Che Dyskolos !!!


di Daniela Domenici

Quale conclusione migliore di una stagione teatrale se non quella di lasciare il proprio pubblico con il sorriso sulle labbra e nel cuore? E’ quello che ha fatto il direttore artistico del teatro Vitaliano Brancati di Catania, Tuccio Musumeci, che ha voluto mettere in scena come ultimo spettacolo di cartellone “Il Dyskolos di Menandro” per la regia di Romano Bernardi che si è divertito a mescolare situazioni  e personaggi tanto che, pur rispettando la vicenda raccontata da Menandro, ne è scaturita una commedia del tutto nuova. L’opera d Menandro è venuta alla luce solo nel 1957 grazie al rinvenimento di alcuni rammenti di quindici delle cento e più commedie da lui composte, l’unica ritrovata intatta è proprio il “Dyskolos” del 317 a.C.

Al centro della vicenda un vecchio scontroso e misantropo, Cnemone, che dovrà ricredersi sulla bontà umana e dare in sposa l’amatissima figlia Criside a Sostrato, il giovane che insieme al suo servo lo salva da una situazione di difficoltà. Questa in breve la trama per non togliervi il piacere di andare a ridere di cuore per tutta la durata dello spettacolo e ad applaudire tutti i formidabili interpreti.

Prima di parlare di loro vorremmo tributare un “bravissimo” allo scenografo Giuseppe Andolfo che ancora una volta ha saputo immaginare una scenografia ad hoc con il pozzo che è anche oracolo e sembra davvero fatto di pietra; nei costumi, poi, soprattutto quelli della maga Panfile e dei suoi particolari “aiutanti”, ha dato liberamente spazio alla sua fantasia creativa così come nel trucco “esagerato” della serva Simiche: applausi meritati.

E ora vogliamo regalare una standing ovation a tutta la compagnia, perfettamente affiatata nei tempi delle battute e nella gestualità che in un testo umoristico, come ben sapete, sono elementi fondamentali per provocare la risata e l’applauso. E ci riescono tutti perfettamente: da Tuccio Musumeci che interpreta un servo Pirrìa molto imbranato che però sarà il “deus ex machina” della vicenda a Olivia Spigarelli, una forza della natura di comicità travolgente, truccata da megera; da Agostino Zumbo che dà vita a un Cnemone che da scontroso misantropo si trasforma in un uomo bisognoso solo di affetto e coccole a Salvo Piro che impersona un Sostrato innamorato ma ancora un po’ immaturo.

Un “brave” a parte lo meritano Debora Bernardi e Maria Rita Sgarlato; la prima ha saputo ben rendere Criside, la figlia del misantropo, una ragazza inesperta che ha voglia di scoprire cosa sia l’amore anzi, “la differenza” e la Sgarlato ha dato vita a una maga molto sui generis, anche grazie al make up e al costume, che riesce a prendersi gioco dei protagonisti aiutata, in questo, da due personaggi un po’ “alternativi”, diremmo in termini moderni, i suoi seguaci Sicone e Davo, che giocano a essere Eros e Giunone in versione gay, interpretati deliziosamente da Giovanni Santangelo e Plinio Milazzo a cui è stato affidato anche il compito di raccontare una sorta di “incipit” iniziale nelle vesti di un improbabile dio Pan.

L’unica nota negativa, se ce lo permettete,  è stata la musica di Mikis Theodorakis che, secondo il nostro modesto parere, poteva essere evitata perché non aggiunge niente allo spettacolo e anzi, in alcuni momenti, disturbava la recitazione sovrastandola.

“Il Dyskolos di Menandro” al teatro Brancati di Catania


Mercoledì 12 Maggio 2010 alle ore 21 al Teatro Vitaliano Brancati di Catania andrà in scena la “prime” della commedia “Il Dyskolos di Menandro”, ovvero le tragicomiche peripezie del servo Pirria.

Il testo di Menandro (Atene 342 a.C. circa – 291 a.C. circa ), uno tra i maggiori poeti greci della commedia nuova, si presenta con una veste diversa grazie all’adattamento di Romano Bernardi che, per l’occasione, dirigerà sul palcoscenico del Brancati un cast d’eccellenza: Tuccio Musumeci vestirà i panni del servo Pirria; accanto a lui Agostino Zumbo, Salvo Piro, Olivia Spigarelli, Debora Bernardi, Plinio Milazzo, Maria Rita Sgarlato e Giovanni Santangelo.

L’opera di Menandro, conosciuta solo per fama e per la rielaborazione dei comici latini, è venuta alla luce nel 1957 grazie al rinvenimento di alcuni frammenti riguardanti soltanto quindici delle cento e più commedie composte in trent’anni di attività febbrile. L’unica rinvenuta pressoché intatta è proprio il Dyskolos del 317 a. C.

Vi si narra la vicenda di Cnemone, vecchio scontroso e misantropo che, abituato a cacciare a bastonate chi aspira alla mano della figlia, dovrà ricredersi sulla bontà dell’essere umano e del prossimo proprio quando, caduto dentro un pozzo, verrà salvato da Sostrato, giovane e ricco ateniese innamorato della figlia. Nello spettacolo, prodotto dal Teatro della Città, Romano Bernardi si è divertito a mescolare situazioni e personaggi tanto che, pur rispettando la vicenda raccontata da Menandro, ne è scaturita una commedia del tutto nuova che ha come scopo quello di esaltare gli elementi comici del testo originale offrendo al pubblico uno spettacolo brillante e pieno di ritmo.

Le musiche sono di Mikis Theodorakis, le scene e i costumi sono firmati da Giuseppe Andolfo e realizzati a cura del laboratorio di scenografia del Teatro della Città.

“Sicilian Tragedi” al teatro Ambasciatori di Catania


di Daniela Domenici

Pubblico delle grandi occasioni, teatro stracolmo per la prima, anzi la “prime”, termine preso in prestito dall’inglese (e mai come per questo spettacolo calza a pennello!), di “Sicilian Tragedi” di Ottavio , autore del libro da cui è stato tratto lo spettacolo che ci è piaciuto ma ci ha anche deluso in alcuni suoi aspetti e vorremmo affrontarli entrambi consapevoli del fatto che un critico teatrale debba avere il coraggio di esaltare e apprezzare quando sia il caso ma anche quello di sottolineare gli elementi negativi, ci prendiamo quest’onere.

Per una nostra “forma mentis” preferiamo iniziare da ciò che ci ha colpiti positivamente; prima di tutto l’originalissima idea scenografica di Stefano Pace abbinata alle musiche e ai video di Massimiliano Pace, assolutamente innovativi, hanno avuto anche bisogno di un palcoscenico più ampio a scapito di un minor numero di poltrone per il pubblico ma ne è valsa la pena, secondo noi. Ottimi e pertinenti anche i costumi di Francoise Raybaud e i movimenti coreografici di Donatella Capraro nonché le luci perfette di Franco Bozzanca.

“Deus ex machina” di tutto questa “parte tecnica”, chiamiamola così, il regista Guglielmo Ferro che ha saputo davvero ben orchestrarla, i nostri personali complimenti e applausi.

Ci sono, però, due nostre “dolenti note”, permetteteci di parlarvene.

“In primis” l’inutile e fastidiosissima (ho raccolto le lamentele di parte del pubblico) intercalare della parola “minchia” (scusateci, non avremmo voluto scriverla ma dato che l’hanno ripetuta all’infinito ieri sera …) che ha dato una connotazione di volgarità non necessaria all’eloquio di alcuni attori (e non solo di quella ma le altre ve le evitiamo …) che non ha risparmiato, e di questo ce ne dispiace davvero, anche una primadonna come Ida Carrara nel ruolo di una contessa un po’ sui generis.

“In secundis”, e qui chiudiamo con le “dolenti note” di cui sopra, l’eccessiva velocità di tutta la “mise en scene”, troppo frenetica, da far venire il fiatone nello stare dietro all’azione, che ha un po’ penalizzato, secondo noi, la comprensione della vicenda che già, di per sé, non era facilissima essendo, come dice correttamente Mariarosa Mancuso, un intreccio di “Romeo e Giulietta e le guerre di mafia, il teatro elisabettiano e la tragedia greca, le rappresentazioni barocche e la commedia di costume, la comicità di Nino Martoglio e le sagre del pesce spada…”.

Tra gli attori del cast vogliamo sottolineare in positivo l’ottima interpretazione del regista gay data da Agostino Zumbo, assolutamente perfetta, senza una sbavatura, divertentissima e quella dell’assessore interpretato, con misura e nota professionalità, da Mimmo Mignemi. Ci è piaciuto molto anche Plinio Milazzo, bravissimo nel ruolo dell’amico gay (con relativa improbabile parrucca bionda ed esagerate movenze ed eloquio) di Betty Pirrotta, una brava Stella Egitto, per noi una bella novità. I “genitori” di Stella sono stati interpretati da un sempre formidabile Sebastiano Tringali (che però è stato anche lui, secondo noi, penalizzato da quell’inutile volgarità di cui abbiamo già parlato) e da una Guia Jelo non nel suo ruolo ideale, lasciatelo dire. Bravo anche Filippo Brazzaventre nella parte del boss, mr Turrisi, che aspira alla mano di Betty, Francesca Ferro in quella della Lambertini, la “presenzialista”, bravi anche (ma li abbiamo ammirati in bel altre interpretazioni) Aldo Toscano e Gino Astorina.

“Schegge – Omaggio ad Alda Merini” a Catania


di Daniela Domenici

Domenica 29 Novembre alle ore 20,30 debutterà, al Teatro Erwin Piscator di Catania, lo spettacolo di teatro-danza contemporanea “Schegge – Omaggio ad Alda Merini” con le coreografie di Silvana Lo Giudice su musiche di Aubry, Mertens e Nyman.

Da un’idea coreografica ispirata alla vita della grande poetessa scomparsa lo scorso  primo novembre, lo spettacolo si sviluppa in un’ alternarsi di quadri di vita vissuti da Alda Merini che prendono vita attraverso la contaminazione di gesti e parole, di danza e teatro, di ballerine e attori; un’altalena di movimenti e sentimenti opposti come quelli vissuti dalla scrittrice che ha conosciuto, alternativamente, amore e follia, felicità e dolore, passione e strazio. Sentimenti resi sulla scena grazie al personalissimo stile di danza contemporanea di Silvana Lo Giudice basato principalmente su movimenti rapidi e geometrici delle braccia che disegnano figure nell’aria come pennelli su una tela, a volte circondando con dolcezza il viso come se fossero carezze per coccolare, per amare; a volte, invece, schizzando via con violenza verso il cielo come per fuggire da qualcuno o qualcosa che non ci piace.

I gesti delle ballerine Liliana Gaglio, Olga Nicoloso, Anna Sperandeo, Antonella Squillaci, Giorgia Torrisi e Silvia Torrisi esprimeranno queste emozioni, amplificate e supportate dai brani, tratti dalla biografia, dalle interviste e dalle poesie della poetessa milanese, recitati da Egle Doria che sarà la voce di Alda Merini. Si assisterà così al suo ingresso in manicomio, ai suoi innumerevoli ritorni alla cosiddetta “vita normale”, con la  presenza costante, positiva e protettiva del suo amico Dottor G interpretato da Agostino Zumbo.

Protagonista in scena il suo desiderio di amare sempre e comunque, di scrivere e comunicare quell’immenso universo di sensazioni ed emozioni che hanno percorso la sua eccezionale e singolare vita.

Il coordinamento registico dello spettacolo è di Melina Zumbo.

“L’incidente” apre la stagione al teatro Brancati di Catania


di Daniela Domenici

Ieri sera il primo degli spettacoli che ha inaugurato  il cartellone della nuova stagione del teatro Brancati a Catania: è andato in scena, e lo sarà fino al 15 novembre, “L’incidente” che l’autore, Luigi Lunari, ha tratto da un testo tedesco intitolato “Die Hose”. La regia dè di Giuseppe Romani e le scene e i costumi di Giuseppe Andolfo.

La storia trae spunto da un banale incidente di sapore boccaccesco e da questo episodio nascono una serie di situazioni tra equivoci, boutades e gags in cui sono coinvolte tra coppie a cui si aggiungono un onorevole, un giovanotto e due prostitute.

Prima di parlarvi dettagliatamente degli interpreti vorremmo condividere con voi qualche nostra riflessione; innanzitutto la scelta del testo che non brilla per significati profondi né ha una trama molto coinvolgente, è una commedia degli equivoci alla Feydau che sicuramente “acchiappa” ma, se ci permettete ci sembra sia troppo “in tema” con gli argomenti pruriginosi che invadono i media nell’ultimo periodo, dalle escort del premier agli incontri segreti con trans, e questo ci dispiace. Un altro appunto vorremmo farlo all’abbigliamento di Egle Doria e Maria Rita Sgarlato, le due prostitute un po’ sui generis: la caratterizzazione del loro look, immaginata ad hoc dal costumista per strappare risate al loro apparire, ci è sembrata troppo esagerata, macchiettistica, siamo convinti che sarebbe bastata la loro recitazione a definirle.

E ora finalmente i nostri complimenti e applausi ai protagonisti della serata e vorremmo iniziare da chi, secondo il nostro personalissimo parere, ha brillato più degli altri e iniziamo da Agostino Zumbo che interpreta un direttore di banca: assolutamente eccezionale sia nella gestualità che nella recitazione semplicemente perfette in ogni momento della vicenda, davvero bravissimo nella sua ossequiosità verso l’onorevole. Ed estendiamo i nostri complimenti a Carmela Buffa Calleo, sua moglie nella storia, che ha saputo caratterizzare questa donna isterica in modo assolutamente irresistibile aiutata, in questo caso, dal look scelto per lei che la faceva sembrare una specie di Olivia, la moglie di Braccio di Ferro, formidabile.

Un complimento a parte vogliamo tributarlo al giovane Giovanni Santangelo, che interpreta la parte del figlio della coppia Zumbo-Buffa Calleo, caratterizzando questo ragazzo, soffocato dalle attenzioni dei genitori che lo trattano da bambino, in modo assolutamente eccezionale sia per tempi recitativi che per gestualità perfetta, speriamo che questo ruolo sia il suo trampolino di lancio, se lo merita davvero.

I nostri complimenti alle due “escorts” molto sui generis, Egle Doria, alias Natasha, e Maria Rita Sgarlato, alias Mimosa; Egle-Natasha interpreta, con la sua consueta bravura, che ormai apprezziamo da tempo, una specie di tigre del sesso che alla fine si rivelerà una povera diavola che allevierà, addirittura, gli acciacchi del suo partner; Maria Rita-Mimosa, che avevamo apprezzato in altri ruoli non comici, si è rivelata davvero brava nel saper alternare il dialetto veneto con il catanese doc e anche lei, come Egle-Natasha, alla fine, si rivelerà una brava ragazza molto normale.

Bravi anche i due componenti dell’altra coppia, coinvolti loro malgrado in questa sit com dai colori boccacceschi, Salvo Scuderi ed Elisabetta Alma, il primo caratterizzato dai suo amore per la lingua latina di cui cita, in continuazione, frasi e ablativi assoluti, la seconda bravissima a suscitare risate con i suoi gridolini e la sua recitazione sopra le righe.

Il ruolo dell’onorevole che viene ossequiato perfettamente dal direttore della banca e che vuole tentare di sedurre la padrona di casa è interpretato da Marcello Perracchio che, permetteteci di dirlo, ci è sembrato un po’ affaticato ma sempre comunque perfetto nel suo ruolo.

E veniamo ora alla coppia protagonista, quella dei padroni di casa, i Martelli, composta dalla brava  Concita Vasquez, colei che dà il via a tutti gli equivoci perdendo le mutande durante una celebrazione importante nella banca in cui lavora il marito, e Tuccio Musumeci, il marito appunto, che si trova coinvolto e travolto dagli eventi e che cercherà di uscirne fuori con minor danno possibile ma che, invece, avrà la peggio nel finale, che è un’apoteosi di rumori, urla e movimenti disordinati di tutti gli attori del cast, con Tuccio al centro del palcoscenico, bravissimo a rimanere l’unico immobile, silenzioso e attonito, come se non c’entrasse nulla con tutta la vicenda che gli è apitata addosso.