di Daniela Domenici
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (dal Vangelo di Matteo 7,6)
Ecco come ho trasformato queste straordinarie parole evangeliche in una filastrocca di qualche tempo fa, in tempi non…sospetti:
“…le cose sante ai cani e le perle a porci non dobbiamo dare
il nostro affetto doniamolo solo a chi ci sa apprezzare
il cuore e la mente non facciamoci calpestare
da chi non merita e non capisce come si deve amare.”
E non mi riferisco naturalmente ai detenuti (a parte uno, ma l’eccezione conferma la regola) che hanno meritato e meritano, tutti, indistintamente, il nostro affetto, la nostra attenzione, la nostra disponibilità, le nostre parole, i nostri sorrisi, le nostre strette di mano…a parte quel gentilissimo ragazzo del Senegal che proprio la mattina del nostro addio, lo scorso 10 febbraio, mi aveva appena spiegato perché non mi poteva dare la mano: non per maleducazione, ha sottolineato, ma per una sua forte fede musulmana. E mi ha salutato con la mano destra aperta e appoggiata sul suo petto, bellissimo gesto, e così ho capito perché molti altri, prima di lui, ogni volta che mi incontravano mi salutavano con quello stesso gesto: ti saluto col cuore, selèm, pace.
Tutto questo non potranno più averlo, purtroppo, mi dispiace…mi mancano…
…sciuscràn (come ho imparato da alcuni detenuti di lingua araba), grazie di cuore a tutti voi: cattolici, evangelici, musulmani, buddisti, non importa la razza, la fede, la lingua, mi avete dato tanto, ognuno di voi nel suo piccolo, mi avete fatto crescere, e spero di aver seminato, in ognuno di voi, una goccia di gioia, di sorriso, di affetto.