“Non farmi male”


di Tiziana Mignosa

Tienimi compagnia
in questa notte dove la luna
il sipario ha abbassato sulla memoria
e dove il mare
una culla nuova ordisce
per lasciarmi riposare.
 
Tienimi compagnia
in questo buio che non fa più paura
adesso che la zampata
sull’alba che gentile avanza
è sofferta eco
che lentamente s’allontana.
 
Tienimi la mano
non farmi male
ora che la vista
non è più appannata goccia sulla lastra
dove la delusione
s’è lasciata scivolare.
 
Raccontami di te
mentre raccatto e temo
frammenti di fiducia andati a male
adesso che l’acerba luce
mi ricorda il giorno frettoloso
che s’è impiccato prima che arrivasse sera.
 
Lividi
senza cerotti né dottore
sfumano sul roseo profumato della pelle
e mi rammentano
che sul bocciolo calpestato
è fiorita un’intera piantagione.
 

Giustizia: Radicali; le carceri sono un sistema impazzito, Alfano venga a visitarle con noi


Il ministro della Giustizia Angelino Alfano “visiti le carceri con noi radicali”. Va bene che “un ministro non entra nelle celle e non parla con i detenuti, ma bisogna conoscere la realtà per fare delle politiche efficaci”. Lo chiede la deputata dei radicali Rita Bernardini, che tra sabato e domenica ha visitato cinque strutture detentive in Emilia-Romagna (la Dozza e il Cie di Bologna, il Cie di Modena e le due case lavoro di Castelfranco Emilia e di Saliceta San Giuliano nel modenese). Al termine delle visite, i radicali raccontano di aver trovato una “situazione sempre più grave e deteriorata”, dove ci sono “numerose illegalità” (che presto raccoglieranno in un’interrogazione parlamentare), e parlano di “sistema impazzito, che produce solo danni ed è estremamente dispendioso a fronte dell’assenza di risultati”. Bernardini, in una lunga nota, attacca poi anche la “politica della sicurezza”, che ha dato una forte stretta all’applicazione delle misure alternative: “Erano 50.000 nel 2005 e oggi sono 10.000”, con un tasso di recidivi che ora è del 68% (mentre sarebbe del 30% con misure alternative). Mai come nei Cie è evidente, attacca Bernardini, che “lo Stato italiano può essere considerato alla stregua di un delinquente professionale, viste le continue violazioni della legalità, rispetto alle quali non si intende porre rimedio in alcun modo”. Dopo aver visto i centri di Bologna e Modena, Bernardini afferma: “All’interno di queste strutture il degrado umano e civile può solo far vergognare un rappresentate delle istituzioni: persone trattenute come animali in gabbia, in mezzo alla sporcizia e al degrado”. Pesantissimo anche il giudizio sulle case lavoro, dove si scontano quelli che Bernardini definisce “ergastoli bianchi”. Nella case lavoro sono rinchiuse “persone ai margini della società tra cui tossicodipendenti, alcolisti, senza casa, disperati senza famiglia” ed “è evidente che il sistema non sia riuscito a recuperare nessuno”. Si tratta infatti di “ex detenuti che hanno già scontato il loro debito con la giustizia, ai quali, però, la pena può essere reiterata di altri sei mesi, un anno, 18 mesi, perché considerati socialmente pericolosi”. Ma come possono riabilitarsi se poi, fa notare Bernardini, “in queste ‘case lavorò, il lavoro non c’è o non c’è per tutti”, né vi sono educatori? A Saliceta San Giuliano, ad esempio, “non viene insegnato nulla e gli internati sono utilizzati solo per lavori di pulizia interna e cucina”, niente di utile al reinserimento nella società. A Castelfranco, invece, “i laboratori specializzati già presenti non sono utilizzati per una mancanza di interazione e di progettualità con le istituzioni locali”. Senza contare che agli “internati” delle case lavoro non vengono concessi mai permessi, dice Bernardini, anche se spetterebbero loro di diritto. Altro punto dolente delle case lavoro è il problema sanitario: “enorme, di notte non c’è la guardia medica. A Castelfranco c’è il defibrillatore, ma senza medico nessuno lo può far funzionare” e “i problemi odontoiatrici sono all’ordine del giorno, proprio per l’elevata presenza di tossicodipendenti”. È per tutti questi motivi che le pene scontate nelle case lavoro, prosegue la deputata radicale, “sono definite ergastoli bianchi, in palese contraddizione con la legge e la Costituzione italiana”. Tornando ai Cie, Bernardini sottolinea le pessime condizioni degli ospiti raffrontate alle dispendiosità per lo Stato. “Ogni ospite costa ben 75 euro al giorno, assegnati alla ditta che ha in appalto la struttura, più tutte le altre spese di gestione dei centri e il costo del personale addetto alla sorveglianza”. Quanto ai numeri, quello di Bologna ha una capienza di 95 persone, ma ne ospita 57, mentre il Cie di Modena ha una capienza di 60 persone. Le persone sono tenute come “animali in gabbia” per un tempo medio “di 30 giorni, con la procedura di rimpatrio per quelli riconosciuti, mentre quelli non identificati sono rimessi in libertà con l’ingiunzione di lasciare il paese nei successivi 5 giorni”. Bernardini spende poi qualche parola anche sulla Dozza di Bologna, dove i detenuti sono 1.150 (contro una capienza di 480), di cui il 65% è straniero. Gli educatori sono otto in tutto, ci sono problemi sanitari, soprattutto sul fronte dell’assistenza odontoiatrica e di quella psichiatrica. “Le medicine di prima necessità devono essere acquistate all’esterno e a spese dei detenuti. Anche la carta igienica è a pagamento”. Il personale di Polizia penitenziaria è “sempre in difficoltà, con turni di lavoro pesantissimi” e la struttura necessita di “numerosi interventi di ristrutturazione” a partire dalle docce. 

da www.ristretti.it

Teatro: Siena, al via il Festival delle Ombre di Poggibonsi


Giunto alla sua 14esima edizione torna il Festival Internazionale delle Ombre di Staggia Senese. Si terra’ dal 12 al 19 giugno presso la Rocca di Staggia Senese a Poggibonsi, in provincia di Siena. ‘L’ombra del vivere’, questo il sottotitolo della manifestazione, avra’ in cartellone spettacoli teatrali per bambini e adulti, una proiezione-evento, un seminario di ‘pizzica salentina’ e due conferenze con ospiti illustri come Marco Travaglio, Salvatore Natoli e Antonio Prete. L’obiettivo e’ quello di parlare del tema complesso della morte con i linguaggi del teatro, della poesia e delle immagini, senza tralasciare pero’ la parola di filosofi e letterati.

”Abbiamo scelto -spiega Marcella Fragapane, direttore artistico del festival- il meglio delle produzioni internazionali e nazionali per poter parlare di un tema cosi’ complesso in modo dettagliato ed originale. Non possiamo che essere soddisfatti per essere arrivati al traguardo dei 14 anni e, pur tra le tante difficolta’ che le produzioni culturali stanno attraversando in questi anni, siamo certi -conclude la direttrice- di aver proposto un bel programma, grazie soprattutto al lavoro instancabile dei tanti volontari e delle amministrazioni che ci sostengono”. Sul palco all’aperto, costruito dentro l’antica Rocca di Staggia Senese, saranno allestiti sette spettacoli. L’inaugurazione di sabato 12 giugno alle 21.45 e’ affidata alla ”Antigone” della compagnia Patricia Zanco. I giorni successivi poi vedranno alternarsi sul palco Walter Broggini (”Solo”, il 13); Joan Baixas (”Tierra prenada”, il 15), anticipato alle 21.15 da un’esibizione di ‘pizzica’ con Serena D’Amato; il Teatro Zaches (”Il fascino dell’idiozia”, il 17); Muta Imago (”(a+b)³”, il 18); e il Teatre dell’Ombrelle francese (”Le prince tigre”, il 19). Evento speciale del festival poi sara’, il 18 giugno alle 21, la videoproiezione de ”La classe morta” di Tadeusz Kantor, spettacolo teatrale messo in scena per la prima volta dal pittore, scenografo e regista polacco a Cracovia nel 1975.

fonte Adnkronos

…Al ricordo si appiglia


di Angela Ragusa

…forse nulla pensavan le stelle,
forse niente vedevan dall’alto…
solo ombre dalla forme gemelle
solo notte colore cobalto…
Mostra tutto
ma nella spiaggia si consumava
un amore appena sbocciato
lontano da chi domandava
come quel fuoco fosse avvampato…

Unite le labbra,avvinte da baci.
nulla interruppe il magico afflato…
dolci carezze,teneri abbracci
per un momento ormai già passato…

…e di quel sogno che ancor non si è spento
resta il suono di una conghiglia,
all orecchio la porto e quel che io sento
è come al ricordo dolcemente si appiglia…

“Rima baciata”


di Angela Ragusa

…chissa cosa pensavan le stelle
di noi, a trovar le parole più belle…
per dire a nostri cuori impazziti
quanto coi sensi eravamo riusciti,
a provar sensazioni invadenti
immense come astri cadenti…

Chissà quanta invidia sentivan
quelle stelle che dal cielo assistevan
ai nostri baci sbocciati
sotto un manto dai colori incantati,
sulla sabbia che di diurno tepore
accoglieva il nostro sfrontato fervore

Ora che il tempo è passato
e che le stelle hanno dimenticato
resta il suono di una conchiglia
a cui il ricordo soltanto si appiglia….

…all’ orecchio la porto e ancor sento
quanto quel sogno ancor non si è spento.

BICI. Io, ciclista cornuto e mazziato


di Stefano Arduini

Venti metri sul marciapiede mi costeranno 4 punti in meno sulla patente 

Oltre a essere un giornalista (non che le due cose siano in contraddizione) sono un grande amante della bicicletta. Non solo quella da corsa (Cinelli modello Unica per gli intenditori), ma anche quella da passeggio sulla quale ho fatto montare due seggioloni per poter trasportare le mie due bambine. Ogni mattina pedalo da casa all’asilo nido (le due fanciulle hanno 1 e mezzo e 3 anni) e da qui mi dirigo in redazione. Tutti e tre da buoni milanesi giudiziosi portiamo il caschetto. In tutto saranno cinque chilometri. Naturalmente nemmeno un centimetro dei quali è dotato di pista ciclabile. 

In alcuni tratti– lo ammetto- invado il marciapiede, talvolta lo faccio per “sgamare” qualche semaforo, molto più spesso per avere l’illusione di non rischiare la pelle (gran parte del mio tragitto lo percorro su stradoni simil tangenziale, via Cermenate- via Antonini per intenderci o su vie che abbinano pavè e rotaie, – via Montegani – via Meda, non proprio salutari per le parti intime dei ciclisti uomini, nonché per la stabilità delle giovanissime passeggere). Per carità, sbaglio, sapendo di sbagliare, ma lo spirito di sopravvivenza talvolta mi assale. 

E qui casca l’asino. Perché oggi, lunedì 7 giugno, alle 9 e 35 del mattino una zelantissima vigilessa mi ha intercettato sul marciapiede di via Montegani (angolo via Neera), senza naturalmente che avessi travolto alcun pedone -anche perchè avevo percorso sì e no venti metri (anzi – a dirla tutta- stavo per “parcheggiare” la mia arrugginita due ruote e quindi procedevo a velocità contenuta, direi non più di 10/12 chilometri orari) e mi ha intimato l’alt, appioppandomi alla fine della fiera una multa da 38 euro per aver violato l’articolo 143 del codice della strada. Quello per intenderci che regolamenta la posizione dei veicoli sulla carreggiata (anche se – come la stessa ghisa ha avuto voluto annotare – io in realtà procedevo con un velocipede  sul marciapiede). Mentre mi dava la multa, naturalmente (statisticamente era improbabile che in mezz’ora di discussione non avvistassimo un’infrazione) una moto ha attraversato l’incrocio alle nostre spalle col rosso pieno. «Che vuole, che mi metta ad inseguirlo? Faccio quello che posso». E così sia. Il problema è che forse in questo caso ha fatto anche quello che non poteva. 

Dopo un interminabile colloquio radiofonico con la centrale e un altrettanto lungo sfoglio delle pagine del codice della strada, la dolce signorina in divisa («Ha fretta? Che me ne frega, io sto lavorando e quando finisce il turno, torno a farmi i fatti miei») ha deciso di decurtarmi anche 4 punti dalla patente. Io recuperando nella memoria un articolo del Resto del Carlino di appena un mese fa (il 5 maggio) faccio presente – con tanto di citazione – che il giudice di pace di Ferrara Camilla Brini ha accolto l’illegittimità costituzionale dell’articolo 219 bis del codice della strada (ritiro, sospensione o revoca del certificato di idoneità alla guida) per la violazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Applicare quella norma costituisce infatti una palese discriminazione fra i ciclisti patentati e ciclisti non patentati. «Faccia ricorso se crede», dice invece la vigilessa. «Sarà fatto», ribatto, poco convinto. Chi me lo fa fare di entrare nel ginepraio della giustizia per 38 euro? 

Il cruccio mi rimane. Arrivato in redazione contatto gli amici di Ciclobby. In particolare l’avvocato Massimiliano Gaspari. A lui chiedo quante siano i ciclisti sanzionati con il taglio dei punti della patente dall’entrata in vigore della riforma del codice della strada del luglio scorso. «A Milano tre e per quanto ne so pochissimi altri nel resto d’Italia: in tutto si conteranno sulle dita di due mani». Mi rendo conto di essere una specie di panda. Un animale introvabile, abbattuto da una cacciatrice senza scrupoli. Resisterò. Intanto lo stesso Gaspari mi rincuora: «Per casi come questo, offriamo assistenza legale gratuita». Anche se davanti al giudice di pace può succedere di tutto. «Il risultato non è scontato, molto dipende dallo stesso giudice, certo è che la norma è palesemente incostituzionale: viola il principio di uguaglianza e per assurdo può arrivare ad impedire di guidare l’auto i ciclisti indisciplinati, che però magari sono ottimi automobilisti». Finale: probabilmente pagherò la multa e continuerò a cercare di portare a casa la pelle da www.vita.it