L’acchiappacani


di Alessandro Mascia

È arrivata l’acchiappacani. Si chiama Enza Licciardello. Determinata, pertinace, intrepida. Animalista? Sì, ma cum grano salis. Feroce quando c’è da sbranare l’onorevole Iva Zanicchi per aver votato la direttiva europea sulla vivisezione. Amorevole quando mette in conto che gli animali, se molto malati, si possono anche abbattere. Salita alla ribalta della cronaca locale per aver denunciato chi aveva osato abbandonare alcuni cuccioli per la strada, da allora si è sentito parlare parecchio di lei. La sua mission: operare per ridimensionare il randagismo nella nostra città.

La ricetta di Enza Licciardello per affrontare la questione randagi prevede alcuni principi base: l’applicazione della legge che obbliga il Comune a occuparsi dei randagi (è tenuto a catturarli, sterilizzarli e, nel caso in cui il canile sia pieno, a reimmetterli nel territorio come cani di quartiere) e la necessità di un terreno recintato da usare quale centro di prima accoglienza per i cani in attesa di adozione. Ovviamente contribuire economicamente, anche con piccole somme, sarebbe di grande aiuto per Enza. “Mantengo cinque cani, di cui uno di grandissima taglia, con 1,60 euro al giorno (complessivi). Sono lindi, puliti, lucidi e in ottima salute”. Ma come è possibile che un privato riesca a mantenere decorosamente cinque cani con una cifra così misurata e al canile, invece, si spendano cifre da capogiro? “Vorrei che qualcuno mi spiegasse – domanda Enza – come mai il canile costa 600 mila euro! Cosa danno da mangiare a questi poveri cani? Crocchette al Beluga? E cosa bevono? Champagne millesimato?”

Il Comune, a quanto pare, fa giusto giusto ciò che gli impone la legge. Provvede alla sterilizzazione, questo sì, ma agita le mani al vento quando gli si prospettano soluzioni sostenibili e, forse, anche migliorative dello status quo. “Ho avuto un incontro con l’assessore Michele Accolla – ha spiegato  – con cui ho parlato delle mancate sterilizzazioni delle cagnette di proprietà, vera causa del randagismo, e ho fatto una proposta che in breve tempo potrebbe portare a ottimi risultati, tra cui l’abbattimento dei costi di gestione, con l’avvio di una serie di interventi miranti tutti al recupero dei cani e non alla loro segregazione”. Ma la vulcanica amante dei cani si scontra quotidianamente con l’indifferenza di chi non vuole, di chi non sa, di chi vorrebbe ma non può. Nel frattempo le notizie di randagi che invadono la città si rincorrono. Alcuni di essi pare abbiano anche aggredito qualcuno.  “Ho presentato un progetto di sensibilizzazione alle scuole medie e mi hanno detto che non ci sono soldi (da notare che non avevo chiesto un euro). Mi sono proposta come volontaria, dunque gratuitamente, e mi son vista fare spallucce”. Enza Licciardello ha raccolto il guanto di sfida, ma lo sfidante si dev’essere addormentato.

Tuttavia le ultime notizie sono incoraggianti. Quattro randagi augustani, accompagnati da Enza e da una staffetta di volontari, hanno raggiunto un rifugio di Pesaro dove rimarranno in stallo fino alla loro adozione. Sono partiti tutti microchippati, puliti, trattati con gli antiparassitari usuali, perfettamente guariti dalle patologie che presentavano al momento della cattura, ma, soprattutto, tutti sterilizzati, anche i due maschi.
Inedita, sopratutto per Augusta, la forma di collaborazione per il trasferimento dei quattro randagi. “Gli enti pesaresi preposti mi hanno facilitato enormemente il lavoro attivando procedure di massima
urgenza al fine di favorire la partenza dei cani”. Le coscienze iniziano a risvegliarsi anche tra i cittadini. Infatti “alcune persone mi hanno contattata per offrirmi stalli provvisori per i cani catturati, altre per offrirsi come volontari, altri ancora mi hanno offerto denaro per il mantenimento e le cure dei quattro cani, altri hanno portato cibo, due farmacie mi praticano regolarmente forti sconti sui farmaci ad uso veterinario, e altre piccole iniziative che nel complesso mi fanno intravedere un cambiamento di tendenza: alla gente non basta più portare da mangiare ai randagi, non vogliono più vederli in strada! Da parte mia sono assolutamente convinta che il randagismo ad Augusta si possa risolvere, così come sono convinta di poter avviare un programma di recupero di questi cani, coltivo il sogno di avviare i migliori soggetti all’addestramento per la ricerca di superstiti in appoggio ai volontari della protezione civile o come cani antidroga e altri servizi sociali dove il fiuto del cane è fondamentale e insostituibile”.

Dove non arrivano l’uomo e le sue leggi, arriva la forza della passione, dell’amore per gli animali. La volontà reale di risolvere il problema annoso del randagismo. Auguri di buon lavoro a Enza Licciardello.

Voci da Augusta: il sindaco Carrubba svergognato su YouTube


di Alessandro Mascia

Il Sindaco Massimo Carrubba è stato svergognato da un video caricato su You Tube ( http://www.facebook.com/video/video.php?v=1496510706681&ref=mf). Un video fatto in casa, anzi in macchina, da alcuni calciatori della squadra “Mégara Augusta”. I ragazzi in questione, vestiti di tutto punto per l’allenamento settimanale, si sono infilati in macchina, con loro la videocamera, dannato strumento portatore di democrazia. Si accende il led quando ad Augusta inizia il crepuscolo. “Mi chiamo Francesco Rametta – inizia il reportage – e come tanti ragazzi ho la passione per il calcio”. Un incipit che i più reputeranno garbato e ingenuo. Errore: questo Rametta, oltre che appassionato calciatore, sarà un conoscitore delle leggi della comunicazione. Nella testa di Massimo Carrubba una “frasettina” del genere, pronunciata da uno sportivo, equivale a un colpo di legno assestato tra capo e collo. Mi stupisce come non abbia chiesto a Rametta di smentire. Ma, del resto, il povero Rametta cosa doveva smentire? Di essere un appassionato di calcio?

Il problema di Carrubba nasce proprio da lì, dalla passione della gente per le palle. C’è chi vuole giocare con la palla in un campo di calcio, chi vuole giocare con la palla in una piscina, chi la palla la vuole a spicchi per infilarla in un canestro, chi vuole lanciarsela da una parte all’altra di un campo diviso da una rete. E che palle! Se il problema fosse la palla in sé, sono certo che Carrubba, per tacitare i cittadini protestanti, avrebbe messo mano al suo salvadanaio e ne avrebbe comprato mezza dozzina (considerando che col tempo le palle si usurano). Invece sa che dietro la deviazione di alcuni giovani cittadini per le palle, c’è un’insana necessità di un campo. Dov’è il divertimento? Dov’è l’amore disinteressato per lo sport? Una volta le palle nemmeno le avevano. Si giocava per strada. Due zoccoli facevano da rete. La piscina? Estate o inverno la piscina era il mare e ad Augusta mare ce n’é un mare (il divieto di balneazione è un concetto filosofico della Capitaneria di Porto). Insomma Carrubba vede perdere consensi proprio laddove li aveva costruiti. Ecco cos’ha promesso, alle ultime amministrative, per raccattare voti: “Saranno le attività sportive, intese come momento fondamentale di socializzazione ed anche di intervento sulla marginalità sociale, ad avere un ruolo di primo piano nella prossima Amministrazione, attraverso la realizzazione di due nuove opere fondamentali per la città, il cui iter progettuale e di finanziamento è stato già completato; ci riferiamo al nuovo stadio e alla nuova piscina comunale”. Tornando al reportage di Rametta, il calciatore dimostra, nel documento girato dal “cameramen per caso” Antonio Fraschilla, che ad Augusta (città di 38.000 anime in provincia di Siracusa) manca il campo da calcio. E per potersi allenare, da quattro anni, lui e i compagni di squadra devono recarsi a Villasmundo, un villaggio in provincia di Melilli! Gli sportivi arrivano a destinazione che la luce ha ceduto alla sera buia.

Per Carrubba tali dichiarazioni devono essere state come il sale sulle piaghe. E i bruciori sono arrivati a cascata con i commenti al video. Che danno tutta questa democrazia! Lasciamo esprimere la gente di Facebook. Davide B.: “Dire Vergogna sarebbe sminuire il problema. Non si possono trovare gli aggettivi per definire tale scandalo. La classe politica ha da sempre l’obiettivo di dividersi la torta!!! Puntualmente durante le elezioni si va poi sempre a votare in maniera sbagliata riproponendo sindaci che non si dimostrano all’altezza. Ma la cosa sconvolgente è che almeno nelle altre città, oltre a dividersi le fette, pensano anche a costruire un futuro sportivo per i giovani realizzando strutture. Da noi tutto questo è utopia !!!! Con grandissimo rammarico !!!!”. Giampaolo F.: “Ad Augusta quanti anni devono passare per un campo sportivo… che vergogna. E meno male che qualcuno doveva risolvere i problemi della nostra città. Ragazzi speriamo di non fare errori alle prossime elezioni”. Alessandro T.: “Che fine ha fatto la bonifica [la bonifica del campo di calcio inquinato da scarichi industriali ndr]?? Del milione di euro per la ristrutturazione del campo Fontana cosa intendono fare?? La nuova area che si deve individuare per il nuovo centro sportivo quando sarà discussa dal consiglio comunale?? Chi sta pagando per l’inquinamento della pirite e dei materiali tossici scaricati nel terreno di gioco del Fontana??? Sindaco, lei non ha volontà di risolvere il problema, lo dica chiaro. Aspetteremo le prossime elezioni del 2013, quando scadrà la sua carica”. Valentina C.: “Anche noi, nuotatori e pallanuotisti, non abbiamo una piscina comunale… la pallanuoto ad Augusta era una potenza… GRAZIE AMMINISTRAZIONE… e, soprattutto, VERGOGNA”. Mimmo D. F.: “Mi sono incontrato con l’avvocato Corso, presidente provinciale del CONI. Gli ho chiesto aiuto per avere i finanziamenti per le strutture sportive ad Augusta. La sua risposta: “I tuoi concittadini non si sono mossi per avere un finanziamento di 500 mila euro a tasso zero. Altri paesi come Melilli, Francofonte, Lentini, hanno presentato i progetti e hanno avuto i fondi”.

Carrubba avrà un bel daffare per far finta che il video di Rametta non sia mai stato prodotto. Ma ormai il documentario ha già metastatizzato Facebook e sta risvegliando l’orgoglio di chi, domani, andrà a esprimere il proprio voto. Anche di coloro che hanno votato Carrubba per ben due volte. Un esempio per tutti è Francesca D. G. che, commentando una recente notizia su una microspia trovata nell’ufficio del Sindaco, ha dichiarato: “Caro sindaco, ma siamo arrivati a questo punto? Una microspia? Cosa c’è da spiare? Lo sanno tutti che Augusta è in deficit, che non ci sono parcheggi, che le strade sono piene di toppe… Ma per sapere tutto questo c’era bisogno di spiarti? Certo però, caro Sindaco, che se hai combinato qualcosa è stato meglio così! Ciao da una che ti ha votato due volte: non mi deludere”! Un finale dal sapore amaro che dà una vaga idea di quante “palle” siano state sprecate in campagna elettorale. È la passione a questo genere di “palle” che rende Augusta avulsa dal territorio circostante. Ci si augura un futuro di più sport e meno “palle”.


Voci da Augusta: un giornata al consiglio comunale di Augusta


di Alessandro Mascia

Basta col cavare lanugine dall’ombelico o coll’abbandonarsi a trivellazioni sperimentali delle narici! Prima o poi entreranno le telecamere in aula consiliare e riporteranno il decoro tra gli scranni. Questo è quanto rivendicano alcuni consiglieri comunali, i quali raccontano che in sede di assise sono costretti ad assistere alle più turpi sconcerie. E che sarà mai?! Roba da prima serata?!

Ma la volontà di filmare le performance degli eletti dal popolo si scontra con le onnipresenti forze occulte che spostano l’attenzione dall’argomento, lo minimizzano, ne spengono i riflettori.

Loro spengono e noi riaccendiamo: questa è la linea de I FATTI Flash.

Le riunioni del Consiglio Comunale, come suggerisce il Consigliere PDL Giuseppe Di Mare, si potrebbero caricare sul sito del Comune, un sito che, denuncia lo stesso Consigliere, costa 1.100 € al mese ma “con risultati poco soddisfacenti”. Coming soon – in tutti i peggiori siti internet – “Una giornata al Consiglio Comunale di Augusta”. La visione è riservata a un pubblico adulto!

Augusta: intervista all’assessore Nicky Paci


di Alessandro Mascia

Augusta Il ricambio generazionale in politica è lentissimo. Sembra sempre di trattare con le stesse facce. La mazzetta di figurine è più o meno quella di anni fa e non fa più piacere nemmeno giocarci a soffino o a lettera. Si proclama la necessità di nuove leve, di puntare sui giovani, ma alla fine per arrivare a certi livelli non ci sono né sconti né agevolazioni. Chi vuole amministrare la cosa pubblica mettendoci la propria faccia deve prepararsi a un impresa di tutto rispetto che richiede passione e tenacia. E tanto ha messo sul piatto l’ex Consigliere Provinciale Nicky Paci, dell’UDC, ora Assessore della Giunta Bono, per proseguire la sua avanzata verso mete prestigiose a noi ancora ignote. L’abbiamo intervistato appena appreso che il nodo sulla incompatibilità con Ciccio La Ferla, suo cugino primo, nominato anch’egli assessore nella stessa giunta, è stato sciolto in maniera definitiva.

Assessore Paci, dopo qualche giorno di suspense alla fine ce l’ha fatta?

Non è stato facile mantenere l’equilibrio in un momento così delicato. Ho ricevuto molto sostegno e solidarietà dal mio partito a tutti i livelli. Mi sento di esprimere particolare gratitudine all’onorevole Pippo Gianni che è riuscito a infondermi la serenità necessaria per superare quelle settimane di pura fibrillazione. Ora sono pronto a svolgere il ruolo per il quale sono stato chiamato dall’Udc, ringraziando anche il Presidente Nicola Bono per aver accettato il mio nome.

Rimane, a ogni modo, una vicenda dal sapore amaro.

Sì, soprattutto perché c’è stato chi ha voluto strumentalizzarla oltre misura probabilmente per un eccessivo senso di protagonismo.

Politiche del Lavoro, Formazione e Occupazione Giovanile, Politiche Giovanili, Attività Produttive, Sviluppo Economico, Pari Opportunità, queste le importanti rubriche che le hanno assegnato. La attendono tempi di duro impegno.

Sono orgoglioso di potermi occupare di settori così importanti. Sviluppo Economico e Attività Produttive rappresentano l’aspetto nevralgico dell’Amministrazione. Il fine primario sarà quello di contribuire a creare sviluppo al fine di poter tentare di invertire la marcia in questo trend che è tutto negativo. Sono felice, poi, di potermi occupare delle politiche giovanili; sarà mio preciso impegno poter creare strumenti atti a incentivare i giovani a un coinvolgimento sia diretto che indiretto nel campo pubblico e in quello privato.

La provincia di Siracusa è afflitta da una disoccupazione accresciuta anche dalla crisi economica in corso. Non c’è lavoro e se c’è, spesso, non si riesce a trovare le professionalità giuste. Manca la formazione professionale o è indirizzata male?

Per me questo è un settore strategico; il mio obiettivo è quello di tentare di attenuare la discrasia che c’è tra domanda e offerta di lavoro. La Regione, ogni anno, investe moltissimo in formazione ma è ormai chiaro che finora non è stata indirizzata per le reali esigenze del nostro territorio. La Provincia di Siracusa ha già iniziato a lavorare in questo senso. Cito, ad esempio, il corso di formazione che si è svolto al CIAPI (Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato), che ha visto un congruo contributo della Provincia, per formare elettricisti industriali, saldatori industriali e tubisti industriali.

Davanti alla stasi del settore occupazionale, diversi giovani tentano la strada dell’attività autonoma, salvo, poi, imbattersi in una disavventura costellata di carte bollate, uffici pubblici e cose del genere che portano spesso a desistere dall’impresa. Senza semplificazione non c’è sviluppo. È d’accordo?

Ho incontrato, nei giorni scorsi, il comitato tecnico del SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive). Si è trattato di un incontro al vertice, alla presenza del dirigente del VI settore Salvatore Mancarella. È stata affrontata la questione della operatività dello sportello nei 21 comuni della provincia. Sembra che in molti di questi l’attività del SUAP sia rallentata, se non, addirittura, inesistente, poiché allo strumento non è stata affidata la centralità che invece dovrebbe avere. La Provincia deve, tecnicamente e politicamente, sollecitare i comuni e gli enti terzi (Asp, Sovrintendenza, Inps, ecc…) affinché si possa rendere efficiente uno strumento fondamentale per lo sviluppo delle attività produttive del territorio provinciale. Se sarà necessario andrò di comune in comune e sensibilizzerò gli amministratori, sindaci in testa, sulla importanza strategica del SUAP in un periodo di crisi strisciante come quella che ci sta attanagliando, ormai, da troppo tempo.

Il precedente Assessore, Paola Consiglio, è stata al centro di polemiche per quanto riguarda la riapertura della casa rifugio. Questa struttura vedrà mai la luce?

Fino adesso abbiamo assistito a prese di posizione giuste ma ingenerose nei confronti di questa Amministrazione. Condivido quanto affermato dal presidente Bono in sede di presentazione del Bilancio in Consiglio Provinciale. In passato è stato possibile aprire la struttura perché finanziata dalla Regione grazie a un accordo di programma quadro. Quando i fondi di questo progetto finirono, già la precedente Amministrazione fu costretta a chiudere la casa in quanto impossibilitata a gestirla con le proprie risorse. A tal fine ritengo che per la riapertura della casa rifugio sia indispensabile il coinvolgimento dei 21 comuni della provincia ai cui sindaci si è rivolta l’amica Paola Consiglio che ha gestito questo assessorato prima di me. In bilancio la Provincia predisporrà una cifra di 25 mila euro che, se aggiunti ai fondi che destineranno i comuni, potranno fare in modo che la struttura venga riaperta.

Spostiamoci ad Augusta: l’economia è al collasso, il porto non decolla. Quali prospettive di sviluppo seguiranno la sua nomina?

Ho già chiesto un incontro urgente con il Presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, Aldo Garozzo, con cui mi farò portavoce delle numerose istanze del comparto economico provinciale, al fine di chiedere l’avvio immediato dei lavori di qualificazione della struttura portuale che vedono quasi tutti una progettazione definitiva e immediatamente cantierabile. Si tratta di investimenti per circa 80 milioni di euro che riguardano il Pontile S. Andrea, che ha il progetto in fase di approvazione; i servizi annessi alla ristrutturazione della vecchia darsena il cui progetto è pronto e attende solo la sua approvazione; il primo stralcio del terminal containers, per il quale nel primo trimestre del 2010 si doveva espletare la gara con la relativa assegnazione dei lavori; e infine l’aggiornamento del piano regolatore del porto, strumento indispensabile per il rilancio della struttura. Questi investimenti non solo serviranno a rilanciare la struttura portuale, ma immetteranno nel tessuto economico risorse che daranno una boccata di ossigeno al mondo dell’impresa che sta soffrendo gli effetti della crisi. Stessa cosa per l’occupazione, nella speranza che le maestranze che saranno chiamate a svolgere i lavori siano espressione del territorio provinciale aretuseo. Alessandro Mascia

Augusta: intervista a Meloni


di Alessandro Mascia

Consigliere provinciale dal 2003/2008 poi dal 2008 assessore alla cultura, spettacolo, università, trasporti, dal 2010 presidente CUA. Avevo una rubrica molto composita. Era difficile operare su tutti i fronti ma su alcuni ho lasciato il fronte. A metà marzo diventa presidente cua.

La quotidianità, il rapporto con la gente. Non avevo orario di ricevimento. Chiunque sia venuto ha trovato la stessa attenzione dal più al meno dotato. Abbiamo avuto tantissime istanze. Nel piccolo con un budget modesto abbiamo dato risposte a tantissime persone. Soprattutto abbiamo dato un segnale di disponibilità dell’ente in un momento di crisi finanziaria generale. Conosciuto moltitudine di persone. In caso di impossibilità ha parlato chiaro e tondo. Ho avuto il segnale positivo da parte delle persone

Progetto nell’ambito trasporti. La prov di catania è capofila di un progetto chiamato LOGINMED, logistica integrata mediterranea un progetto finanzioato dal ministero e da alcune regioni. Un progettoi che si inseriusce nella logica del corridoio berlino-palermo dell’alta velocità. È il collegamento delle autostrade del mare e di terra .

3 piattaforme: 1 piattaforma meridionale, una centrale e una settentrionale. Le realtà portuali di queste aree sono connesse da sistema telematico. Quando la nave esce da suez la nave può organizzarsi in modo da usufruire dei servizi portuali senza perdere tempo prezioso. Un progetto di 5milioni e 600 mila euro. La provincia di sr ha partecipato dimostrando grande interesse versando una somma di partecipazione superiore alle altre provincie siciliane. Io ho caldeggiato la partecipazione e ho curato la delibera di adesione. Sono sempre informato sullo stato di avanzamento del progetto. Ciò darebbe un grande aiuto alla portualità della nostra area e della nostra regione. All’interna del mediterraneo devi avere notizie in tempo reale su ciò che accade in tutte le piattaforme nazionali e notizie sulla portualità in italia. Mira a ottimizzare il trasporto via mare e a conoscerne le condizioni logistiche.

Sport. Purtroppo i fondi a disposizione sono pochi ma i buoni rapporti con i dirigenti del Credito Sportivo, una banca che ha un riconosciemnto pubblico, a interessi bassissimi. Ho firmato un protocollo di intesa. Nn ho avuto la fortuna di avere finanziato il comune di augusta. Sono stati messi a disposizione i tecnici del coni per verificare la correttezza delle domande. Pochi comuni hanno aderito. La regione siciliana ha fatto un bando che abbatte   gli interessi del credito sportivo fino a 500 mila euro. Ciò significa che il credito sportivo, alla fine, elargisce soldi senza interessi. Rimborso in 25 anni. Per i progetti più grossi la regione abbatte il 50% degli interessi. In un momento di crisi aver ottenuto qualcosa del genere è ottimo. Il dirigente dice che da napoli in su si utilizzano i soldi, da napoli in giù no. Da considerare che la somma messa a disposizione per siracusa è una delle più grosse d’Italia con l’impegno di aumento se le amministrazioni avessero consumato tutto il credito. Augusta , prma sell’amnministrazione Bono, ha avuto accesso al credito sportivo per il campo sportivo e per il tesnsiostatico (ristrutturazione.) Ha avuto i soldi ma non hanno realizzato nulla.  Dove sono i soldi? Se ci sono perché nn fate il campo?

Gianluca D’Antona resp cred sport sicilia orientale

Ho lavorato al Circuito automobilistico di siracusa, un progetto di diversi milioni di euro. Ditta appaltatrice maioli che ha fatto diversi circuiti nel mondo. Ho visto correre da ragazzino pilotio di  grido nel circuito di siracusa. Attorno alla carovana dell’automob gravita un turismo di grande importanza. Nei circuiti del nord ci sono problemi per provare le moto  e le macchine. Da noi si può tutto l’anno. Da loro c’è freddo e ghiaccio. Il circuito attualemnte viene utilizzato dalla pirelli per le prove delle gomme e per manifestazioni sportive. L’ing maioli vuole fortemente la realizzazione di questo progetto a cui ha molto lavorato.

Cose nn fatte: Il premio vittorini è ormai nostro. I funzionari della provincia con in testa la dott.ssa corsico hanno lavorato strenuamente per la buona riuscita del premio. Meloni intendeva, da assessore, ospitare i vincitori una settiamna prima della cerimonia di premiazione per dar modo ai ragazzi delle scuole di incontrarli e fare una specie di settimana della cultura. Purtroppo nn si è potuto fare. Un altro rammarico: la provincia ha acquisito lo studio di vittorini, in via brenta, ivi compresa la biblioteca ma meloni si rammarica di non averla inaugurata.

Cose nn fatte: Ospedale psichiatrico: 2 statue, il pazzo e il savio di sgandurra, trascurate. Meloni + rotary sr + dott. Maniscalco hasnno fatto progetto per esporre le statue al palazzo della provincia di via roma. L’accademia di belle artio di noto farà il restauro a porte aperte.

Cose nn fatte: giochi archimedei, tipo giochi olimpici con particolare sensibilità ai giochi dell’intelletto. Avrebbe voluto istituirli il 14 marzo in onore del p greco 3,14. ancjhe altre città hanno risposto positivamente.

Nn d’accordo a levare province. Si pensi al piano territoriale di coordinamento che ha a un tempo una visione globale del territorio provinciale e una conoscenza peculiare del territorio. Poi il risparmio dov’è? Quali sarebbero i vantaggi? Anche dal puntyo di vista culturale es università non si sarebbe mai fatto il IV polo senza la collaborazione tra provincia di sr rg en. E poi che facciamo, i consorzi? E quanto costano?

Orrori da film


di Alessandro Mascia

Mai visto il film “Lo zio di Brooklyn”? A me lo hanno fatto vedere a forza. Non potevo scappare. Come quando infilano un imbuto nella cannarozza di un’oca e la ingozzano per farle ingrassare il fegato. Un trauma. Andate a sbirciarne qualche spezzone su You Tube e rimarrete scioccati. Un film grottesco ambientato nel degrado più totale di una Palermo diroccata e dimenticata. Opera di Ciprì e Maresco, due maestri del trash. Sono riusciti a mettere in scena il raccapricciante in un modo perfetto. E nessuno, pur provando sgomento e turbamento nel vedere “Lo zio di Brooklyn”, può esimersi dal riconoscere ai due del luridissimo capolavoro una genialità fuori dall’ordinario. Oso sottoscrivere che nessuno al mondo potrebbe impressionarsi più di un nativo siciliano nel vedere tale film. Sì, perché il degrado, dalle nostre parti, è come un pendolo che va e viene a seconda dei tempi, delle congiunture economiche, delle amministrazioni pubbliche più o meno farabutte. Lo vorremmo tenere sempre molto lontano da noi, dalle nostre abitazioni, ma a volte ti passa dietro casa e tu non puoi fare altro che subirlo. È un incubo. E credo che ne “Lo zio di Brooklyn” si sia giocato anche su questo: mettere in scena l’abbandono e il degrado di cui abbiamo terribilmente paura.

Perché questo cappello introduttivo che rievoca un gran brutto film? Perché oggi, come vi dirò più avanti, ho rivisto quei terrificanti fotogrammi a poca distanza da casa mia. Perché quel pendolo, ad Augusta, pare essersi impuntato come un somaro. Non ne vuole sentire di allontanarsi. E degrado chiama degrado che chiama degrado. È un circolo vizioso che spinge alcuni beceri a punire la comunità aggiungendo squallore a desolazione e facendo di Augusta un agglomerato apocalittico che repelle i suoi stessi abitanti, figurarsi gli eventuali poveri sventurati turisti. Marcello Veneziani scrive, nel suo pamphlet I vinti, “non c’è degrado urbano che non faccia da grembo al degrado umano”. Su cosa si debba intervenire prima non si sa, se sulla testa malata di qualcuno o su un’Amministrazione che non è capace di frenare il deterioramento urbano.

Stamattina ho scelto di prendere un po’ di sole senza spostarmi troppo da casa. Ad Augusta, in teoria, si potrebbe. A pochi metri da casa mia, a ridosso della Piazza delle Grazie, c’è una spiaggetta frequentatissima dai residenti. L’ormai nota Za Cuncetta sostiene fieramente di esserci cresciuta alla spiaggia delle Grazie e di aver instradato tutti i suoi figli a quei bagni. Il sentiero che separa la mia abitazione dalla spiaggia costringe a passare per una specie di selva curata dagli indigeni che si affacciano sul Golfo Xifonio. Un tocco di verde rilucente che mette di buon umore. Tra i tanti vegetali piantumati spicca un grandioso Ficus Benjamina, ultimo avamposto verdeggiante prima della spiaggia. Oggi, mentre fiancheggiavo sereno il gigante verde, ho ricevuto un sonoro colpo di pendolo in testa. Il pendolo della marcescenza urbana in forma di cassonetti della spazzatura rovesciati sul versante del terrapieno che degrada a mare. E i sacchetti della spazzatura divelti e maleodoranti facevano bella mostra del loro sordido contenuto distribuito sul manto erboso. “Povera spiaggetta” è stata l’unica dimessa protesta balzatami in testa prima di essere strattonato da un urlo sgraziato proveniente dall’acqua. Era proprio lei, la Za Cuncetta, che dimenava le braccia al mio indirizzo sollevando spruzzi d’acqua salata, abbigliata con un attempato costume intero che riusciva a stento a mantenere coese le carni avvizzite, tipo quelle reti per costoni a rischio di crollo. Fatto sta che il disegno flessuoso del costume azzurro, quel menar di braccia e mani e il riverbero del sole sull’acqua mi hanno mandato in confusione e l’ho dovuta raggiungere fino a bagnarmi le scarpe. La vulcanica frequentatrice del lido rionale sbraitava in vernacolo, domandandomi perché non avessi scritto un articolo sullo scempio che, ora, avevamo entrambi sotto gli occhi. A nulla sono valse le giustificazioni secondo cui mi ero appena accorto del fattaccio e che presto mi sarei messo a scrivere. Niente, mi ha porto un pezzetto di carta e ha preteso che scrivessi l’articolo sotto il sole cocente. E mentre vergavo sul retro di una lista della spesa scaduta, mi sono accorto del rassegnato spirito di adattamento dei villici. A gruppetti, imboccavano il declivio che li avrebbe accompagnati fino al mare, eludendo con garbo cassonetti olezzanti e spazzature al minuto come fossero cespi di lentischio o rovi di ginestre. Sì che torcevano il naso, ma nemmeno uno, dico uno, si è così sdegnato da abbandonare l’idea di fare elioterapia in quel tratto di costa. Qualcuno ha addirittura montato la sua solita installazione domenicale – una batteria di ombrelloni variopinti e teli in perfetto stile mercatale –, tutto a pochi metri dalla realtà ributtante.

Mentre attendevo che l’esigente Za Cuncetta mi passasse l’articolo in terza bozza, ho proposto di fare una segnalazione ai Vigili Urbani. Mi sono sentito rispondere “A che fano chissi… nenti”. C’è, dunque, una rassegnazione midollare, un fatalismo viscerale, uno sprofondare ineluttabile verso un peggio a cui pare non esserci davvero fine. Io comunque ho chiamato i Vigili che si sono, invece, dimostrati solerti e sensibili al problema. Sono arrivati nel giro di dieci minuti, hanno scattato delle foto e inoltrato richiesta di intervento alla società che ha in gestione i cassonetti della spazzatura. La Za Cuncetta, che ha un’idea tutta sua delle autorità, ha brandito contro i Vigili il cencio su cui avevo appena scritto l’articolo, minacciandoli di fare una vergogna se non si fossero mossi al più presto. Davanti al loro sconcerto ha pensato bene di brandire pure me, afferrandomi per la spalla e scuotendomi come fossi una vecchia scopa di saggina. Manderò dettagliato resoconto ai registi Ciprì e Maresco, invitandoli a considerare Augusta per i loro prossimi successi cinematografici. Ovviamente la Za Cuncetta occuperà un ruolo di primo piano.

Augusta: voce ai cittadini – locandina UDC vs Carrubba


di Alessandro Mascia

Se oggi sto scrivendo lo devo al fato. La mia traiettoria in bicicletta, infatti, è stata lambita da una sedia sputata a tutta velocità dalla bocca di un bar di seconda classe. L’ho vista fiondarsi rabbiosa e mulinante con tutte quelle gambe di ferraccio pronte a decollarmi. Per fortuna, però, ne ho avvertito solo l’impatto con un lembo svolazzante della mia polo azzurra. Un secondo di ritardo, un tentennamento, un indugio, una remora sarebbero stati fatali o, comunque, mi avrebbero costretto a scrivervi da un letto di ospedale. Il proiettile era stato scagliato al culmine di un acceso dibattito all’interno del bar. Ecco i fotogrammi in sequenza: uno scoppio d’ira, stile tifoseria ultras; un tizio con gli occhi di fuori, come se avesse appena toccato un cavo da 380 volts, infiamma la soglia del bar facendo sgommare due bei mocassini lucenti; a distanza di un niente il passaggio di un ciclista allampanato – che sarei io – e poi, in rapidissima successione, il proiettile in forma di sedia. Il fuggitivo, quando ha realizzato che l’intenzione dei suoi avversari aveva preso la forma di una sedia fracassata dalla parte opposta della strada, ha pensato bene di accelerare la sua già sostenuta andatura. Ma scappa scappa, alla fine abbuccò e – direbbe mia suocera – quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini con ginocchia e gomiti raspati crudamente dall’asfalto. Poi si sa: chi conserva un minimo di dignità casca, anche malamente, ma subito si rialza sostenendo di non essersi fatto nulla. Questo tizio, che poi ho riconosciuto essere colui che, alcuni giorni prima, mi aveva rifilato un volantino a firma dell’onorevole Pippo Gianni, non solo apparteneva alla famiglia dei predetti dignitosi, ma anche a quella dei centometristi, perché, riagguantata la situazione, ha ripreso le energiche falcate da dove le aveva interrotte. Finito lo spettacolo del cinghiale in fuga dai crepitii di doppietta, ho posteggiato la bici accanto alla bocca del bar ancora fumante d’ira e ne ho sbirciato l’interno. Nella penombra di un locale sudicio e avvinazzato, un gruppo di beoni fischiettanti facevano dondolare lo sguardo dai lampadari ai poster della Coca-Cola, come se la coda di paglia stesse iniziando ad abbambare. Del resto avevano appena rischiato di menomarmi. Forte di questa percettibile diseguaglianza psicologica, ho fatto ingresso chiedendo i motivi dei fotogrammi appena vissuti. Dopo le scuse per l’accaduto, mi hanno dipinto il fuggiasco con caratteristici epiteti del luogo: sturdutu, scassapagghiaru, scunchiurutu, bestia. Tutto perché l’uomo dei volantini voleva convincerli che l’ingresso dell’UDC nella Giunta Comunale era stata cosa buona e giusta.

Non di tradimento si è trattato, secondo Pippo Gianni, ma di “spirito di servizio, per aiutare la Città”. Roba da matti! Il partito con cui il PDL faceva grancassa contro Carrubba oggi è con Carrubba per “spirito di servizio”. La gente non ci capisce più niente. Il consigliere provinciale Nicki Paci, personaggio di spicco dell’UDC cittadino, aveva lasciato, in illo tempore, il partito di Alleanza Nazionale per quello di Casini. Aveva esordito con un manifesto 6 x 3 che gridava: “Al Centro guardando a Destra”. Quel messaggio, oggi, è stato tradito? Bisognerebbe rivisitarlo: “Al Centro guardando Carrubba”? Eh sì, perché nel chiacchiericcio generale emerge anche la tesi secondo cui le manovre di questi giorni sarebbero frutto di accordi per garantire campo libero a un Nicki Paci sindaco di Augusta e a un Massimo Carrubba deputato alla Regione. Tutto tranne che l’interesse della Città. Roba da matti! L’UDC, ricordo, si era distinto per ferocia nell’opposizione a Carrubba. Il gruppo dirigente dell’UDC augustano sfornava tazebao ai limiti della querela (si veda la foto a lato). Contestavano il programma elettorale di Carrubba su tutti i fronti, quello stesso programma che, oggi, hanno sposato in toto. Ecco perché “girano i cabasisi”, per dirla con il divertente collega Joe Strummer, e volano le sedie al solo sentir parlare di UDC ad Augusta.

L’anomalia ha vellicato la reazione anche del deputato nazionale del PDL Fabio Granata, che ha urlato infuocato: “Ad Augusta il nostro candidato Marco Stella ha perso le elezioni per pochissimi voti e dopo una campagna elettorale che ha spaccato in due la città. Che ora qualcuno decida di entrare in Giunta, tradendo chi ha creduto in un progetto alternativo all’attuale Amministrazione – rivelatasi inconsistente e priva di progetto – solo per bramosia di poltrone e che pensi che tale decisione lasci invariato il quadro politico provinciale, denota un allarmante livello di arroganza e trasformismo”. Il PDL augustano, per bocca del consigliere Peppe Di Mare, dichiara: “L’ingresso dell’UDC nella Giunta di centro-sinistra, ad Augusta, di fatto mortifica l’espressione democratica di ogni cittadino tradotta nel voto. Ognuno è libero di fare, ma nessuno può tradire il mandato ricevuto, sarebbe stato meglio anche tornare a votare”. Il consigliere Di Mare pone un interessante interrogativo all’UDC augustano: qual è il “bene” della Città? Accaparrarsi due poltrone turandosi il naso per un programma che non si condivide oppure continuare a opporsi all’Amministrazione Carrubba così come volevano gli elettori UDC? Significative le parole di Pippo Gianni: “La decisione di entrare nella giunta Carrubba da parte dell’UDC ha un nome e cognome: Pippo Gianni”. Come dire che i dirigenti locali dell’UDC, a partire dal coordinatore Salvo Aviello e dal consigliere provinciale Nicki Paci, contano quanto un bel due di coppe. Chi conta è solo Lui, l’inopinabile, l’incontestabile Pippo Gianni. E questa presunzione, almeno ad Augusta, inizia a dar fastidio e a sollevare in volo le sedie. Attenzione, quindi, a calcolare bene le traiettorie quando si passa davanti a un momento di discussione sulle scelte dell’UDC. Io l’ho scampata bella!

Augusta: voce ai cittadini – San Domenico, pensaci tu


di Alessandro Mascia

Per chi abita nel centro storico la festa del patrono San Domenico si subisce. Tanto vale abbandonare il proprio veicolo per tre quattro giorni davanti casa – pena la perdita definitiva del parcheggio – e girovagare a piedi per la città. Ci sono andato con colui che da tre anni mi accompagna nelle avventure per il mondo: mio figlio Michele. Casualmente ci siamo imbattuti in un corteo di sbandieratori, venuti, appunto, a sbandierare dalla lontana città di Sermoneta. Accanto a me un vicino di casa, rapito dal volteggiare di vessilli gialli e rossi. La mandibola gli si era inconsciamente mollata lasciando intravedere una dentatura vecchia e scassata. “Oh!” gli faccio, toccandolo di gomito “Re Carrubba ha voluto fare le cose in grande questa volta”. Lui mi rivolge un’occhiata di assenso, ma, appena emette parola, una sventola di trombe e tamburi lo zittiscono malamente. Vado avanti verso la centralissima Via Principe, costellata per l’occasione di archi maestosi che creano un suggestivo effetto tunnel luminoso. Ho valutato che le spese per la tradizionale festa augustana potessero ammontare a circa 30 mila euro. Era una palese sottostima. Il valore più vicino al vero me l’hanno fornito le mie fonti: oltre 130 mila euro. “130 mila euro?! E da dove li hanno cacciati fuori che, a momenti, al Comune non hanno soldi nemmeno per la cancelleria?”. Fatto sta che la popolazione pare apprezzare tutta l’installazione pro San Domenico. Soprattutto le bancarelle ammassate lungo la villa comunale. Zuccheri filati, zeppole, nocciole, semi di zucca, cocco bagnato da fontanelle d’acqua e tanta gente che va e viene, che rivà e riviene mille volte, solcando il marciapiede alberato. La tradizione vuole anche questo.

Per San Domenico arrivano le giostre, vero target di mio figlio, che fino a quel momento si è dimostrato abbastanza preoccupato di cotanta ressa umana. Arrivano i dischi volanti e i veicoli a vagoni che sono coloratissimi e divertenti. Pago il primo ticket, inserisco mio figlio in un sedile in partenza e mi dispongo in stand-by. Accanto a me un amico, che non vedevo da tempo, e il suo figliolo. La musica sparata a mille scoraggia qualsiasi velleità di dialogo, dunque, dopo i consueti convenevoli, ci limitiamo a guardare il trenino viaggiare più volte in tondo per poi fermarsi. Catapultato fuori, Michele si dirige verso un altro veicolo a vagoni. Non è proprio un treno, ma ci assomiglia. Anche in questo caso: ticket, sistemazione a bordo e partenza. Accanto a me di nuovo il mio amico e il suo figliolo. Mi abbasso a chiedergli: “Non ti piacciono questi giochi?”. Lui annuisce guardandomi con un sorriso a mezzo. Strano modo di rispondere per un bimbo della sua età. Un modo adulto che mi turba. Dai veicoli a vagoni ai dischi volanti. Devo salire anch’io, sulla navicella, perché mio figlio non ha l’età per stare da solo. Ci divertiamo a salire e scendere di quota, a sparare e a vincere un giro omaggio. Da sopra il disco in volo si può vedere una buona porzione di villa, gli avventori, piccoli e tanti. Tra i tanti ancora quei due, papà e figliolo che osservano gli altri divertirsi.

Poi ho ricollegato: lui è un dipendente della Pastorino, la ditta che ha in appalto il servizio di nettezza urbana di Augusta, e una settimana sì e una no è costretto, con i suoi colleghi, a scioperare per avere piccoli acconti di uno stipendio che altrimenti non arriverebbe mai. Sceso dal gioco volante gli ho chiesto come andassero le cose. Mi ha risposto secco: “Malissimo”. Poi: “Ho quarant’anni e non posso provvedere alla mia famiglia nemmeno per il mangiare”. “La ditta non ti paga?” gli ho chiesto. “Non mi pagano, no, dicono che loro non sono pagati dal Comune. Abbiamo minacciato di scioperare per San Domenico e ci hanno minacciato di denuncia penale. Non abbiamo diritto allo stipendio e nemmeno alla protesta. Non ce la faccio più. Meno male che lui capisce – chiosa, abbassando il capo verso il figliolo che stira le labbra in quel sorriso a mezzo. Io e Michele abbiamo preso la via del ritorno, lui appagato e trotterellante, io pensieroso per il duro scontro tra due realtà paradossali: povertà dei lavoratori e opulenza della festa, povertà delle casse comunali e spese folli per sostenere il livello di una tradizione.

130 mila euro bruciati in una settimana, quando nelle tavole degli operai della Pastorino non c’è più nulla da mangiare perché il Comune di Augusta ritarda a versare le somme dovute, quando nelle tavole delle lavoratrici della Cooperativa CRASS – ormai licenziate – non c’è più nulla da mangiare perché il Comune di Augusta non eroga più i fondi necessari per l’assistenza alle persone anziane. Il Sindaco Carrubba va in web TV a gridare al mondo di essere stato vittima di Tributi Italia, di avere difficoltà ad amministrare l’ordinario con i pochi spiccioli di cui dispone e poi si permette di sperperare migliaia di euro per una tradizione i cui costi, per Augusta, non sono più tollerabili. Credo che sarebbe stata più conveniente per tutti una decisa stretta alla borsa, una festa sobria che restituisse anche il valore religioso che merita San Domenico. Invece è sembrato un grande evento di facciata per non fare arrabbiare nessuno, soprattutto ora che l’aria politica è instabile e le regionali potrebbero essere alle porte.

Augusta: voce ai cittadini – Assessore al nulla


di Alessandro Mascia

Augusta – Carrubba ha varato la nuova Giunta. Al posto degli assessori Accolla, Arena, Contento, Fraterrigo, Geraci e Giunta, sono stati nominati gli assessori Giunta, Geraci, Fraterrigo, Contento, Arena e Accolla. A questi si aggiunge Santino Rinzivillo, già traditore della fede liberalsocialista e del Sindaco Carrubba per il chiacchierato traghettamento all’UDC, allora partito di opposizione. Ora, proprio Rinzivillo è stato promosso, dallo stesso Carrubba, ad Assessore ai Lavori Pubblici. Io, fatto a sindaco, non gli avrei nemmeno rivolto la parola, ma, si sa, in politica amici e nemici galleggiano nella stessa broda. L’UDC ha contribuito alla nuova Giunta anche con un altro assessore. Si chiama Tiziana Ranno e si occuperà di Pubblica Istruzione. Sarebbe curioso, data l’importanza di quest’ultima delega, conoscere qualcosa sul curriculum della Ranno, dato che attorno alla sua nomina si sta addensando un mormorio piuttosto sostenuto. E con Domenico Licciardello all’Urbanistica la squadra è fatta. Nove assessori, il cui numero è contestato da Francesco Ruggero, del Movimento Augusta agli Augustani, che evoca l’articolo 2, comma 185, della Legge finanziaria del 2010 che recita: “Il numero massimo degli assessori comunali è determinato, per ciascun comune, in misura pari a un quarto del numero dei consiglieri del comune, con arrotondamento all’unità superiore”. Siccome i consiglieri di Augusta sono 30, gli assessori dovrebbero essere 8. Ruggero, che si è letto tutta la legge, sostiene che il Sindaco, secondo quanto recita il comma 186, lettera d, dovrebbe fare a meno anche del Direttore Generale che costa decine di migliaia di euro alle casse del Comune.

Che dire dell’Assessore al nulla? Nulla amministro, nulla pretendo. Tesi e antitesi amalgamate in un’idea balzana di Vittorio Sgarbi che troverebbe spazio proprio ad Augusta. Prendi la delega “cultura”, per esempio, e sostituiscila con “nulla”. In una città senza una biblioteca quanto vale la cultura? Mi sento di dichiarare, senza timore di essere smentito, che Augusta è l’unica città d’Italia, di medie dimensioni, a non avere una biblioteca aperta al pubblico. Il problema è che l’assessore al nulla, ad Augusta, viene pagato, quindi non più la coesistenza di tesi e antitesi, ma tesi e paradosso: nulla amministro eppure pretendo! La delega al nulla, appena lasciata dal tecnico Jackie Aiello, è nelle mani fatate di Giovanna Fraterrigo che è riuscita a farsi blindare la carica assessoriale fino alla fine dei giorni di Carrubba. Una sorta di atto testamentario. L’assessore mi contesterà che la biblioteca comunale c’è, è soltanto chiusa. È vero, i 30 mila libri sono chiusi in un locale vicino al Castello Svevo (anch’esso chiuso). Questa situazione, che dura da quasi un anno, non è più accettabile né spiegabile. La biblioteca personale di Aiello può essere chiusa al pubblico, quella della Fraterrigo, la mia, ma non quella comunale. E non per così tanto tempo. Una biblioteca comunale chiusa al pubblico è nient’altro che un polveroso magazzino pieno di libri.

raggi di luce traforavano le persiane di legno mostrando in sospensione le polveri della sala lettura, illuminavano, a tratti, i grandi tavoli verdi che per la maggior parte del tempo se la passavano in una religiosa penombra. Seduta al capo di un tavolo, una impiegata della biblioteca, minuta, con una vasta chioma di riccioli bianchi. Canizie precoce, pensavo, nel complesso non sembrava una donna anziana. Questa anima paziente spendeva le sue ore a ritagliare le notizie di Augusta dai quotidiani locali e a disporle accuratamente in apposite carpette. “Sono i documenti più richiesti” mi diceva con una vocina flebile che pareva provenire dall’interno di un’enciclopedia di fine ’800. Con lei avevo avuto anche un piccolo alterco. Sembra strano, ma nella sua fragilità sapeva essere anche ferma. C’era l’usanza di stilare statistiche interne sull’utenza della biblioteca. Si doveva compilare una scheda con i dati biografici, titolo di studio e professione. Quel giorno, sarà che ero girato per le cose mie, avevo rifiutato l’invito alla compilazione. Ciò aveva suscitato una reazione piccata dell’impiegata riccioluta e una mia risposta più piccata ancora. Alla fine sbottai inferocito e me ne andai dal locale accennando appena un saluto. “Che insolente” avrà pensato la ritagliatrice di articoli. “Che testa dura” ho pensato io. In seguito, pentitomi della mia polemica inutile, sono tornato in biblioteca. Troppo tardi, la biblioteca aveva già chiuso i battenti per me e per tutti. Manutenzioni, questa la motivazione che ancora ne preclude l’accesso. Il vecchio assessore Aiello sosteneva che la riapertura sarebbe stata imminente. Chissà cosa dichiarerà il nuovo assessore Fraterrigo? Di fatto la biblioteca era chiusa ieri ed è chiusa anche oggi e a me preme tantissimo farci un salto per chiedere scusa alla bibliotecaria tagliacarte e per compilare una bella scheda statistica.

“Asparagi in camposanto”


di Alessandro Mascia

Questa volta mi sono spinto decisamente oltre. Nella mia spasmodica ricerca di asparagi avevo già lambito il camposanto. Mi sarà capitato due tre volte di battere il perimetro dell’aldilà, gli asparagi vengono benissimo al confine tra la vita e la morte. Ma valicare il cancello della necropoli no. Eppure tutta quella asparagina era irresistibile e passo dopo passo, chino come un facocero in cerca di larve, mi sono ritrovato sbigottito davanti a una batteria di bare disposte una di fianco all’altra. Stai a vedere che hanno messo una bomba durante la seduta della Giunta Comunale e non mi hanno fatto sapere niente. Ho fatto due conti sulla punta delle dita e come numero poteva anche starci. Mi sentivo già mancare, di chi avrei scritto nei successivi numeri de I FATTI? Una carriera giornalistica stroncata sul nascere da una tragedia inattesa.

Poi un crocchiare di fogliame rinsecchito mi ha annunciato l’arrivo del beccamorto, una facciona affogata nel pelame ispido e corvino da cui spuntavano occhi segnati da notti insonni. Spaventato, ho tartagliato qualcosa che deve averlo convinto. Potrebbe avermi scambiato per un clandestino dell’est che campa come può. Del resto la mazzetta di asparagi in mano non mi rendeva molto credibile quale parente delle vittime. L’uomo si è sentito autorizzato a raccontarmi della terribile tragedia occorsa alla Giunta Comunale. Di tragedia si trattava effettivamente, dato che ogni bara aveva il suo esanime contenuto, ma niente ordigno e niente Giunta. Potevo ancora scriverne. Carriera giornalistica salva. Il problema, spiega il tenebroso, è che al camposanto, a cavallo di Pasqua, si è registrato un “tutto esaurito” fuori programma. C’è da dire che dalle nostre parti quello pasquale è sempre stato un buon periodo per estinguersi: l’atmosfera è solenne, processioni di cristi, crocefissi, palme ingiallite, fuscelli di olivo, bimbi vestiti da santarelli e frotte di curiosi. Le orazioni, poi, saturano l’aria e tra un “Eterno riposo” e un “De profundis”  l’anima sale al Cielo in un amen. In sostanza, chiosa il necroforo, ci sono stati più arrivi che partenze. Partenze? Sì, perché dopo un certo tempo, se i tuoi discendenti non rinnovano il contratto di locazione del loculo mortuario, c’è lo sfratto delle spoglie e non si è ben capito se si finisce in un’urna cineraria, in un ossario comune o nel campo di pomodori che affianca il cimitero. Finora c’è stato un equilibrio tra chi è in scadenza di contratto e chi lo ha dovuto fare, giocoforza, a morte conclamata. Nei periodi più bui, quelli in cui l’equilibrio arrivi – partenze rischiava di perturbarsi, il Sindaco ordinava la fabbricazione di nuove tombe. Ma con la crisi odierna che sta attraversando l’Amministrazione di Augusta non ci sono soldi nemmeno per retribuire la professionalità del peluto affossatore, figurarsi per mattoni e cemento.

La nostra Za Cuncetta, preoccupata per questa carenza di infrastrutture mortuarie e guardando, diciamo, al lungo periodo, ha iniziato un’indagine di mercato con gli annunci sul quotidiano: cercasi pressi Augusta loculo mortuario buone condizioni prezzi modici. Dice che le hanno risposto dalla vicina necropoli di Pantalica ma l’idea di finire in un’umida e insana tomba rupestre la infastidisce. Per non parlare dei visitatori che non sono nemmeno adusi a elevare una benché semplice orazione di cortesia. Quella di Za Cuncetta, comunque, è previdenza, nient’altro che previdenza. Gli ultimi esami del sangue, del resto, sono andati egregiamente. Poi c’è la questione dell’età media che si sta alzando, del quotidiano bicchiere di rosso che toglie via l’idea del fosso e una sana propensione alla leggerezza dell’essere che non guasta mai.

Alle sei del pomeriggio la mia presenza in cimitero non aveva più una ragionevole giustificazione e, dato che il brutto becchino, esaurita la sua conversazione, già ridotta all’essenziale, non accennava a congedarsi, ho preso l’iniziativa di guadagnare l’uscita. Al mio saluto è seguito un grugnito raggelante. Mi sposto, si sposta anche lui. Cammino, cammina anche lui. Decido per la fuga e imbocco il cancello saettandone fuori. Corro fino alla macchina, mi ci tuffo e sgommo via. Una volta a casa mi rendo conto della ridicolaggine e scoppio in una grassa risata; mi armo di padella, olio e uova. Asparagi soffritti e affogati con le uova sbattute: la morte loro!