Il presidente del consiglio provinciale di Siracusa in visita al carcere di Augusta


di Daniela Domenici

Stamattina abbiamo avuto il piacere e l’onore di ricevere la prima visita nel carcere di Augusta del presidente del consiglio provinciale di Siracusa, Michele Mangiafico, insieme a una delegazione composta da un rappresentante di ogni forza politica presente in consiglio provinciale, eccetto il MPA, assente giustificato.

Si è voluto fare questa visita, come ci ha dichiarato Mangiafico prima di entrare in istituto,  perché la situazione delle carceri italiane, in questo momento, come tutti sappiamo, è diventata esplosiva, sette suicidi in 20 giorni e il sovraffollamento cronico e la carenza di organico degli agenti di polizia penitenziaria; anche il governo, finalmente, se ne sta rendendo conto e sta approntando alcune misure per fronteggiare “l’emergenza carceri”.

La delegazione è stata ricevuta dal direttore del carcere, Antonio Gelardi, che ha presentato la situazione dell’istituto nei dettagli e ha ringraziato Mangiafico, come massimo rappresentante della Provincia, per aver promosso e sostenuto il progetto dell’art. 21 che vede 12 detenuti uscire ogni mattina dall’istituto per lavorare come giardinieri e altre mansioni simili in vari luoghi di Augusta e rientrare ogni pomeriggio in carcere; progetto che durerà sei mesi e che il direttore del carcere ha chiesto a Mangiafico di fare in modo che possa essere prolungato visto l’ottimo andamento di questo primo esperimento. Alla delegazione sono stati poi mostrati, dal commissario Calcaterra, e da un suo collega, alcuni ambienti del carcere in modo da potersi fare un’idea di quale sia la situazione reale.

Dopo il carcere di Augusta la delegazione provinciale visiterà quello di Siracusa e quello di Noto per poi tornare, ancora per altri incontri, in quello di Augusta e verificare così le eventuali novità sia positive che negative.

“Il Dio dei mafiosi” di Augusto Cavadi alla libreria Letteraria ad Augusta


Le Edizioni San Paolo e la libreria Letteraria, sita in via Umberto 270 ad Augusta, presenteranno domani sabato 30 gennaio alle ore 18.30 “Il Dio dei mafiosi” di Augusto Cavadi.

Ne discuteranno con l’autore il saggista Davide Miccione e lo storico Giuseppe Caramma.

Augusto Cavadi è un filosofo – teologo, è docente di filosofia al liceo classico di Palermo, collabora con Repubblica di Palermo, Centonove di Messina, Filosofia e teologia di Napoli, Narcomafie di Torino, La nonviolenza in cammino di Viterbo. E’ membro dell’Associazione teologica italiana.

Ulteriori informazioni sull’autore possono essere lette nel suo sito 
www.augustocavadi.eu

“L’aula di disegno dal vero”


di Tiziana Mignosa

La vita è come il sole

se ne sta lì coi pianeti intorno

una grande aula piena d’artisti in erba

che imparano a guardare e a disegnare.

Al posto di bottiglie dalle fogge strambe

ma anche di busti antichi e marmi assai pregiati

ci sono avvenimenti e accesi sentimenti

fiori dalle aguzze spine perfino a volte belli.

Immobili si lasciano osservare

amare e anche odiare

creando l’illusione che siano sempre diversi

e invece siamo noi  che girando loro intorno li vediamo tali.

Ed è così che ben presto c’accorgiamo

che il pugno in pancia non fa più male

ma solo perché cambiando postazione

la luce ce lo mostra da un’ulteriore angolazione.

Largo ai poeti al Teatro del Tre a Catania


L’appuntamento è per sabato 30 gennaio alle ore 21 presso il Teatro del Tre con un omaggio a Edgar Lee Masters, uno dei più grandi poeti americani.

Comincia con questa prima mise en espace la rassegna dedicata ai poeti e ai cantautori.

In scena gli allievi dell’accademia del Teatro del Tre: Gianmarco Arcadipane, Ornella Falsaperla, Brunella Manuli, Simona Manuli, Anna Patané, Melania Puglisi, Daniele Sapio e Ornella Benenato, Debora Miano, Francesca Puccio, Mariarosa Sicali; ci sarà, in esclusiva, una performance pittorica di Marco Iozza, lo spettacolo porta la firma di Gaetano Lembo per la regia e le scenografie.

Questo progetto di poesia-teatro nasce da un’ idea del direttore artistico Lembo che, nella sua idea di teatro come crogiuolo di cultura, vede la poesia come elemento imprescindibile e primordiale di approccio alla vita; lui che, oltre a essere un pregevole attore e regista, ha dato prova, nelle sue ballate “Occhi aperti” e “Semper Fidelia”, edite nel 2008 dalla casa editrice Kimerik, di avere un sensibile animo lirico.

Sotto i riflettori Edgar Lee Masters, poeta contradditorio ed eccentrico, autore della celebre Antologia di Spoon River, opera portata alla ribalta per il pubblico italiano da un grande autore qual è stato Fabrizio De Andrè con il suo album “Non al denaro non all’amore né al cielo”.

Masters si proponeva di descrivere la vita umana raccontando le vicende di un microcosmo, Spoon River appunto, ispirandosi a epitaffi mortuari. Il bello di queste liriche è che i protagonisti, essendo morti, non hanno più niente da perdere e possono raccontare la loro vita in assoluta sincerità. L’Antologia, che rappresentò la sua vendetta contro l’ipocrisia e la mentalità ristretta di una piccola città, decretò la sua fama nei secoli ma non fu capita e apprezzata  dai suoi contemporanei.

La rassegna poetica proseguirà con Borges, Tristan Tzara e i dadaisti, Drus Grumbein e Fabrizio De Andrè, il cantautore poeta, quasi a voler chiuder quell’anello che si aprirà domani sera con Edgar Lee Masters.

Lettera da Angelo, ristretto nella sezione più isolata del carcere di Augusta


Ve la trascrivo esattamente come ci è arrivata senza cambiare una virgola e senza commentare né giudicare ma solo condividere. E’ la prima volta che, finalmente, qualcuno ci scrive da quella sezione, è un inizio, per noi, di quella rieducazione di cui parla l’art. 27 della nostra Costituzione.

Ill.mi professori,

non so i vostri nomi e non penso che sia un particolare importante, guardo e vedo in voi due persone affabili nei nostri confronti, a prescindere da quello che abbiamo o non abbiamo fatto; siamo  carcerati o detenuti ristretti o ospiti dello stato, come diciamo noi in gergo; il fine è sempre quello: chiusi in una cella di pochi metri quadri per quasi venti ore al giorno, cercando di far passare il tempo  più velocemente in tutti i modi possibili, lettura di libri o riviste, guardando il televisore con tutti i suoi programmi a volte noiosi o semplicemente fumando le sigarette e qualcuno dilettandosi in lavoretti artigianali: barche, case, portaceneri o altro; e credo benissimo che quel piccolo periodo di tempo passato a dialogare con voi una volta alla settimana ci faccia bene e ci fa uscire dalla noiosa e ripetitiva quotidianità in cui ci siamo affossati.

Una riflessione? Penso che la prima sarebbe: “Se potessi tornare indietro mi sarei certamente comportato diversamente; e conoscendo come adesso un po’ più le leggi non ci sarei cascato”; ma essendo molto più realista penso che l’unica soluzione è quella di avere qua nel carcere una condotta regolare con tutti ed ottenere quell’unico beneficio che finora ci concede il magistrato di sorveglianza: quarantacinque giorni ogni 6 mesi di liberazione anticipata; essendo il nostro un reato considerato “un reato gravissimo” è molto difficile che otteniamo di più.

Poi penso al futuro (più che altro al mio) essendo per gli altri qualcosa di molto vergognoso quello che ho fatto o di quello di cui sono stato accusato (ma nel mio reato contestato non c’erano testimoni), la mia parola contro la sua e per antonomasia; indovinate chi ha vinto? Il sesso debole, logico! Ed al mio primo interrogatorio ho domandato al magistrato se, quando era in dolce compagnia, portava con sé i testimoni e non mi ha saputo rispondere. Comunque il mio futuro proprio non so vederlo, nella mia cittadina che conta non più di 2000 abitanti chiunque può accusarmi dato che si è arrivato a promulgare delle leggi in cui un uomo deve avere una distanza minima di cento metri da una donna mentre passeggi; puoi anche essere arrestato per tentata violenza, ma stiamo scherzando? E già che noi poveri uomini siamo abbastanza timidi ma considero questo tipo di donna una femminista; penso che ci sono molti casi in cui c’è veramente violenza sulle donne e anche sui minori però qua si fa di tutta l’erba un fascio; e dal momento che sono in carcere e sono tutelato dalla legge dovrei essere tranquillo, ma così non è. Ho più pensieri per i miei parenti ed anche per chi mi ha rovinato (scherzo con il prete quando gli dico che li perdono e pranzerei con loro, cioè sarebbero loro il mio pranzo), spero di non arrivare a tanto, anzi non arrivare a niente; non voglio assolutamente rivivere questa bruttissima esperienza che non mi ha insegnato niente: non ho rubato, spacciato, imbrogliato o, per la peggiore delle ipotesi, ucciso qualcuno. Ma è un reato in cui basta la minima accusa  quello nella sezione in cui sono ristretto; una vera inquisizione con tanto di caccia alle streghe (altro che Torquemada, monaco inquisitore spagnolo del 1600 che si è macchiato di tanti orrendi crimini); solo che qua è tutto l’opposto e sono gli uomini a pagare le conseguenze; famiglie intere ho visto sfasciare dalla cosiddetta legge; e poi si lamentano se ci stanno molti più divorzi che matrimoni; e gli istituti per minori sono al collasso e che chiudono per mancanza di aiuti comunali.

Penso che ci sarebbe molto da riflettere sul cosiddetto “reato di violenza” in genere perché peggiore del nostro c’è solo il reato di mafia e le pene neanche scherzano. Dal canto mio desidero solo finire di espiare la mia pena nel miglior modo possibile cercando di avere ottimi rapporti con tutti nessuno escluso; anche se in sezione si vive d’invidia e non capisco il perché, non siamo tutti nella stessa melma?

Per me è solo un gravissimo segno di totale ignoranza (per forza siamo considerati dei soggetti dediti solo a sbagliare) e puoi spiegare loro la vita un miliardo di volte, non si aprono a niente; e poi alla fine capisco che non posso fare nulla perché anch’io sono isolato in una sezione isolata di per sé. Compro un sacco di giornali e leggo molti libri e sono criticato da delle persone che per loro la vita è calcio, fumo e vino; ma io non critico nessuno, ognuno si gestisce la vita come vuole e come può, fortunatamente siamo tutti diversi e non solo fisicamente.

So di essermi un po’ prolungato anche sui diversi argomenti ma mi vengono in mente troppe cose per non scrivere; forse è questa la mansione di una mente aperta a tutto, non a criticare ma a cercare di capire tutto ciò che gli sta intorno; avrei di che sparlare su di tutti ma il primo sono io a non volere essere minimamente criticato per il mio operato iniziando da questa lettera.

Può darsi che in futuro scriverò per voi qualcosa altro ma mi fa male il braccio e voglio finire così dandovi e sottoscrivendovi non in maniera plateale i miei migliori saluti e ringraziamenti e non ha nessuna importanza per me se questa mia riflessione epistolare non verrà pubblicata in nessun libro. Ho scritto tutto questo anche perché il tempo di dialogo con voi che ci è concesso è minimo. Vi saluto di nuovo, professori, e che Dio ce la mandi buona anche se tante volte vorrei essere “il bombarolo” di Fabrizio De Andrè.

N.B. ho visto dei mariti oppressi dalle proprie consorti e dai figli totalmente viziati, atti ad assecondare ogni loro desiderio, anche minimo, per non vedere perso il loro matrimonio e non essere denunciati. Ho visto dei padri denunciati dalla propria figlia minore per abusi sessuali solo per non avergli comprato lo scooter (subito perdonata per la giovane età).

Non è violenza verso gli uomini questa? Non mi dilungo in altri casi.

“L’isola che non c’è mai stata”


di Tiziana Mignosa

E’ uno sguardo gentile

quello che osserva senza più volere

granelli d’irti spini

amore sciolto a gocce

e intanto il disinganno cresce

sulla terra di un falso dio che sempre più scompare

quando ti giri a volte a rovistare

tra sbiaditi intarsi che ormai non fanno male.

Ed è  lì che t’alzi

allorché per acquisire leggerezza

rinunci anche a soffermarti su quanto a volte il come

sia in grado di ferire molto più del cosa.

“Siamo rimasti soli: farò morire mio fratello”


“Siamo rimasti soli e non possiamo più aiutarlo, perché Salvatore ha bisogno di aiuto 24 ore su 24. Non possiamo fare altro, ci hanno abbandonati al nostro destino, allora meglio farlo morire: lui è al corrente di questa nostra decisione ed è d’accordo”. Così Pietro Crisafulli annuncia “un viaggio della morte per suo fratello”, paraplegico di 45 anni, entrato in coma nel settembre del 2003 in seguito a un incidente stradale e risvegliatosi nell’ottobre del 2005, che, dice, porterà in Belgio per fargli praticare l’eutanasia visto che “da sette anni mi promettono un piano ospedaliero personalizzato a casa, che non è stato mai realizzato” Già in passato Pietro Crisafulli aveva annunciato di “staccare la spina” degli strumenti che tenevano in vita sua fratello Salvatore e si era schierato “per tenere in vita Eluana Englaro”. Un paragone che però l’uomo respinge: “la mia non è una battaglia per la morte – afferma – ma per la vita”. “Io farò tutto questo – aggiunge – e camminerò con la testa alta perché ho combattuto per la vita di mio fratello. Lui non morirà di stenti, ma se ne andrà via dormendo”.
Pietro Crisafulli accusa “la politica, dal premier al presidente della Regione Siciliana, di avere promesso senza mantenere”. “Adesso – aggiunge – quando porterò mio fratello in Belgio con un camper il governo dovrà intervenire in extremis, come ha fatto con Eluana Englaro, per salvare la vita di Salvatore”. Crisafulli accusa anche “la Chiesa di non avere fatto alcunché” per suo fratello . Intanto, La Commissione parlamentare d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale ha avviato un’istruttoria sulle condizioni di assistenza di Salvatore Crisafulli, attivando in queste ore un’ispezione dei NAS dei carabinieri. Ad annunciarlo è il presidente della Commissione d’inchiesta del Senato, Ignazio Marino.

da www.livesicilia.it

MI ARRENDO


di Daniela Domenici

Mi arrendo all’ingratitudine umana

mi arrendo

Tu, Signore, dici “ama il prossimo tuo”, io Ti credo e ho cercato in quasi tutta la mia vita di metterlo in pratica

ma non dici che poi quasi sempre vieni abbandonato e tradito

Tu, Signore, dici “perdona sempre e a prescindere perché non sanno quello che fanno”, io Ti  credo e ho cercato in quasi tutta la mia vita di metterlo in pratica

ma non dici che poi quasi sempre vieni abbandonato e tradito

fai il bene e dimenticalo, sono d’accordo, te ne ritornerà da altri, ci credo…

ma c’è un limite anche a questo, Signore

quando hai la coscienza pulita…

quando sai di aver dato solo amore, disponibilità, ascolto, dedizione, gioia, sorriso, aiuto anche materiale, quando ti fai ogni sera l’esame di coscienza e non trovi niente di sbagliato…

e, invece, vieni regolarmente abbandonato, tradito, dimenticato da quelli a cui hai dato tutto a piene mani senza limiti…

allora…

mio Signore…

MI ARRENDO

Stanchi di vivere in Italia? Trasferitevi nelle micronazioni


Il presidente della Kevin Baugh Siete stanchi di vivere nel vostro Paese? Volete esistere in libertà totale e assoluta con leggi che vi scegliete voi? Beh, non vi resta che l’imbarazzo della scelta, ampia e variegata.

 Sono le micro-nazioni nel mondo, circa una cinquantina: molte non esistono più, tante sono esistite solo nella fantasia di pochi entusiasti – come si definiscono i membri delle comunità. Tutte si inseriscono nel solco di Utopia, la micro-nazione che immortalò nel suo libro più famoso e che da allora è sinonimo di non-luogo, ou-topos, l’isola felice dove è forse possibile la società perfetta.

 Ci sono quelle che si autodefiniscono “quinto mondo”, in polemico riferimento alla suddivisione tra primo, secondo e terzo sistema economico, e quelle che nascono per gioco. Alcune stanno in mezzo al mare come atolli di protesta, altrutopie incastonate tra i confini di un altro Stato, come eccentriche enclave culturali.

 Il sito Weirdworm.com ha fatto una carrellata delle micro-nazioni più note e importanti, da non confondere con i micro-Stati di , e . Si tratta di entità create da una persona o da un gruppo, che pretendono di essere considerate come nazioni o Stati indipendenti. Non sono riconosciute dai governi e dalle maggiori organizzazioni internazionali ma spesso hanno un seguito sorprendente perché racchiudono il sogno che nessun ordinamento costituito può esaudire: gestirsi autonomamente e in pace senza bisogno di leggi imposte dall’alto.

 Il termine è nato negli anni ‘70, quando l’idealismo veniva preso sul serio. In quegli anni presero forma tantissime entità, in genere piccole ed effimere, talvolta destinate a durare, ingrandirsi e far discutere, come , a , nata nel 1971 come zona franca per l’uso di droghe e poi trasformatasi in comunità organizzata, dove la gente vive di artigianato e condivide gli spazi privati e pubblici.

  invece è stata fondata da un tredicenne: nel 1979, tale Robert Ben Madison ebbe la bizzarra idea di creare il Regno di (13 chilometri quadrati), nei Pressi del Lago Michigan, Wisconsin, con cultura e lingua tutta sua. Oggi conta 120 entusiasti ed è rappresentata da Re John I, salito al trono per acclamazione nel 2007. La maggior parte degli aderenti alla comunità si è messa in contatto con essa tramite internet ed è questa forse la particolarità di questi micromondi: attraverso il web creano una rete di contatti e hanno un’anima molto più moderna di quanto si possa immaginare.

 Il , la “terra del mare”, è una struttura artificiale creata durante la Seconda guerra mondiale, quando una chiatta della Royal Navy venne rimorchiata sulla secca di Rough Sands, nel Mare del Nord, e allagata. Si trova a circa 10 chilometri al largo della costa del Suffolk, in Inghilterra, ed è stata occupata fin dal 1967 dalla famiglia di Paddy Roy Bates e dai suoi compagni, che la proclamarono principato con sovranità indipendente. Ha una popolazione che raramente supera le cinque persone, una superficie di circa 1300 metri quadrati ed è probabilmente la micro-nazione più famosa del mondo.

 La è la più piccola del mondo: fondata nel 1977 e governata da più di 30 anni dal presidente Kevin Baugh, vanta una popolazione pari a 6 individui: il presidente, i suoi due figli e i loro tre cani. Sorta nel deserto americano nei pressi di Dayton, in Nevada, si estende su un territorio di 5mila metri quadrati, sul quale sorgono la residenza di Baugh, un ufficio postale, una cabina telefonica e un ufficio del turismo. La moneta ufficiale è la Valora, con impresso il volto del presidente, e la capitale è Espera.

 Tra i continenti che più hanno visto fiorire micro-nazioni sul proprio territorio c’è sicuramente l’Australia, che negli ultimi tre decenni del XX secolo ha avuto un vero e proprio boom di secessioni. Il Principato di Hutt River Province, detto anche Hutt River Principality, è ad esempio una micronazione di 75 chilometri quadrati, situata 595 chilometri a nord di Perth, proclamatosi provincia autonoma il 21 aprile 1970. Mai riconosciuta dallo Stato australiano o da altre entità internazionali, la sua forma di governo è il Principato e il Sovrano è H. R. H. Leonard I. Capitale e unico agglomerato urbano è Nain, la moneta è il dollaro di Hutt River. Emette francobolli, rilascia carte d’identità, passaporti, patenti locali, registra auto, moto e veicoli e organizza visite guidate. Insomma, è più organizzata della Svizzera.

 Poi ci sono delle realtà ancora più particolari, nate sull’onda della protesta. Un esempio per tutti è Waveland, creata nel 1997 sull’isola britannica di Rockall da ambientalisti di per protestare contro l’esplorazione petrolifera: la battaglia finì nel 1999 quando lo sponsor andò in bancarotta, ma il sogno di Waveland è ancora in mezzo al mare. Ancora, la Conch Republic, nata dalla protesta dei residenti e degli esercizi commerciali delle isole Keys, in Florida, contro il governo federale degli Stati Uniti.

 Animata da ideali meno concreti ma non meno affascinanti infine la Nazione dello Spazio Celeste, nota anche come Celestia, creata nel 1948 dal “Fondatore e Primo Rappresentante” James Thomas Mangan, dell’Illinois. Nelle sue intenzioni, comprendeva la totalità dello spazio esterno, che Mangan rivendicò a nome del genere umano per evitare che una qualsiasi nazione potesse stabilirvi un’egemonia politica. Al momento della fondazione i membri dichiarati erano 19 e un decennio più tardi un opuscolo pubblicato dal gruppo dichiarò che erano arrivati a 19.057. Non è dato di sapere quanti siano adesso

 da www.blitzquotidiano.it

“Essere presenti a tutto ciò che si fa”


“Quando arriva il momento in cui avete deciso di pregare o di
meditare, spesso avete la testa altrove. Poi, quando dovete
occuparvi dei vostri affari, dite: “Ah, sento che avrei bisogno
di raccoglimento”, e anche in quel caso siete distratti e fate
male il vostro lavoro.
Osservatevi: vedrete quante volte il vostro stato mentale non è
in accordo con ciò che state facendo. Non è preparando i pasti,
lavando i piatti o guidando l’auto che si deve pensare alla
meditazione. Occorre essere presenti a tutto ciò che si fa,
perché c’è un tempo per ogni cosa; altrimenti, che si tratti di
lavoro spirituale, intellettuale, fisico, o persino di svaghi,
non ci sarà tempo per nessuna cosa, perché non si ha mai la testa
dove occorre che sia e non si è mai veramente da nessuna parte.”

Omraam Mikhaël Aïvanhov