di Loretta Dalola
http://lorettadalola.wordpress.com/2010/06/26/facciamoci-belli/
di Daniela Domenici
“Le cose spaiate si devono appaiare. Le cose rotte si devono aggiustare. E quelle che fanno soffrire si devono curare. Si fa così. Io questo lo so”: queste frasi riportate sulla quarta di copertina e tratte dal capitolo finale del libro sono una sintesi perfetta delle tematiche di questa storia che, come prima caratterizzazione, definirei “corale”.
L’autrice riesce a seguire le vicende di due nuclei familiari che vengono travolti da un evento traumatico mortale dando voce a tutti i protagonisti senza mai far perdere il filo, riuscendo a utilizzare lo “stream of consciousness” di Joyciana memoria con un’abilità magica e perfetta: ogni personaggio si esprime in un suo modo caratteristico, è subito riconoscibile, specialmente le tre bambine, Matilde, Caterina e Beatrice, e Irene, la mamma di Francesco (i capitoli più belli secondo il nostro modesto parere); a questi flussi di coscienza l’autrice alterna momenti di dialoghi che fanno da “link”, da collegamento, alle varie storie.
L’altra caratterizzazione sono le stupende e minuziose descrizioni geografiche dei luoghi in cui si svolgono le vicende, la città di Torino e alcuni ambienti montani della Val di Susa, che la Cibrario, di origine fiorentina ma da anni residente a Torino, mostra di conoscere perfettamente ma, soprattutto, di amare visceralmente; permetteteci un accostamento che forse vi sembrerà azzardato, quello con la Barcellona di cui Zafon ci fa percepire ogni angolo, ogni profumo, ogni suono.
Terza e ultima caratterizzazione di questa seconda opera della Cibrario l’accurata analisi psicologica di ogni personaggio coinvolto nella storia che dimostra una preparazione dell’autrice in questo campo e che emerge chiaramente dalle parole con cui si esprimono i vari protagonisti, bambini e adulti.
Grazie a lui e ai suoi tarocchi dei formaggi dop il made in Italy è conosciuto fino a Melbourne, in Australia. Sebastiano Pitruzzello ha 70 anni e dal ‘63 è emigrato da Sortino (Siracusa) fino all’Oceania, ora è anche Cavaliere del Lavoro, fresco di nomina del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il padre del “Parmesan” reinventato oltreoceano si difende da chi lo accusa di contaminare il nome dei grandi formaggi dello Stivale. “In Australia siamo sinceri, io non tradisco il made in Italy, c’è una legge che tutela il Parmigiano Dop e io la rispetto. Il parmigiano italiano è più buono del mio, più naturale. Ma non perché io faccia prodotti scadenti o contraffatti. Anche il mio parmesan è fatto tutto di latte e non produco mica mozzarelle blu…La differenza è che in Australia il latte deve essere pastorizzato mentre il latte del grana non è pastorizzato e dunque ha più qualità, è più ricco”, racconta in un’intervista al Corriere della Sera. Insomma adesso che combatte anche gli invidiosi che dall’Italia lo criticano, Pitruzzello che “dà lavoro a quasi 300 operai” pensa di meritarsi persino una statua nella sua cittadina d’origine: “Mi piacerebbe che il sindaco di Sortino, il dottor Paolo De Luca, mi dedicasse una piazza nel mio paese. Ho fatto già preparare la statua”.
Ieri, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha pronunciato la sentenza nel caso di Schalk e Kopf c. Austria. La Corte ha riconosciuto “la rapida evoluzione di atteggiamenti sociali nei confronti delle coppie dello stesso sesso in molti Stati membri e un numero considerevole di Stati hanno legiferato per il riconoscimento legale”. La Corte, nella sentenza, afferma che “una coppia convivente dello stesso sesso che vive in un partenariato stabile, rientra nel concetto di ‘vita di famiglia’, così come per il rapporto di una coppia di sesso diverso nella stessa situazione”, avvalorando la tesi del Prof. Robert Wintemute intervenuto presso la Corte per conto di ILGA-Europe. Ciò rappresenta un cambiamento rilevante per la Corte: è la prima volta infatti che la Corte europea dei Diritti Umani si riferisce alle unioni tra persone dello stesso sesso come famiglie richiamandosi all’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La Corte ha anche fatto un importante riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e ha sottolineato che l’articolo 9, relativo al diritto di sposarsi, non fa riferimento a uomini e donne. La Corte ha poi detto che “il diritto al matrimonio sancito dall’articolo 12 [della convenzione] non deve essere in alcun modo considerato limitatamente al matrimonio tra due persone di sesso opposto”. L’Associazione Radicale Certi Diritti considera molto importanti le decisioni della Corte Europea, poiché rafforzano le iniziative giurisdizionali che ben presto verranno avviate – in collaborazione con Rete Lenford – Avvocatura LGBT e con il “Comitato Sì lo voglio” per continuare le iniziative di Affermazione Civile che ad Aprile hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale 138/2010. La sentenza di Strasburgo ha però anche sostenuto che l’Austria non ha violato l’articolo 12 (diritto al matrimonio) non permettendo a una coppia dello stesso sesso di sposarsi. Tre dei sette giudici erano del parere che vi sia stata una violazione dell’articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e che l’Austria aveva l’obbligo di introdurre un partnership legge immatricolati prima del 1 gennaio 2010. Così come la Corte costituzionale italiana, la Corte Europea dei diritti dell’uomo si è mostrata timida di fronte al tema del diritto al matrimonio, lasciando libero campo all’iniziativa legislativa nazionale e – così facendo – aprendo la strada ad una serie di problemi e contraddizioni in tema di libera circolazione e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
di Maria Grazia Vai
Il battito mio si ferma dentro i tuoi occhi.
Stupiti, stregati, immersi nell’infinito nero-blu profondo
a vestirmi i silenzi, a scavarmi la pelle,
a svelarne ogni segreto recondito.
Come ferma è la tua mano, e mi dipinge – inchiostro e luce
Fluisce, e del pensiero tuo s’addensa,
sorretto l’audace passo di tremule carezze
Si ferma nel tuo sentire, linfa di giada ti scorre nel petto
E profumi d’oriente, di sussurri di luna
e cicale
Il battito mio si ferma, prostrato, davanti ai tuoi occhi
E mentre si eleva il corpo al di là d’ogni mio respiro
si alza, silente e fiero – il volo dei miei occhi
a scrutare dentro
e oltre – i tuoi