Quando i politici scrivono fiabe.. e le leggono ai bambini


Quando i politici scrivono fiabe... e le leggono ai bambini
di Donatella Poretti, senatrice

Domani 3 dicembre sono stata invitata dall’associazione ‘Terra dei Piccoli Onlus‘ a partecipare ad una iniziativa che mi ha entusiasmato: la presentazione ai bambini della casa “La Mia Famiglia” di Roma, del ‘Piccolo libro di fiabe‘. Scritto da politici, il ricavato delle vendite andra’ a sostegno di questa associazione per organizzare il campo estivo “Piccolo villaggio”, con cui ogni anno a circa 600 bambini con vicende sfortunate e difficili, sara’ donata l’esperienza di un contatto diretto con la natura grazie ad attivita’ di gruppo, formative e didattiche.

Oltre a presenziare all’iniziativa, mi e’ stata data anche la possibilita’ di scrivere una fiaba per questo progetto, in compagnia di altre parlamentari e con un contributo della Presidenza della Repubblica.

Come ci ricorda l’associazione, sul territorio italiano almeno tra i 20 e i 35 mila bambini italiani e stranieri vivono fuori da una famiglia, e altri 100.000  vivono in famiglie povere e disagiate. Sono bambini che, quando sono in famiglia, non riescono ad avere attenzione, calore e serenita’; e bambini che aspettano un luogo dove sentirsi figli. “Le fiabe creano e risolvono situazioni di paura, di inadeguatezza, di solitudine, di mancanza di autostima, sconfiggono angosce e fanno svanire conflitti e fantasmi; le fiabe trovano soluzioni miracolose per ogni sofferenza”. E cosi’, grazie alla perizia psicologica e pedagogica di questa associazione, abbiamo prodotto questo libro, illustrato da bambini di scuole e case famiglia di tutta l’Italia.

La promozione del progetto, che conta sul periodo natalizio per donare anche ai bambini piu’ fortunati le storie e i disegni dei loro coetanei, e’ partita il 26 ottobre scorso al Quirinale, donando la prima copia al Presidente Giorgio Napolitano e, procedendo per diverse citta’, si concludera’ il 20 dicembre a Frosinone.
da www.newsfood.com

Alchera “Discarica di sogni”


Dopo mesi di gestazione, al chiuso tra le mura dello studio di registrazione a rovistare tra suoni e desideri, il 4 dicembre vedrà la luce “Discarica di sogni”, il nuovo album degli Alchera.

Dopo anni passati tra live e composizioni, in uscita dunque il nuovo lavoro, che segna un’inversione decisamente elettronica della band siciliana di Augusta. Nove tracce inedite, che trasudano la vibrante e accurata ricerca di nuovi scenari di suono, ispirati da un continuo abbraccio tra chitarre e sintetizzatori.

All’interno presente anche un affascinante remake della “Canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De Andrè.

“Discarica di sogni” chiude una trilogia intensa e straziante di passione che scandisce le fasi del cuore, dapprima freddamente collegato ad un interruttore, privo di emozioni stabili (MANIPOLAZIONE – 2001), per poi ritrovarlo agonizzante a terra (ACARDIA – 2003) e abbandonato per il desiderio di esserne privo.

“Discarica di sogni” lo rivela infine su una tavola imbandita, dato in pasto sadicamente ad una donna.

L’album è autoprodotto, perché “oggi auto prodursi per un gruppo emergente è l’unica alternativa alla generazione X-Factor ed alle numerose etichette discografiche che propongono contratti con le spese sostenute principalmente dal gruppo stesso”.

Album autoprodotto e scaricabile gratuitamente dal sito http://www.alcheramusic.com. C’è infatti la volontà di sfruttare pienamente le potenzialità della rete. Una scelta importante questa, che ripercorre la strada già aperta dai Radiohead, ma che testimonia soprattutto il desiderio di raggiungere tutti senza alcun limite.

Le copertine di questo nuovo album, con le istruzioni per scaricare gratuitamente il tutto, si potranno trovare in molti locali pubblici della Sicilia orientale distribuite con il periodico GeniaBox e nel mese di Gennaio in allegato alla rivista specializzata “Mucchio Selvaggio”, che darà per la prima volta alla band la possibilità di avvalersi di una distribuzione a livello nazionale.

A seguire l’uscita dell’album ci sarà un tour che partirà proprio dalla Sicilia il 19 al Bacco Wine bar di Raffadali (Ag), il 23 all’Aruca Pub di Brucoli (Sr), il 29 alla Factory di Cassibile (SR), 30 Gennaio al Cafè Royal circolo della musica di Messina.

alchera booking & management

via Anapo 4b – 96010 Villasmundo (Sr)

cell. 333.7858939

Scuola e disabili: si sdoppiano le classi sovraffollate.


di Monica Maiorano

Oggi 3 dicembre 2009 si celebra la “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità”, lo scopo è promuovere la diffusione dei temi della disabilità, di mobilitare il maggior sostegno possibile per la dignità, i diritti e il benessere delle persone disabili e di accrescere la consapevolezza dei vantaggi che possono derivare dall’integrazione delle disabilità in ogni aspetto della vita sociale, come stabilito dal “Programma di azione mondiale per le persone disabili”, adottato nel 1982 dall’Assemblea generale dell’ONU.

Una nota piacevole ha anticipato l’evento di oggi, l’importante vittoria delle associazioni Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e Fand ( Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con disabilità) nell’incontro tecnico che si è tenuto nella giornata del 1 dicembre con il capo dipartimento del ministero della Pubblica Istruzione, Giuseppe Cosentino e presenziato di persona, questa volta, dallo stesso Ministro dell’Istruzione Gelmini.

Anche se i dettagli verranno definiti il prossimo 22 dicembre, è stato ottenuto un risultato fondamentale: il capo dipartimento ha acconsentito sin da subito, cioè ad anno scolastico in corso, di sdoppiare le classi sovraffollate rispetto al numero di alunni disabili.

Prima del Nuovo Regolamento di riorganizzazione della rete scolastica vigeva il decreto ministeriale n.141/1999 in base al quale veniva fissato un tetto massimo alla presenza di alunni disabili nella stessa classe: in particolare uno per le classi di 25 alunni e due per le classi con non più di 20 alunni, inoltre il decreto precisava che, superando questi tetti, le classi andavano obbligatoriamente sdoppiate. Il nuovo Regolamento di riorganizzazione della rete scolastica ha fissato sì un tetto massimo di 20 alunni per classe non toccando il numero degli insegnanti di sostegno, ma purtroppo nulla dice in merito a quanti bambini e ragazzini disabili debbano esserci in ogni classe. La conseguenza classi sovraffollate con più alunni disabili, stessi insegnanti di sostegno ma con più alunni, naturalmente riducendo le ore a disposizione per ciascuno di essi, senza poi considerare tutti i bambini che, non dichiarati disabili, hanno comunque bisogno di un aiuto particolare.

E’ per questo motivo che giunge confortante la notizia del 1 dicembre dello sdoppiamento delle classi anche perché rafforzata dal documento del 26 novembre scorso “Sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”, approvato dall’assemblea del Cnel (Consiglio nazionale del lavoro e dell’economia).

Questo documento avanza alcune proposte per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica: la presa in carico degli alunni disabili da parte di tutti i docenti currriculari, l’eliminazione della cattiva prassi di utilizzare i docenti di sostegno per supplenze in classe, il diritto delle famiglie a partecipare alla formulazione del progetto educativo individualizzato, la necessità di garantire l’assistenza igienica agli alunni disabili da parte dei collaboratori,rispettando il genere dell’alunno, l’accesso alla formazione professionale anche di chi non è in possesso di diploma di terza media come già avviene per le scuole superiori, la possibilità di frequentare le scuole professionali anche oltre i 18 anni di età, il limite di 2 o 3 alunni con disabilità in ciascuna classe.

Fonte: Vita.it

“Gli stranieri sono detenuti due volte”


di Luigi Spezia

«I detenuti stranieri è come se fossero detenuti due volte. Vivono in condizioni poco rispettose della dignità umana e dell’ordinamento carcerario, ma non posso andare fuori della porta, come mi ha detto di fare uno di loro l’altro giorno, e fermare i nuovi venuti»

Nella frase della direttrice della Dozza Ione Toccafondi c’è tutta la sofferenza che subisce la maggior parte dei 1178 ospiti forzati del carcere bolognese, per il 64,8 per cento stranieri di oltre cinquanta nazionalità diverse. I dati sono del 26 novembre: quel giorno erano rappresentate 52 nazionalità diverse. «La maggior parte sono tossicodipendenti, seguiti dal nostro Sert interno, ma impossibilitati ad andare in comunità di recupero all’esterno perché clandestini». Stranieri che spesso non parlano la lingua italiana, spesso tossicodipendenti, parecchi con problemi psichiatrici e poverissimi: un’umanità disperata che sembra impossibile possa trovarsi, seppure separata da solide mura, all’interno dell’ancora benestante Bologna.

Le condizioni economiche dei detenuti stranieri, per la gran parte arrestati per il piccolo spaccio di droga diretto soprattutto a consumatori italiani, sono da Quarto Mondo. «Non hanno nemmeno di che vestirsi – racconta la direttrice – e nemmeno soldi per comprarsi le cose più essenziali. Non hanno parenti che li vengano a trovare. Chiedono continuamente vestiti, cibo che non sia sempre quello della mensa e un lavoro. Sono anche loro che per attirare l’attenzione compiono atti di autolesionismo: nel 2009 la polizia penitenziaria è intervenuta in 93 casi». Alla Dozza solo cento detenuti lavorano all’interno e solo 3 sono i semiliberi stranieri su quaranta.

I più numerosi alla Dozza sono i marocchini (178 uomini, nessuna donna), seguiti da tunisini (136), albanesi (83), romeni (68), algerini (64), nigeriani (30), senegalesi (16). «Abbiamo quattro mediatori culturali, ma sono insufficienti e non in grado di avere rapporti con detenuti di tutte le lingue. Rimane solo la possibilità, quando per esempio serve per eseguire interrogatori, di far arrivare dal Comune altri mediatori». In un calderone come la Dozza, ci sono difficoltà per situazioni elementari come il cibo. Non è certamente prevista, nei capitolati del Ministero, una cucina etnica. «Non possiamo mandare a compare carne macellata secondo il rito islamico, per esempio. Così non mangiamo carne di manzo. Quest’anno per la fine del Ramadan abbiamo acquistato a spese loro dei dolci tipici e al termine del periodo di astinenza è venuto in visita il console del Marocco portando altre pietanze. Ma più di così non possiamo fare». Altra emergenza è l’abuso di alcol: «Scambiano l’alcol consentito, mezzo litro al giorno, con altre cose e alla fine c’è chi ne accumula fino a stordirsi. Così molte volte diventano aggressivi e litigano. Quest’estate per stemperare la tensione abbiamo costituito dei gruppi di auto-aiuto e hanno funzionato. Ma così è dura andare avanti».

da www.bologna.repubblica.it

Giornata delle persone con disabilità, un 3 dicembre fra musica e confronto


ROMA – Un 3 dicembre all’insegna della musica, della riflessione e del confronto serrato con il governo. Si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità, nata nel 1993 in ambito europeo per poi ampliarsi fino a diventare occasione di attenzione sulla situazione delle persone disabili in tutto il mondo. Nel nostro paese, da Torino a Siracusa, numerose le iniziative organizzate dalle principali associazioni di persone disabili e loro familiari. L’appuntamento principale si svolge al Teatro Valle di Roma, dove Fand (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) organizzano un confronto diretto con esponenti politici per rilanciare le richieste presentate all’esecutivo.

Fra le priorità segnalate da Fish e Fand, da un lato la “necessità di adeguate misure di sostegno alle persone con grave disabilità e alle loro famiglie, sempre più a rischio di impoverimento e marginalizzazione sociale, legate alle incertezze nei finanziamenti con conseguenti ricadute sulla qualità dei servizi erogati sul territorio”, e dall’altro lato le “difficoltà registrate nell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, messa a dura prova da provvedimenti che hanno avuto come effetto il sovraffollamento delle classi e l’aumento al loro interno del numero di alunni con disabilità, con conseguenti tagli alle ore di sostegno”. Un confronto che si estenderà ai temi del lavoro, con i “tentativi di limitare le potenzialità della legge 68/99 sul diritto al lavoro delle persone con disabilità”, e a quelli dell’accessibilità dei programmi del Servizio pubblico televisivo, del sostegno dei progetti per il Servizio civile volontario per il sostegno della disabilità grave, e infine al rinnovo del Nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili, fermo al 1999.

Su molti di questi stessi argomenti verteranno gli appuntamenti organizzati nelle altre città italiane: a Torino, su iniziativa della Cpd, la Giornata si celebra anzitutto nelle scuole di ogni ordine e grado. Lo scorso anno oltre 60 istituti, per un totale di 3500 alunni, sono stati coinvolti nel dibattito, e quest’anno i lavori realizzati dalle scuole per il concorso indetto dalla Cpd sul tema “Lo sport per tutti” saranno premiati con buoni acquisto in materiale didattico. Al Palaruffini l’animazione sarà garantita da band e ospiti speciali (sul palco salirà anche la ballerina e pittrice Simona Atzori), fino all’evento della sera che vedrà protagonista Pino Daniele. Iniziative sono previste poi in numerose città del Nord (Milano e Bologna su tutte) e del Sud Italia. A Siracusa si punta sull’arte, con visite guidate a Palazzo Bellomo nell’ambito della manifestazione “I sensi dell’arte”; a Foggia va in scena “Innovabilia”, il Festival delle innovazioni per le diverse abilità, tre giorni in Fiera (dal 5 al 7 dicembre) per una panoramica delle nuove tecnologie (dall’assistenza alla mobilità, dall’inclusione scolastica e lavorativa al tempo libero) che permettono un miglioramento della qualità di vita delle persone.

da www.superabile.it

Onu, Stevie Wonder nominato ambasciatore per la pace


Quale notizia migliore, più appropriata di questa: un disabile, un non vedente, viene nominato ambasciatore di pace dall’ONU…grazie Stevie per tutte le emozioni che ci hai regalato…thank so much, Stevie, for all the emotions you have given us…:-)

Il cantante, vincitore di 25 Grammy Award, Stevie Wonder è stato nominato “ambasciatore di pace” dell’Onu con particolare attenzione alle persone disabili. Lo hanno annunciato le Nazioni Unite.

Gli ambasciatori di pace sono spesso celebrità che provengono dal mondo del cinema, della musica, della letteratura o dello sport che si fanno promotori delle attività dell’Onu con apparizioni pubbliche e incontri con i media.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha descritto Wonder, che è non vedente, come “una vera ispirazione per i giovani di tutto il mondo e un esempio di come si possano ottenere grandi risultati nonostante delle limitazioni di carattere fisico”

“Ha sempre utilizzato la sua voce e il suo rapporto speciale con il pubblico per creare un mondo migliore, per difendere i diritti civili e umani e per contribuire a migliorare la vita delle persone meno fortunate”, ha detto Ban.

Wonder, 59 anni, è diventato cieco poco dopo la nascita ma ha imparato a suonare armonica, piano e batteria già all’età di nove anni.

Nell’arco della sua carriera l’artista ha registrato 32 singoli che sono poi finiti in vetta alle classifiche dell’R&B, vincendo 25 Grammy e vendendo complessivamente più di 100 milioni di dischi.

Wonder, che è autore di brani di grande successo come “Superstition,” “I Just Called to Say I Love You” e “My Cherie Amour”, è stato in tour lo scorso anno, un tour che lui stesso ha detto di aver organizzato per diffondere un messaggio di unità tra tutte le razze e religioni.

fonte www.reuters.com

http://www.youtube.com/watch?v=5IHu8RSSCvE

a questo link potete ascoltare la sua inimitabile interpretazione di “I just called to say I love you”

Guidosimplex: un modo per rendere autonomi i diversamente abili


E sempre nell’ambito di questa giornata dedicata alla disabilità pubblico nuovamente un altro mio articolo.

A Giovanni e alla sua splendida famiglia con affetto 🙂

di Daniela Domenici

Abbiamo incontrato Giovanni Spadaro, presidente de Il Faro Augusta Onlus che si occupa di tutto quello che riguarda il mondo dei diversamente abili, che ci ha voluto mostrare un sistema, montato su una macchina dell’associazione, che aiuta e render autonomi tutti quelli come lui che, purtroppo, hanno qualche problema alla deambulazione e, di conseguenza, alla guida della propria autovettura.

Si chiama Guidosimplex, è applicato al volante e consente di avere così la gestione di tutti i comandi cosicchè si può utilizzare il mezzo in piena autonomia; in particolare questo sistema darà la possibilità a Giovanni e agli altri atleti diversamente abili di Augusta di partecipare alle gare di handybike nella più totale autonomia senza dover chiedere l’aiuto di altri mezzi di trasporto. “Guidosimplex” è stato donato all’associazione dal Kiwanis di Augusta che Giovanni Spadaro, a nome dei colleghi, ringrazia sentitamente perché, anche grazie a questo sistema, il diversamente abile non si sentirà, come ha dichiarato Giovanni, “una persona da assistere e accudire ma un protagonista attivo della propria vita” a cui donare, da parte nostra, i cosiddetti “abili”, attenzione e sensibilità.

Giovanni, aspettiamo di fotografare e applaudire nuovamente te, Alessandro e Katia alla prossima gara di handybike a cui andrete con l’aiuto di Guidosimplex.

Un “pulcino rotellato” con la grinta di una leonessa: Graziella Calimero


In occasione della giornata dedicata alla disabilità, pubblico nuovamente questo mio articolo scritto nel maggio scorso per parlarvi di una piccola grande donna che è molto più ABILE di tutti noi: Graziella Calimero.

A lei, al grande Franco Bomprezzi e a tutti i diversamente abili dedico queste mie parole

di Daniela Domenici

Tra poche ore ad Augusta si svolgerà una gara di corsa, chiamata “Stramegara” (da Mègara, l’antico nome greco di Augusta) nell’ambito dei festeggiamenti per il patrono, San Domenico. Fin qui non ci sarebbe poi molto da dire, potrebbe essere una delle tante gare locali su cui l’attenzione si sofferma per pochi attimi per passare ad altre notizie più importanti ma, per una volta, vi invitiamo a dedicarci qualche momento perché la persona di cui vi stiamo per parlare merita molto più di un semplice articolo quale noi tenteremo di scrivere su di lei e sulla sua storia.

Tra i tanti atleti che, tra poche ore, prenderanno il via ai nastri di partenza di piazza Duomo ad Augusta (quest’edizione annovera anche quattro fortissimi atleti del Kenya e un quotato atleta italiano, Giacomo Leone), ci saranno anche cinque atleti locali, quattro uomini e una donna, disabili, che parteciperanno con le loro “handbike”, termine inglese che indica il mezzo con cui corrono questi formidabili atleti, una specie di bicicletta adattata alle loro esigenze.

E per correre con loro è arrivata poche ore fa con l’aereo, direttamente da Verona dove vive, Graziella Calimero, nata nel 1942, che abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere e intervistare prima della gara. Ecco cosa ci ha raccontato:

–      Perché e da quanto tempo sei su questa sedia a rotelle?

–      Avevo già avuto un problema alle gambe molti anni fa mentre mi trovavo in Brasile con la Croce Rossa, avevo contratto un virus che mi aveva provocato una specie di spasticità…e poi il grave incidente nel 1992, anno fino al quale esercitavo la mia professione di medico pneumologo: una persona non si è fermata al rosso e mi è venuta contro violentemente. Da quel giorno sono completamente paralizzata dal petto in giù ma ho le braccia e, soprattutto, la testa che mi funzionano ancora perfettamente. Per reagire con la forza e il coraggio che mi contraddistinguono, e grazie anche alla mia profonda spiritualità, ho iniziato a correre con l’handbike; è stata una bella sfida perché avevo già 54 anni e dovevo reimpostare totalmente la mia vita.

–      Fino a oggi a quante gare hai partecipato e quanti titoli hai vinto?

–      A tutt’oggi ho vinto 56 maratone. Sono diventata 7 volte campionessa italiana di cat. A: 4 su strada e 3 a cronometro. Nel 2005 sono diventata campionessa mondiale assoluta di handbike a Siracusa vincendo l’oro nella cronometro di 25 km e il bronzo nella gara su strada. Nel 2007 ho vinto due medaglie d’oro ai campionati mondiali di Parabiago-Milano, a cronometro e su strada. Ho partecipato 3 volte alla maratona di New York e, dopo 2 piazzamenti, nel 2004 sono arrivata prima nella mia categoria. Nel 2007 ho battuto il record di maratona, correndo la Vittorio Veneto-Treviso in un’ora e 48 secondi. Nel 2006 il Presidente della Repubblica Ciampi mi ha conferito il titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica.

–       Quali valori vuoi comunicare con questa tua testimonianza sportiva così eccezionale?

–      Vorrei comunicare la serenità, l’amore per la vita, l’onestà. Essere sereni con se stessi è fondamentale. Io sono medico e vivo in carrozzina da ben diciassette anni, dall’8 giugno del 1992 quindi posso ben capire sia i portatori d’handicap sia gli “altri”; ma la parola “handicap”, presa alla lettera, significa ostacolo: chi è che non deve superare ostacoli nel cammino della vita?

–      Dopo questa gara quali sono i tuoi progetti più immediati?

–      Intanto volevo dirti che la Panathlon mi ha appena nominata “ambasciatrice universale” e quindi dal prossimo ottobre fino a gennaio girerò il mondo per portare il messaggio dello sport come mezzo per superare la disabilità, di qualunque natura essa sia.  E poi mi è venuta un’altra idea: siccome a Verona io faccio parte del CUS Verona, che raggruppa tutti atleti “abili” e io sono l’unica disabile, vorrei aiutare questi cinque atleti di Augusta facendoli iscrivere al CUS Catania, che potrebbe supportarli nelle gare in giro per l’Italia come fa il mio CUS; a questo scopo vorrei creare un gemellaggio CUS Verona e Cus Catania.

–      Come vive una persona nelle tue condizioni, immobilizzata dal torace in giù, la sua vita quotidiana tra cucina, spesa e varie altre incombenze domestiche? Hai qualcuno che ti aiuta? Mi ricordi molto un caro amico, il giornalista Franco Bomprezzi, fiorentino ma da anni a Milano, che si definisce, con la sua incredibile ironia, “giornalista rotellato” che non solo guida la macchina e riesce e gestire tutta la sua routine quotidiana con molta “normalità” ma ha avuto anche il coraggio di candidarsi alle prossime elezioni; in questo momento purtroppo è reduce da una gravissima broncopolmonite da cui sta uscendo alla grande com’è nel suo stile (ho appena saputo che sta meglio ed è al Niguarda, in bocca al lupo, grande Franco!!)

–      Vivo sola per scelta, viene un’amica una volta la settimana solo per aiutarmi a fare la doccia; per il resto faccio tutto io, guido anche io la macchina quando devo andare lontano, ho una carrozzella elettrica con cui mi sposto quando voglio recarmi nei negozi vicini.

–      Scusa la domanda che ti sembrerà un po’ sciocca ma come fai quando devi prendere le cose dagli scaffali più alti, chiedi aiuto a qualche commesso?

–      Assolutamente no, sono attrezzata anche per questa evenienza, ti racconto come: la mia carrozzella elettrica è stata studiata apposta per queste situazioni quindi quando devo prendere qualcosa di alto mi lego con delle speciali cinghie in tre punti diversi del corpo perché, altrimenti, non avendo alcuna forza nelle gambe, mi affloscerei, e poi c’è un congegno elettrico che mi fa “alzare” in verticale come se avessi ancora le gambe funzionanti e mi “porta” all’altezza dello scaffale che mi interessa per poi “riportarmi” giù quando ho preso quello che mi serve. Pensa, l’ironia della situazione, che talvolta ci sono delle vecchiette che mi chiedono di prendere qualcosa a cui loro non possono arrivare e io lo faccio per loro.

Ho concluso l’intervista a questa donna e atleta incredibile con una domanda molto privata su come espleta alcune esigenze fisiologiche ma questa risposta, naturalmente, non la riporteremo per ovvi motivi; vi garantiamo che anche questa ci ha lasciato attoniti e commossi per l’infinita serenità e naturalezza con cui ce ne ha parlato come se fosse la cosa più naturale del mondo.

GRAZIE GRAZIELLA, splendida donna-medico-atleta ma, soprattutto, splendida anima; grazie per averci arricchito con le tue parole, col tuo esempio, con la tua dolcezza e col tuo amore per gli altri. Forse i veri disabili siamo noi.

La fonte di alcune notizie su Graziella Calimero è http://www.progettovalerio.it

3 dicembre: più lotta che festa


di Franco Bomprezzi

La domanda che mi sorge spontanea è: ma prima della crisi le persone con disabilità in Italia vivevano nel migliore dei mondi possibili? Avevano cioè pieno accesso al lavoro, all’istruzione, ai servizi domiciliari, a progetti di vita indipendente, agli ausili tecnologicamente avanzati, al tempo libero in strutture accessibili a tutti, e così via?

La risposta, ovvia, è no. Prima della Crisi si stava faticosamente costruendo una serie di piccole certezze normative, a livello nazionale ma anche a livello regionale, partendo dall’esplosione dei principi contenuti nella gloriosa legge quadro n. 104 del 1992. Per numerosi anni, attraversando i cambi di governo nazionale e regionale, le associazioni delle persone con disabilità e gli esperti dei singoli temi hanno svolto un assiduo lavoro sui contenuti di riforma e di ammodernamento del Paese. Piccoli passi, uno alla volta, spesso poco noti al grande pubblico, tranne quando si trattava di usufruire dei vantaggi faticosamente conquistati.

Penso ad esempio alle poche agevolazioni fiscali che tuttora esistono e che consentono qualche margine di manovra, fra l’altro, nell’acquisto e nell’adattamento di un’autovettura, nella ristrutturazione delle abitazioni, nella scelta di alcuni ausili ancora non contemplati dal Nomenclatore Tariffario. Oppure al consolidamento dell’integrazione scolastica, strappando anno dopo anno qualche piccola miglioria al meccanismo dell’assegnazione degli insegnanti di sostegno, e dei servizi correlati. Oppure anche agli investimenti, modesti ma significativi, nel settore dei trasporti pubblici urbani e ferroviari.

Cito questi piccoli traguardi perché oggi, 3 dicembre 2009, la sensazione diffusa e condivisa è che la battaglia è tutta sulla difensiva. La Crisi ha scardinato i bilanci pubblici, i piani di rientro delle Regioni, che ormai hanno in mano per il crescente federalismo il vero potere nel campo dei servizi alle persone e alle famiglie, stanno determinando un oggettivo e diffuso peggioramento della qualità e della quantità delle misure sin qui garantite, sia pure a fatica.

La risposta che mi sembra emergere è quella di una nuova sanitarizzazione della disabilità. Accertamenti restrittivi delle certificazioni di invalidità, finanziamenti prevalenti a centri come le Rsa e le Rsd, ossia residenze protette e inevitabilmente emarginanti, utilizzando perfino la leggina sulla vita indipendente, che diceva tutt’altro. Sembra essersi arenata la spinta verso una più equilibrata suddivisione della spesa pubblica e privata fra sociale e sanitario. Anzi, i servizi sociali, non essendo considerati essenziali, come quelli strettamente legati alla salute (che però non sono sicuramente specifici delle persone con disabilità, ma riguardano tutti i cittadini in quanto pazienti) stanno subendo contrazioni e contrattazioni (partecipazione alla spesa sempre più onerosa) che spesso mettono in difficoltà le famiglie.

Tutti dicono che la famiglia è al centro dell’attenzione politica. Ma quello che arriva dalle famiglie delle persone con disabilità è di segno opposto. C’è rabbia, paura, delusione, inquietudine. Specialmente quando ci si riferisce alle situazioni di grave handicap, che richiedono interventi mirati e competenti, non soluzioni precarie e con il contagocce. Un’ora di assistenza domiciliare non serve a nulla, tanto per capirsi. Specie se scopriamo che in un anno sono stati spesi 8 miliardi per le badanti destinate ad accudire anziani non autosufficienti.

L’impoverimento delle famiglie è dunque il vero tema di questo 3 dicembre. Un impoverimento anche morale, perché senza speranza di miglioramento si vive male, ci si sente abbandonati. E la mia sensazione è che manchi, davvero in modo troppo evidente, un impegno coordinato, una visione, una presa in carico politica, del tema Disabilità. Non solo perché non c’è un ministro competente per davvero (non me ne voglia Sacconi, ma è così). Ma anche perché mi sembra del tutto scomparso un coordinamento delle politiche strutturali.

Occorre, a mio giudizio, ripensare e rileggere la legge quadro, trarre nuovo slancio riformatore dalle tante incompiute che stanno rendendo difficile la vita di milioni di persone.  Il mondo delle persone con disabilità ha fatto ben poco ricorso alla magistratura per vedere tutelati i propri diritti, nonostante esista una legge precisa contro la discriminazione. La magistratura, da parte sua, molto raramente ha dimostrato competenza e spirito di iniziativa, pur in presenza di evidenti inadempienze, se non di palesi decisioni che danneggiano di fatto le famiglie e le persone disabili. Il mondo dei media ha esplorato poco e male questo malessere, diffuso in tutto il territorio nazionale, anche nelle Regioni tradizionalmente forti nelle politiche di welfare.

I cittadini con disabilità assistono con preoccupazione e sicuramente non hanno voglia di festeggiare alcunché. Eppure questo è l’anno nel quale è stata ratificata la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Alla manifestazione di Fand e Fish al teatro Valle di Roma si parlerà con forza di questi e di altri temi, cercando una nuova interlocuzione con il governo e con il mondo della politica. Ma è facile immaginare in quale considerazione saranno tenuti questi temi in un momento nel quale ben altre nubi si addensano sui colli romani.

Non resta perciò che resistere, e parlare, e documentare, e consolidare la rete delle buone piccole prassi che qua e là resistono all’onda della Crisi. Io, Cavaliere a Rotelle, offro questo spazio virtuale a tutti coloro che vogliono esprimersi, liberamente, sul futuro che ci attende. Buon 3 dicembre. Nonostante tutto.

da www.vita.it

Comunicato Bernardini-Manconi sul caso Cucchi


“Noi sappiamo che Stefano Cucchi ha subito violenze tali che ne hanno causato la morte. A noi e alla famiglia interessa l’accertamento della verità, cioè sapere chi sono i responsabili della sua agonia e del suo decesso. Ancora non è stato chiarito, per esempio, perché i sei presidi sanitari che lo hanno visitato non hanno ritenuto di dovere trasmettere il referto all’autorità giudiziaria. Attendiamo gli esiti completi delle indagini e del processo”.

da www.innocentievasioni.net