di Enzo Inzolia
Il tempo ormai stringe: per l’Ospedale di Augusta, purtroppo, siamo alle ultime battute.
Dopo le tante passerelle e le infinite rassicurazioni provenienti da destra e da manca, Sua Sanità Serenissima (tanto a lui che gli frega?) l’Assessore Russo, incurante dei diritti e delle esigenze di cittadini e di territori, ha deciso che il nostro Ospedale va chiuso e, con interessate complicità, vuole pure farci credere che siamo fortunati; come si suol dire: c…. e mazziati!
Prendiamo atto che di tanto in tanto qualche anima pia, magari memore dei tanti voti ricevuti, si è ricordato del Muscatello e di quanto esso sia importante per la nostra collettività; con piacere dalla stampa apprendiamo perfino della tardiva conversione di chi fino ad ieri, con splendida e competente metafora, predicava che “non possono starci due pizzerie a distanza di cinquanta metri”.
Meglio che niente, ma ci crediamo assai poco; e, se alcuni hanno almeno il pudore di tacere, altri (vero, on. De Benedictis?) hanno avuto l’impudenza di dichiarare sulla stampa tutta la propria soddisfazione per la rapina che si sta consumando ai danni di Augusta, come se il decreto non esistesse e non fosse una tragica realtà!
Il tempo stringe, dicevamo; l’Assessore pare che a fine mese, finalmente, farà grazia della sua presenza in quel di Siracusa ma non si è capito a quale scopo; una cosa è certa: se pensa di venire per l’ennesima passerella con annessa presa per i fondelli è meglio che se ne stia a Palermo e ci risparmi lo spettacolo; se invece ritiene che i diritti di una Città e di un intero territorio siano meritevoli di attenzione fissi subito la data per l’incontro che gli è stato richiesto e nel quale potranno essere ragionevolmente discussi i diversi, e a lui evidentemente sconosciuti, termini del problema.
Ma siccome non abbiamo ancora messo l’anello al naso né, ancor meno, ci piace che la nostra pazienza venga scambiata per fessaggine, è anche il caso di dire forte e chiaro che, se necessario, ancora una volta noi Augustani ci difenderemo da soli, come cinquanta anni fa, contro l’arroganza di quanti considerano la nostra Città alla stregua di una colonia da spremere e sfruttare; è il momento di affermare che Augusta è determinata, senza alcuna velleità campanilistica, con senso della responsabilità, con la civiltà che è sua tradizione ma con altrettanto rigore, a tutelare con ogni mezzo lecito il proprio diritto alla salute.
Nessuno può dimenticare che Augusta ed il suo porto sono stati il motore dell’economia della provincia e della regione; che qui migliaia di famiglie hanno trovato lavoro e benessere quando tutto attorno era fame e povertà; nessuno deve oggi dimenticare che qui si produce tuttora il cinquanta per cento della ricchezza della provincia, gran parte di quella regionale e quota significativa di quella nazionale; che qui si produce gran parte dell’energia italiana.
Così come nessuno può dimenticare i danni sull’ambiente e sull’uomo che l’industrializzazione selvaggia hanno causato e per i quali è arrivato il momento del giusto riconoscimento e del giusto corrispettivo.