Apre a Genova la discoteca cristiana


Gesù si è fatto deejay per avvicinare i giovani a Dio nella prima “discoteca cristiana” della diocesi di Genova, inaugurata la notte scorsa sulla spiaggia di Arenzano per far ballare d’estate i turisti e i parrocchiani in allegria, pregando e divertendosi. L’idea è di don Roberto Fiscer, genovese, 33 anni, vice parroco di Arenzano ordinato dal segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone. Ex deejay sulla navi da crociera, diventato sacerdote nel Giubileo del 2000, si è inventato la “discoteca cristiana” per diffondere tra i giovani la parola di Gesù. Ieri, alla ‘prima’, hanno ballato disco hit religiose come ‘Shake the devil off’ (Scaccia via il diavoletto) un centinaio di giovani, mamme, papà, nonni, tra i quali si sono mischiati giornalisti, fotografi, cameraman, curiosi, persino una donna musulmana con il velo sul capo, sorridente al ritmo della musica “Gesù ti ama”. Cuffie, mixer, indosso la maglietta della Madonna di Lourdes e tanta energia, don Roberto Fiscer dalla consolle improvvisata dei Bagni San Pietro di Arenzano, una struttura privata di una sua amica, ha suonato musica dance cristiana fino a notte fonda. Ingresso libero, pacifici buttafuori i frati del Santuario Gesù Bambino di Praga, cocktail alcolici disponibili solo per gli adulti, la prima discoteca cristiana di Genova diventerà un appuntamento fisso ad Arenzano per tutta l’estate 2010 (ogni mercoledì dalle ore 21 alle 23.30 circa). “Don Roberto – ha commentato la giovane parrocchiana Anna, tra le più scatenate sulla pista da ballo – è innamorato della Madonna, ci sa fare con i bambini, gli piace essere un animatore, punta molto alla preghiera, ci fa conoscere Gesù divertendoci, è ovvio che chi ha Gesù nel cuore si diverte”. “Mi piace andare anche nelle normali discoteche – ha continuato Anna – non bisogna essere troppo rigidi, ogni cristiano ha due casse da suonare, la prima della preghiera, la seconda del divertimento. Non si deve essere cristiani e musoni, é importante divertirsi ed essere felici con Gesù”. “La Madonna ha detto che ci vuole felici sulla Terra – ha spiegato don Roberto – quando balliamo, cantiamo e ci divertiamo in modo sano come qui, lei è felice, l’importante è divertirsi nel modo giusto avvicinando i ragazzi al messaggio di Gesù”. “Non ci siamo ancora sentiti – ha risposto don Roberto a una domanda sull’eventuale commento del presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco -: guardate che il nostro cardinale è una persona apertissima. Mi tratta come un padre, i suoi sacerdoti li tratta come padre”. Tra le hit più ballate nella prima ‘discoteca cristiana’ ci sono state le musiche ‘Ama Gesu’ con tutto il Cuoré, ‘Osanna’, ‘Lodiamo il Signore Gesu’ perché viventé, ‘Gesu’ ti amà, ‘Fiesta Fiesta Alleluja’, ‘Siamo la gente che loda il Signor’ o ‘I cinque sassi della Madonna per buttare giu’ il diavolo”. D’estate, oltre alla discoteca, Don Roberto ogni mercoledì sulle spiagge degli stabilimenti balneari di Arenzano organizza la messa sulla spiaggia, infradito e costumi da bagno consentiti, dove vengono donati ai fedeli Vangeli, preghiere e perfino i similari dei ticket restaurant, i “buoni per la confessione”.

fonte ANSA

Cinema: 90 anni fa nasceva Alberto Sordi, storia di un italiano


di Alessandra Magliaro

E’ stato seduttore e vedovo, marchese e sceicco, cialtrone e commissario, soprattutto Alberto Sordi, che il 15 giugno avrebbe compiuto 90 anni, è stato un italiano. Si è sempre detto, ormai è un luogo comune, e lui stesso ne ha avuto visione completa quando accanto a Giancarlo Governi ha realizzato negli anni ’80 ‘Storia di un italiano’, un programma televisivo ormai di culto.E proprio in questi giorni esce, per Armando Curcio editore, ‘Alberto Sordi l’Italiano’ (pp. 224, 14,90) scritto da Governi, giornalista, scrittore (autore di biografie bestseller di Totò, Coppi, Anna Magnani) ed ex dirigente Rai. ”Mentre preparavamo quella trasmissione – racconta all’ANSA Governi – emergeva ogni giorno di più che Sordi con i suoi film aveva raccontato la storia d’Italia, era entrato e uscito dai fatti storici con personaggi pienamente figli del loro tempo, basta pensare a quei ruoli nei film degli anni ’60 in cui si raccontava il miracolo economico o all’Italia buia e senza speranze di ‘Un borghese piccolo piccolo’. Una galleria straordinaria che non smette di affascinare”.
Il libro, dice Governi, “é il risultato di alcuni anni di frequentazione con Sordi in occasione di quella trasmissione. Mentre sceglievamo gli spezzoni dei suoi film, lui mi raccontava tutto, aneddoti, storie, ricordi. Io prendevo appunti e filmavo anche. Ho almeno 30 ore di girato con lui e se un editore volesse pubblicarlo integralmente io ci sto. Accadeva negli anni ’80 all’allora Safa Palatino, di proprietà Rizzoli, poi Gaumont e ora di Mediaset. Stavamo nel ristorante interno, c’era una processione di gente che lo veniva a salutare”. Il libro, che esce in questi giorni per i 90 anni dalla nascita, racconta questi incontri, ma si ferma a ‘Un borghese piccolo piccolo’.
Il progetto televisivo di una quinta serie di ‘Storia di un italiano’, più volte annunciato da Sordi e da Governi, non si riuscì mai a fare, “ma c’é da dire che negli ultimi anni, tranne per quella bella storia sulla vecchiaia che fu ‘Nestore l’ultima corsa’, Sordi aveva perso anche per via dell’età la capacità che aveva avuto infallibile di captare gli italiani, capire il suo tempo”. Nella prima parte del libro Governi ricostruisce gli ultimi anni di Sordi, racconta il declino artistico e quell’inverno di malattia, di bronchite e polmonite che finì per portarlo via il 25 febbraio del 2003 a 82 anni con tutta Roma a rendergli omaggio per giorni.
Nel libro anche le testimonianze inedite, i racconti su di lui di alcuni amici che Governi ha intervistato: Ettore Scola (che gli dedicò il film ‘Gente di Roma’), Furio Scarpelli, Luigi Magni, Carlo Verdone, Giovanna Ralli. Ettore Scola va controcorrente: “Il luogo comune vuole che abbia rappresentato l’italiano medio, ma io credo che non sia vero: il suo italiano era tutt’altro che medio. Estremo, paradigmatico, esagerato, pazzo. C’era l’italiano medio nei suoi film, ma era vittima del protagonista. Lui aveva questa grande missione: quando si parlava di che film interpretare, se il personaggio non era abbastanza negativo o espressione di un male dell’uomo lo interessava meno; il personaggio positivo, il personaggio eroe, proprio non era nelle sue corde. Ho parlato di missione perché lui ha fatto vedere tutta questa bellissima galleria di italiani estremi, ognuno con un suo difetto (il vigliacco, l’approfittatore, il bugiardo, il seduttore, il corrotto, lo stupido)”.

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Adolescenti dello stesso viaggio


di Tiziana Mignosa

Se il bimbo
coi suoi passi incerti
la spinta trova al posto di carezza
quando il pavimento con le mani tasta
il cielo capovolto sotto ai piedi incrocia.
 
Le parole intinte nell’aceto
aiutano soltanto chi le rigurgita
alleggerendo così il sacco della rabbia
sospingono il bersaglio del momento
sugli spigoli della sofferenza a scrocco.
 
La gentilezza
è mano che accompagna sulla via
soffice poltrona
che il posto espugna
al duro banco della scuola.
 
Infatti chi per prima
davvero alla scialuppa arriva
tira a mare il salvagente
invece di piombarlo in testa
a chi nell’acqua di certo non sta bene.
 
A tutti noi
adolescenti dello stesso viaggio
ci viene chiesto d’essere migliori
ma non per  questo
di considerarci i primi.
 
Rallenta il passo
infatti
chi crede d’essere il più bravo
quando l’altruismo e l’umiltà
sono scarpe comode chiuse nel buio dell’armadio.
 

“Infibulazione”


di Francesco Sabatino

Donna dannata,
brutta strega senza cuore,
affamata di carne,
assetata di sangue
puro e innocente.
Schiava di una legge tribale
che con il profeta arabico
nulla ha a che fare.
Non recidere
da quel corpicino
infante
ed innocente,
da quel candido biancofiore,
l’amore.
Uomo d’Africa,
padre e padrone
di incolpevoli creature,
consegnate al dolore
assai premature,
non recidere
la dignità,
la vita,
l’amore,
il piacere.
Non infibulare,
impara ad amare.

Manovra, Benigni a Tremonti: “Facciamo una colletta


Se al ministro Tremonti mancano proprio questi 164 mila euro, allora glieli diamo noi facendo una colletta nei teatri”. Così, con la sua forza comunicativa e l’irresistibile umorismo, Roberto Benigni, è sceso in campo alla sua maniera contro lo scioglimento dell’Eti, l’ente pubblico per la promozione del teatro e della danza, in Italia e all’estero. I 164 mila euro, ai quali accennava, sono l’esiguo risparmio – secondo la ragioneria generale dello Stato – che potrebbe venire dalla soppressione di un ente molto importante nel teatro italiano. Benigni, ricevendo un premio speciale al termine della serata del premio Mario Luzzi, davanti alla platea gremita del teatro Valle, ha lanciato una serie di boutade molto divertenti e caustiche, di sostegno sostanzialmente a quanti vorrebbero contrastare lo scioglimento dell’Eti. Rifacendosi alla recente cronaca politica, Benigni ha detto al suo pubblico: “mi raccomando non mi lasciate solo; avete visto il povero Zapatero, che è rimasto tutto solo a palazzo Chigi?”. Un’allusione chiarissima a quanto è successo ieri dopo il vertice Berlusconi-Zapatero. Quanto ai tagli alla cultura, Benigni ha detto che sono una follia, “sarebbe come bruciare la bellezza” ha detto. E ha aggiunto poi: “c’é bisogno sempre di cultura in Italia. E ricordiamoci che questo è l’unico paese al mondo dove è nata prima la cultura e poi lo Stato, proprio con Dante e la Divina Commedia”. Poi Benigni ha aggiunto ancora qualche battuta umoristica, con trasparente riferimento alla legge sulle intercettazione, della quale si occupa il parlamento in questi giorni. “Volevo questa sera citare Dante – ha detto – ma non so se si può citarlo per esteso, oppure se bisogna per legge farne un sunto. Ed inoltre, bisogna stare attenti al problema della privacy, perché non si può più citare un personaggio che non c’entra niente con la cantica di cui stiamo parlando” e da li ha citato vari personaggi danteschi che entrano in molti canti della Divina Commedia senza esserne protagonisti . Infine un regalo per gli spettatori del premi Luzzi: la prima recita in pubblico di un nuovo canto che si aggiunge al vasto repertorio dantesco di Benigni: il canto primo del Purgatorio, uno dei più intesi e dei più belli, secondo Benigni, premiato per la sua azione di divulgazione culturale in Italia e all’estero.

da www.blitzquotidiano.it

“La sfida di Adam” di Gianfranco Roggio: appunti spontanei e brevi della prof. Angela Terranova D’Angelo


Il testo evidenzia una fervida immaginazione unita a uno spirito critico (che ti fa onore), frutto di profonde riflessioni. L’uomo, assediato da mille debolezze umane o meno, vittima di queste, nel suo inconscio coltiva nel profondo del cuore l’ansia, apparentemente sopita, di un mondo migliore. La fragilità dell’ essere umano comune, che sta al centro del racconto, segue la voce della coscienza iniziando a combattere uno per uno i sette peccati capitali che tentano continuamente l’umana gente. E’ la lotta infinita tra il bene e il male. Nel tuo libro, chiaramente allegorico, dimostri la vera essenza del tuo “io” quindi, a mio parere, in questa tua intima ricerca di te stesso hai voluto rappresentare tutta l’umanità. Ma Adam, sorretto dal Tempo, alla fine comprenderà, attraverso il sacrificio della madre, che potrà aspirare alla catarsi che non si farà attendere. E’ un uomo libero finalmente!

“Indimenticato”


di Angela Ragusa

Magico trovarsi
sui passi di un passato.

Vivo è il ricordo di estati giù in strada
assolate alla calura,
a sognare di futuro, di vita che correva
su ruote sempre sgonfie
di bici sgangherate…

La coppola sormontava
il capo degli anziani, dal viso tutti uguale,
che il sole di ogni giorno aveva stinto fino all’osso…
Le rondini planavano pure al pozzo
a prender acqua, con il becco a preparare
nuovo nido ,nuova prole…

E seduti sulla soglia
del gradino di granito,
nel bicchiere di granita
annegava il vecchio giorno…

Il tramonto così calava
nel paese dei miei nonni.

Per ricordare Premuda – 10 giugno 1918


di Daniela Domenici

Alla fine del primo conflitto mondiale, il 10 giugno 1918, ebbe luogo un’impresa che la Marina Mlitare Italiana ricorda ogni anno da quel giorno: l’affondamento da parte di due MAS, il 15 e il 21, comandati da Luigi Rizzo e da Giuseppe Aonzo, della corazzata Santo Stefano, che faceva parte di una formazione navala austriaca, nelle acque della costa dalmata antistanti la città di Premuda.

E ogni anno da quel giorno la Marina celebra questa impresa. Ad Augusta, sede del Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia, questa festa è stata celebrata ieri mattina in piazza Castello con una cerimonia a cui hanno partecipato ufficiali, sottufficiali, marinai e personale civile della Base Navale di Augusta oltre ai titolari dei comandi e degli enti della giurisdizione; hanno presenziato le massime autorità civili, militari e religiose regionali insieme ai gonfaloni della città di Augusta e della provincia di Siracusa, ai labari e vessilli delle associazioni combattentistiche e d’arma. E’ stata deposta una corona d’alloro in onore dei Caduti e  sono state consegnate le onorificenze al personale che si è particolarmente distinto in servizio. La banda diretta dal maestro Carmelo Vinci ha sottolineato i momenti salienti della cerimonia.

In serata, poi, presso i giardini di Marisicilia, a conclusione della giornata di festa, l’ammiraglio Andrea Toscano e tutto il suo staff hanno voluto offrire una cena, in uno scenario molto particolare, durante la quale sono state lette alcune riflessioni di Giovanni Guareschi quando si trovava nel campo di concentramento e sono stati ricordati due giovani, appartenenti alla Marina Militare, che hanno perso la vita recentemente in due distinti episodi in Sicilia nell’espletamento del proprio dovere.