“Filo spinato”


di Angela Ragusa

Alla mente i ricordi ,sulla pelle il destino
tatuaggio indelebile,inflitto ed inciso
Pochi i miei anni di contro a paura
agli occhi afferrata e lì impressionata.
Ai miei giochi vietati lasciavo la polvere
e strano l odore di un fumo nebbioso
che fitto esalava al gelo dei cuori,
poggiato a quel filo, la spina pungeva.

E lo sguardo al di là oltrepassava la morte
se forte, fame spingeva
E senza capelli ,vuoto lo stomaco
Io non capivo il perché.

“Sciola camminava”


di Tiziana Mignosa

( Sulle note di Angelica di Paul Schwartz)

Sciola camminava per la strada
lei non dava più la mano al tempo
gli anni della pesca
e l’amore si era persa per la via.

Labbra accese
come il sole quando non riesce più a scaldare
e un sorriso sbieco
stampato sul rossetto ormai distratto.

Nastri e viole tra i capelli a neve
segreti celebrati tra le onde
petali delicati e aguzze spine
invisibili reliquie sull’altare.

“Mi ha amato…”
gridava
come se qualcuno
chiedesse ancora.

Gesticolando
poi
con le mani a guanto
nell’aria interpretava la commedia.

Risa a picco
sopra un pianto piatto
posate le domande
aveva smesso anche d’aspettare.

“..e poi è morto”
sussurrava a fil di voce
a chi non l’ascoltava più
o non le dava fede.

Perché lei
che la verità aveva
all’abbandono
il caldo abbraccio della menzogna prese.

Come morirò? – How will I die?


di Daniela Domenici

E’ una domanda che molti di voi, almeno una volta nella vita, si saranno sicuramente posti.

Bene, io me lo sono chiesto spesso e “sento”, con assoluta certezza, che me ne andrò con un tumore, non per un infarto o un incidente in auto o un ictus… la cosa non mi stravolge più di tanto, solo vorrei che il medico che me lo annuncerà mi dicesse con sincerità quanti mesi o anni mi restano da vivere su questa terra in modo da potermi organizzare e vivere al meglio il tempo residuo, soprattutto per non lasciare rapporti in sospeso, spiegazioni non date, perdoni non concessi, chiarimenti non detti, insomma…lasciare tutto in ordine così da non portarmi nell’altra vita, quella vera ed eterna, nella Casa, situazioni in sospeso.

E proprio per sdrammatizzare questo argomento che per me è uno come tanti dato che siamo tutti mortali e che, presto o tardi, ce ne dobbiamo andare, non importa come, nella mia follia ho inventato una delle mie solite filastrocche sul…tumore!!!

Il cancro o tumore

è un signore

che arriva senza far rumore

con un gonfiore

e dopo poche o tante ore

ti conduce dal vero Signore!!!

I primi 40 anni di Internet


40 anni di internetdi Marco Magrini

Il 29 ottobre di quarant’anni fa non era giovedì. Era un sabato. Alle 22,30 di Los Angeles, il professor Leonard Kleinrock, insieme a un assistente, tenta il primo collegamento fra un computer dell’Ucla e un altro al l’Università di Stanford. I nodi sono solamente due, ma promettono di crescere: la novità è che i rispettivi minicomputer sono collegati a una nuova macchina, battezzata Imp, che svolge il lavoro di smistare pacchetti di dati a un numero potenzialmente infinito di altri utenti.«Nel frattempo ci parlavamo per telefono», racconta oggi Kleinrock. «Io dovevo scrivere “login”. Scrissi la lettera elle. “Ricevuta”, mi dissero. Poi la o. “Ricevuta”. Quando digitai la terza lettera, il sistema andò in crash». Mai, una sconfitta ha preannunciato un futuro così radioso.
Quel sabato di quarant’anni fa, nasceva Arpanet. Quella che poi si sarebbe chiamata Internet. Ovvero la singola invenzione che, più di ogni altra, ha proiettato il mondo nel futuro che tanto attendeva.
L’internet come la conosciamo oggi non ha un solo padre, ne ha decine, forse centinaia. E Kleinrock è “solo” uno di questi. Ma è uno dei pochi pionieri, anche per aver gettato le basi matematiche del cosiddetto packet switching, quel sistema di pacchetti di dati che vengono istradati dagli Imp, quelli che oggi chiamiamo router.
«No, lo ammetto, non avrei mai potuto immaginare che Arpanet sarebbe andata così lontano», risponde il 75enne professore del l’Ucla, raggiunto per telefono a New York. «A quei tempi, nessuno pensava al computer come a uno strumento di comunicazione. Il pc non esisteva, i computer erano grandi e costosi. L’email sarebbe arrivata solo due anni dopo, diventando subito l’applicazione più usata sulla rete. Però, qualcosa di azzeccato, l’avevo previsto».
Il professore ci ha esibito, via email, un comunicato dell’Ucla del 1969, dove lui stesso profetizzava che «vedremo un giorno la nascita di computer utilities che, come quelle dell’elettricità e del telefono, serviranno le case e gli uffici di tutto il Paese». Per quei tempi, una bella lungimiranza. Ma il futuro, professore?
«Un giorno non lontano, la maggior parte del traffico internet non sarà fatto dagli esseri umani, ma dalle macchine», risponde. Un giorno non lontano? «Le capacità di calcolo e di comunicazione si stanno dilagando: sensori, attuatori, memorie, display, microfoni. Tutto quanto ci circonda sarà collegato in rete, per dare informazioni e servizi sulla realtà circostante. Potremo controllare a distanza la crescita delle piante, la popolazione ittica di un fiume. Un sistema cooperativo di strumenti che radunano le informazioni e ordinano ad altri strumenti di mantenere l’equilibrio. No, tutto questo è già alla portata della nostra tecnologia. E sta accadendo».
Sul mercato finanziario, rimarca Kleinrock, è già così. Ma si sta allargando a tutti i confini della nostra realtà. «Certo, ci sarà un crescente dibattito sull’affidabilità delle macchine, sul loro senso di responsabilità», ammette. «Il lato oscuro del l’internet esiste: oggi ci sono agenti automatici in grado di spiare migliaia di computer o di prendere il loro controllo a comando. Eppure, resta difficile, se non impossibile, prendere il controllo dell’intera rete». E questo, si deve ai suoi costruttori.
Se internet ha tanti papà, ha una sola mamma: l’Arpa, l’agenzia del Pentagono incaricata della ricerca avanzata, nata in risposta al lancio dello Sputnik russo. «Certo, la rete era di proprietà dell’esercito. Ma quella storia che la decentrazione della rete è nata per proteggere il sistema da un attacco nucleare è una fandonia», se la ride Kleinrock. «Noi eravamo assolutamente liberi nel condurre la nostra ricerca – racconta – che non aveva neppure finalità militari. Era ricerca pura».
I pionieri, avevano solo chiaro in mente che la rete doveva essere «distribuita e pronta ad allargarsi indefinitamente». «Il mio idolo era (il premio Nobel) Claude Shannon e ammiravo i suoi lavori basati sulla legge dei grandi numeri», che accesero la curiosità giovanile per il packet switching. «L’idea originale è che un sistema aperto deve essere la base di tutto: dopodiché meravigliose proprietà, emergeranno». È esattamente quel che è successo in questi quarant’anni.

da www.ilsole24ore.com

Quando gli anni passano anch per i nostri super-eroi


 supereroi decadence Un modo divertente per scherzare sugli anni che passano e per omaggiare con un po’ di sana ironia gli eroi dei fumetti che con le loro avventure hanno fatto appassionare tante generazioni. E’ Superheroes decadence, un libro raccolta con decine di esilaranti illustrazioni di celebri supereroi ormai “in pensione”, ad opera dell’artista ferrarese Donald Soffritti. Robin pelato e affaticato che spinge un indiavolato Batman in carrozzella; l’Uomo Ragno che prova a tessere la sua famigerata tela mentre si sostiene all’asta della flebo; Superman in sovrappeso, occhialuto, che fuma sigarette e mangia lecca lecca; l’esile e incontinente Flash che cerca di ritrovare la velocità perduta per correre,  carta igienica alla mano, al bagno; Capitan America seduto al tavolo di un fast food mentre fa scorpacciate di hamburger e patatine fritte; Hulk che placa la sua rabbia gustando un gelato alla fragola o l’invincibile Thor che depone il suo mitico martello di guerra per ubriacarsi, come tutti gli scandinavi doc, con una allegra pinta di birra. Sono alcune delle spassose scenette del libro di Soffritti il cui messaggio può essere così sintetizzato: anche tra piccoli acciacchi e qualche ruga in più, saper sorridere e sdrammatizzare rende la vita più bella a tutte le età.

da www.intrage.it

Un buon non-compleanno da “Alice nel Paese delle Meraviglie”


non compleannoOggi le mie sorellone gemelle compiono…mezzo secolo !!!!! mamma mia, sembra ieri…eppure sono due ragazzine 🙂

a loro dedico questa celebre e divertentissima canzone un po’ folle…

Un buon non compleanno
un buon non compleanno
un buon non compleanno per noi
Un buon non compleanno a me a chi? A me o a te?
Un buon non compleanno a te? a me? e a te? o a me? Brindiamo tutti insieme con un altro po’ di tè;
E tanti tanti auguri a teeeeeeeeeeeeeeeeee
Non c’è posto Non c’è posto Non c’è posto Non c’è posto
Non c’è posto Non c’è posto Non c’è posto, non vedi?!
Siamo al completo! Non c’è posto Tutto pieno!
Ma mi sembra che qui c’è pieno di posti vuoti
Ah, ma non è corretto sedersi senza essere stati invitati!
Certo che non è corretto. E’ OLTREMODO scorretto Scorrettissisissimissimo
Oh, chiedo scusa ma mi è piaciuto tanto il vostro canto e ho pensato che potreste dirmi…
Ti è piaciuto tanto il nostro canto?!
Oh, ma che simpatica bambina! Sono così emozionato! Nessuno ci fa un complimento… Prendi una tazza di tè
Ah si, è vero, il tè!
Tiglia azzettare una tazza di tè Volentieri.
Scusate se vi ho interrotto mentre celebravate il vostro compleanno… grazie
Compleanno?! Ah ah ma mia cara bambina, qui non si tratta di un compleanno! Ci mancherebbe!
Il nostro è un non compleanno!
Un non compleanno? Scusatemi ma non riesco a capire
E’ molto semplice. Dunque: trenta dì contan ven… no.
Nè di venna nè di marte non ci sto…
Se tu hai un compleanno hai anche…
Ah ah, non sa cos’è un non compleanno! Che ignara! Uh uh!
Ebbene… Io la deluciderò
Noi tutti abbiam un compleanno ogni anno
Ed uno solo all’anno, ahimè, ce n’è
Ah, ma ci son trecensesantaquattro non compleanni
E questi preferiamo festeggiar
Ma allora oggi è anche il mio non compleanno!
Davvero?! Com’è piccolo il mondo!
In tal caso… Un buon non compleanno A me? A te!
Un buon non compleanno A me? A te!
Or spegni la candela e rallegrati perchè…
… un buon non compleanno a teeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!… …………