“Le anime gemelle”


di Angela Ragusa

Avvicinati mio cuore…
Non temere il vento.
Sotto terra
le nostre radici avvinghiate
sfideranno anche il tempo…
Sfioriremo,disselvendoci nell’aria ,
soffioni roteandi
cullati dai raggi del sole…

Nulla,però, distruggerà
l’eternità del nostro rifiorire…

Torneremo,quando pioggia
di nuovo verrà
a saziare il nostro tormento
e piccole,insignificanti anime gemelle
stupiremo ancora
chi del creato
ha dimenticato l’immensità

Vorremmo la verità (se non è troppo disturbo)


Ci sono persone che hanno seppellito altre persone che amavano. E aspettano di sapere perché. La verità non elimina il dolore, non lo rende meno agro. Almeno porta una consapevolezza, una spiegazione che è riposo, se non sollievo. Questo non si capisce e non si è mai capito nel paese che pensa ai vivi, tanto i morti sono morti. E ha codificato l’andazzo in un proverbio. Invece dovremme pensare ai morti, per badare alla salute dei vivi che ai cadaveri e agli interrogativi sono rimasti appesi, in un infernale gioco dell’oca con le caselle al contrario, in un nascondino che incrudelisce il lutto. Dovremmo alzarci ogni mattina, da cittadini in piedi, con la nevrosi, con l’idea fissa di Ustica, dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, delle stragi del ‘93. Dovemmo impedirci di trovare ristoro, con le nubi dei misteri sempre dense e mai attraversate se non da radi riflessi di verosimiglianza. Tiriamo avanti, acefali e senza cuore, come se il dramma di altri – italiani e siciliani come noi – non ci riguardasse. Come se ogni vicenda fosse un filamento a parte. A chi tocca è toccata. I morti sono morti e noi siamo vivi. E’ il destino, bellezza. Un’ignavia su cui contano le menti raffinatissime di oggi e di ieri. Hanno costruito progetti sull’omertà delle pecore, sulle nostre assuefazioni al non voler sapere. Sì, qualche anniversario ribollisce, saltuariamente e senza che si sappia perché, di indignazione particolare. Ma poi tutto si quieta. Sì, ogni tanto si alza in piedi un signore anzianotto che di mestiere fa il presidente della Repubblica e strepita. Ma poi si ri-siede per un anno. Sì, ogni tanto incrociamo lacrime che ci turbano. Ma poi c’è da discutere sulla nazionale, su Prandelli che deve rifondare il calcio, come se un futuro digiuno di vittorie calcistiche fosse l’argomento all’ordine del giorno delle nostre inquietudini. Intanto le voci diventano più flebili, inudibili. E noi stessi camminiamo senza scopo né sentieri alle spalle. Quello che conta è il passo che imprime l’impronta qui e ora. Contano la pentola e la tv. Per le altre incombenze, ci sono gli storici e sognatori e che facciano il loro dannato mestiere! Spetta a loro parlarci di ieri e domani. Noi di Livesicilia, oggi, nel giorno di Ustica, abbiamo raccolto voci che non vogliono diventare silenzio. Marco Paolini, Salvatore Borsellino, Giovanna Chelli. E speriamo che non durino appena un attimo, che siano un po’ più resistenti dei fiori scarlatti di sangue e memoria che lasciamo appassire senz’acqua né amore sul nostro balcone.

da www.livesicilia.it

Dal carcere fiorentino di Sollicciano: Una lettera dalle ragazze addette agli asini


Con la presente, noi, ovvero il gruppo composto da Cinciu Dumitra, Charles Pamela, Massaro Stefania, Laccertosa Anna Maria e Botticelli Anna Maria, scelte fra tante per il progetto asino-terapia (Educare con gli asini), abbiamo sposato e accettato di prenderci cura delle ormai nostre Marina e Marinella (le asine in questione). Fin dal 11 gennaio 2010, giorno in cui sono arrivate in Sollicciano nello spazio recintato tutto loro all’aria, le abbiamo accolte con entusiasmo, cresciuto giorno dopo giorno. Siamo state colte da un minimo disorientamento iniziale, dato dall’organizzazione per gestire i nostri precedenti impegni di lavoro, con la loro cura che avviene tutti i pomeriggi. Le nostre ciuchine (nome che alterniamo con altri vezzeggiativi per riferirci a loro) all’inizio erano recalcitranti alle nostre attenzioni, standoci lontane. Mentre adesso si avvicinano con più sicurezza, scevra di timore. Non è stato facile abbonirle ma con la nostra costanza ci siamo recate tutti i giorni, sia con il vento forte che con la pioggia e neve. Senza pensare al fango che imbrattava i nostri vestiti e le scarpe. Abbiamo superato anche la fatica di riempire i secchi d’acqua, prima che venisse introdotto un rubinetto all’interno della stalla. Neanche le ultime giornate d’afa ostacolano la nostra andata. Sino ad una ventina di giorni fa riempivamo cassette d’erba che abbiamo estirpato dal cortile. Da subito abbiamo raccolto il pane avanzato e dalla cucina, dove lavorano un paio di noi, ci occupiamo di conservare le bucce del taglio di carote, di cui sono ghiotte, foglie di verza e broccoli e pere che anzichè mangiarle noi le portiamo volentieri a loro. Poi mangiano disinvolte le caramelle, in particolare alla frutta. Ci preoccupiamo di rimuovere la segatura e la paglia dalla stalla, dato che la usano come se fosse un water, perchè vogliamo siano pulite. Questo avviene non solo quando le abbiamo tenute chiuse (consigliate da Tommaso – il ragazzo che ci sta formando e che viene un paio di volte a settimana – per permettere all’erba di crescere) ma anche adesso che sono prevalentemente aperte, in quanto all’interno lasciamo il mangiare che portiamo loro. Poi, anche perchè il giorno dopo anche loro ci lasciano qualcosa, come dicevamo i loro bisognini. Siccome da subito abbiamo saputo che erano incinta, ci siamo preoccupate e ci preoccupiamo che vivano il loro periodo di gestazione nel modo più confortevole possibile e per cui chiediamo una visita di un veterinario che si/ci assicuri del buono stato e che dia scadenze più precise inerenti il parto. Fra noi e loro si è creato un bel rapporto, noi proviamo affetto ma anche questo sentimento è in crescendo. Poiché siamo accorte ad ogni loro minimo raglio non solo quando siamo in loro compagnia ma anche quando siamo in cella. Spesso ci affacciamo pensando di sporgere ciò che fanno. Loro ci inteneriscono tanto anche quando, prima di mangiare i cibi sopracitati, tendendoli con la nostra mano, li annusano. Poi sono spettacolari quando si sdraiano o si grattano sia a terra che sui rami e tronchi degli alberi; sono proprio da immortalare con delle foto, magari per un calendario! Siamo convinte che anche loro ci vogliono bene, si sono affezionate a noi, altrimenti non spieghiamo perchè appena ci vedono giungere emanano ragli diversi da quelli che fanno tutte le volte che qualcuno si avvicina al recinto. Quelli rivolti a noi sono festosi e ciò ci fa provare tanta gioia. Noi siamo fiere di loro, di essere riuscite ad ammansirle e renderle parte della nostra vita. Raccontiamo un breve aneddoto che concorre a confermare l’unione del gruppo. Attendiamo la nascita dei ciuchini/e o ciuchetti/e e fantasticando sui nomi, poi ci chiediamo se nasceranno femmine o maschi. Questo dilemma ci fa desistere dal comprare un fiocco azzurro o rosa. Eh sì, perchè noi le trattiamo come se fossero umane, proprio come noi. In conclusione chiediamo di non rimuovere l’incarico in cui abbiamo creduto dall’inizio fermamente. Abbiamo saputo con certezza che dal 1° giugno 2010 il progetto si tramuterà in un lavoro, dato che adesso è l’Istituto che provvede a retribuire. Anche se ciò non avviene da due mesi. La nostra è una vera preoccupazione e delusione se ciò dovesse accadere. Fra un po’ nasceranno i ciuchetti e sapere che saremo sostituite da altre ragazze ci ferisce. Chiediamo pertanto gentilmente che l’associazione intervenga affinchè ciò non avvenga. Cordiali saluti.

Le ragazze addette agli asini

Cartasia 2010: Lucca invasa dalla Paper Art, tra creatività ed ecologia


di Valentina Marsella

Fino al 18 luglio, la città toscana ospiterà le opere di artisti nostrani e internazionali, per cui la carta è stata la fonte di ispirazione. Dagli abiti scultura della Crepax, agli ‘strappi’ viventi di Hemmes, fino alle creazioni giapponesi. Hiroaki Asahara, ‘Islands Dancing in the Air’ Fonte: http://www.cartasia.it Caterina Crepax, figlia del noto disegnatore di fumetti che ha dato il volto alla mitica ‘Valentina’, scolpisce abiti di carta, tra eleganza e sogno, mentre Hiroaki Asahara crea sculture con il washi, l’antica carta giapponese fatta a mano. Poi c’è Anna Onesti, le cui opere di paper art si compongono di carta giapponese artigianale che l’artista tinge impiegando antichi procedimenti decorativi legati alla tintura dei tessuti, che sfruttano le cangianti possibilità dei colori vegetali, con la capacità di trasmettere alle materie che assorbe una dimensione nel senso della profondità. E ancora, Hemmes, artista livornese definito il poeta degli ‘strappi’. Questi quattro grandi artisti faranno da corollario, con quattro diverse mostre personali, alle installazioni en plein air allestite per Cartasia 2010, Biennale d’Arte contemporanea partita in queste ore a Lucca e che durerà fino al prossimo 18 luglio. Numerosi artisti internazionali creeranno installazioni monumentali nel centro storico della città e nel Comune di Porcari. Filo conduttore, l’esposizione e il confronto diretto di artisti che hanno intrapreso un percorso non solo artistico, ma di vita attento e sensibile all’ambiente. Così, le vie della città toscana si riempiranno di opere in paper art, tra colori e forme cangianti. Il tema scelto per questa quinta edizione è Play Green Creativity: gioco, ecologia e creatività legati tra di loro attraverso l’utilizzo artistico della carta. La manifestazione è incentrata sulle tematiche del riciclo e dello sviluppo sostenibile. L’esposizione urbana a cielo aperto, vede protagonisti artisti provenienti da tutto il mondo selezionati da una giuria di specialisti. Eventi d’arte contemporanea, mostre, vernissage, incontri letterari, laboratori teatrali e spettacoli: la kermesse è a 360 gradi, in un progetto che non è solo artistico e culturale, ma vuole mettere in primo piano il rispetto per l’ambiente, il riciclo e l’ecosostenibilità. Oltre a recuperare la memoria storica, legata alla produzione cartaria di forte tradizione del territorio. Quattro gli artisti che esporranno le proprie opere personali nel corso del Festival Paper Art, che hanno fatto della carta il loro mezzo espressivo principale. A cominciare da Hiroaki Asahara, con la mostra ‘Catturando luce e aria’, che si tiene presso la Fondazione Lazzareschi dal 27 giugno al 18 luglio: l’antica carta giapponese washi, fatta a mano, è l’ingrediente base delle sue sculture. Opere che nascono casualmente, dalla destrezza manuale ed intellettiva dell’artista che ritrova in questo semplice materiale un veicolo con cui esprimere il proprio stato d’animo e le proprie emozioni. Superfici vibranti ed irregolari in cui l’occhio viene catturato in infiniti percorsi dello sguardo. Sogni vestiti di carta, è invece l’esposizione di Caterina Crepax, figlia di Guido, celebre fumettista; mostra che si tiene presso La Cavallerizza di piazzale Verdi dal primo al 18 luglio. Architetto d’interni, l’artista scolpisce con la carta abiti sontuosi dai dettagli sorprendenti, raffinati oggetti del desiderio. Con un’attenzione particolare per il riciclo, il riutilizzo di materiali cartacei di uso comune, come gli aridi scarti della burocrazia, scontrini fiscali, documenti triturati, bordi forati dei tabulati del computer o avanzi di lavori di tipografia. Ama l’ironico gioco della metamorfosi, della trasformazione di semplici pezzi di carta in ‘tessuti’ preziosi. Sempre presso La Cavallerizza, dal 1 al 18 luglio, si tiene l’esposizione ‘Strappi’ di Hemmes, artista livornese noto per i suoi tagli creativi: il pittore degli strappi fa della carta materia vivente, che dipinta evade dai bordi e conferisce una plasticità scultorea che induce a una tattilità vitrea e tagliente, in contrasto al bagliore dei colori carezzevoli, passionali, squillanti. E ancora, La Cavallerizza ospiterà i lavori di Anna Onesti, racchiusi nel titolo ‘Rituali senza tempo’, dal 1 al 18 luglio. La base di partenza è la carta giapponese creata dall’artista artigianalmente, ravvivata con mille colori. Le sue opere semplici ed essenziali, partono da un’estrema aderenza ai materiali utilizzati e cercano di affermare un’esperienza sensoriale del sentire ottico e fisico del tutto originale. La carta, una delle principali vie di comunicazione su cui scrivere pensieri, tramandare memorie, abbozzare disegni e perché no, creare sculture artistiche, sarà il leit motiv che incoronerà Lucca, almeno fino al 18 luglio, capitale mondiale di questo prezioso materiale. In particolare, dal 13 al 17 luglio il Living Theatre Europa, in collaborazione con l’Associazione Culturale Metropolis, organizzerà un laboratorio teatrale Teatro Migliorativo/Teatro Verde affrontando in modo originale l’attuale disastro ecologico che invade il nostro pianeta. Il seminario si concluderà con una performance. Per il quinto esercizio, la Biennale Della Carta ha attivato una proficua collaborazione con l’Amateras Paper festival (Sofia, Bulgaria), l’Istituto Italiano di Cultura New York (Stati Uniti), l’Istituto Italiano di Cultura San Francisco (Stati Uniti), l’Holland paper Biennial (Apeldoorn 2008, Olanda), la Charmey Triennial Du Papier (Svizzera 2008) che si sono impegnati a sostenere la manifestazione e proclamare Lucca ‘Capitale mondiale della Carta’

da www.nannimagazine.it

…a novembre


di Maria Grazia Vai

Sulle note di Evanescence “ Missing “

E scorrono i giorni, come le gocce di sale
sopra i rosari,
come scorre la pioggia sopra il catrame

Piove, sui frammenti di vetro del cuore
Sulle vele, sui rovi, sulle mie mani
– e sul mare, piove

Come l’inchiostro che cola.
Mentre cancello di te l’ultima goccia che muore,

e muoio anch’io

Come una lacrima nei tuoi occhi sbiaditi
Muoio
all’ombra di un sogno, tra le pietre e la bruma

– tra le rose sfiorite a novembre

Mentre volano via, lontano – le ultime rondini
Lontano da qui,

da questo cielo, bagnato d’autunno,
e rovente
– di pioggia e catrame.

“Fabrizio De Andrè. La mostra” – Il genio di Faber conquista Palermo


Era l’8 novembre del 1997. Fabrizio De Andrè incantò il pubblico siciliano portando sul palco del teatro Al Massimo di Palermo il tour dal titolo “Mi innamoravo di tutto”, un concerto che rimase memorabile. Fu l’ultima volta del cantautore genovese a Palermo. Sono trascorsi tredici anni da quella sera e undici dalla sua scomparsa, adesso, dopo Genova, Nuoro e Roma, anche Palermo vuole rendere omaggio ad uno degli artisti più completi del Novecento. Dal 25 giugno al 10 ottobre, all’ex Deposito locomotive Sant’Erasmo, si potrà visitare “Fabrizio De Andrè. La mostra”, curata da Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica e Pepi Morgia e ideata da Studio Azzurro – uno dei più prestigiosi gruppi internazionali di videoarte – che ne racconta la vita, la musica, le passioni che lo hanno reso unico e universale interprete e in alcuni casi anticipatore, dei mutamenti e delle trasformazioni della contemporaneità. Attraverso la narrazione virtuale, multimediale e interattiva viene proposta al pubblico un’esperienza emozionale, attraverso cui ognuno potrà mettersi in relazione con l’universo di “Faber”. “L’idea di rendere omaggio a De Andrè l’ho trovata straordinaria. Non ero certo di riuscire a portare la mostra a Palermo, ma quando l’ho vista a Genova me ne sono perdutamente innamorato – dice Andrea Peria Giaconia, organizzatore dell’evento in Sicilia per Terzo Millennio – Progetti Artistici. Appena acquistata, ho pensato subito dove portarla, quale potesse essere il luogo migliore, il più bello, l’ex Deposito locomotive Sant’Erasmo. La mostra di De Andrè – che apre gli appuntamenti de “Il Circuito del Mito 2010”, promosso dall’onorevole Nino Strano, assessore al Turismo e Spettacolo della Regione Siciliana, che ha creduto molto in questa iniziativa – è un evento culturale che va vissuto in prima persona, esplorando ogni angolo dell’anima dell’artista. Lo spazio che la ospita – prosegue – deve avere un respiro internazionale e Sant’Erasmo, con quella volta di archeologia industriale, ha una sua identità ben definita che ricorda molto le grandi strutture delle città europee”. Palermo, rispetto alle tappe precedenti, ha adattato la mostra al luogo. Le sezioni, infatti, da cinque, sala della Poetica, della Musica, dei Tarocchi, della Vita e del Cinema, sono diventate sei con la sala del Pianoforte, la più intima, quella dello studio e dell’ispirazione, ma anche quella degli affetti, con le foto che lo ritraggono ancora bambino. L’altra novità della mostra siciliana è legata all’ampiezza della sala dei Tarocchi. Il visitatore, dopo avere percorso una sorta di tunnel della memoria, attraverso luoghi ovattati, ambienti chiusi e insonorizzati per permettere una migliore fruizione della mostra musicale, si ritrova in una vera e propria agorà. Ed è un vero spettacolo. Il soffitto di Sant’Erasmo è popolato da enormi tarocchi che costellano l’arcata come se fossero delle stelle, ed è qui che i visitatori entrano in contatto con i personaggi inventati e cantati da De Andrè: Bocca di rosa, Carlo Martello, il giudice, Marinella, il pescatore e altri ancora. Tre tarocchi virtuali sono invece posizionati al centro della piazza, un trittico animato, che cambia a seconda della canzone con la quale il visitatore si è messo in relazione. Siamo al centro del percorso: nel cuore della mostra. In questa sala si potrà sostare, discutere, ascoltare, confrontarsi e personalizzare il proprio tarocco. In occasione dell’evento dedicato al poeta genovese, Terzo Millennio ha anche deciso di inaugurare “Sant’Erasmo Stazione d’arte”, uno spazio di design, che si trova nell’area esterna all’ex Deposito, una ricostruzione in chiave moderna dell’antico bar della stazione ferroviaria. La Stazione d’arte con pavimento in ferro, arredata in maniera minimalista e arricchita da divani e tavoli in rigoroso bianco e nero, diventa così un luogo d’approdo dal quale ripartire. Ripartire con l’arte e la cultura. Nei prossimi giorni sarà, infatti, presentato un calendario di appuntamenti legato alla mostra con presentazioni di libri, incontri con autori, concerti e istallazioni. Accanto a “Sant’Erasmo Stazione d’arte” anche un bookshop dove si potranno trovare libri, dischi, manifesti e il catalogo della mostra, pubblicato da SilvanaEditoriale. La mostra è promossa dalla Fondazione De Andrè onlus e da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura. “Fabrizio De Andrè. La mostra” resterà aperta da venerdì 25 giugno a domenica 10 ottobre. Orari: da martedì a domenica – ore 10.00/13.00 – ore 16.00/23.00 – lunedì chiuso Biglietti: intero euro 8.00 – ridotto per studenti universitari, over 65 euro e titolari di carta Idea Net euro 6.00 – ridotto scuole euro 3.50

da www.livesicilia.it

Musica: Jazz Basket Camp, palleggi a tempo di note a Perugia


Palleggi a tempo di Musica sullo sfondo di Umbria Jazz. Anche quest’anno, l’Hotel Gio’ Jazz Area di Perugia dall’11 al 16 luglio, durante Umbria Jazz 2010, e’ teatro di un grande abbraccio tra il Jazz ed il Basket: Jazz Basket Camp. Charlie Yelverton si riconferma anche per il 2010 protagonista di quest’evento insieme ai tanti ragazzi dai 12 ai 17 anni che entusiasticamente hanno partecipato alla prima edizione. Charlie Yelverton talento precoce del basket, dopo aver ottenuto il titolo di ”All America” nel 1971 venne scelto al primo giro dai Portland Trail Blazers. Durante alcuni provini estivi Sandro Gamba vide in lui l’erede naturale di Manuel Raga. Yelverton, grazie ad una straordinaria abilita’ di palleggio e a due gambe potenti, riusciva a fare di tutto: aveva un tiro micidiale, stoppava, prendeva rimbalzi. Le sue doti tecniche permisero agli allenatori di impiegarlo in diverse posizioni: da playmaker a guardia, da ala a pivot.

Ad oggi Yelverton e’ un vero personaggio, anche fuori dal campo, suonatore di sax tanto da essere soprannominato ”Charlie Sax”. Una delle massime preferite di Yelverton e’ ”Io amo la vita, le cose semplici, le persone, io amo la felicita’!”. Un’occasione per tutti quei giovani talenti che vogliono perfezionare la tecnica di gioco con un campione dell’NBA. Jazz Basket Camp non e’ solo sport, ma anche cultura. Durante il giorno ci si allena con la divisa da gioco, la sera invece ci si diverte tutti insieme alla Jam Session, dove Charlie, dall’11 al 16 luglio dalle 19.30 alle 20.30, dara’ prova delle sue indiscusse doti musicali, guidando i giovani giocatori nell’improvvisazione jazzistica.

fonte Adnkronos

Medici in vena


di Daniela Domenici

Quando alcuni medici dell’Ordine dei Medici di Catania si mettono in gioco per regalarci, oltre che la loro professionalità nella loro specializzazione, anche la loro bravura in un campo artistico per un fine nobile ecco che allora si accendono tante stelle com’è  successo ieri sera nell’anfiteatro “Turi Ferro” di Gravina di Catania per “Non solo Ippocrate 2010”, uno spettacolo il cui incasso era interamente devoluto alla GESHAN, una onlus che raccoglie i genitori di soggetti con handicap molti dei quali erano presenti sulle gradinate dell’anfiteatro e a cui era dedicata la bellissima poesia iniziale.

Lo spettacolo, come anche lo scorso anno, è stato fortemente voluto e organizzato da Eugenio Barone, presidente dell’associazione “Medici in vena” e componente di un quartetto comico di cabaret noto come “I Cabarotti” col valido aiuto di Carla Basile; per quest’anno Barone ha avuto l’idea, per colorare ulteriormente la serata, di dividere i suoi colleghi medici in due squadre, quella delle arterie e quella delle vene, che si sono sfidate con le specialità artistiche dei propri componenti, tutte di altissimo livello, e ha fatto presentare la serata al collega  Enzo Motta che ha saputo utilizzare il suo garbo ed eleganza anche nel “gestire” l’improbabile e indisciplinata giuria composta da Barone stesso, da Pippo Carbone e da Diana Cinà, colleghi de “I Cabarotti”. L’accompagnamento musicale è stato fornito da tre medici musicisti: Carmelo Alizzio, Damiano Alizzio e Santo Figura.

E ci sembra corretto elencare ora tutti i medici artisti di ieri sera, uno per uno, se lo meritano, la qualità delle loro esibizioni lo rende doveroso (accanto a ognuno di loro metterò per “simpatia” l’iniziale A o V delle rispettive squadre e ometterò il titolo di dott. davanti a ciascun nome dato che sono tutti medici):

–      A. Ekena Calaciura ha cantato, con voce potente, “Peace of my heart” di Janis Joplin

–      V. Toti Sapienza ha interpretato, anche con l’abbigliamento, la deliziosa “Ciccio Formaggio”

–      A. Maria Stella Blancato, con la sua voce da soprano, ha cantato “Over the rainbow” (anche lei abbigliata ad hoc)

–      V. Ilaria Piazza Roxas ha ballato e sua figlia Gea ha cantato l’intramontabile “New York New York”

–      A. Daniela Puzzo ha magicamente suonato al pianoforte brani di vari autori, soprattutto Brahms ma non solo

–      V. Franco Pulvirenti, aiutato dalla sua fisarmonica, ci ha fatto ridere di cuore con una scenetta di cabaret tutta giocata sulla sua abilità linguistica in siciliano

–      A. Elio Virgillito ha fatto finta di essere uno speaker televisivo di un improbabile telegiornale in un divertentissimo sketch di cabaret

–      V. Enzo Stroscio ha suonato, con la sua chitarra elettrica, un brano da lui composto intitolato “Stross one suite”

–      A. Carmelo Florio, ex componente del duo comico “Le tagliole”, ci ha offerto un suo monologo ironico-macabro

–      V. Claudia Lombardo, con un abito rosso fiammante, ci ha affascinato danzando un sensuale flamenco

–      A. Stefania Mazzone e Enrico Alizzio hanno cantato, in duetto, vari brani che hanno intitolato “Doppio misto in do”

–      Linda Musumeci, caposquadra delle “vene” ha recitato, abbigliata da uomo, un monologo molto toccante, da lei scritto, intitolato “Diverso”

–      Rita Galofaro, caposquadra delle “arterie” ha cantato, con la voce che le conosciamo, il celebre brano jazz “Misty”

–      Pippo Patanè, quarto componente de “I Cabarotti”, ha interpretato un brano di cabaret, tutto in rima baciata, dedicata al “maschio siculo”, parodia di “Gastone”.

Formidabili questi medici artisti dal cuore d’oro: li aspettiamo l’anno prossimo con un nuovo scopo umanitario.