“Poesia”


di Tiziana Mignosa

Come l’erba

che della terra fa carezza

così è la poesia quando sfiora la mia grazia.

Fogli sparsi nelle tasche

frammenti in versi

e liste della spesa.

A me Lei arriva

non la vado mai a cercare

arrendevole poi … si lascia raccontare.

E’ brivido sulla schiena

pelle cerca pelle

musica la sua musica.

Docile o impetuosa

decide lei quando arrivare

ormai lo so, e mi lascio catturare.

La stupidità sale e raggiunge alte vette


di Loretta Dalola

Mi sento completamente inebetita  da questa vergognosa pagina della storia giornalistica italiana.

 Il direttore di Rete 4 ha attaccato Roberto Saviano,  eternamente anti camorristico e il  film di Sabina Guzzanti sbeffeggiando più volte il titolo del film DRAQUILA e non solo…a volte vengo presa da istinti atavici e non posso stare zitta.

 Informo il direttore di un mass media, quale la televisione, che per onestà intellettuale e professionale dovrebbe sapere che l’articolo 21 della Costituzione italiana, ha assunto nel linguaggio giornalistico, il significato “per antonomasia” di libertà di espressione e di informazione, lo invito pertanto ad astenersi  da spettacolini personali e a limitarsi a dare la giusta e corretta informazione, lasciando libere le menti dei telespettatori di scegliere e decidere in maniera autonoma quale posizione prendere.

  Ci tengo a precisare inoltre, (visto che lui è disinformato e continua  a polemizzare sull’uso della scorta data a Saviano), che le scorte servono a tutelare non la persona, ma il lavoro dei protetti.

 Il successo del libro di Saviano non è una colpa, è grazie a quel successo che gli è stata tolta la possibilità di una vita normale. La scorta serve a tutelare la possibilità di esercitare il suo diritto alla parola, proprio in virtù di quel piccolo e insignificante ART. 21.  Ed è quella parola che lo Stato protegge con la scorta affermando un altro principio irrilevante per il sig. Fede: la legalità!

 Si tratta dunque di una conquista peculiare della modernità sviluppatasi nell’occidente ovvero in quella parte di mondo che ha avuto evoluzione sotto l’influsso politico-storico delle lotte politiche che ebbero luogo nella parte occidentale dell’impero romano.  Consente al singolo cittadino di avvalersi della forza dello Stato anche contro lo Stato stesso, secondo norme prestabilite.

 Per ultimo, dedico a Fede, quel bellissimo detto:

 E’ meglio stare zitti e farsi credere cretini che parlare e togliere ogni dubbio!

La festa dell’aria: riapre l’Hangar di Augusta


di Daniela Domenici

Quasi a voler sottolineare il titolo dato a questa festa ieri e oggi un forte vento ha accompagnato, la riapertura ad Augusta, dopo decenni di totale incuria e abbandono, dell’Hangar dirigibili e dello spazio verde circostante ad opera dei volontari dell’associazione Hangar Team “capitanati” da Ilario Saccomanno, docente in pensione, anima e motore trainante di questa operazione.

L’Hangar di Augusta, per chi non lo sapesse, è una costruzione di alta ingegneria pioneristica costruito tra il novembre del 1917 e il 1920 che ha ospitato dirigibili di ricognizione e avvistamento ed è rimasto uno dei pochi al mondo ancora in piedi anche se, naturalmente, con addosso i segni visibili e tangibili dell’abbandono.

Ieri e oggi e domani lo spazio intorno all’Hangar è stato “invaso” in modo pacifico e allegro da migliaia di persone che attendevano di poter fruire di questo spazio, di questo polmone verde,  da decenni. E’ stata davvero una festa che si è svolta nel migliore dei modi soprattutto grazie alla perfetta macchina organizzativa messa in piedi dai volontari dell’Hangar Team a cui va il nostro plauso anche per un’altra iniziativa collaterale di cui, però, nessuno ha parlato ma che la sottoscritta, come ex volontaria del carcere di Augusta, vuole sottolineare.

In questi mesi, grazie al progetto chiamato “Reload” che si basa sull’art.21, alcuni detenuti hanno usufruito della semilibertà per lavorare fuori dal carcere e rientrare poi alla fine dell’orario di lavoro; uno dei luoghi in cui hanno prestato la propria opera è stato proprio lo spazio circostante l’Hangar. Il presidente dell’Hangar Team, il dott. Saccomanno, soddisfatto del lavoro svolto da questo gruppo di detenuti, ha chiesto al direttore della casa di reclusione di farli uscire in questo finesettimana per far loro trascorrere qualche ora nel luogo da loro ripulito, in mezzo alla gente, e la direzione ha accettato questa richiesta.

Temevamo che questa riapertura rimanesse un episodio una tantum, senza seguito; fortunatamente ci hanno assicurato che lo spazio verde intorno all’Hangar, che oggi è stato goduto da così tante persone, sarà fruibile ogni sabato e domenica grazie al lavoro instancabile dei volontari dell’Hangar Team.

L’artista augustana Pinina Podestà ha dedicato parte del suo sito all’Hangar

http://www.pininapodesta.it/index_file/project_Hangar.html

DRAQUILA, l’ITALIA che TREMA di Sabrina Guzzanti


di Loretta Dalola

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 Applausi a Cannes, alla fine della proiezione del film “Draquila – La Terra Che Trema“. Il documentario di Sabina Guzzanti sul terremoto dell’Aquila ha raccolto l’entusiasmo della sala stracolma. Il documentario,  è la cronaca delle ‘cose nostre‘ e della politica dei fattacci che hanno compromesso il futuro dell’Aquila e della sua gente.

 Ospite da Fazio nella trasmissione : “Che tempo che fa” : dice:” Ne parlano in molti senza averlo visto, è un racconto di un area molto precisa, nello spazio e nel tempo per dare un’idea del terremoto”.

 Abbandonando la satira, Sabina Guzzanti intervista una massa di persone e personalità, provando a ragionare sui fatti (in)evitabili, sulla prevenzione mancata, sulle vite condannate, sulle speculazioni, sui finanziamenti illeciti, sulla sistematica messa in discussione dei principi di trasparenza e legalità che fondano l’idea di una socialità democratica.

 Le immagini scavano impietosamente tra le macerie morali di una classe di imprenditori collusi con il potere, che si è arricchita sul terremoto, complice anche un’opposizione balbettante, anch’essa pronta a mettere le mani sulla  torta.

 Le recenti vicende giudiziarie, che hanno cominciato a scoperchiare una marea  di interessi economici inconfessabili intorno alla ricostruzione, fornisce  il giusto supporto alle critiche.

 Sabrina: “Ho sentito cose per le quali ho impiegato mesi prima di digerirle”  e punta il dito  sul fatto che le tendopoli, essendo militarizzate erano luoghi inaccessibili all’informazione. La questione è sempre la stessa, le decisioni vengono prese da pochi e senza il consenso degli interessati, è inevitabile che in questo modo devi militarizzare, imponendo logiche spesso assurde.

 accesso ai campi è stato vietato dal comma 5 dell‘articolo 5-bis del DL 343/2001, convertito dalla L. 401/2001, in materia di protezione civile, di definizione dello stato di emergenza e della sua estensione territoriale e temporale, ai fini della tutela delle situazioni giuridiche soggettive dei cittadini interessati.

 Ma non qualsiasi grande evento, rientra nella competenza del Dipartimento della protezione civile, vi rientrano solo quegli eventi che, pur se diversi da calamità naturali e catastrofi, determinano situazioni di grave rischio per l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni.

 E’ una legge che non spiega bene cosa si intenda per calamità o grandi eventi, per cui in Italia si sono verificati 35 casi di grandi eventi e più della metà a carattere religioso come: la beatificazione di Madre Teresa , le visite pastorali del Papa, i pellegrinaggi e tutti pagati con i soldi pubblici.

 “E non c’è modo di verificare i fatti perché la Corte del conti non può mettere il naso nell’art. 225”… in questo modo si lasciano aperti molti interrogativi!

 da http://lorettadalola.wordpress.com

Augusta: la voce ai cittadini “La nuova giunta comunale”


di Alessandro Mascia

La nuova Giunta comunale è stata varata e agli augustani non gliene importa una mazza. Questa è la notizia a cui si dovrebbe dare risalto. Gli augustani, a distanza di 7 anni di amministrazione Carrubba, si aspettavano grandi novità: “Chiusi gli scarichi a mare, da oggi è consentita la balneazione” oppure “Riaperta al pubblico la Biblioteca Comunale, installate 10 postazioni Internet” oppure “Giro di vite al fenomeno del randagismo, tutte le femmine risultano sterilizzate”. I diritti dei cittadini, ad Augusta, diventano speranze collettive. Gli augustani vivacchiano in una città sporca, senza strutture sportive, in un’isola senza mare perché il mare è solo una gran fogna a cielo aperto. Ma la sera, prima di addormentarsi, i ragazzini sperano che domani sia diverso, che il Sindaco Carrubba dia una buona notizia.

Invece no. La notizia che dà Carrubba è che ha cambiato le pedine che governeranno la città nei prossimi anni. Nel frattempo che il Sindaco decideva quali assessori rimuovere e quali promuovere, durante le febbrili trattative con i partiti, ad Augusta si percepiva l’insofferenza di chi rischiava di non ricevere alcuna delega assessoriale, di chi aveva ricevuto promesse di delega ma non era soddisfatto, di chi l’aveva blindata la delega ma era vittima delle sue stesse fisime mentali. Tempo fa, probabilmente in previsione del rimpasto della Giunta, c’era stata una migrazione di consiglieri verso il MPA. Un evento eccezionale che noi de I FATTI avevamo titolato “Ma che bello l’uccellone di Lombardo”, 8 consiglieri transitati nel movimento autonomista dal giorno alla notte. Tra questi anche un assessore, Antonio Cammalleri, e due consiglieri, Gino Ponzio e Carmelo Trovato, che, già dall’inizio, avevano dimostrato di non essere perfettamente in sintonia con il coordinatore locale Maurizio Ranno. Quest’ultimo, dopo essersi confrontato con il Sindaco per un eventuale ingresso in Giunta del MPA, ha dichiarato alla stampa “Il mio modello di politica è basato prioritariamente sulla possibilità di rendere servizio alla cittadinanza e non sull’occupazione di sedie in modo sterile e passivo. Se entrare in Giunta deve significare non poter incidere autonomamente e concretamente nella politica della città, se deve significare solo fare da stampella all’attuale Giunta, il Movimento dell’Autonomia, che è composto da 8 consiglieri, ed è ormai una realtà politica concreta, non si presterà a sorreggere l’attuale amministrazione”. Carrubba, che mal digerisce certe uscite da verginella politica, si è premurato di rispondere: “Ho avuto l’impressione che il coordinatore cittadino Maurizio Ranno, facendosi forte della vorticosa e disordinata “campagna adesioni” di consiglieri comunali, aumentasse di continuo le richieste delle tanto “sterili poltrone” al fine di “trovare l’equilibrio tra le diverse anime” che compongono oggi il partito dell’MPA in città”. Dove sta la verità nessuno lo sa. Di fatto i due facinorosi, Ponzio e Trovato, hanno subito preso le distanze dalle dichiarazioni del proprio nuovo coordinatore che, evidentemente, non sta agendo secondo la loro tabella di marcia che più che autonomistica si potrebbe definire autonoma.

Ci sono anche voci fuori dal Consiglio Comunale. I comunisti del circolo Che Guevara, guidati da Attilio Salerno, all’inizio dell’anno si erano proposti quale forza politica di opposizione costruttiva e avevano ricevuto la benedizione di Carrubba. “L’opposizione costruttiva che intendiamo – aveva dichiarato Salerno – va oltre le semplici denunce di inadempienze della Giunta che altri movimenti (vedi Movimento “L’Altra Augusta” del Generale Inzolia ndr) affidano a tazebao in piazza. Così è facilissimo fare opposizione, chiedendo magari le dimissioni del Sindaco; noi invece intendiamo fare un’analisi dei problemi e trovare una soluzione”. Adesso i comunisti hanno cambiato marcia. Forse perché sono stati esclusi dalle trattative per l’ingresso nella nuova Giunta? Ora usano toni come questi: “L’atteggiamento del Sindaco – che non ha mantenuto le promesse fatte a mezzo stampa – e della sua Amministrazione ci impongono di rivedere le nostre precedenti posizioni e passare ad una conflittualità aspra che non faccia sconti a nessuno. Avendo ormai rinunciato ad analizzare i problemi nel tentativo di trovare soluzione, il nostro atteggiamento futuro sarà quello di mettere il dito nella piaga affinché i responsabili del malgoverno e del malcostume politico ne abbiano vergogna”. Dichiarazioni forti che hanno indotto il Generale Inzolia a rispolverare una celebre favola di Esopo: “Ci sono anche anime pure ed ingenue (il riferimento non casuale è diretto a Rifondazione Comunista) che sviolinavano e che erano pronte a sostenere il Sindaco – disinteressatamente, ovvio, e per spirito di servizio – salvo a doversi ricredere; sa tanto di volpe che non riesce a raggiungere l’uva e si lamenta perché è agra!”.

Gli augustani si mettano il cuore in pace: i problemi della città e dei cittadini sono al secondo, al terzo e al quarto posto rispetto alle questioni di governance. È stata appena rinnovata la greppia e attorno a essa, per qualche tempo, ci sarà un pasto che si consumerà in religioso silenzio. Ma nemmeno di questo, agli augustani, importa una mazza.

Un inconsueto Travaglio


di Loretta Dalola

Nello studio di Niente è come sembra, un programma televisivo italiano in onda su LA7 condotto da  Victoria Cabello, che  intervista i suoi ospiti, cercando di mettere in risalto le curiosità e l’inaspettato delle biografie dei personaggi, come in effetti suggerisce anche il sottotitolo della trasmissione, niente è come sembra. Questa settimana ci ha regalato un atipico Marco Travaglio che, lasciata l’immagine di serio ed impegnato professionista si concede il lusso di un ironia graffiante :“Di me dicono che sono un comunista e a furia di sentirmelo dire comincio a crederci, ma del resto l’ hanno detto anche di D’Alema”…

 Travaglio, dice che ai prossimi mondiali in Sudafrica non tiferà Italia, come del resto “la trota” (Bossi Renzo) ma, non per le stesse ragioni anti italiane, cioè non perché sia contro l’unità nazionale come il figlio di Bossi ha sottolineato.

 “Non posso perché c’è Lippi che l’allena” dice. “Io non ho nulla contro l’unità nazionale, anzi uno dei periodi che mi piace di più è il Risorgimento, ma detesto questo apparato del mondo del calcio che rappresenta Lippi e il mondo della federazione. Non potrei mai vederli un’altra volta con la coppa in mano”. Travaglio ha poi concluso il suo pensiero su Lippi: “ Per me l’unico che può alzare la coppa è Dino Zoff e l’unica coppa vinta è quella di Pertini, Zoff e Tardelli nell’82, dopo di che non accetto altre repliche. Guarderò le partite, senza pulsioni, senza tifare non me ne frega niente e non urlerò “Forza Italia…” ( chi ha orecchie per intendere…)

   Al giornalista di Annozero viene chiesto di dire almeno una cosa positiva riguardo a Giuliano Ferrara, Giulio Tremonti e Massimo D’Alema.

 E con calma assoluta sentenzia:  “Su Ferrara potrei dire che scrive bene, vaccate incredibili però bene. Una cosa è lo stile un’altra il contenuto”.

 Di Tremonti: “A me stanno simpatiche le persone antipaticissime. Per esempio Tremonti mi fa molto più ridere di quelli che fanno per forza i simpatici. Ogni volta che viene ad Annozero, mi dice ‘Travaglio, mi raccomando non rompiamo stasera, almeno lei’”.

 E di D’Alema: ““E’ ancora in politica dopo tutto quello che ha combinato, chi l’ammazza, è immarciscibile”.

  

  E sull’onda di questa ventata positivista, possiamo concederci il lusso di dimenticare l’idea di un Travaglio pessimista, soprattutto nei confronti del mondo della politica. In effetti, come lui ci ha confermato, sta modificando la propria visione, orientandosi verso un pensiero sicuramente ottimista, quello che visti i continui scandali, una retata li seppellirà in blocco.

 Un giorno arriverà l’accalappiacani e li porterà via tutti… e con questo raggio di speranza si è congedato dal pubblico.

da http://lorettadalola.wordpress.com

“Frammenti di me”


di Angela Ragusa

Triste questo giorno
che lascia segni di inquietudine
all’animo mio sospinto…

Solo vuoto languente
di gocciole fioche
che candela consuma
sotto occhi screziati
di affanno e speranza.

Non scalda il mio cuore
carezza cercata…
…e aspetto che il tempo
mi porti con se ,
che consumi
di vita l’anelito,
afferando nel pugno
degli attimi suoi
fragili e delicati
frammenti di me.

Cinema: migrazioni e culture locali al festival di Riace (RC)


Quattro giorni di proiezioni ed eventi sul tema delle migrazioni nel paese dell’Accoglienza che ha ispirato l’ultimo documentario di Wim Wenders – un concorso per filmakers con 100 opere pervenute da tutta Italia e dall’estero – un importante dibattito con esperti sul tema degli appalti pubblici in Calabria – un incontro con i responsabili dei progetti di Accoglienza di Riace e Caulonia – presentazioni di libri e proiezioni fuori concorso degli ultimi lavori di Wim Wenders ed Edoardo Winspeare. Il tutto alla seconda edizione di A-Accoglienza Riaceinfestival la cui inaugurazione avverra’ il prossimo 20 maggio con la proiezione di ”Sotto il Celio Azzurro” di Edoardo Winspeare, documentario recentemente uscito nelle sale sull’intercultura e sulla prevenzione del disagio sociale girato nella piccola scuola materna Celio Azzurro di Roma in cui, dai primi anni ’90, e’ stato sperimentato un intelligente modello di educazione multiculturale che abitua i piu’ piccoli al dialogo tra le culture. La scuola oggi ospita 45 bambini di eta’ prescolare appartenenti a 32 nazionalita’ diverse.

La sera del 21 maggio sara’ invece presentato in una delle sue prime proiezioni pubbliche (la prima nella provincia di Reggio Calabria) “Il volo” di Wim Wenders, primo filmato di produzione italiana in 3D girato quasi interamente a Riace che ha come tema centrale le esperienze di Accoglienza di alcuni paesi della Locride. A-Accoglienza Riaceinfestival, Festival delle migrazioni e delle culture locali di Riace, e’ una manifestazione nata proprio sull’onda della politica di accoglienza e reinsediamento dei rifugiati e richiedenti asilo politico che l’amministrazione comunale del paese dei Bronzi sta attuando da alcuni anni con risultati molto positivi insieme ai comuni di Caulonia e Stignano.

fonte Adnkronos

“Quando impari ad allacciarti le scarpe”: storia di un amore speciale


Michela Capone, madre di Marco, racconta come in un diario la storia di una maternità difficile e di una lenta accettazione della diversità del figlio. Il libro, edito da Carlo Delfino editore, presentato al Salone Internazionale del libro di Torino

un bambino sullo sfondo di un puzzle

CAGLIARI – “Devo ancora imparare a essere un buon genitore, un genitore che ama un figlio per quello che è, per quello che non è, e per quello che non diventerà”. Michela Capone è la mamma di Marco: di questa maternità difficile, di questo figlio “diverso” Michela racconta nel libro “Quando impari a allacciarti le scarpe”. Una sorta di diario di viaggio, doloroso, coinvolgente ma, in fondo, anche catartico. Il libro di Michela Capone, edito da Carlo Delfino editore, è arrivato alla terza ristampa e presentato sabato 15 maggio al Salone internazionale del libro di Torino.

“Un successo insperato, assolutamente al di là delle mie aspettative – confida Michela Capone – in realtà  ho iniziato a scrivere per me, per esorcizzare, attraverso la narrazione, la sofferenza, la paura e il senso di solitudine. Poi qualche amico ha letto questo mio diario e mi ha convinto a pubblicarlo. Se ho accettato è solo perché sono convinta che la mia testimonianza può sollecitare alla riflessione, può far volgere lo sguardo su una dimensione dell’esistenza che può riguardare tutti e che può arrivare all’improvviso, cogliendoci impreparati. Come è stato per me e per la mia famiglia”.

Marco oggi ha dodici anni e fin da piccolo il ritardo psicomotorio e di linguaggio che manifestava è stato associato ad una delle tante patologie dello spettro autistico. Soltanto lo scorso anno si è
arrivati a formulare una diagnosi precisa della sua malattia: si tratta di una patologia rarissima, definita “microdelezione del cromosoma 2”. Alla sua identificazione  si è arrivati grazie
all’applicazione di nuovissime tecniche d’indagine sul Dna e ad una mappatura mirata del corredo genetico. Sembra che Marco sia il secondo bambino al mondo al quale è stata diagnosticata questa rara alterazione cromosomica; il secondo caso conosciuto riguarda una bambina del Canada.  Gli esami sono stati effettuati all’Ospedale Microcitemico di Cagliari, città in cui vivono Marco e la sua famiglia. Dall’attesa alla nascita prematura, dalla scoperta dei primi segni del ritardo al calvario delle visite mediche, passando attraverso cliniche, ospedali, ambulatori e centri di riabilitazione, senza tacere delle lungaggini burocratiche e delle difficoltà per ottenere l’assistenza e per assicurare a Marco una buona integrazione a scuola.

“E’ vero che il dolore è costante e a volte sembra insuperabile – racconta Michela – ma è altrettanto vero che poter condividere questo carico di sofferenza è già un grosso sollievo. Negli anni, noi abbiamo visto assottigliarsi il numero degli amici e degli stessi parenti disponibili anche semplicemente all’ascolto. Lo stesso sistema sociosanitario non è ancora capace di farsi carico delle fragilità altrui. La disabilità fa paura e il principio di inclusione sociale, in realtà, rimane sulla carta. La vera solidarietà nasce tra le famiglie che vivono le stesse esperienze, le battaglie si combattono dentro questo microcosmo di umanità, mentre aumenta la distanza con coloro che non si sentono toccati direttamente dal problema”.

Michela Capone, che di mestiere fa il magistrato presso il Tribunale dei Minori di Cagliari, ha deciso di devolvere i proventi della vendita del libro all’Associazione “Peter Pan”, nata nel 2000 per iniziativa di un gruppo di famiglie con bambini affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo ed altre patologie neurologiche invalidanti. In particolare, lo scopo è di sostenere la realizzazione della “Casa di Peter Pan”,  una farm community per adolescenti e adulti con patologie neurologiche. Il progetto, ancora in fase iniziale, prevede una struttura di accoglienza per 24 persone, ospitate in tre case famiglia, collegate ad ambienti di servizio e di lavoro comuni. I giovani e gli adulti disabili potranno svolgere attività lavorative, come la coltivazione di orti biologici, l’allevamento di animali da cortile, la manutenzione di serre e giardini, attività ludiche di relazione, programmi di riabilitazione socio-sanitaria. L’idea della farm community è stata mutuata da esperienze simili realizzate in Norvegia con buoni risultati.

“La casa di Peter Pan non è una struttura pensata solo per il dopo di noi – spiega Michela Capone – ma anche per il ‘durante’, per il presente e per la fase successiva alla fine del ciclo scolastico quando i nostri figli avranno la necessità di un progetto esistenziale che garantisca loro una vita autonoma e serena, al di là della presunzione di una ‘normalità’ che appare sempre più come una maschera limitante e a tratti grottesca”. (mtm)

da www.superabile.it