Carceri sovraffollate, detenuti in protesta


Detenuti in protesta contro il sovraffollamento nelle carceri e il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, chiede un incontro urgente con il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Sono stati tre gli episodi nelle ultime ventiquattro ore: a Genova, Lucca e Pescara. A Genova, al Marassi, si è registrato l’ennesimo tentativo di suicidio di un detenuto: alle 23,50 di ieri un detenuto magrebino, trentenne, rinchiuso nel circuito alta sicurezza del carcere di Genova è stato salvato in extremis dagli uomini della polizia penitenziaria. Il personale in servizio è stato allertato dall’odore di gas che proveniva dalla cella dove il detenuto era riverso a terra con una busta di plastica che gli avvolgeva il capo e al cui interno confluiva il gas di una comune bomboletta per fornellino.

A Lucca per circa un’ora ieri sera i detenuti hanno battuto le suppellettili contro inferriate e porte, per richiamare l’attenzione dell’amministrazione penitenziaria sul problema del sovraffollamento. Il carcere di Lucca ha una capienza regolamentare di 82 posti e ospita più di 200 detenuti, inoltre mancano 40 agenti rispetto all’organico previsto. Infine, anche a Pescara i detenuti oggi hanno protestato contro il sovraffollamento carcerario, battendo suppellettili contro le inferriate, gridando e protestando contro il sovraffollamento della struttura.

A denunciare le tre situazioni critiche è stato il Sappe, il cui segretario nazionale Donato Capece ha chiesto un incontro urgente con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, «per alcune proposte da inserire possibilmente nella stesura finale dell’annunciato Piano Carceri, il cui esame è dato per imminente al Consiglio dei Ministri». In una nota Capece ricorda come la situazione nelle carceri italiane sia «sempre più incandescente, con quasi 66mila detenuti a fronte dei 42mila posti regolamentari, e gli agenti costretti a turni pesanti in termini di stress e sicurezza». Nelle carceri italiane muoiono in media 150 detenuti l’anno, dei quali un terzo circa per suicidio (1.005 casi accertati, dal 1990 ad oggi), un terzo per cause immediatamente riconosciute come «naturali», e il restante terzo per «cause da accertare», che indicano tutti i casi nei quali viene aperta un’inchiesta giudiziaria.

fonte ilsole24ore

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