L’on. Rita Bernardini in Sicilia per il ponte dell’Immacolata


di Daniela Domenici

Appena concluso lo sciopero della fame, durato più di due settimane, per ottenere la calendarizzazione della sua mozione sulle carceri alla Camera che verrà discussa, finalmente, agli inizi di gennaio, l’on. Rita Bernardini, radicale eletta nelle liste del PD, ha organizzato una tre-giorni in Sicilia per visitare alcuni centri d’accoglienza e alcune carceri per toccare con mano e avere quindi un quadro d’insieme veritiero della loro reale situazione.

Ieri siamo entrati con Rita Bernardini in due di questi luoghi in provincia di Messina: il C.A.R.A di Sant’Angelo di Brolo, dove la visita era programmata, e l’O.P.G. di Barcellona Pozzo di Gotto in cui, invece, la deputata ha fatto uno dei suoi blitz.

Il C.A.R.A (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) è una struttura per accogliere gli immigrati che arrivano in Italia, soprattutto dai paesi dell’Africa, con ogni mezzo di fortuna. In questo di Sant’Angelo di Brolo che abbiamo visitato ieri sono attualmente ospitate 149 persone di cui 123 uomini, 16 donne e 10 minori; ci sono anche 9 nuclei familiari senza bambini e 7 con bambini; nei giorni scorsi sono venuti alla luce 3 neonati. Questo centro è stato aperto il 16 settembre del 2008 ed è gestito dal consorzio di cooperative sociali “Sisifo”, che amministra anche quello di Lampedusa in cui attualmente, per la cronaca, non ci sono immigrati ospiti. La maggioranza degli immigrati presenti è di etnia somala ed eritrea e c’è anche un gruppo dalla Nigeria. Gli immigrati possono rimanere in questa struttura fino a un  massimo di 6 mesi poi devono andare via dopo aver ottenuto il riconoscimento (più del 90% di loro lo ottengono). Abbiamo potuto constatare che la struttura ospitante è positiva sotto tutti i punti di vista; gli immigrati hanno spazi di socialità in cui possono consumare i pasti, guardare la televisione accesa sempre su un canale della loro nazione d’origine e praticare il proprio culto religioso (per gli islamici); c’è anche un ex immigrato che ha scelto di rimanere in veste di interprete, Ismail, di grande aiuto per coloro che gestiscono questo centro; per quel che riguarda le stanze in cui dormono, i dirigenti sono riusciti a creare camere singole per i gruppi familiari e cameroni con più letti per gli immigrati arrivati da soli. Il centro è diretto da una psicologa coadiuvata da altre tre colleghe, ci sono anche un medico e un infermiere che vivono all’interno della struttura per un settimana ininterrotta per poi dare il cambio ad altri colleghi garantendo così la presenza continua di un’assistenza medica. Anche le forze dell’ordine vigilano costantemente e discretamente sulla vita di questo centro in cui, come ci ha dichiarato l’amministratore e confermato la direttrice, non si sono mai avuti, fino a oggi, episodi di violenza o di autolesionismo.

Vogliamo concludere questo breve resoconto sul C.A.R.A di Sant’Angelo di Brolo con una frase un po’ amara detta dall’avv. Carmen Cordaro, responsabile Arci nazionale di frontiere e centri accoglienza, che assiste, col gratuito patrocinio, questi immigrati: “è un posto tranquillo dove però accadono ordinarie ingiustizie”.

Siamo poi entrati, non attesi e quindi contando sull’effetto sorpresa, nel Ospedale Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Sin dall’inizio, nonostante appunto non fossimo attesi, siamo stati accolti dagli agenti di polizia penitenziaria con molta cortesia e calore; hanno subito chiamato sia la loro dirigente che il direttore della struttura che hanno risposto con dovizia di particolari e infinita ed estrema gentilezza a tutte le domande poste dall’on. Bernardini per poi farci visitare i vari settori di questa struttura. Entrambi i dirigenti hanno lamentato la forte carenza di personale e, per contrasto, l’aumento del numero dei ricoverati passato da 190 a 320 perché molti vengono mandati a Barcellona dagli altri OPG italiani. Il direttore di questa struttura è uno psichiatra, l’unico tra tutti i direttori, come ci ha dichiarato, con questa laurea specifica e consona al tipo di detenzione di persone con problemi mentali. Abbiamo positivamente notato con quanta attenzione e ascolto sia i due dirigenti che gli agenti di polizia penitenziari si pongono verso queste persone; all’interno della struttura ci sono spazi di socialità “sotto i portici”, come ci ha detto il direttore, e sono stati creati anche luoghi “verdi” in mezzo agli alberi di agrumi per dare la possibilità di colloqui privati con i familiari. Una buona parte degli edifici è in ristrutturazione, si sta creando anche un reparto femminile perché è previsto l’arrivo di una decina di detenute malate.

Concludo con una frase che il direttore mi ha detto, all’esterno dell’OPG, quando gli ho fatto i miei complimenti per come lui e i suoi collaboratori gestiscono questo ospedale :”Grazie ma è dura, davvero dura”.

Oggi con l’on. Bernardini visiteremo un altro centro di accoglienza e un carcere in provincia di Siracusa di cui vi darò il resoconto.

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