soffrono di disturbi emotivi legati alla paura e per le quali non sono sufficienti le terapie psicologiche. L’equipe di Kindt ha sperimentato una pillola di questa famiglia su 60 volontari sani, uomini e donne. Ai volontari sono state mostrate delle immagini di ragni mentre gli venivano contemporaneamente somministrate leggere scosse elettriche creando, in questo modo, ricordi di paura nelle loro menti. Agli stessi è stato poi detto di cercare di ricordare le immagini, creando una associazione negativa tra i ragni e il disturbo. Il giorno seguente i volontari sono stati suddivisi in due gruppi. Ad uno dei gruppi è stato somministrato un beta bloccante e all’altro un placebo. Ai due gruppi sono state mostrate nuovamente più immagini di ragni. I ricercatori hanno determinato il loro grado di paura facendogli ascoltare rumori improvvisi e misurando quanto forte sbattessero le palpebre. Quelli che avevano preso il beta bloccante sbattevano molto meno forte le palpebre, indicando che erano più calmi. La risposta di paura è stata testata nuovamente il giorno successivo, quando il farmaco era stato già eliminato dal corpo. I volontari che avevano preso il beta bloccante erano ancora meno spaventati suggerendo che la memoria era stata completamente cancellata. Pare che i beta-bloccanti funzionino perché ogni volta che qualcuno attiva una potente memoria emotiva, il ricordo viene “rielaborato”dal cervello. In teoria il farmaco betabloccante potrebbe estirpare i ricordi di eventi traumatici successi anni prima. Potrebbe inoltre aiutare i pazienti a superare fobie, ossessioni, disordini alimentari e persino inibizioni sessuali. Il passo successivo del team olandese sarà quello di vedere quanto dura l’effetto del medicinale sulla memoria e testarlo su persone con fobie o disturbi di vario tipo, come quello da stress post-traumatico. Il dott. Daniel Sokol, docente di etica medica della St. George’s, University of London, afferma che eliminare i brutti ricordi cambierà la nostra identità personale. Il professore John Harris, un esperto di etica biologica dell’Università di Manchester si dice preoccupato dei possibili effetti del farmaco, compresa la discontinuità psicologica di cancellare i ricordi spiacevoli. Un’interessante complessità è la possibilità che le vittime, ad esempio di violenza, possano volerne cancellare il ricordo doloroso e con esso anche la loro abilità di testimoniare contro gli assalitori. In modo simile i criminali e i testimoni dei crimini potrebbero, con il pretesto di cancellare un ricordo doloroso, rendersi incapaci di testimoniare. Paul Farmer, direttore esecutivo della associazione onlus per la salute mentale Mind, ha detto di essere preoccupato per l’approccio “fondamentalmente farmacologico” ai problemi di fobie e ansietà. Naturalmente ci potranno volere svariati anni prima che i medici prescrivano i farmaci ai pazienti con disturbi post-traumatici da stress, le ricerche nel settore sono ancora tante da fare. Questa notizia mi ha molto colpita e l’ho riproposta a voi, personalmente non ho potuto fare a meno di ricercare la definizione di “libero arbitrio”, cioè “facoltà dell’intelletto umano di decidere, indipendentemente da limitazioni imposte da una qualche causa, dalla necessità o dalla predeterminazione divina”. Ai posteri “l’ardua sentenza”! Fonte: Repubblica.it