Il racconto di un viaggio senza fine


di Daniela Domenici

Ieri la città di Pachino, il comune più meridionale della Sicilia e dell’Italia, grazie al coordinamento per l’immigrazione Abd El Kader Guellali, ha organizzato una giornata per ricordare quegli immigrati che non ce l’hanno fatta, dopo interminabili e atroci viaggi della speranza sulle “carrette del mare”, ad arrivare vivi sulle nostre coste in cerca di una vita migliore, di una terra che credevano fosse il paradiso.

Nell’ambito di questa giornata abbiamo assistito, presso il teatro della chiesa di San Corrado,  allo spettacolo musico-teatrale “Il naufragio infinito di Titti e Hadengai ovvero il racconto di un viaggio senza fine” scritto e diretto da Saro Miano e da lui interpretato con Daniela Cornelio, Elisa Nocita voce, caxixi e marimba e Peppe di Mauro alle percussioni.

Saro Miano ha scritto questo testo rielaborando una serie di articoli e notizie su un naufragio avvenuto l’anno scorso nel Canale di Sicilia in cui sono sopravvissute solo 5 persone su 78 e sulle loro testimonianze ed è riuscito a creare un’opera drammatica, commovente, particolarissima di cui lui stesso è l’io narrante sotto il palcoscenico su cui si alternano, in un perfetto incastro, la voce recitante, graffiante e sofferta, di Daniela Cornelio, il canto modulato tra strazio e dolcezza di Elisa Nocita, che si accompagna anche con caxixi e marimba, e i tanti strumenti a percussione abilmente suonati da Peppe Di Mauro; alle luci il bravo Giuseppe Peralta.

Questo spettacolo avrebbe meritato una maggiore affluenza di pubblico ma anche una maggiore correttezza da quello presente (porta continuamente aperta e cellulari che squillavano) ma l’argomento non era dei più appetibili e facilmente apprezzabili: il “diverso” da noi che sia un immigrato, un disabile o un omosessuale non attrae. E per questo ringraziamo di cuore Saro Miano che ha avuto il coraggio di scegliere questo argomento e gli auguriamo che questo suo breve ma intenso spettacolo possa trovare tante altre “piazze” come Pachino disposte ad accoglierlo.

Salemi (TP), il Comune pronto ad accogliere 20 orfani di Haiti


Il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, ha annunciato che il Comune “offre la propria disponibilità ad accogliere 20 bambini orfani di Haiti“.

Segue la vicenda il vicesindaco Antonella Favuzza, che ha spiegato:

“Tempi e modalità si sapranno solo dopo le determinazioni della Commissione per le adozioni internazionali che si riunirà domani per definire un piano straordinario che possa agevolare le pratiche di affido e adozione possibilmente con procedure più snelle rispetto all’attuale iter.

Noi ci stiamo attrezzando per l’affido temporaneo, un po’ come avviene attualmente con i bambini provenienti dagli internat dell’Ucraina e della Bielorussia che vengono ospitati in Italia due volte all’anno, a Natale e in estate.

Intanto però le famiglie che volessero contribuire al nostro progetto possono contattare gli uffici comunali al numero 0924-991401, oppure inviando una email a vittoriosgarbi@cittadisalemi.it, indicando i propri recapiti”.

da www.trapani.blogsicilia.it

Immigrazione. I re magi respinti alla frontiera


di Lorenzo Alvaro

La trovata è del direttore della Caritas di Agrigento Valerio Landri e dell’arcivescovo Francesco Montenegro

 Nel presepe della Cattedrale di Agrigento alla vigilia dell’Epifania è apparso un cartello che recita “Si avvisa che quest’anno Gesù Bambino resterà senza regali: i Magi non arriveranno perché sono stati respinti alla frontiera insieme agli altri immigrati”. «E’ stata un’iniziativa concordata con l’arcivescovo Francesco Montenegro», ha spiegato a Repubblica Valerio Landri, direttore Caritas «perché abbiamo ritenuto che si dovesse dare un segnale per far riflettere la comunità ecclesiale e civile. Pensiamoci bene: oggi Gesù Bambino, se volesse venire da noi, probabilmente sarebbe respinto alla frontiera. Non abbiamo inteso fare polemica politica, siamo consapevoli che è necessaria una regolamentazione del fenomeno, ma siamo convinti che bisogna anche comprendere il perché questa gente fugge dal suo paese e bisogna dunque pensare all’accoglienza».
Landri ha raccontato anche delle diverse reazioni da parte della gente, «c’è chi ha plaudito alla nostra iniziativa ma anche chi si è lamentato sostenendo che abbiamo voluto sacrificare la tradizione alla problematica legata all’immigrazione. Noi pensiamo che la tradizione non possa essere anteposta ai diritti delle persone».

 da www.vita.it