Per Carmelo: i miei non auguri di Pasqua ad un amico ergastolano


Vorrei poterti dire “Ti capisco” ma sarei ipocrita perché anche se mi sforzo non potrò mai capire appieno la tua sofferenza.
Non posso capirla perché non sono in carcere da 20 anni come te,
non posso capirla perché non ho mai avuto le manette ai polsi come te,
non posso capirla perché non ho mai preso le botte che hai preso tu,
non posso capirla perché non ho preso i calci e i pugni che hai preso tu,
non posso capirla perché non ho mai preso gli insulti e gli sputi che hai preso tu,
non posso capirla perché non sono mai stata all’Asinara come te,
non posso capirla perché non sono mai stata tra gli escrementi di topi come te,
non posso capirla perché non sono mai stata nella cella liscia come te,
non posso capirla perché non sono stata in 41 bis come te,
non posso capirla perché non ho mai parlato ai miei cari da dietro ad un vetro come te,
non posso capirla perché non ho mai patito la fame e il freddo come te,
non posso capirla perché non ho mai dovuto fare lo sciopero della fame per ottenere una cosa che mi spettava di diritto come hai dovuto far tu,
non posso capirla perché non sono mai stata in isolamento come te,
non posso capirla perché la sera nessuno mi chiude in faccia un blindato come invece fanno con te,
non posso capirla perché mai un magistrato mi ha rifiutato un permesso dopo 20 anni come invece è accaduto a te,
non posso capirla perché non ho vissuto rinchiusa in una cella stretta come invece vivi tu da 20 anni
non posso capirla perché io non sono crocefissa alla croce dell’ostatività da 20 anni come te.

Per questo, in occasione di questa Pasqua non ti faccio nessun augurio Carmelo, amico della mia anima e del mio cuore
In occasione di questa Pasqua voglio fare un augurio a me stessa.
Che questa Pasqua sconfigga il mio egoismo e mi apra il cuore a te e alla tua sofferenza
Che questa Pasqua distrugga la mia pigrizia e mi dia la forza di lottare ancora di più per te e con te.
Che questa Pasqua mi apra gli occhi e mi faccia comprendere nell’intimo la tua tristezza, i soprusi che patisci ogni giorno, la tua croce, il tuo giogo, il tuo lungo calvario, le tue stimmate, le tue catene.

Ti voglio bene mille,
Mita

(Pasqua 2010)

 “E’ il tempo della croce. Del silenzio. Di poche parole. Di speranza”

Auguri di Natale dalla Comunità dell ‘Isolotto a Firenze


Ho ricevuto questa mail da Enzo Mazzi della Comunità dell’Isolotto di cui sono onorata di aver fatto parte, anche se per breve tempo, tra il 1965 e il 1968 quando Enzo era ancora il parroco della chiesa in piazza dell’Isolotto a Firenze. Lo ringrazio per queste sue parole e pubblico con piacere questo suo messaggio di auguri.

AUGURI da parte di una comunità che tenta con fatica e con gioia di rinnovare costantemente il senso della fede cristiana inserendola giorno per giorno in quel crogiolo di fedi che è il cammino umano verso la liberazione.

Vi rendiamo partecipi del tema che accompagna quest’anno la nostra riflessione nella preparazione e nello svolgimento della veglia: “Il Natale e il lavoro“.
La Veglia si svolgerà alle “baracche”, via degli Aceri 1 Firenze, alle ore 22 del 24 dicembre.
E’ la quarantesima veglia di Natale “oltre le mura del tempio”.

fondata sull’assassinio sacrificale del lavoro.

 “La libertà che vi aspetta è la morte”, così Primo Levi nel 1959 traduceva la scritta “Il lavoro rende liberi” issata all’ingresso del campo di Auschwitz, ora trafugata. Ed è tremendamente attuale il suo commento: “Il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme”.
Le morti bianche, i suicidi, le morti morali, sociali e psichiche di licenziati, cassintegrati, immigrati, non sono episodi; sono il segno tragico del ritorno del “mito fascista” in questa trasformazione strisciante della Costituzione: non più “Repubblica democratica fondata sul lavoro” ma
Tutto questo ci obbliga a intensificare il ripensamento critico della nostra società, principalmente negli aspetti economici e politici ma anche in quelli culturali, etici e religiosi.
Il Natale ad esempio. Ci sono due modi opposti di intendere il Natale: come miracolo dall’alto o invece come evento totalmente iscritto nella storia e nella natura. Ora, il Natale concepito come miracolo dall’alto è in sé una condanna del lavoro perché è una condanna di tutta la storia umana e della stessa natura. Se c’è bisogno che Dio si faccia miracolosamente uomo per salvare il mondo, vuol dire che il mondo, l’evoluzione della vita, il genere umano e il lavoro, non hanno in sé capacità di salvezza. Sono in sé dannati. Il Natale non annunzierebbe la fine della maledizione del lavoro ma sarebbe un invito alla rassegnazione e alla solidarietà intesa solo come carità cristiana.
Ben altro è il senso della tradizione più antica presente fin dagli albori sia dell’ebraismo che del cristianesimo. La fede cristiana si rafforza se si nutre della forza vitale di Dio che vive nella storia. La fede cristiana torna credibile perché assume il sogno di liberazione e le lotte per i diritti dei lavoratori, uomini e donne, bianchi e neri, abili e disabili, credenti in un modo e credenti in un altro o in mille altri.
 
E’ questo lo spirito positivamente critico e creativo che animerà la nostra celebrazione del Natale.
*Il Natale e il lavoro spunti di riflessione; *performance di Saverio Tommasi tratta dal suo libro/testo teatrale “Cambio Lavoro”; *i bambini raccontano l’esperienza educativa che hanno fatta domenica 13 sul tema del “dono” anche in relazione al Natale e offrono in dono alla comunità il pane fatto da loro stessi; *testimonianze di persone direttamente coinvolte nei diversi ambiti: la crisi del lavoro e le lotte, testimonianze da alcuni luoghi simbolo – SEVES, Termini Imerese -, insicurezza e incidenti sul lavoro, testimonianze di parenti delle vittime e di operatori sanitari di “Medicina democratica”, le lotte contro la precarietà del lavoro, il lavoro sognato dai detenuti e negato, il lavoro, misconosciuto e pesantemente sfruttato, delle donne e uomini immigrati risorsa vitale per la nostra società in crisi, e finalmente la testimonianza di lavoratori della Zanussi la cui lotta coronata da successo è motivo di speranza per tutti; *canti del lavoro, letture, preghiere, convivialità.
Saremo felici della vostra partecipazione ma vi sentiremo vicini anche se assenti.
 
La Comunità dell’Isolotto di Firenze

Un buon non-compleanno a me…oggi 52 :-)


Un buon non compleanno
un buon non compleanno
un buon non compleanno per noi
Un buon non compleanno a me a chi? A me o a te?
Un buon non compleanno a te? a me? e a te? o a me? Brindiamo tutti insieme con un altro po’ di tè;
E tanti tanti auguri a teeeeeeeeeeeeeeeeee
Non c’è posto Non c’è posto Non c’è posto Non c’è posto
Non c’è posto Non c’è posto Non c’è posto, non vedi?!
Siamo al completo! Non c’è posto Tutto pieno!
Ma mi sembra che qui c’è pieno di posti vuoti
Ah, ma non è corretto sedersi senza essere stati invitati!
Certo che non è corretto. E’ OLTREMODO scorretto Scorrettissisissimissimo
Oh, chiedo scusa ma mi è piaciuto tanto il vostro canto e ho pensato che potreste dirmi…
Ti è piaciuto tanto il nostro canto?!
Oh, ma che simpatica bambina! Sono così emozionato! Nessuno ci fa un complimento… Prendi una tazza di tè
Ah si, è vero, il tè!
Tiglia azzettare una tazza di tè Volentieri.
Scusate se vi ho interrotto mentre celebravate il vostro compleanno… grazie
Compleanno?! Ah ah ma mia cara bambina, qui non si tratta di un compleanno! Ci mancherebbe!
Il nostro è un non compleanno!
Un non compleanno? Scusatemi ma non riesco a capire
E’ molto semplice. Dunque: trenta dì contan ven… no.
Nè di venna nè di marte non ci sto…
Se tu hai un compleanno hai anche…
Ah ah, non sa cos’è un non compleanno! Che ignara! Uh uh!
Ebbene… Io la deluciderò
Noi tutti abbiam un compleanno ogni anno
Ed uno solo all’anno, ahimè, ce n’è
Ah, ma ci son trecensesantaquattro non compleanni
E questi preferiamo festeggiar
Ma allora oggi è anche il mio non compleanno!
Davvero?! Com’è piccolo il mondo!
In tal caso… Un buon non compleanno A me? A te!
Un buon non compleanno A me? A te!
Or spegni la candela e rallegrati perchè…
… un buon non compleanno a teeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!… …………

http://www.youtube.com/watch?v=9SnArDJBEYA

Buon compleanno Gianni Morandi :-)


Ho scritto questo articolo esattamente un anno fa, lo ripropongo  perchè ho una simpatia particolare per Morandi e ho piacere di fargli gli auguri in questo modo 🙂

di Daniela Domenici

Gianni Morandi nasce l’ 11 dicembre 1944 in un paese dell’ appennino tosco-emiliano , Monghidoro , in una famiglia di modesta estrazione sociale. Dopo una lunga gavetta fatta di balere di provincia, feste del l’Unità , concorsi per voci nuove e sagre paesane, viene ingaggiato dalla RCA Italiana e debutta nel mondo discografico nel 1962 con Andavo a cento all’ora , brano scritto da Tony Dori e Franco Migliacci , Il 10 ottobre del 1975 ha fondato, assieme a Mogol , Paolo Mengoli e Claudio Baglioni , la Nazionale italiana cantanti , squadra di calcio da sempre impegnata in attività di solidarietà , con la quale ha disputato 337 presenze e segnato 54 gol . Il successo commerciale arriva con il terzo 45 giri, Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte , che decreta la nascita di Morandi anche come fenomeno di costume, oltre che come cantante, destinato a impersonare una intera generazione di adolescenti insieme a Rita Pavone . Oltre che ad Alta pressione , Morandi partecipa ad altre trasmissioni televisive, la più seguita delle quali è Il signore di mezza età di Marcello Marchesi . Con In ginocchio da te Morandi vince il Cantagiro 1964 e totalizza più di un milione di copie risultando il più venduto dell’anno. In rapida successione pubblica Non son degno di te , che vince nello stesso anno il neonato Festival delle Rose , Se non avessi più te , Si fa sera e La fisarmonica , tutti successi da centinaia di migliaia di copie. Alcuni di questi diventano i titoli di altrettante pellicole in cui una trama quasi inconsistente fa da contorno ai brani musicali del momento. Nel primo di questi ( In ginocchio da te ), Morandi conosce Laura Efrikian , quattro anni più grande di lui, figlia di un noto direttore d’orchestra e attrice già affermata. Il 13 luglio 1966 , in gran segreto verrà celebrato il loro matrimonio. Lo stato di gravidanza della Efrikian permetterà a Morandi un temporaneo rinvio degli obblighi di leva. Il 1966 è anche l’anno della sua prima vittoria a Canzonissima (quell’anno intitolata La prova del nove ) e della seconda vittoria al Cantagiro con Notte di ferragosto . È l’anno anche della svolta musicale: un giovane cantautore di nome Mauro Lusini gli fa ascoltare le note di una canzone “di protesta”, un pezzo che ha composto contro la guerra del Vietnam dal titolo C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones . Gianni si innamora del pezzo e pretende di inciderlo, malgrado il parere sfavorevole di Migliacci che era contrario all’idea che interpretasse brani “impegnati”, e lo presenta, in coppia con Lusini , al Festival delle Rose. L’accoglienza del pubblico è tiepida, ma c’è da dire che il brano non viene promosso in televisione per la rigida censura dell’epoca che vietava qualsiasi accenno di polemica sulle scelte in politica estera di uno stato “amico”. Dopo poche settimane Morandi è costretto a partire per il servizio militare in un periodo critico per la sua carriera: l’interruzione di ogni attività per quindici mesi rischia di far dimenticare uno dei personaggi più amati dal pubblico, tanto più che le autorità militari, nel timore di venire accusate di favoritismo, impediscono al cantante qualsiasi licenza per i primi sei mesi del servizio di leva. Nonostante ciò, la presenza di Morandi in televisione (e di conseguenza nelle classifiche) non viene a mancare. Al congedo dal servizio militare Gianni si dedica alla realizzazione di un ambizioso progetto sotto la direzione di Duccio Tessari : si tratta di una pellicola che è una via di mezzo tra la commedia musicale e la fiaba di Aladino , che prende il titolo di Per amore, per magia e che si rivela un fiasco al botteghino. A risollevare le quotazioni di Gianni Morandi sarà la successiva Canzonissima , che lo vede ancora una volta vincitore assoluto con Scende la pioggia , successo ripetuto l’anno seguente con Ma chi se ne importa . Nel 1970 rappresenta l’Italia all’ Eurofestival di Amsterdam con Occhi di ragazza , classificandosi all’ottavo posto. Negli anni Settanta ha un periodo di declino; Morandi viene sopraffatto dal clima ideologico di quegli anni, tacciato di essere un cantante eccessivamente tradizionalista e sentimentale. Nel 1977 si iscrive al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, dove conseguirà il diploma alla scuola di contrabbasso . Torna al successo, però, nei primi anni Ottanta con Canzoni stonate e da allora non conosce momenti di declino della sua popolarità. Canta Grazie perché , cover di We’ve got tonight , con Amii Stewart , e Uno su mille .

Se sei a terra non strisciare mai
se ti diranno sei finito…non ci credere
devi contare solo su di te

Uno su mille ce la fa
ma quanto è dura la salita
in gioco c’è la vita

Il passato non potrà
tornare uguale mai
forse meglio perché no, tu che ne sai
non hai mai creduto in me
ma dovrai cambiare idea

La vita è come la marea
ti porta in secca o in alto mare
com’è la luna va

Non ho barato né bluffato mai
e questa sera ho messo a nudo la mia anima
ho perso tutto ma ho ritrovato me

Uno su mille ce la fa
ma quanto è dura la salita
in gioco c’è la vita

Tu non sai che peso ha
questa musica leggera
ti ci innamori e vivi ma ci puoi morire quando è sera
io di voce ce ne avrei
ma non per gridare aiuto

Nemmeno tu mi hai mai sentito
mi son tenuto il mio segreto
tu sorda e io ero muto

Se sei a terra non strisciare mai
Se ti diranno: sei finito…non ci credere
Finchè non suona la campana vai .
fonte Wikipedia