Manie: toccano 1 mln di italiani


Dai germi al sesso, a ciascuno la sua

Ci sono i fissati dell’ordine e della simmetria, quelli che smaniano all’idea di entrare in contatto con virus, batteri o germi vari: ci sono poi le persone affette da rapporti distorti con il cibo, con l’aspetto del proprio corpo, con il sesso. Insomma, anche nel pianeta delle manie e delle fobie, che in termini scientifici si chiamano disturbi ossessivo-compulsivi, c’è un vero campionario di diverse realtà. In tutto si calcola che gli italiani colpiti siano circa un milione, donne e uomini di tutte le età e classi sociali, che pur nella diversità di ciò che temono, hanno in comune il fatto di vivere nell’ombra la loro malattia. Ad esempio, chi è schiavo del gioco d’azzardo vive inchiodato davanti allo schermo delle corse dei cavalli o alla macchinetta del video-poker; c’è poi chi è perennemente in lite con la bilancia, e tra questi soggetti gli uomini sono più numerosi di quanto si pensi. Per loro il disturbo alimentare si esprime come bulimia nervosa, o come ‘bigorexia’, una patologia che porta a voler aumentare a tutti i costi la propria massa muscolare. In questa rete, ad esempio, cadono spesso anche i “body builder”, che si sottopongono a sfiancanti allenamenti con i pesi e ricorrono a farmaci e steroidi anabolizzanti per perfezionare all’estremo il loro corpo. Ma ci sono anche le ragazze che non si vedono mai abbastanza magre, chi ha paura di viaggiare in aeroplano, chi non ce la fa a prendere un ascensore, chi invece ha l’angoscia degli spazi aperti (agorafobia). Per loro nasce ora una nuova associazione, che si chiama “Fuori dalla rete” Onlus, nata con l’obiettivo di rispondere concretamente ai bisogni di chi soffre di questa ampia categoria di patologie. L’iniziativa viene dalla spinta propulsiva dei medici, dei pazienti e dei loro familiari, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per tutte queste persone, perché i disturbi ossessivi compulsivi sono spesso difficili da gestire e generano solitudine e sofferenza. “Per via della natura molto intima, il disturbo ossessivo compulsivo viene spesso tenuto nascosto, anche per il timore di essere giudicati”, spiega Laura Bellodi, direttore del Centro disturbi d’ansia e ossessivo-compulsivi del San Raffaele di Milano e presidente del Comitato scientifico di “Fuori dalla rete” Onlus. “Ecco perché riteniamo che il sommerso di questa patologia sia certamente molto più ampio di quanto le statistiche attualmente documentino”. Spiega inoltre il presidente Roberto Ciaccio: “Tra le finalità istituzionali e sociali dell’associazione, c’è quella di perseguire con una corretta informazione, testimonianze, forum e manifestazioni, la tutela del diritto alla salute e a una vita dignitosa per i pazienti, in un’ottica di umana solidarietà”. I disturbi ossessivo compulsivi e le patologie correlate tipicamente compaiono tra i 6 e i 15 anni nei maschi e tra i 20 e i 29 nelle donne e, se non trattati, tendono a cronicizzarsi e a diventare più gravi. “Le cure oggi disponibili, farmacologiche e non – assicura l’esperto – consentono a molti pazienti di migliorare la propria condizione, ma per altri si dimostrano inefficaci. Ecco perché abbiamo l’obbligo di migliorare le nostre conoscenze sulle cause di queste patologie”, sostenendo la ricerca scientifica, “allo scopo di trovare cure che siano adeguate”.

fonte Tgcom

Da “Sotto cieli noncuranti” di Benedetta Cibrario pp 122-123


SUGGERIMENTO DI LETTURA …:-)

“…Perduta. Mi sono perduta dentro un corpo che non sento più mio. Smarrita come un ragazzino dentro a un labirinto, o come se fossi rimpicciolita, diventata minuscola, imprigionata dentro a un corpo gigantesco, pieno di angoli bui e di bagliori. Vedo una stanza chiara, una scrivanie e diverse sedie. C’è anche un telefono che suona, e nessuno risponde. Se mi sgancio inavvertitamente dalla realtà efficace e multiforme che ho sotto gli occhi, ogni cosa si scompone in un firmamento casuale, un caos senza forma che tracima in ogni direzione , slabbrandosi davanti al mio sguardo immobile. Sento freddo. Freddo alle mani e ai piedi, freddo alla base del collo. Mi agito sulla sedia, mi massaggio le braccia, chino la testa. Le mani della ragazza con il naso sottile ballano una danza scomposta e aggraziata, come le tortore in primavera, con i loro brevi voli. Quante volte ho sentito dire la frase “non ho parole”. Riesco perfino a sorridere di queste undici lettere che significano l’esatto contrario di quello che esprimono, ‘impossibilità di parlare quando siamo sopraffatti dalla quantità delle cose da dire. Resto incollata a quello che vedo. Una luce al neon che pulsa fastidiosamente. Un computer nell’angolo. Un cestino butta carte di vimini. Le mani della ragazza con il naso sottile. Rabbrividisco e la ragazza si informa se ho freddo con un suono carezzevole. Scuoto la testa. E lascio che il tempo che scorre mi raccolga nelle sue invisibili braccia per portarmi là dove il dolore si acquieta, l’amore impallidisce, il caos si fa ordine, le parole non significano più nulla e tornano a essere solo invisibili vibrazioni…”

Con il concerto del maestro Hatch si è conclusa ieri l’attività dell’associazione Pianeta Donna prima della pausa estiva‏


Ha avuto luogo ieri sera, nei locali della Chiesa di Cristo e dei Santi dell’ultimo giorno, il concerto del pianista David Glen Hatch, più volte segnalato all’interno del Who’s Who in America e vincitore di numerosi premi internazionali. L’evento, arricchito anche dalle performance degli studenti del maestro Hatch, è stato organizzato, a conclusione della propria stagione di attività, dall’associazione “Pianeta Donna”, che ha coinvolto oltre un centinaio di persone nel salone reso disponibile dalla congregazione. L’iniziativa si collocava nell’ambito di un tour internazionale che unisce alla tappa siracusana quelle di Catania, Palermo e Atene. Al termine del concerto, caratterizzato da pezzi di Beethoven, Schubert, Rostropovich, Scriabin, Chopin, il Presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, ha ringraziato a nome dell’istituzione l’associazione presieduta da Giovanna Marino per le attività culturali che in collaborazione con la Provincia Regionale di Siracusa sono state realizzate nel corso dell’anno coinvolgendo artisti e cittadini dell’intero territorio provinciale e ha omaggiato il maestro Hatch di una targa in ricordo della manifestazione.

Arriva “Slec”: anche i sordi ora possono chiamare il 118


Niente più barriere tra utenti e soccorritori: sarà presentato venerdì a Udine il nuovo strumento per la comunicazione dell’università di Udine realizzato da Hcilab. “Slec” è un un’applicazione informatica mobile, installabile su cellulari

UDINE – Non ci sono più barriere tra persone sorde e soccorritori del 118, in caso di emergenza. Sarà presentato ufficialmente venerdì a Udine il nuovo strumento per la comunicazione pensato e realizzato da Hcilab, il Laboratorio di interazione uomo-macchina dell’ateneo udinese (sito internet http://hcilab.uniud.it). Slec, acronimo di Sign language emergency communicator, consiste in un’applicazione informatica mobile, installabile su cellulari evoluti, in grado di supportare nelle situazioni di emergenza la comunicazione tra pazienti sordi che utilizzano la lingua dei segni e i soccorritori. Non contenti, i ricercatori del laboratorio hanno già iniziato a esplorare anche la nuova tecnologia della “Brain-Computer Inteface” (Bci). “Slec è in grado di ovviare ai problemi di comunicazione che possono sorgere con i soccorritori che non conoscono la lingua dei segni – spiega il direttore dell’Hci Lab, Luca Chittaro -. L’applicazione mobile permette di eliminare i tempi lunghi e le incomprensioni che possono nascere in una comunicazione improvvisata, basata su voce e gesti, scegliendo rapidamente, tra un insieme di frasi utili nel contesto delle emergenze mediche, quelle da trasmettere e traducendole ai pazienti sordi nella lingua dei segni in forma di video”. Il dispositivo è stato già sperimentato con degli infermieri del 118 e persone sorde, in collaborazione con la sezione provinciale dell’Ens di Udine. Intanto si continua a lavorare per garantire sempre maggiori possibilità di comunicazione ai disabili: “L’obiettivo futuro – anticipa Chittaro – è di realizzare un’interfaccia utente per disabili motori gravi, come per esempio i pazienti affetti da Sla o da altre forme di disabilità che compromettono la capacità di usare il computer o di controllare le applicazioni attraverso le usuali tecnologie assistite”. Secondo le previsioni, l’interfaccia consentirebbe all’utente l’attivazione di dispositivi elettronici, come l’allarme di richiesta di soccorso, semplicemente immaginando le azioni motorie necessarie per farlo, attraverso il rilevamento dei segnali elettrici prodotti dal cervello umano. L’applicazione Slec è frutto del secondo anno di lavoro nell’ambito del progetto triennale “Servizi avanzati per il soccorso sanitario al disabile basati su tecnologie Ict innovative”, coordinato dall’Hci Lab e cofinanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia, cui partecipano la Centrale operativa del 118 di Udine-Elisoccorso regionale, l’Istituto di Medicina fisica e riabilitazione “Gervasutta” di Udine e la Consulta regionale associazioni dei disabili Fvg. La presentazione dell’applicazione si svolgerà venerdì 25 alle 14.30 nel dipartimento di Matematica e informatica (Dimi) dell’ateneo di Udine.

da www.superabile.it

Letteratura: Giacomo Leopardi, martedi’ Recanati festeggia compleanno del poeta


Martedi’ 29 giugno si celebrera’ a Recanati il tradizionale anniversario della nascita del poeta Giacomo Leopardi, che vide la luce nel 1798. Le manifestazioni inizieranno nell’aula magna del Comune alle 18. Dopo i saluti della contessa Anna Leopardi, discendente del poeta, il professor Sergio Givone, titolare della cattedra di estetica e prorettore della Universita’ di Firenze, terra’ una conferenza dal titolo ”La necessita’ piu’ trista di tutte”, espressione tratta da una lettera che Leopardi scrisse al padre Monaldo il 30 ottobre 1836, dalla Villa Ferrigni presso Torre del Greco, dove era stato ospitato dai parenti di Antonio Ranieri, per metterlo al riparo dal colera che infestava Napoli. A Givone sara’ anche conferito il premio ”Giacomo Leopardi”, consueto riconoscimento a una personalita’ della cultura segnalatasi nel campo della leopardistica.

Seguiranno le presentazioni di pubblicazioni del Centro nazionale di studi leopardiani. La prima e’ costituita dagli Atti del XII Convegno Internazionale di Studi Leopardiani, svoltosi a Recanati dal 23 al 26 settembre 2008, su ”La prospettiva antropologica nel pensiero e nella poesia di Giacomo Leopardi”. Si tratta di un volume di 655 pagine, a cura di Chiara Gaiardoni e con una prefazione di Fabio Corvatta, edito, come gli atti dei precedenti convegni, dalla casa editrice Olschki di Firenze. La seconda e’ il nuovo fascicolo della Rivista Internazionale di Studi Leopardiani, che da quest’anno e’ divenuta organo ufficiale del Centro leopardiano, con la direzione del professor Emilio Speciale, presidente della Societa’ ”Dante Alighieri” di Zurigo, e di Fabio Corvatta, presidente del Cnsl.

fonte Adnkronos

Urbino, nonna superdottoressa: è alla quarta laurea


A 94 anni suonati, Adriana Iannilli, si e’ laureata oggi alla facoltà di Scienze giuridiche dell’Università di Urbino in consulenza del lavoro, con il prof. Paolo Pascucci. La signora romana che aveva già battuto il record di matricola più anziana d’Italia. Solo un anno fa, la facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo le aveva consegnato l’alloro (voto finale 110 e lode) per una tesi sulla violenza alle donne. La supernonna – anzi, la ’superdottoressa’ -, che sembra annoveri nel suo passato anche qualche esperienza da modella, e’ laureata pure in Lingue orientali e Scienze politiche. Il suo personalissimo cammino di conoscenza inizia nel 2004, quando il vuoto lasciato dalla morte del marito la spinge a frequentare l’Università della terza età. Ma i corsi non la soddisfano e allora ecco che, alla bella età di 88 anni, si iscrive all’Università ‘vera’, e precisamente alla facoltà di Scienze politiche di Viterbo, sobbarcandosi peraltro la spola tra Roma e la sede universitaria. Il resto della strada e’ tutto in discesa, e oggi eccola di nuovo a raccogliere i frutti della sua eccezionale ‘carriera’ da studentessa. Vestita in turchese (evidentemente il suo colore portafortuna), come le volte precedenti, Adriana ha annunciato che non c’e’ quattro senza cinque, e che è pronta a farsi di nuovo sotto per il quinto titolo accademico.

da www.blitzquotidiano.it

Le cellule staminali ridanno la vista


di Matteo Clerici

Le cellule staminali per ridare la vista, a persone che l’avevano perso, parzialmente e totalmente. Questo il nucleo di una ricerca dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dell’Istituto Scientifico San Raffaele (di Milano) e del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari (di Modena), diretta dalla dottoressa Graziella Pellegrini e pubblicata dal “New England Journal of Medicine”. La squadra della dottoressa Pellegrini ha preso in esame 107 pazienti, tutti con un occhio danneggiato (parzialmente o totalmente) da bruciature, causa di prodotti chimici. Gli scienziati hanno prelevato le cellule staminali dal limbo, la regione al limite della cornea, dell’occhio sano e le hanno fatto moltiplicare in laboratorio, su una pellicola sottile. Successivamente, sono state inserite nell’occhio lesionato: il tutto ha richiesto solo un millimetro quadrato di limbo. L’osservazione ha mostrato come, su 107 occhi trattati, 82 sono tornati alla vista totalmente e 14 hanno recuperato parzialmente la visione. Inoltre, i miglioramenti dei malati sono stabili, tanto che alcune persone sono state trattate oltre 10 anni fa e la loro “nuova” corneasi è dimostrata in grado di reggere nel tempo. In generale, la tecnica ha avuto pieno successo nel 75% dei casi, tra cui quello di un uomo che aveva perso la vista 60 anni fa. Gli esperti fanno notare che i trapianti di cellule staminali sono conosciuti da anni (ad es: contro la leucemia) ma in oculistica sono relativamente poco usati. Inoltre, la tecnica appena usata presenta due grandi vantaggi rispetto alla procedura standard, cioè il prelievo di tessuti da cadavere. Infatti, il metodo degli scienziati modenesi usa cellule dello stesso paziente, perfettamente compatibili e che rendono superfluo l’utilizzo di farmaci immunosoppressori. Conclude la dottoressa Pellegrini: “Questo tipo di terapia si utilizza quando sono irrimediabilmente compromesse le staminali dell’occhio, ed è ipotizzabile impiegarla anche in altri tipi di malattie che hanno questa caratteristica. Quando le staminali dell’occhio non sono danneggiate ci sono alternative terapeutiche, come i trapianti di cornea, ma questi falliscono se l’occhio ha perso la sua capacità rigenerativa”. Infatti, i soggetti presi in esame avevano alle spalle 4-6 trapianti di cornea, fallimenti che avevano anzi peggiorato la situazione. Al momento, la scienziata con la sua squadra è ancora al lavoro, esplorando nuove possibilità perchè “Una volta che abbiamo imparato come manipolare le cellule è sorta naturalmente la voglia di iniziare a lavorare su altri epiteli”.

da www.newsfood.com

Giuseppe Cucè ai Mercati Generali


di Daniela Domenici

Ancora una tappa dei concerti che Giuseppe Cucè, cantautore catanese, tiene in varie “locations” per promuovere il suo primo CD “La mela e il serpente”; ieri sera ha fatto tappa ai Mercati Generali, poco fuori Catania, sulla statale Catania-Gela.

Anche questa volta il cantautore etneo era accompagnato sul palco dai “suoi” musicisti: Francesco Bazzano alle percussioni, Antonio Masto ed Edoardo Musumeci alle chitarre, Marco Carnemolla al basso, Adriano Murania al violino e Alessandro Longo al violoncello. Sono un’ ensemble musicale ormai collaudatissima il cui affiatamento, percepibile e perfetto, fa da cornice magica alle canzoni di Cucè.

Special guest della serata la cantautrice catanese Agata Lo Certo feat Salvo di Stefano; con lei ha duettato nel primo brano della serata, tratto da “La mela e il serpente”, che è “Ghiaccio sul fuoco” di cui la Lo Certo è autrice della musica e il Cucè del testo.

Giuseppe Cucè si è avvalso di un’altra voce femminile per tre duetti inseriti in scaletta, Giovanna Damiano, giovane cantante etnea, con cui ha interpretato “Offese”, sempre tratto dal suo CD, la bellissima “Dio come ti amo” di Domenico Modugno e “Samba em preludio” del cantautore brasiliano Vinicius de Moraes. L’altro brano “forestiero” è stato il celebre “Paloma negra” di Chavelas Vargas.

A metà scaletta Giuseppe Cucè ha cantato “Rosa”, la canzone con cui ha partecipato alle selezioni dello scorso Festival di Sanremo dal testo drammatico e attuale incentrato sulla violenza alle donne.

Non poteva mancare l’omaggio di Cucè a due grandi cantautori italiani: ed ecco “Ritornerai” di Luigi Tenco e “Vieni via con me” di Paolo Conte.

Il brano conclusivo della serata è stato un omaggio alla sua terra di Sicilia rivisitato in una versione più attuale: l’intramontabile “Ciuri ciuri”.

 La fotografia è di Caterina Palermo