La mozione radicale sul carcere presentata a gennaio aveva messo in guardia il Governo anche sulla questione degli internati, ma su questo punto tanto il centrodestra quanto il centrosinistra si sono rifiutati di prendere in considerazione la nostra proposta: l’adozione di opportune iniziative normative volte ad introdurre una maggiore restrizione dei presupposti applicativi delle misure di sicurezza a carattere detentivo, magari sostituendo al criterio della “pericolosità” (ritenuto di dubbio fondamento empirico) quello del “bisogno di trattamento”.
L’uomo che di è impiccato a Sulmona aveva sicuramente “bisogno di trattamento”, non certo di quello che gli si poteva garantire nel supercarcere abruzzese dove all’ordine del giorno ci sono sovraffollamento, mancanza di mezzi materiali e di risorse finanziarie, carenza di personale di ogni tipo e con una sanità letteralmente allo sfascio.
Sulla vicenda presenterò l’ennesima interrogazione che non riceverà la risposta del Governo, come è ormai d’abitudine, nonostante che il regolamento della Camera fissi in 15 gg il termine entro il quale deve arrivare la risposta.
Questo il testo dell’ultima interrogazione presentata il 26 gennaio scorso dopo due mie visite ispettive: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=21068&stile=6&highLight=1&paroleContenute=%27BERNARDINI+RITA%27+|+%27sulmona%27+|+%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+SCRITTA%27
Il DAP e il suo “capo” Ionta, non scarichino le loro responsabilità sulla direzione del carcere di Sulmona. Il detenuto che si è suicidato la notte scorsa era un internato nella casa di lavoro dove il lavoro non c’è, era tossicodipendente, malato di HIV, con problematiche di salute gravissime: che ci faceva in quella struttura, visto che aveva già pagato il suo conto con la giustizia?