Sicilia: Fleres; sulla medicina penitenziaria la Regione è in ritardo


Sta per scadere il termine previsto dalla finanziaria nazionale per il recepimento, nelle Regioni a statuto speciale, del decreto che prevede il passaggio della medicina penitenziaria dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale, ma ancora la Sicilia non si è pronunciata. Lo dice Salvo Fleres, garante dei diritti dei detenuti sul recepimento del Dpcm dell’1 aprile 2008.

“Ho interpellato l’assessore alla Sanità – prosegue il senatore del Pdl – per conoscere quali provvedimenti di natura legislativa o amministrativa è suo intendimento porre in essere in vista dell’imminente scadenza fissata per il 31 dicembre. L’assenza di determinazioni da parte dell’assessore potrebbe compromettere la tutela del diritto alla salute espressamente sancito dalla nostra Costituzione, poiché, dal 1 gennaio 2010 si rischia, in assenza di provvedimenti specifici, di non poter più somministrare alcuna cura ai ristretti”.

da www.ristretti.it

Enna: i detenuti stranieri presentano un libro di ricette etniche


Ci sono i piatti del Magreb, quelli polacchi, della Romania, del Gambia, del Senagal e di tutte le etnie presenti al carcere di Enna; ci sono i disegni fatti a mano di Kefir, Kemo, Laslo, e tanti altri ancora, nel volume “Incontriamoci a tavola” realizzato dagli extracomunitari ospiti della Casa Circondariale di Enna assieme alle insegnanti della scuola elementare I° circolo De Amicis.

Il libro edito dalla casa editrice palermitana “Pietro Vittorietti Edizioni”, sarà presentato ad Enna, nel corso di una conferenza stampa, giovedì prossimo 10 dicembre alle ore 11 alla Galleria Civica di Palazzo Chiaramonte. Il ricavato della vendita sarà interamente destinato alla creazione di un fondo per i detenuti del carcere.

Sapori, odori e ricordi per testimoniare l’appartenenza a mondi lontani che dentro il carcere finiscono per convivere e contaminarsi. La presentazione è inserita nell’ambito della apertura al pubblico di una mostra, mercato dei manufatti delle detenute e dei detenuti del carcere di Enna e delle realtà cooperative che operano con e nelle carceri italiane. Tra i lavori il feltro delle detenute di Enna realizzato con la lana, quella grezza, quella della pecora, impastata con sapone di Marsiglia e acqua e rollata a mano e con bastoni di legno.

In mostra anche le foto tratte dal calendario, realizzato nella casa circondariale di Enna con i detenuti, dal titolo “L’arte di Arrangiarsi. Tasselli di vita quotidiana in carcere” del fotografo Paolo Andolina e con i testi di Pierelisa Rizzo. L’evento fa parte del progetto sul Natale ennese finanziato dal Comune, e organizzato, dall’Agesci, Gruppo Scout Enna, dall’Inner Whel,in collaborazione con l’Anfe regionale, Sicilia Ambiente, La Casa Circondariale e i Vigili del Fuoco. Gli addobbi natalizi del capoluogo, realizzati con materiale riciclato, sono stati creati dai detenuti del carcere di Enna.

da www.ristretti.it

Giustizia: così si muore di sotto organico in un carcere minorile


di Sofia Basso

Ci sono posti dove le carenze di personale non si traducono in lunghe attese ma possono costare la vita. È il caso delle carceri minorili, dove i buchi di organico superano il 15 per cento. “Sia a livello di educatori sia di polizia penitenziaria – denuncia Bruno Brattoli, capo del dipartimento della giustizia minorile – la scopertura di organici in alcuni casi è marcata. Su mille agenti penitenziari previsti, ne abbiamo solo 850. Sono necessari sforzi ulteriori, non solo per umanità ma perché la pena deve tendere alla rieducazione. Non si tratta di soldi di serie B ma di serie A, a compimento dell’interesse collettivo”.

Quest’anno sono stati già due i ragazzini che si sono suicidati mentre erano sotto la custodia dello Stato: il 25 luglio si è tolto la vita un diciannovenne rinchiuso nell’istituto penale per minori di Bari; il 17 novembre è stata la volta di Yassime, un marocchino di 17 anni che si è impiccato con un lenzuolo nella doccia del Meucci di Firenze. Due sui circa 500 ragazzi detenuti in tutt’Italia (per il 94 per cento maschi).

Perché se gli adolescenti tra, i 14 e i 17 anni che compiono reati sono 18mila, quelli che finiscono dietro le sbarre sono meno di un terzo. Circa la metà di loro sono stranieri, denuncia il capitolo sui minori del rapporto 2009 di Antigone: per gli immigrati “la detenzione rimane ancora lo strumento privilegiato di controllo e di sanzione”, mentre gli italiani riescono a evitare la prigione grazie a prescrizioni, permanenza in casa o collocamento in comunità.

“Il carcere minorile in Italia – osserva Antigone – appare riservato a tre categorie di persone qualificate da una condizione di emarginazione economica, sociale, culturale: gli stranieri, i cosiddetti “minori nomadi” e i minori provenienti dalla aree disagiate del Meridione”. Un percorso che per gli autori del rapporti “smentisce gli intenti professati dalla riforma del 1988”, che aveva scelto un indirizzo garantista rafforzando i meccanismi di messa alla prova e di mediazione.

Per Brattoli la giustizia minorile ha funzionato bene ma bisogna investire “ulteriori energie professionali ed econo-miche”, perché “ci vuole un’attenzione assidua”. A differenza degli adulti, i detenuti ragazzini non stanno quasi mai in cella, spiega il capo del dipartimento dal suo ufficio alla Balduina, Roma nord: si spostano dai laboratori di computer alle aule per la scolarizzazione di base, dai campi di pallone ai luoghi della formazione professionale. Basta una distrazione, e qualcuno può tentare la fuga. In primavera le carceri minorili di Bologna, Firenze e Potenza hanno registrato sette evasioni, il 26 ottobre quattro giovani detenuti sono scappati dall’istituto di Airola (Benevento), e altri tre hanno tentato di fuggire dal Beccaria di Milano.

Uno dei problemi più difficili da gestire è quello del sovraffollamento perché non è prevedibile: “Il dipartimento tenta di arginarlo attraverso i trasferimenti, che a loro volta creano ulteriore sovraffollamento. Senza contare il fatto che lo spostamento dei ragazzi comporta un’ulteriore ricaduta negativa sui familiari e va fatto con l’accordo di tutti”. Su 18 istituti penali minorili (Ipm), quelli in funzione sono 16: quello de L’Aquila è stato evacuato dopo il terremoto mentre quello di Lecce è stato chiuso per ristrutturazione quando alcuni agenti penitenziari sono stati denunciati per abusi sui ragaz-zi. Presto, anticipa Brattoli a Left, sarà aperto un nuovo Ipm a Pontremoli, “di grande utilità per il Nord-ovest, perché alleggerirà il sovraffollamento negli istituti di Milano, Torino e Bologna”.

Anche la deputata Radicale Rita Bernardini, che a ferragosto ha visitato due carceri minorili (Nisida, in provincia di Napoli, e Casal del Marmo, in provincia di Roma), punta il dito sulle carenze d’organico: “Questi istituti sono migliori di quelli per gli adulti ma non adeguati alle necessità di ragazzi e ragazze, tutti più facilmente recuperabili. Mancano educatori e agenti. Spesso sono state ridotte anche le attività di formazione. Se non si investe di più, non si segue quel percorso privilegiato previsto per i minori”.

La deputata snocciola quelle che definisce le “cifre dell’emarginazione”: sui 50 detenuti di Roma, 34 erano stranieri e la metà era tossicodipendente. Se poi si aggiungono i rom, si ha un “chiaro spaccato dei disagi della società”. Per Brattoli, la ragione della sovra rappresentazione degli immigrati in carcere è legata anche al fatto che molte volte non hanno una casa o una famiglia e quindi le misure alternative spesso non sono applicabili. “Spesso chi compie reati viene da una condizione economica e culturale medio bassa ma la nuova delinquenza a volte prescinde dal censo e dalla cultura: è una forma di insoddisfazione che porta a delinquere non per necessità o nell’impeto ma, come nel caso del bullismo e delle piccole gang organizzate, per mancanza di valori fondamentali. Come i tre ragazzi del litorale romano che hanno dato fuoco a un clochard indiano”.

Brattoli è convinto che i suicidi siano essenzialmente legati alle carenza di organico: “Non si può, non si deve morire in carcere. Ma siccome non si tratta dì megastrutture è possibile agire con tempestività se i turni non sono troppo onerosi, troppo gravosi. Le evidenze di disagio vanno opportunamente seguite. Oltre ai casi di suicidio, ci sono anche verso la messa alla prova, ovvero con un percorso fortemente riabilitativo e rieducativo”.

Ad aumentare, spiega, non sono i reati dei minori ma la violenza con cui vengono commessi e quelli compiuti in gruppo: “I ragazzini, sempre più fragili, si rafforzano nella condotta deviante stando in più: sei o sette”. Sei tribunali italiani privilegiano la messa alla prova e impongono la pena detentiva solo nei casi più gravi, rimane il problema della mancanza delle strutture per minori con problemi psichiatrici.

“Spesso non sappiamo dove mettere i ragazzi borderline – denuncia la presidente del tribunale – non solo quelli del penale ma anche dell’area civile, tolti alle famiglie inidonee. Siccome le strutture adeguate sono poche, finiscono in centri con operatori inadeguati. In molti casi la fuga non è ostacolata perché la loro presenza rompe l’equilibrio con gli altri ragazzi. Una volta scappati, o li prendi o li hai persi per sempre. Saranno degli adulti sbandati, dei delinquenti, saranno degli sfruttati o sfrutteranno”.

Le poche strutture attrezzate sono sempre piene. Costano molto, perché ci vogliono operatori particolarmente preparati, “che sappiano agganciare il rapporto con ragazzi cresciuti per strada, che hanno avuto esperienze di abusi o maltrattamenti. Ragazzi sofferenti che non credono nell’adulto, non hanno fiducia, si fanno beffa. Se ci fossero più strutture, potremmo recuperare di più”.

Per i più piccoli, sottolinea Melita Cavallo, bisogna essere veloci a trovare una collocazione: “Ci vogliono idee chiare per decidere della vita dei bambini. Bisogna capire subito se la famiglia d’origine è recuperabile, altrimenti vanno dati in affido o in adozione. Non devono stare nelle case-famiglia più di un anno”. Se anche Brattoli ritiene che il processo penale minorile funzioni bene, chiede, però, che si agisca anche “sui tempi della giustizia”. Perché se una sentenza tardiva rischia sempre di essere inutile, coni ragazzi lo è per definizione.

da www.ristretti.it

 

 

“Lui ci ha dato”


Non so proprio come far
Per ringraziare il mio Signor
Ci ha dato i cieli da guardar
E tanta gioia dentro il cuor

Lui ci ha dato i cieli da guardar
Lui ci ha dato la bocca per cantar
Lui ci ha dato il mondo per amar
E tanta gioia dentro il cuor (2v)

Si è chinato su di noi
Ed è disceso giù dal ciel
Per abitare in mezzo a noi
E per salvare tutti noi

Lui ci ha dato …

E quando un dì con Lui sarem
Nella sua casa abiterem
Nella sua casa tutta d’or
Con tanta gioia dentro il cuor.

Lui ci ha dato …

da www.tuttoscout.org

Ancora riflessioni dal carcere


Ancora riflessioni di Francesco dal carcere di Augusta, quale miglior inizio di giornata mondiale del volontariato? 🙂

“Ringrazio”

Mio Padre e mia Madre

per avermi fatto nascere

mio figlio

che non mi farà morire

mia moglie

perché mi fa vivere

Dio

Per tutto ciò.

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Uomo

Vedi il deserto

ma tralasci il granello di sabbia.

Vedi l’oceano

ma tralasci la goccia d’acqua.

Vedi l’incendio

ma tralasci la favilla.

Il tuo egoismo invece

fa risaltare te stesso

ma trascurare il tutto.

E non ti accorgi di essere più piccolo

di un granello di sabbia

di una goccia d’acqua

di una favilla.

Quanto ti renderai conto di ciò

comincerai a crescere.

……………………………………………….

Giudizi

Tra me e la mia immagine

un fitto velo

steso a protezione dagli sguardi invadenti;

tra i miei pensieri e le mie azioni

un muro invalicabile eretto a difesa

delle incursioni dei predatori;

tra me e la mia coscienza

nessuna barriera:

non poteva capitarmi

giudice più rigoroso

né pena più severa.

5 dicembre: il presidente Napolitano festeggia i volontari


di Gabriella Meroni

In udienza al Quirinale i rappresentanti delle associazioni. Che domani aprono l’assemblea nazionale

 Con una cerimonia ufficiale questa mattina al Quirinale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto celebrare con i rappresentanti nazionali del volontariato la Giornata Internazionale Onu del 5 dicembre. Il presidente ha aperto, verso le 11, la cerimonia ufficiale, che è stata trasmessa in diretta da Rai Tre. Nelle prime file si distinguevano i ministri Sacconi e Maroni, il capo Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, il suo predecessore Giuseppe Zamberletti, il portavoce del Forum nonché presidente delle Acli Andrea Olivero, il presidente di CSVnet Marco Granelli, il presidente dell’Anpas Fausto Casini e il professor Marco Revelli, presidente della Commissione Povertà.

«L’opera umana più bella è essere utili al prossimo»: con queste parole del poeta e drammaturgo Sofocle la conduttrice Elsa Di Gati ha aperto l’appuntamento, che prevedeva in scaletta gli interventi di Emma Cavallaro della Convol, del presidente dell’Agenzia per le onlus Stefano Zamagni e del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Presente anche Fabrizio Frizzi e l’attore Flavio Insinna, che ha letto alcune testimonianze di bambini ricoverati in ospedale e assistiti da volontari.
«L’individualismo non ha mantenuto le promesse», ha sottolineato nel suo intervento Zamagni, «e neppure l’ubriacatura mercatistica. Rimane il terzo settore, che però dovrebbe essere inserito a pieno titolo nella nostra Costituzione per avere più forza e peso specifico, riconoscendone l’assoluta terzietà da Stato e mercato». «Il volontariato e il terzo settore sarà inserito nelle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, tanto la carità è costitutiva della nostra identità di paese», ha sottolineato Sacconi. «E fervono i preparativi per l’anno europeo del volontariato, che sarà il 2011: proprio allora convocheremo la Conferenza nazionale del volontariato». Sacconi ha anche confermato che il 5 per mille arretrato (del 2007) sarà erogato entro l’anno, e che quello del 2010 ha un’adeguata copertura. Non solo: «Garantiremo la continuità di questa misura anche per il futuro», ha detto il ministro.

Dopo la consegna della medaglia d’oro al valore civile alla memoria di Pasquale Neri, il sottocapo della Marina militare morto dopo aver salvato otto persone nell’alluvione che ha colpito in ottobre Giampilieri (Messina), ha preso la parola il presidente Napolitano. «I mezzi di comunicazione e noi stessi che lavoriamo nelle istituzioni siamo spesso troppo assorbiti da comportamenti litigiosi o poco cooperativi che caratterizzano la società politica e non guardiamo con sufficiente attenzione alle espressioni della nostra società civile, in particolare alle organizzazioni e associazioni volontarie che favoriscono la coesione sociale», ha esordito il Capo dello Stato. «Dovrebbe costituire ragione di orgoglio e di conforto per il nostro paese la loro capacità di produrre ricchezza sia materiale sia morale, il loro potenziale di innovazione». Napolitano ha operato però anche un distinguo: «Il volontariato ha un ruolo fondamentale nella società italiana, anche se l’attività volontaria gratuita e i vari flussi di finanziamento privato e pubblico a essa diretti non possono esimere il settore pubblico dal dovere di svolgere in prima persona i propri compiti nei propri campi di azione che vanno dal Welfare all’istruzione, dalla ricerca alla tutela del patrimonio culturale e artistico. Non si possono solo o principalmente delegare al privato sociale compiti di soddisfacimento dei bisogni o dei diritti che la Repubblica nel suo insieme è chiamata a garantire».

Quanto al richiamo alla Costituzione, il presidente non si è tirato indietro: «Alcuni articoli della Costituzione sollecitano proprio l’attività volontaria», ha detto, e quindi «il volontariato può considerarsi attività sociale meritevole di protezione costituzionale, sia dal punto di vista delle modalità del suo esercizio sia per il suo specifico contenuto». Inoltre Napolitano ha rimarcato l’importanza da parte dello Stato di sostenerlo dal punto di vista normativa e della leva fiscale: «Ho apprezzato molto», ha detto, «l’impegno assunto dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi di garantire l’effettività, non solo nell’immediato ma anche in prospettiva, del funzionamento del 5 per mille». Infine, ecco un appello ai giovani: «Non sono ancora abbastanza i giovani che si dedicano al volontariato e temo che possa essere il riflesso di tessuti sociali sfilacciati e poco coesi, con i quali dobbiamo fare seriamente i conti. Invece il volontariato non è un ambito accessorio della nostra convivenza, ma ne è linfa vitale e costituisce un elemento distintivo della nostra democrazia e del nostro vivere sociale».

E questo pomeriggio, alle 15 a Roma, nell’Aula Magna Fac. Lettere e Filosofia Roma Tre (Via Ostiense 234) si apre anche l’assemblea nazionale indetta da Forum del terzo settore, CSVnet e Convol, che da sole rappresentano oltre 40mila associazioni. L’Assemblea è aperta alla partecipazione attiva di tutte le organizzazioni di volontariato italiane, locali o nazionali, singole o collegate a reti.

 da www.vita.it

Approvato decreto sulla parità sessuale nei luoghi di lavoro


«È vietata qualsiasi discriminazione sui luoghi di lavoro per motivi legati al sesso».

Lo afferma un decreto legislativo approvato la sera del 3 dicembre in via definitiva dal Consiglio dei ministri che recepisce la direttiva europea (la n. 54 del 2006) sull’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.

Il provvedimento, elaborato dal ministro per le Pari Opportunità , vieta la discriminazione retributiva, di carriera, previdenziale. Sono inasprite le sanzioni per le inadempienze.

da www.blitzquotidiano.it

Automobilisti, uno su tre non vede bene


Oltre alla droga, all’alcool e ai colpi di sonno a minare la sicurezza stradale ci si mette anche il ‘non vedere bene’.  Secondo una ricerca realizzata dall’Università Bicocca di Milano un automobilista su tre (il 32 per cento dei conducenti) non ci vede,  non ha quindi i requisiti minimi di capacità visiva richiesti dalle legge.

Il progetto universitario, battezzato “L’importanza di una corretta compensazione visiva per una guida sicura” per valutare quanto una non corretta visione influisca sulla capacità di guida, passa poi anche alle prove pratiche: nello spazio Quattroruote al Motorshow di Bologna, sarà a disposizione dei visitatori un simulatore di guida.

L’importanza di una corretta percezione visiva per la prevenzione degli è stata avvalorata anche dal Nuovo (CdS) che ha introdotto l’obbligo di tenere accese le luci dell’ durante il giorno, oltre che da ricerche che dimostrano come, nelle ore diurne, le di colori scuri o poco appariscenti, come il nero, sono più soggette a incidenti.

Per questo è importante chiedersi quanto una visione non adeguata o un difetto sottocorretto possano incidere sull’efficienza visiva, o se l’attuale esame della vista per il conseguimento della patente sia o meno adeguato a testare le capacità. E ancora quanto una “non correzione” del difetto visivo possa incidere sulla capacità di condurre un mezzo.

da www.blitzquotidiano.it