Teatro: Bose’ e Nuti insieme in un recital dedicato ad Alda Merini


Uno spettacolo per ricordare una delle piu’ irriverenti ed emozionanti poetesse del Novecento italiano e della contemporaneita’. Il 31 luglio a Porto Cervo Giovanni Nuti, con la partecipazione straordinaria di Lucia Bose’, presenta ‘Una piccola ape furibonda’, recital di poesie e canzoni dedicato ad Alda Merini. La serata di tributo e’ inserita all’interno della prestigiosa rassegna culturale ‘Ora d’ozio – Costa Smeralda Festival 2010′. Nella piazzetta di Porto Cervo alle 22.00 l’attrice milanese leggera’ i versi della poetessa, piu’ volte candidata al Nobel per la Letteratura, alternandosi al cantautore toscano che presentera’ le sue canzoni-poesie, frutto della collaborazione durata 16 anni con la Merini, tra cui gli 8 inediti contenuti nel disco omonimo uscito il 21 giugno. Durante il recital saranno accompagnati da Daniele Ferretti al pianoforte,Simone Rossetti Bazzaro al violino, Davide Eusebi alle percussioni, Massimo Germini alla chitarra, Raffaele Kohler alla tromba, conFausto Dase’ come fonico di sala, con la regia di Marco Rampoldi e la produzione di Sagapo’ Music.

fonte Adnkronos

Alda, le sue figlie e il nuovo sito


  Il prossimo 21 marzo, primo giorno di primavera sarebbe stato il settantanovesimo compleanno della poetessa Alda Merini. Le quattro figlie Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta hanno voluto ricordare il compleanno della loro madre con la realizzazione di un nuovo sito ufficiale: www.aldamerini.it. Il sito prende in considerazione il percorso artistico, la biografia, gli incontri con figure importanti della letteratura italiana, ma ciò che lo rende particolare è il racconto della vita della poetessa attraverso gli occhi delle figlie. Con fotografie, versi ma soprattutto attraverso una verità toccante e autentica di una madre che non potè stare vicino alle sue figlie in alcuni momenti della sua vita con il dolore e la gioia di una madre, la volontà di amarle fino alla fine senza mai rinnegare il suo passato e la sua storia.

da www.corriere.it

“Schegge – Omaggio ad Alda Merini” a Catania


di Daniela Domenici

Domenica 29 Novembre alle ore 20,30 debutterà, al Teatro Erwin Piscator di Catania, lo spettacolo di teatro-danza contemporanea “Schegge – Omaggio ad Alda Merini” con le coreografie di Silvana Lo Giudice su musiche di Aubry, Mertens e Nyman.

Da un’idea coreografica ispirata alla vita della grande poetessa scomparsa lo scorso  primo novembre, lo spettacolo si sviluppa in un’ alternarsi di quadri di vita vissuti da Alda Merini che prendono vita attraverso la contaminazione di gesti e parole, di danza e teatro, di ballerine e attori; un’altalena di movimenti e sentimenti opposti come quelli vissuti dalla scrittrice che ha conosciuto, alternativamente, amore e follia, felicità e dolore, passione e strazio. Sentimenti resi sulla scena grazie al personalissimo stile di danza contemporanea di Silvana Lo Giudice basato principalmente su movimenti rapidi e geometrici delle braccia che disegnano figure nell’aria come pennelli su una tela, a volte circondando con dolcezza il viso come se fossero carezze per coccolare, per amare; a volte, invece, schizzando via con violenza verso il cielo come per fuggire da qualcuno o qualcosa che non ci piace.

I gesti delle ballerine Liliana Gaglio, Olga Nicoloso, Anna Sperandeo, Antonella Squillaci, Giorgia Torrisi e Silvia Torrisi esprimeranno queste emozioni, amplificate e supportate dai brani, tratti dalla biografia, dalle interviste e dalle poesie della poetessa milanese, recitati da Egle Doria che sarà la voce di Alda Merini. Si assisterà così al suo ingresso in manicomio, ai suoi innumerevoli ritorni alla cosiddetta “vita normale”, con la  presenza costante, positiva e protettiva del suo amico Dottor G interpretato da Agostino Zumbo.

Protagonista in scena il suo desiderio di amare sempre e comunque, di scrivere e comunicare quell’immenso universo di sensazioni ed emozioni che hanno percorso la sua eccezionale e singolare vita.

Il coordinamento registico dello spettacolo è di Melina Zumbo.

Serata in ricordo di Alda Merini al Piccolo di Milano


alda meriniGiorgio Albertazzi, Valentina Cortese, Milva e Giovanni Nuti: quattro “grandi” della scena e della canzone italiana si alterneranno sul palcoscenico del Piccolo Teatro Studio di via Rivoli a Milano (lunedi’ 9 novembre alle 20,30) per ricordare Alda Merini, proponendo alcuni dei suoi testi piu’ significativi. La serata, promossa dal Piccolo con il Franco Parenti e l’Out-Off – tre teatri legati al suo lavoro – e’ a ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Ad aprire l’omaggio alla poetessa milanese scomparsa domenica scorsa sara’ Giorgio Albertazzi, che recitera’ “Le piante gridano”, mentre Valentina Cortese proporra’ “Magnificat”, una delle liriche piu’ spirituali di Alda Merini che indaga l’aspetto piu’ umano e femminile della Vergine, drammaturgia e regia di Fabio Battistini. La seconda parte della serata sara’ tutta musicale: i versi della Merini diventeranno canzone con l’interpretazione di Giovanni Nuti, che firma anche le musiche, e di Milva, che nell’aprile 2005 al teatro Strehler si esibi’ con la poetessa in un recital.

fonte AGI

“Grazie Alda, mi mancherai”


franco basaglia

Dopo i funerali della poetessa, il basagliano Peppe Dell’Acqua firma un commosso ricordo

Il direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste ha scritto per “Vita” questa lettera di gratitudine a una donna che, con la forza della sua poesia, ha saputo dare diritto di parola a tanti malati, che pure non hanno le parole della poesia. Sul numero del settimanale in edicola da domani, insieme a questa lettera, anche un racconto dell’inedito e “sconvolgente” incontro fra Alda Merini e Gavino Sanna, che sta lavorando alle illustrazioni di alcune poesie inedite.

di Peppe Dell’Acqua, direttore del DSM di Trieste

Ho saputo domenica pomeriggio. Un amico milanese mi ha informato poco prima che la notizia arrivasse ai giornali. Che sarebbe successo a breve lo sapevamo tutti. Me l’aspettavo. E tuttavia, qualcosa accade. Tristezza. Una tristezza profonda. Ho avvertito un vuoto. La mancanza improvvisa di una voce di verità. Una verità di cui sento il bisogno ora più che mai. Una voce pura, sommessa, estrema, fastidiosa talvolta, e solenne.

Non ho mai conosciuto Alda Merini. Ho cominciato a sapere di lei tardi, quando era già diventata un personaggio. Da anni mi proponevo di incontrarla, di farle visita, di invitarla a Trieste a parlare con noi. Stava quasi per accadere qualche anno fa. Licia Maglietta, attrice, andava in scena con un’antologia di suoi scritti. Era stata invitata. I suoi acciacchi le impedirono di venire a Trieste. Ho cercato nel mio archivio tracce di quell’invito. Ho trovato queste poche righe. Per scusarsi  volle regalarci un piccolo gioiello, una poesia per Franco Basaglia.

La lettera: “Auguro a tutti un po’ di follia”

«Ringrazio sentitamente tutti quelli che hanno lavorato intorno ai miei testi e alla mia vicenda e mi dispiace immensamente di non poter essere presente. Se a Trieste è nata la legge Basaglia e anch’io ho lottato per liberare con me gli altri malati e avere una parola credibile per lo meno sulla scena, debbo dire che tutti i malesseri che mi hanno colpito recentemente sono senz’altro dovuti alle torture manicomiali. Lentamente ma inesorabilmente queste memorie negli anni si fanno avanti e diventano autentici dolori. Sono anche molto addolorata dalla scomparsa di Maria Corti, mia insigne maestra, che ha fatto degli orrori del manicomio un angolo di cielo fervente, per così dire, in cui tutti i martiri del dolore sono caduti senza giustificazione.

Mi auguro che la rappresentazione di Licia e la presenza dei miei ammiratori, cui in parte devo la mia celebrità, serva a sciogliere le catene e la paura della malattia mentale che è stata per anni il rifugio di molte cattiverie. Mi complimento con Licia e con la sua bravura. Forse a quei tempi ero bella come lei.

Con tanti auguri e scusandomi moltissimo ricordo ancora Maria Corti e Vanni Scheiviller che hanno dato coraggiosamente alle stampe il Diario di una diversa, che ha illuminato tanta gente e determinato la chiusura dei manicomi.

Auguro a tutta la buona gente un briciolo di follia perché Lorenzo il Magnifico dice: “Di primavera un poco di follia fa bene anche al re”.

Con tanto affetto, Alda Merini».

Per non dimenticare

Dopo aver letto avrei voluto parlarne con qualcuno. Intanto potevo condividere con i miei amici la notizia. Con quelli che sono nella mia rubrica telefonica e che sono coinvolti nelle stesse storie che io vivo. Ho inviato un messaggio scarno: «È morta Alda Merini». Nelle due ore successive ho ricevuto più di 50 messaggi. Segnali. Condivisioni. Pensieri affettuosi. Per tutta la sera è stato un bel ricordare insieme.

Ho riletto la poesia dedicata a Franco Basaglia. Una testimonianza drammatica e lieve, alla sua maniera. Forse è nata da lì la mia curiosità per lei. Volevo sapere di più della sua storia e le rare testimonianze che raccoglievo, testimonianze sul manicomio, sulla malattia, sul dolore mi apparivano lontane anni luce dalla piattezza di quanto negli ultimi anni si andava dicendo di quelle cose.

La sua storia aveva attraversato il faticoso cambiamento che è avvenuto nel nostro paese. E il suo dire testimoniava, narrando di sé con rabbia e tenerezza, delle violenze, dell’annientamento, delle sottrazioni. I manicomi nel suo racconto appaiono come luoghi dove, malgrado i dispositivi di annientamento che pure conosceva, non si spegne quel filo di umano, quella flebile voce, quel tanto di fragilissimo che allude alle storie singolari, alle persone.

Si è lasciata intervistare, fotografare, riprendere. La vedevo chiamata in causa nei talk show televisivi a parlare della legge che ha chiuso i manicomi e di elettroschok. Diceva sempre la verità. Una verità che dopo gli ardori degli anni ’70, molti, sembrava, volessero dimenticare. Quando qualche anno fa una piccola lobby di psichiatri ha chiesto al Ministro allora in carica di promuovere l’elettroshock, le sue parole semplici e sommesse, la testimonianza della violenza che aveva subito e del rischio che aveva corso di essere ridotta per sempre al silenzio, è valsa più delle presupponenti attestazioni degli psichiatri.

La parola restituita, anche a chi non è poeta

È come se, con una cifra altissima, avesse aperto la stagione per la parola restituita a chi, per ordine psichiatrico, l’aveva perduta. Così il racconto dell’internamento e il suo rapporto talvolta ambiguo con i terapeuti, le parole di comprensione per quelli che pure erano “gli aguzzini”, la dolcezza amorosa della presenza degli altri e l’infinita comprensione del racconto di quelli che l’internamento condividevano con lei. Ma anche le parole chiare (rabbiose e dolenti) della denuncia: delle burocrazie, delle “pie opere assistenziali”, dei tribunali, delle mura, delle separazioni, delle mortificazioni. Abbiamo avuto la fortuna di assistere, di ascoltare un poeta che ci ha permesso di intuire la fatica  che devono fare le persone che vivono quell’esperienza per non essere soffocati dall’involucro della malattia. Per poter vivere, per essere riconoscibili e riconosciuti.

Credo che oggi migliaia di persone, che pure non posseggono le parole della sua poesia, sono in grado oggi di dire, di testimoniare, di esserci. Di questo, ma non solo per questo, siamo grati ad Alda Merini. Del suo lavoro poetico non sono capace di dire. È qualcosa che mi accompagna e mi suggerisce pensieri buoni, intensi, dolorosi, amorosi. È di questo suo lavoro, di questa altissima presenza poetica che credo si debba continuare a parlare. Io, per parte mia, non scriverò più di Alda Merini.

La poesia

A Franco Basaglia

Il vento, la bora, le navi che vanno via
il sogno di questa notte
e tu
l’eterno soccorritore
che da dietro le piante onnivore
guardavi in età giovanile
i nostri baci assurdi
alle vecchie cortecce della vita.

Come eravamo innamorati, noi,
laggiù nei manicomi
quando speravamo un giorno
di tornare a fiorire
ma la cosa più inaudita, credi,
è stato quando abbiamo scoperto
che non eravamo mai stati malati

 da www.vita.it

ADDII. Merini, la Bibbia sotto il cuscino


L’ultima intervista della grande poetessa a Vita

di Sara De Carli

 alda meriniL’ultima intervista che Alda Merini ha rilasciato a VITA risale al maggio 2008. Alla seconda edizione del Festival biblico, che l’anno precedente aveva esordito con un botto a sorpresa di 25mila visitatori, lei era l’ospite d’onore.

Alda Merini al Festival portava “Il poema della croce”, uno spettacolo realizzato con Giovanni Nuti. Al telefono fu ironica e leggera: «La Bibbia? Non l’ho mai letta», rispose, spiazzandomi, quando le chiesi che rapporto avesse con il Libro sacro, dando per scontato che lei lo frequentasse. «No, la leggo, ma è confusa: troppi nomi, non riesco mai a capire le discendenze».

Questa è una notizia, le dico. Alda Merini che della Bibbia dà un giudizio negativo! Lei scoppiò in una risata: «Un giudizio universale! Sono una donna che ama svolazzare qua e là, anche nei libri sono abituata a prendere il meglio. Nella Bibbia ho trovato il Vangelo e il Cantico dei Cantici, non lo trova bello anche lei?».

 Qualcosa nella sua voce diceva chiaramente che cominciava a trovare divertente la scocciatura di una giovane giornalista che la voleva usare per un pezzo di colore facile facile. Certo, ma cosa ama in particolare, provai a rilanciare, ormai sicura di essere in trappola. «La passione, il desiderio, l’elogio della carne. Non capisco perché poi i preti la passione la negano». E del Vangelo? «Le parabole, i miracoli. Almeno si capisce cosa dicono. I poeti sono degli sfaticati: la sera metto la Bibbia sotto il cuscino e spero così di impararla». Rise di nuovo, «buonasera signorina».

Me la immagino così, questa sera, Alda Merini. Una anima innamorata che butta via i libri e salta sopra cuscini di nuvole, fregandosene di imparare alcunché a memoria, perché adesso ciò che del Vangelo amava lo può godere faccia a faccia.

 www.vita.it

“Requiem”, una poesia inedita di Alda Merini


di Renato Minore

requiemROMA (1 novembre) – Esce dagli archivi della Manni Come polvere o vento di Alda Merini che la casa editrice pugliese pubblicherà tra qualche settimana, con introduzione di Giulio Ferroni. Questo volume raccoglie un prezioso e casuale ritrovamento: oltre 60 poesie di Alda Merini inviate alla casa editrice Manni agli inizi degli anni Novanta, su suggerimento di Maria Corti, mai pubblicate e sepolte negli archivi dei manoscritti. Si tratta di liriche straordinarie, tre le più intense e passionali che la poetessa abbia mai scritto, che toccano tutti i mondi interiori della Merini: l’amore, le donne e gli uomini (tra tutti, quelli della famiglia Pierri), il disagio mentale, la solitudine, il dolore con in più una vena satirica e irriverente che è assieme intento personale e poetico.

La poesia della Merini si è sviluppata in un flusso continuo, che ha la qualità di un modo di porsi nel mondo: offerta di sé al ritmo indefinito della quotidianità, in una ininterrotta costruzione di rapporti, di possibilità che variamente si intrecciano, si confondono, si sovrappongo, si infittiscono e si districano; presenza dentro il corpo e in mezzo alle cose, ricca certo di sapienza e di passione, intessuta di molteplici echi della cultura e del mito, di suggestioni di un mondo lontano, di parole perdute e indecifrabili, ma tutta esaltata, consumata, bruciata, nel suo darsi, nel suo offrirsi all’occasione, canto e vocalità in totale abbandono, dono divino caduto nella banalità del presente, ma pronto comunque ad accendersi anche in quella banalità, a brillare nonostante tutto, tra gioia e disperazione, tra la più nuda esposizione di sé e il trucco più sontuoso e splendente.

Da “Come polvere o vento” anticipiamo la poesia “Requiem”

Requiem

ed ecco per te il mio requiem senza parole
con la bocca piena di erba e di felci azzurre
ecco il mio requiem della corifera che non
è creduta, della Cassandra che è vilipesa
magnifico esempio di segreta impresa
tu solo mi esalti e mi incanti perché
sei colui che non si può prendere ed essendo
fermo sulle rive del Gange in perenne
contemplazione aspettando che passi la pagliuzza
d’oro della conoscenza e dell’era eterna
tu che sei scaltro più della pietra e più
duro del sasso e che pensi perennemente
pensi alle ere pitagoriche e che veneri
Socrate e che infine sei Paolo di Tarso
atterrato dalla fede infinita ebbene io
ti disarcionerò dal tuo cavallo d’amore
filiale desiderante farò di te un martire
dell’ombra perché il segreto della tua
tristezza è l’ordine e il disordine delle
cose create perché io non sono dissimile a
tua madre a Cerere eterna e infine sono
anche la primavera che si mette sugli alberi
insieme alla rugiada e tu ami la rosa della
vergogna che mi trovo appuntata sul petto
e tu le esalti e le scorri con le tue dita
feconde. Potessi così capire il mio desiderio
che si apre il fiore della carne infinitamente bella
e trovarvi dentro il seme insaziabile
dell’amore e dell’ebbrezza potessi sprezzante te
spargere sangue insieme disseminare
la discordia degli abissi perché sei
il murmure pieno e il precipizio delle
albe e perché infine tu conosci il senso
della bellezza. Io aborro pensare ma
aborro anche muovermi nel caos infinito.

da www.ilmessaggero.it

I poeti lavorano di notte


di Alda Merini

i poeti lavorano di notteI poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,

quando tace il rumore della folla

e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio

come falchi notturni od usignoli

dal dolcissimo canto

e temono di offendere iddio

ma i poeti nel loro silenzio

fanno ben più rumore

di una dorata cupola di stelle.

 

 

E’ morta Alda Merini


alda meriniMILANO – La poetessa Alda Merini, 78 anni, é morta oggi pomeriggio alle 17.30 nel reparto di oncologia dell’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano, “nosocomio – informa una nota – che da anni l’ha avuta in cura e a cui ha dedicato profonde riflessioni poetiche oltre a una scultura di forte richiamo a un periodo travagliato della sua vita”. “Il suo atteggiamento e la sua sensibilità – si legge nel comunicato dell’ospedale – hanno lasciato un profondo ricordo negli operatori sanitari del reparto di cura di Oncologia e cure palliative al quale si è rivolta nella consapevolezza di un supporto al disagio fisico e psicologico che la malattia le ha riservato nell’ultimo periodo della sua esistenza”.

LA POETESSA DELL’ALTRA VERITA’ – Nata a Milano il 21 marzo 1931, Alda Merini ha iniziato a comporre le prime liriche giovanissima, a 16 anni. Il suo primo incontro con il mondo letterario avvenne quando Silvana Rovelli, cugina di Ada Negri, sottopose alcune delle sue poesie ad Angelo Romanò che, a sua volta, le fece leggere a Giacinto Spagnoletti, considerato lo scopritore della poetessa.

La prima raccolta di poesie di Alda Merini: ‘La presenza di Orfeo’, pubblicata nel 1953, ebbe subito un grande successo di critica. Il suo capolavoro è però considerato ‘La Terra Santa’ che le è valso, nel 1993, il Premio Librex-Guggenheim ‘Eugenio Montale’ per la Poesia. Altre sue raccolte di versi sono ‘Testamento’, ‘Vuoto d’amore’, ‘Ballate non pagate’, ‘Fiore di poesia 1951-1997’, ‘Superba e’ la notte’, ‘L’anima innamorata, ‘Corpo d’amore’, ‘Un incontro con Gesù’, ‘Magnificat. Un incontro con Maria’, ‘La carne degli Angeli’, ‘Piu’ bella della poesia è stata la mia vita’, ‘Clinica dell’abbandonò e ‘Folle, folle, folle d’amore per te. Poesie per giovani innamorati’.

Nella sua carriera artistica, Alda Merini si è cimentata anche con la prosa in ‘L’altra verità. Diario di una diversa’, ‘Delirio amoroso’, ‘Il tormento delle figure’, ‘Le parole di Alda Merini’, ‘La pazza della porta accanto’ (con il quale vinse il Premio Latina 1995 e fu finalista al Premio Rapallo 1996), ‘La vita facile’, ‘Lettere a un racconto. Prose lunghe e brevi’ e ‘Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta’ e con gli aforismi ‘Aforismi e magie’. Nel 1996 era stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Francaise e ha vinto il Premio Viareggio. Nel 1997 le è stato assegnato il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Settore Poesia.

fonte ANSA