Voci da Augusta: Enza e i cani randagi


Certamente ormai da tempo conoscete la mia passione per i cani e tutto quanto sto facendo per salvarne qualcuno da una triste fine.

Volevo informarVi che sabato scorso 4 dei nostri randagi hanno raggiunto un rifugio di Pesaro tramite una staffetta di volontari, tra i quali la sottoscritta, dove rimarranno in stallo fino alla loro adozione. I 4 cani sono partiti tutti microchippati, puliti, trattati con gli antiparassitari usuali, perfettamente guariti dalle patologie che presentavano al momento della cattura, ma soprattutto STERILIZZATI, tutti, anche i due maschi.

Vanno ad aggiungersi ad una quinta cagnolina, da me data in adozione ad una famiglia di Bologna due settimane fa. Ritengo che il fatto sia completamente nuovo per Augusta, come assolutamente nuova è la collaborazione che ho trovato negli enti preposti e nel personale di tali enti, che mi hanno facilitato enormemente attivando procedure di massima urgenza al fine di favorire la partenza dei 4 cani.

Da vari canali sto avendo riscontri positivi riguardo a questo problema. Alcune persone mi hanno contattata per offrirmi stalli provvisori per i cani catturati, altre per offrirsi come volontari, altri ancora mi hanno offerto denaro per il mantenimento e le cure dei 4 cani, altri hanno portato cibo, due farmacie mi praticano regolarmente forti sconti sui farmaci ad uso veterinario, ed altre piccole iniziative che nel complesso mi fanno intravedere un cambiamento di tendenza: alla gente non basta più portare da mangiare ai randagi, non vogliono più vederli in strada!

Da parte mia sono assolutamente convinta che il randagismo ad Augusta si possa risolvere, così come sono convinta di poter avviare un programma di recupero di questi cani, coltivo il sogno di avviare i migliori soggetti all’addestramento per la ricerca di superstiti in appoggio ai volontari della protezione civile o come cani antidroga e altri servizi sociali dove il fiuto del cane è fondamentale e insostituibile. Ho avuto un incontro con l’assessore Accolla dove si è parlato della vera causa del randagismo, ovvero le mancate sterilizzazioni delle cagnette di proprietà, ed ho fatto una proposta che in breve tempo potrebbe portare ad ottimi risultati, come anche si è molto parlato del costo dei cani presenti attualmente in canile, costo assolutamente ingiustificato viste le condizioni dei cani e dello stesso canile, che gravano pesantemente sull’economia e sui cittadini tutti, distraendo importanti somme che potrebbero essere dedicate ad altri temi urgenti.

La mia proposta prevede l’abbattimento di questi costi, con l’avvio di una serie di interventi miranti tutti al recupero dei cani e non alla loro segregazione.

Anche la stampa può giocare la sua parte in questo progetto, che deve essere COMUNE, non ha più senso lamentarsi e girare gli occhi da un’altra parte, il problema esiste e non si può più ignorarlo. Io ho dato un input, con il vostro aiuto posso raggiungere centinaia di cittadini che magari avrebbero la volontà, ma non hanno nè la competenza nè la minima idea di come ci si possa organizzare.

Ognuno di noi può dare il suo contributo, vuoi diffondendo gli annunci su internet, vuoi facendo lo stesso sugli organi di stampa, vuoi occupandosi della ricerca stalli o del reperimento fondi, vuoi fotografando i cani, vuoi sensibilizzando le famiglie sui vantaggi della sterilizzazione, vuoi mettendo a punto un sito internet dedicato, vuoi creando e impaginando un opuscolo da distribuire presso negozi e attività sensibili al problema, e in mille altri modi che non contemplano il contatto diretto con gli animali, contatto che in assoluto mi riservo di gestire direttamente.

Enza Licciardello – Resto a disposizione per qualunque altra informazione vogliate richiedermi 347 8509134

Salemi (TP), il Comune pronto ad accogliere 20 orfani di Haiti


Il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, ha annunciato che il Comune “offre la propria disponibilità ad accogliere 20 bambini orfani di Haiti“.

Segue la vicenda il vicesindaco Antonella Favuzza, che ha spiegato:

“Tempi e modalità si sapranno solo dopo le determinazioni della Commissione per le adozioni internazionali che si riunirà domani per definire un piano straordinario che possa agevolare le pratiche di affido e adozione possibilmente con procedure più snelle rispetto all’attuale iter.

Noi ci stiamo attrezzando per l’affido temporaneo, un po’ come avviene attualmente con i bambini provenienti dagli internat dell’Ucraina e della Bielorussia che vengono ospitati in Italia due volte all’anno, a Natale e in estate.

Intanto però le famiglie che volessero contribuire al nostro progetto possono contattare gli uffici comunali al numero 0924-991401, oppure inviando una email a vittoriosgarbi@cittadisalemi.it, indicando i propri recapiti”.

da www.trapani.blogsicilia.it

MINORI: per 70mila la scuola è matrigna


di Benedetta Verrini

Cosa sono 70mila contro 9 milioni? E’ il numero dei bambini in adozione e affido che ogni anno si trova ad affrontare il percorso scolastico insieme a tutti gli altri studenti italiani. Per aiutarli, nel mese di settembre, durante il convegno “Adozione, affido e leaving care tra scuola e famiglia”, l’Associazione Amici dei Bambini ha lanciato le “Linee Guida per la scuola” per favorire la migliore integrazione dei minori.

Vita ha ospitato un approfondimento sul tema a pag.11 del n.34, il 4 settembre 2009. Ecco un estratto:

La matematica non aiuta. C’è una legge di maggioranza che rende I bambini adottati, i minori in affido e i ragazzi fuori famiglia un imbarazzante problema nelle aule scolastiche. Gli studenti italiani sono circa 9 milioni. “Loro”, il problema, sono circa 60-70mila.

Hanno una fisionomia complessa: gli adottati sono italiani o – più spesso – stranieri, con una famiglia molto presente ma una pesante storia di abbandono da elaborare.

Per i minori in affido o fuori dalla famiglia il dolore non è solo alle spalle, è una quotidianità precaria, vissuta attraverso l’isolamento o l’aggressività.

Sono ragazzi come Margherita, che non accetta il metodo di lavoro “a squadre” della prof di spagnolo perché è meglio una nota che far sapere ai compagni che vive in una comunità. O come il piccolo Santiago, le cui maestre non comprendono le difficoltà: «Adesso che è stato adottato dovrebbe aver superato tutto, no?». O come Emanuele, che l’anno scorso a scuola ripeteva: «Tanto qui non resto, torno da mamma e papà». Ma quest’estate, mentre era in una colonia estiva, il Tribunale ha deciso che i suoi non sono ancora pronti a fare i genitori.

Si naviga a vista

Mosche bianche «che è fin troppo facile escludere, punire, bocciare», confessa una preside vecchio stampo, Giovanna Rosa Pifferi, dirigente scolastico in una scuola media e docente di Pedagogia e didattica presso l’Istituto di scienze religiose di Siena. «Se per gli stranieri o per i bambini con disabilità abbiamo una normativa cui fare riferimento e siamo aiutati all’inclusione, per questi ragazzi si naviga a vista». Anche combattendo con insegnanti stremati o demotivati, che dicono di non potersi trasformare in assistenti sociali o di non poter ritardare il programma. «Come dirigente spesso dico che noi, come scuola, non possiamo infilarci in quello stesso giro di abbandono che ha reso questi ragazzi così difficili», dice la Pifferi.

«Dobbiamo dar loro obiettivi raggiungibili, anche se non sono allineati con gli standard comuni. Siamo educatori e dunque non dobbiamo riempire le teste, ma fare teste che ragionano. Tutto questo, però, non si può improvvisare. Abbiamo bisogno di punti di riferimento comuni, una formazione specifica per gli insegnanti, un progetto condiviso tra scuola, famiglia e servizi».

Fuori dalla porta

È di questo che il 24 e 25 agosto si è parlato al convegno internazionale di AiBi «Emergenza educativa. Adozione, affido e leaving care tra scuola e famiglia». Assente ingiustificato, forse proprio per la dittatura dei numeri, il ministero dell’Istruzione

Allergica allo sperma del marito


allergieSognavano di sposarsi e di avere molti figli, ma dopo il matrimonio, per una coppia americana il sesso si è trasformato in un incubo. Lei ha scoperto di essere allergica allo sperma del marito e dunque di non poter rimanere incinta. I due, Mike and Julie Boyde, hanno scoperto l’incompatibilità soltanto dopo le nozze, quando hanno interrotto i rapporti protetti e hanno iniziato a fare sesso senza preservativo.

Prima di sposarsi, nel 2005, Mike e Julie si sono frequentati per due anni, dopo essersi conosciuti in università. Tra i due il colpo di fulmine è stato immediato e anche l’intesa sessuale è sempre andata a gonfie vele. Fino alla prima notte di nozze. Una volta abbandonato il sesso protetto per avere dei figli, la coppia ha iniziato infatti ad avere seri problemi a letto. “C’era qualcosa che non andava, qualcosa che mi faceva andare in panico – ha spiegato Julie durante un documentario -. Era come se qualcuno stesse infilando degli aghi dentro di me. Era dolorosissimo, spaventoso”.

Il dolore durava anche per settimane dopo il rapporto sessuale e talvolta comparivano anche delle macchie e delle vesciche molto insolite. Inizialmente i medici non hanno saputo individuare il problema, ma poi un amico di famiglia è roiuscito a ipotizzare l’allergia al plasma del liquido seminale. “Il corpo di Julie riconosce lo sperma come una proteina estranea e pericolosa, così le mucose lo respingono provocando gonfiore, prurito e infiammando le terminazioni nervose”; ha spiegato il dottor Abndrew Goldstein, del Centro medico dell’università di Cincinnati.

Oltre a provocare gravi disturbi, secondo quanto verificato dagli esperti, la singolare allergia di Julie uccide inolter gli spermatozoi del marito, rendendo di fatto impossibile qualsiasi inseminazione degli ovuli. Ogni tentativo di fecondazione assistita non ha dato alcun esito e la coppia, dunque, alla fine ha deciso di ricorrere all’adozione.

fonte tgcom