Come un detenuto


di Daniela Domenici

Al detenuto rinchiudono il corpo in una cella

perché ha commesso un reato e deve espiare

a me hanno rinchiuso il cuore e l’anima dentro il mio corpo e hanno buttato via la chiave

perché ho commesso il reato di regalare affetto e amore gratuitamente e devo espiare.

Genova. Bagnasco incontra i trans, con loro una foto ricordo


Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco  torna a Genova, la città in cui è arcivescovo, per incontrare le suore e finisce a colloquio con i trans. Un appartamento nel centro storico di Genova, nei vicoli che un tempo delimitavano il vecchio Ghetto e dopo sono diventati i caruggi dei travestiti; nella casa abitano le suore contemplative missionarie dell’ordine di padre de Foucauld.

In queste stanze ieri pomeriggio, 8 febbraio, il cardinale Angelo Bagnasco ha incontrato una decina di transessuali. Le suore avevano chiesto al cardinale se era disponibile a un incontro «con le nostre ospiti». Le ospiti si chiamano Regina, Lucrezia, Patrizia, sono tutti trans. Il cardinale ha detto sì. Ha incontrato anche altri ospiti, alcune famiglie di senza tetto, una delegazione di immigrati, ragazze fuggite dal racket della prostituzione. I trans hanno preparato canzoni di benvenuto e hanno raccontato la loro vita prima e in che modo è cambiata.

Il cardinale ha ascoltato, seduto nel salottino, ha accettato lo scatto della foto ricordo con suore e trans, ha stretto le mani a tutti, ha ascoltato l’inno dedicato alla Madre di Dio cantato da voci inconsuete. Infine ha risposto con parole evangeliche. «Siamo figli del peccato originale — ha detto — tutti possiamo cadere nell’errore, possiamo peccare anche se siamo comunque responsabili delle nostre azioni. Ma Cristo è morto in croce per la salvezza di tutti. Non spetta a me giudicare. Le porte di Dio sono aperte a tutti».

I trans hanno chiesto un altro incontro per poter parlare ancora della loro vita, delle loro esigenze spirituali. «Il cardinale non ha condiviso la mia naturalezza nell’essere omosessuale ma abbiamo parlato — ha concluso Regina — è più di quanto sia riuscita a fare con il cardinale Siri che pure ho conosciuto tanti anni fa».

da www.blitzquotidiano.it

Cercasi sorriso, anche usato, di seconda mano


di Daniela Domenici

Ho perso il mio sorriso, anzi, me l’hanno rubato…

Qualcuno, per caso, l’ha trovato?

Ci ero affezionata, potete immaginarlo, dopo più di 50 anni insieme…

E ora mi manca, non lo trovo più, chissà dove se lo sono portato…

Lo Zingarelli dice che la parola “depressione” proviene dal latino “de-pressus”, premuto verso il basso, infatti si dice “cadere in depressione”, ci cadi perché qualcuno ti ci spinge…

Pochi giorni fa è apparsa una notizia sulle donne che temono la depressione più del tumore al seno, non avrei mai creduto di entrare a far parte di questa categoria…io che ho aiutato un’amica carissima qualche anno fa a uscirne mi ci sto lentamente ma inesorabilmente avviando per la prima volta nella mia vita, una cosa positiva è che almeno ne sono consapevole, è già tanto…

Non parlo con nessuno per ore e giorni, non esco quasi più di casa, non mi vesto, soprattutto NON SORRIDO PIU’ da non so quanto…

Qualcuno mi trova un sorriso, anche usato?

Il Tar di Catania non ripristina le ore di sostegno e S.F.I.D.A protesta


Il Sindacato famiglie italiane diverse abilità ha deciso di farsi sentire affidando il proprio malcontento a una lettera “idealmente” scritta da un bambino speciale

bambina sola al banco

MESSINA – Niente sostegno ripristinato. Il Tar di Catania ha deciso di non considerare danno grave la riduzione delle ore di sostegno a 18 alunni disabili residenti in provincia di Messina. Ecco che allora Sfida, il Sindacato famiglie italiane diverse abilità, ha deciso di affidare la propria delusione a una lettera “idealmente” scritta da un bambino “speciale” contro la decisione dei giudici. Ecco il testo della lettera.

“Vado a scuola, ma non sono come tutti i miei compagni, io sono un bambino speciale. Sono talmente speciale che ho un banco tutto per me  e ho anche una maestra tutta per me. O meglio, l’avevo fino allo scorso anno, perché adesso quella che era la mia maestra devo dividerla con altri bambini speciali: a metà mattina lei va via, mentre io vorrei trattenerla, farle capire che ho bisogno del suo aiuto, vorrei allungare un braccio, ma il mio braccio da solo non ce la fa ad alzarsi. Ho sempre bisogno di qualcuno che mi aiuti a fare le stesse cose che fanno  tutti i miei compagni. Ma sono solo aiutato a metà!

L’altro giorno la mia maestra ancora una volta è andata via; il solo pensiero che sarei nuovamente rimasto dimenticato nel mio banco mi ha fatto avere uno scatto: sono caduto a terra, ho iniziato a gridare e a tirare calci, tanto che alcuni compagni si sono avvicinati e qualcuno ha detto di chiamare la mia mamma, qualcun altro: ‘ma perché lo mandano ancora’ a scuola? Volevo gridare… ma ancora una volta i pensieri sono rimasti solo pensieri. Avevo tentato solamente di protestare, volevo dire che anch’io faccio parte di quella classe: perché i bambini speciali non hanno diritto di sentirsi classe?

Alla sera ho sentito parlare a lungo papà e mamma, erano stati a scuola e in loro c’era tanta amarezza e sofferenza. Alla fine hanno deciso di andare da un ‘signore giusto’ che lavora in un ufficio a Catania per chiedergli aiuto. Io ho capito chi è il ‘signore giusto’: è un uomo che ha il compito e il potere di far rispettare le leggi. Ma cosa centra con me, con la scuola e i miei compagni?

Anche oggi sono tornato prima da scuola. Appena rientrati in casa è suonato il telefono; la mamma ha risposto e  ha avuto uno scatto. Gridava: ‘Ma questo giudice non è un politico che deve preoccuparsi della disponibilità di bilancio! Lui doveva solo stabilire se le leggi riconoscono dei diritti a mio figlio! Ma perché non siamo di Roma, Reggio Calabria, Cagliari o anche a Palermo, dove i giudici si sono espressi considerando la legittimità dei ricorsi e tutelando il diritto dei bambini all’integrazione scolastica?’. Allora io che vivo a Messina sarò sempre handicappato?”.

da www.superabile.it

Anziani: longevità, i toscani vivono più a lungo e in salute


Gli anziani toscani vivono più a lungo e in salute. Alto il loro indice di vecchiaia: in Toscana ci sono 190 over65 per ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Si allunga anche la speranza di vita. Chi nasce oggi può ragionevolmente sperare di vivere almeno fino a 78 anni se uomo e a 84 se donna. Questi dati sono contenuti nella Relazione sanitaria regionale 2006-2008 realizzata dall’Agenzia sanitaria regionale e presentata il 6 febbraio 2010. Buono anche lo stato di salute dei cittadini, così come è alto il loro indice di gradimento per i servizi sanitari a disposizione: pronto soccorso, assistenza ospedaliera, medici di base, visite specialistiche e assistenza domiciliare. La tranquillità di essere assistiti come ci si attende è un motivo in più per allontanare lo stress e la preoccupazione, che come si sa, sono nemiche della salute.
da www.intrage.it

La birra rafforza le ossa


di Matteo Clerici

La birra rafforza le ossa

Da tempo, alcuni gruppi di studiosi ritengono che la birra sia in grado di proteggere e rafforzare le ossa

A supporto della teoria, arriva una ricerca dell’università della California, diretta dal professor Charles Bamforth e pubblicata dal “Journal of the Science of Food and Agriculture”.

Gli scienziati hanno preso in esame 100 miscele, scoprendo come a fare la differenza fosse il silicio (usato per la fermentazione), difesa dello scheletro contro urti e fratture. A riguardo, va notato come la birra sia per gli occidentali la maggior fonte di tale minerale, avendo superato anche il latte (e bevande derivate): il 50% del silicio delle “bionde” finisce direttamente in ossa e tessuti.

Ma non tutte le birre sono uguali, presentando quantità del minerale che vanno dai 6,4 mg ai 56,5 mg; a far la differenza, il processo di lavorazione ed il cereale utilizzato. Guidano la classifica le birre d’orzo, seguite da quelle al luppolo e dal frumento.

Infine, la squadra di Bamforth spiega come si possa valutare la quantità di silicio nella birra dal colore. Quelle al malto più chiaro, infatti, contengono più silicio, perché la cottura dei cereali è stata meno intensa, conservando il tenore di minerali al suo interno

da www.newsfood.com

La diversità non è un vicolo cieco


La diversità non è un vicolo cieco

di Matteo Schianchi

A Tel Aviv sono in corso le riprese di un breve film totalmente ideato, girato e interpretato da persone cieche. È la storia di una ragazza nata cieca che si sente poco accettata dalla famiglia. Allora scappa. Incontra un ragazzo con il quale intraprende alcune gite in moto e sul mare. Un giorno, anche il ragazzo perde la vista a causa di una malattia.

L’idea del film è venuta alla direttrice di un centro di servizi per ciechi, dopo aver scoperto la passione di alcuni utenti per le videocamere e la loro competenza nel maneggiarle. La lavorazione è adattata alla disabilità del cast e probabilmente in alcune fasi interverranno persone vedenti.

Non conosciamo gli esiti finali del film, né se potremo vederlo, la trama è troppo scarna (e facilmente banalizzabile) per poter fare previsioni. Forse sarà un cattivo e inutile esperimento, forse un colpo di genio ben riuscito, forse un fenomeno commerciale, forse sarà completamente ignorato.

Di certo sarebbe interessante vederlo. Non perché fatto da disabili o per cedere a buoni sentimenti, ma con la speranza e il piacere di poter vedere un film diverso, nel suo modo di essere concepito, girato, realizzato, narrato.

La diversità, il guardare il mondo da un altro punto di vista, è interessante quando trova (cioè è messo nelle condizioni e riesce ad esprimersi) per creare e produrre altro, nell’arte e nella vita di tutti i giorni. Non quando cerca maldestramente e a fatica di rincorrere la normalità, per farsi accettare o per conformarcisida www.superabile.it

Scoperto il gene di Peter Pan


Individuato il gene di ‘Peter Pan’ che potrebbe spiegare il perche’ alcune persone rimangono giovani per lungo tempo, mentre altre invecchiamo prima. Almeno questo e’ quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Leicester e del King’s College di Londra, e pubblicato sulla rivista Nature Genetics. La scoperta potrebbe aprire la strada a farmaci in grado di tenere indietro le lancette dell’orologio biologico, mantenendo sani il cuore e il cervello anche in eta’ avanzata. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno coinvolto nello studio 12 mila persone. Dall’analisi del loro Dna e’ stato individuato un particolare tratto del Dna che ha accellerato chiaramente il processo d’invecchiamento. Il 7 per cento della popolazione ha due copie di questo gene e hanno un aspetto fino a 8 anni piu’ vecchio di altre persone della stessa eta’. Un altro 38 per cento ha solo una copia e ha un aspetto fino a 3-4 anni piu’ vecchio. Un fortunato 55 per cento, invece, ha due copie del gene di ‘Peter Pan’ e di conseguenza mantiene un aspetto piu’ giovane della propria eta’. Il segreto, secondo i ricercatori, risiederebbe nella lunghezza dei telomeri, piccoli orologi biologici e regioni terminali dei cromosomi. Con il passare del tempo questi telomeri si accorciano finche’ le cellule muoiono. I ricercatori hanno scoperto che le persone che hanno la versione del gene ‘Peter Pan’ hanno anche i telomeri piu’ lunghi, vale a dire che le lancette dei loro orologi biologici si muovono piu’ lentamente. Precedenti studio hanno collegato i telomeri piu’ lunghi a una buona salute. “Quello che abbiamo scoperto – ha spiegato Nilesh Samini della University of Leicester – e’ che le persone che trasportano una particolare variante genetica avevano i telomeri piu’ corti e che sembrano biologicamente piu’ anziani”. Questo potrebbe anche spiegare il perche’ alcuni fumatori incalliti non si ammalano in eta’ avanzata, mentre altre persone con stili di vita apparentemente piu’ sani sono colpiti da malattie da giovani. “Il nostro studio – ha detto Tim Spector del King’s College di Londra – suggerisce che alcune persone sono geneticamente programmate per (l’avanzare) dell’eta’ a un ritmo piu’ veloce”. La ricerca apre la strada a un test genetico che permetterebbe ai medici di identificare i soggetti a rischio di malattie legate all’invecchiamento. I ricercatori, inoltre, non escludono la possibilita’ di mettere a punto farmaci che aiutino a mantenerci piu’ giovani dentro e fuori.

fonte AGI

L’elettricista…dell’anima


di Daniela Domenici

Quando si spegne una lampadina perché si è fulminata si va al negozio e se ne compra una nuova…

quando manca all’improvviso la luce in casa si va dall’elettricista per chiedergli di scoprire cosa è successo, dov’è avvenuto il corto circuito…

quando si spegne un’anima non ci sono negozi in cui andare né elettricisti da consultare…

…quell’anima rimane spenta per sempre

Usa: Molly Dilworth, la pittrice che colora i tetti di New York


Quando ha cominciato, aveva paura dell’altezza, Molly Dilworth, la pittrice che un anno fa ha iniziato a portare la sua arte sulle terrazze dei grattacieli di New York. La giovane artista finora ha colorato la parte superiore di tre grandi palazzi della Grande Mela, tra cui quello della galleria d’arte Hendershot di Manhattan, e proprio questo modo di dipingere consentirà alla sua arte di essere visibile in tutto il mondo e non solo. Grazie alla dimensione, alla posizione e ai colori brillanti e vivaci che Molly ama utilizzare quando dipinge, le sue opere potranno essere riconosciute anche dallo spazio attraverso le immagini satellitari di Google Heart, il software che riproduce immagini virtuali della terra. “Non voglio ricoprire la terra con le immagini delle mie opere, ha detto Molly, ma fare qualcosa che segni il territorio e far conoscere questo modo diverso di vedere le cose”. La giovane artista, 34 anni, per dipingere non compra la vernice ma cerca di utilizzare gli avanzi che riesce ad avere, acquistandoli anche da Craiglist, la grande bacheca online dove è possibile vendere e comprare qualsiasi cosa, o da organizzazioni che recuperano e riutilizzano materiale. Molly Dilworth, che è cresciuta nel Michigan, ammette che dipingere sui tetti non è affatto facile. L’altezza, le condizioni atmosferiche, il vento, gli insetti a volte non rendono semplice realizzare le opere. L’idea di far arrivare la sua arte nello spazio è nata quando si è resa conto di come molte persone che cercano le immagini dei “propri luoghi” su Google Heart, stringano con questa “tecnologias impersonale”, una sorta di legame intimo, affettivo, molto personale. “La cosa più strana però – ha detto l’artista, è stato iniziare – chiedendomi che cosa significa oggi la pittura nell’era digitale”.

fonte APCOM