di Fabio Chiusi
Il bestiario degli orrori su Pontifex sembra non volersi arrestare. Dopo l’ennesima intervista rilasciata da Francesco Bruno (quello che considera gli omosessuali dei “deviati”, “malati”, “anormali”, “patologicamente diversi”; insomma, una “lebbra etica”), che questa volta si spinge a considerare l’esibizione del proprio amore gay come passibile del reato di atti osceni in luogo pubblico (del resto, i suoi teoremi sarebbero dimostrati dal fatto che “se qualche genitore ha un figlio gay, grida come é legittimo che sia, alla disgrazia”), tocca a Monsignor Vincenzo Franco, Vescovo emerito di Otranto, affermare:
Penso che la Chiesa dovrebbe seriamente meditare e valutare che l’istituto della scomunica non è sbagliato e va adottato anche se impopolare, specie con quei cattolici, parlo dei politici, che votano leggi contrarie alla morale cattolica, pensi alle leggi che riconoscano unioni gay o l’aborto.
Leggi che immediatamente dopo vengono definite “assurde e crudeli“. In chiusura, lo sfogo:
Verso gli omosessuali va usata misericordia, ma con altrettanta fermezza va detto che la pratica di questi atti assolutamente abominevoli è aberrante, una lebbra, e se ci cadi non ti rialzi più. Siamo in presenza di atti che vanno contro natura, violano la natura umana e rendono l’uomo un essere sgradito a Dio. Sarebbe auspicabile maggior fermezza da parte dei vescovi che ultimamemente, non per colpa loro, ma di un sistema di pensiero unico, hanno tollerato troppo. E’ arrivato il momento di parlare chiaro e di dire le cose come stanno. Chi in casa sua fa quello che si pensa, ovvero atti aberranti, sia scomunicato e basta.
Altro che Tartaglia. Eppure non un mezzo di informazione che ne parli, né un politico di area cattolica che prenda le distanze. Forse dovremmo creare un gruppo su Facebook: “l’omosessualità è una lebbra”, oppure “i gay sono malati”. Solo allora ci sarebbe la speranza che Corriere, Repubblica, Tg1 e Porta a Porta si destino dal “sonno dogmatico”.