In Libia amnistia per i detenuti che imparano a memoria il Corano


E se lo facessimo anche in Italia? sarebbe un ottimo modo per diminuire il sovraffollamento nelle nostre carceri e aumentare la cultura delle persone con un libro fondamentale come è la Bibbia, che ne pensate? lo proponiamo al ministro Alfano?

In Libia imparare i versetti del Corano a memoria potrebbe diventare presto la via di uscita anticipata dal carcere a beneficio dei detenuti comuni. Non è ancora realtà, ma la proposta è al vaglio del Consiglio Supremo di giustizia, l’organo che esercita il potere giudiziario nel paese del Colonnello Muammar Gheddafi.
Una misura che potrebbe diventare un sistema «alternativo» di uscita anticipata dal carcere. La Libia sta conducendo da tempo una politica di amnistie, anche di detenuti ex terroristi. Meccanismi che hanno portato allo svuotamento di alcune storiche carceri. La decisione di includere nell’amnistia «anche le persone che imparano a memoria il Corano», come si legge oggi sul quotidiano arabo on line «Al Manara», e quindi di introdurre lo studio del libro sacro per i musulmani come metodo di riabilitazione per i detenuti, farà parte delle disposizioni soggette a ratifica del Consiglio Supremo, la cui prima riunione ordinaria per l’anno 2010 è stata diretta dallo stesso Ministro della Giustizia, Mustapha Abdul Jalil.
Il metodo della riabilitazione dei detenuti, che passa attraverso lo studio del Corano, è stato già applicato ai prigionieri rilasciati lo scorso ottobre, circa un centinaio, tutti ex appartenenti al Gruppo Combattente Libico Islamico (Lifg), legato ad Al Qaida, e al Gruppo cosiddetto Jihad. Gli ex miliziani islamici, sotto gli auspici della Fondazione Gheddafi, hanno trascorso due anni studiano il corano e rivedendo le loro convinzioni politiche. I prigionieri, che hanno aderito al programma di «riabilitazione» attraverso lo studio del testo sacro e che erano tutti detenuti da più di dieci anni nel carcere Fellah di Tripoli, nel quartiere Abu Slim, rappresentavano il terzo gruppo di detenuti islamici liberati in Libia negli ultimi due anni.
La proposta di questi giorni, cioè liberare chi studia il Corano, fa seguito alla fase di amnistie e rilasci che sono iniziati in concomitanza con i festeggiamenti per il quarantesimo anniversario del leader Gheddafi al potere. Lo scorso primo settembre è infatti passata la decisione di dare la grazia a 1.273 detenuti e di sostituire la pena di morte con l’ergastolo per tutti coloro che erano stati condannati alla massima pena prima del primo settembre.

da www.ilgiornale.it

Giustizia: Bernardini; svuotare le carceri con misure alternative


  Rita Bernardini occorre costruire più carceri?

“Occorrono nuovi carceri soprattutto per sostituire e abbattere quelli più vecchi e fatiscenti. Ma occorre soprattutto aprire e far funzionare alcuni reparti mai utilizzati che io stessa ho vistato, per esempio a Matera o di Barcellona Pozzo di Gotto, nuovi ma chiusi per mancanza di personale”.

 Che cosa la preoccupa di più del nuovo piano di edilizia penitenziaria?“Le procedure di appalto. Non vorrei che ci ritrovassimo a fare i conti con un altro scandalo delle “carceri d’oro” dopo quello degli anni Ottanta. Dunque: gare di appalto quanto mai trasparenti”.

 Ottantamila posti saranno sufficienti?“No, sono troppi. Lo so che c’è il sovraffollamento, ma a questo fenomeno dobbiamo rispondere non con la moltiplicazione delle celle, ma con misure alternative alla detenzione. Esempi? Gli arresti domiciliari dove possibile. L’estensione della “messa in prova” con affido ai servizi sociali per alcuni tipi di reato. Inoltre il 25% dei detenuti è costituito da tossicodipendenti che hanno commesso reati a motivo della loro condizione: per queste persone va previsto l’affido a comunità terapeutiche e non al carcere”.

 Voi proponete anche una revisione della custodia cautelare. In cosa consiste?“Sostanzialmente nella riduzione dei tempi di custodia. Il 50% dei detenuti è in attesa di processo e di questi, dati alla mano, il 30% viene poi dichiarato innocente. Questo è uno spreco di risorse e di posti, per non dire degli aspetti umani di un simile trattamento”.

 La parola amnistia si può pronunciare?“Da parte nostra sì, ma l’aula di Montecitorio ha respinto nettamente questa ipotesi. E pensare che una amnistia di fatto c’è: ogni anno 200 mila reati passano in prescrizione. Ma nessuno se ne spaventa”.

da www.ristretti.it

Un emendamento dei Radicali riduce i “danni” del processo breve


Un emendamento dei Radicali riduce i danni del processo breve
»Con l’approvazione del nostro emendamento sul processo breve si e’ posto rimedio ad una grave svista della maggioranza nella redazione del testo.

Senza questa correzione infatti il processo breve si sarebbe applicato solo ai delitti puniti con la reclusione e non anche a tutti gli altri reati puniti con la pena dell’arresto (sempre inferiore ai dieci anni), il che avrebbe determinato una irragionevole (ed ulteriore) disparita’ di trattamento tra le varie categorie di processo e di imputati.

La rapidita’ e la fretta con cui il ddl sul processo breve era stato redatto aveva comportato evidentemente un errore macrocoscopico che grazie alla nostra opera di riduzione del danno e’ stato corretto.
Una modifica che rende la nuova disciplina applicabile anche a tutte le contravvenzioni (non solo dunque ai delitti che prevedono la reclusione, ma anche a tutti gli altri reati previsti dal codice penale come le contravvenzioni appunto che prevedono larresto).

Il provvedimento arrivera’ in aula solo alla ripresa dei lavori dopo le vacanze di Natale e confidiamo che si sia avuto il tempo per riflettere su un fatto: se ce un provvedimento preliminare di cui necessita il Paese, prima di intraprendere organiche riforme in materia di giustizia, questo e’ l’amnistia.
da www.newsfood.com

Giustizia: i Radicali, l’amnistia e la riforma che non arriva mai


di Dimitri Buffa

Da quasi due settimane la deputata radicale Rita Bernardini è in sciopero della fame perché venga calendarizzata una mozione, già sottoscritta da 78 suoi colleghi a Montecitorio, affinché si discuta del sovraffollamento delle carceri e di una “grande e generalizzata amnistia”. Che, nelle intenzioni di Marco Pannella, dovrebbe essere la “conditio sine qua non” per decongestionare l’arretrato dei processi.

Il problema stavolta non è solo quello di svuotare carceri che sono tornate a quota 66 mila detenuti, contro i 43 mila che rappresentano la normalità, ma anche di chiudere quelle inutili centinaia di migliaia di processi che si accumulano per piccole violazioni della legge sulla droga o della normativa sull’immigrazione. Cioè le due leggi “criminogene” che hanno creato il problema. Ogni giorno che Dio manda in terra, si prescrivono più di 500 processi.

E questa è comunque un’amnistia, che, contrariamente a quella proposta da Pannella e dal segretario dei Radicali italiani Mario Staderini, non è subordinata all’eventuale risarcimento della vittima del reato. In reati come la bancarotta Parmalat, o quella di Cirio, solo per fare due esempi molto altisonanti, la concessione dell’amnistia verrebbe subordinata al risarcimento delle vittime.

Anche per il Cav la “trovata” pannelliana potrebbe essere d’aiuto. Proprio ieri inoltre abbiamo dovuto subire la reprimenda di Jean Paul Costa, presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha dichiarato che “il fatto che l’Italia sia, tra i 47 del Consiglio d’Europa, il Paese che ha più volte violato la Convenzione europea dei diritti umani, dipende dal problema della lunghezza dei processi”.

Circostanza più volte sottolineata anche dalla vicepresidente del Senato Emma Bonino. Tutto ciò, unito alla disastrosa situazione delle patrie galere, prima o poi convincerà anche il Pd che la prima vera riforma bipartisan da fare con il Pdl è proprio quella della giustizia. Passando, però dall’amnistia. Che, tanto, il più volte evocato “piano carceri” si sa in partenza che non potrà funzionare, visto che se si realizzasse, e il “se” è grosso come una casa, al massimo libererebbe 20 mila posti in tre anni. E ne servono 30 mila entro poche settimane.

da www.ristretti.it