Dopo aver riempito sabato scorso il Meazza per la sfida contro l’Italia, gli All Blacks del rugby torneranno a Milano il primo dicembre per un allenamento speciale, con i ragazzi detenuti nel carcere minorile Beccaria.
Grazie alla federazione rugbistica neozelandese, sarà questo il momento clou de ‘Il senso di una metà, un progetto triennale condotto dall’As Rugby Milano (con la collaborazione di Iveco, Edison e Adidas) che dall’estate del 2008, attraverso i propri allenatori, ha introdotto fra le mura dell’istituto penale lo sport della palla ovale.
Uno sport di squadra e combattimento come questo, sono convinti gli organizzatori, è uno strumento utile ad avvicinarsi al valore e al rispetto delle regole e all’etica sportiva, imparando a gestire l’aggressività individuale.
Sono già stati coinvolti oltre trenta giovani, di etnie diverse, alcuni dei quali stanno continuando a giocare a rugby nel club, concluso il periodo detentivo.
Archivi giornalieri: 19 novembre 2009
A Napoli cresce l’attesa per “Showchocolate”
Dal 4 all’8 dicembre, degustazioni e spettacoli con i maestri artigiani ed i produttori di cioccolato. Napoli celebra la magia del cioccolato. Dal 4 all’8 dicembre, il padiglione 1 della Mostra d’Oltremare diventa il nuovo regno dei golosi. Gli artisti e gli esperti del settore guideranno il pubblico alla scoperta dei segreti del cacao, dal seme alla tavoletta, dalle tecniche di lavorazione agli abbinamenti più stravaganti, dalle suggestioni dell’olfatto al piacere del palato.
A Showcolate saranno presenti grandi aziende e maestri cioccolatieri provenienti dalle varie regioni d’Italia. Tra gli altri Antica Barbagia, Antica Cioccolateria Napoletana, Dolce Idea, DolciariaMaja, Dolci Express – Cioccolateria Chocopassion, Dulciar, F.lli Todisco, Gallucci Faibano, Gay-Odin, Melillo Dolciaria, Pasticceria Biolzi, Pasticceria Stella, Sweet & Chocolate, Vanilla. Durante i cinque giorni della kermesse tutti gli espositori metteranno in mostra il meglio delle loro produzioni e della loro arte. Oltre alla parte espositiva ci saranno numerosi eventi collaterali.
Tra le tantissime le iniziative in programma, l’azienda Gay-Odin curerà i laboratori con la dimostrazione della caratteristica lavorazione del cioccolatino albanese, della famosa cioccolata foresta e della ghianda, una croccante cialda ripiena di cioccolato. Veri e propri momenti interattivi con il pubblico, con prelibatezze create al momento, saranno presenti anche presso lo stand di Maja, dove si potrà assistere alla preparazione del cioccolatino e del panettoncino natalizio. Per chi vuole conoscere tutto sul cioccolatino, l’appuntamento da non mancare è con il corso “Viaggio nel Mondo del Cacao” curato dall’esperto Giuseppe Nobile.
L’associazione ChocoClub coinvolgerà, invece, il pubblico alla scoperta del cibo degli dei in un percorso degustativo attraverso i cinque sensi, mentre l’Antica Cioccolateria Monaco offrirà l’assaggio delle buonissime praline. Le degustazioni in programma vedranno di volta in volta il cioccolato proposto in abbinamento ai più svariati sapori. A conferma dell’estro e dell’abilità dei cioccolatieri saranno create golosissime opere d’arte. Mirco Della Vecchia realizzerà sculture scolpendo grandi blocchi di cioccolato, mentre ilmaestro Gennaro Bottone di Dolce Idea darà prova della sua bravura con i presepi di cioccolato.
Tanti i momenti culturali e le degustazioni ma Showcolate sarà soprattutto uno show con spettacoli, intrattenimento ed animazioni. Ai bambini sarà riservata la sezione Chocogiochi, con giochi al cioccolato e laboratori di pittura facciale. I più grandi, invece, potranno divertirsi con il Body Painting o lasciarsi coccolare dai massaggi al cioccolato nell’area choco beauty e relax della SPA Ulysse. Showcolate si presenta, quindi, come un evento imperdibile per i golosi e non solo, oltre che un esclusivo palcoscenico per l’intera produzione del cioccolato italiano. Per tutti l’appuntamento è a Napoli, da venerdì 4 dicembre dalle 10 alle 20.30, gli altri giorni dalle 10,30 alle 20.30. L’ingresso è aperto al pubblico previo pagamento del biglietto di 3 euro, sconti per le famiglie.
Per maggiori informazioni www.showcolate.it
“Scacco matto al re” debutta al Teatro del Tre – II fase del progetto “Teatro e Legalità”
di Daniela Domenici
Il 26 novembre prossimo alle ore 21.00 si inaugura la nuova stagione del Teatro del Tre con “Scacco Matto al Re”, spettacolo scritto e diretto da Nicola Costa. In scena ci saranno Franco Colaiemma nel ruolo del detenuto, Gaetano Lembo in quello di un agente, Anna Patanè sarà la moglie del detenuto , Melania Puglisi e Daniele Sapio le guardie carcerarie, Riccardo Maria Tarci la voce fuori campo.
Nell’immaginario carcere di Poggio Moscato fra un detenuto e un agente di custodia nasce un’amicizia scandita dai tempi di una lunga partita a scacchi. Affermava Goethe che gli scacchi sono il paradigma dell’intelletto; questa passione comune eliminerà il rapporto di subordinazione tra i due, gli scacchi diventeranno il ponte per un confronto umano e la lunga condanna per associazione mafiosa non sarà una discriminante nel rapporto di stima che nascerà tra i due a testimonianza che i veri valori trionfano su qualsiasi preconcetto.
Lo spettacolo si inserisce nell’ambito del progetto “Teatro e Legalità” nato lo scorso anno con la richiesta dell’ on. Salvo Fleres, Garante per i Diritti del Detenuto della Regione Siciliana, di uno spettacolo scritto ad hoc che narrasse uno spaccato di vita all’interno del carcere e che fosse rappresentato in vari istituti penitenziari con un intento didascalico ma allo stesso di intrattenimento.
Questo suo intento ha trovato in Nicola Costa il referente più idoneo per mettere in atto questo suo progetto; per la stesura del testo è stato importante il volume “L’ora d’aria” scritto da Salvo Fleres e Paolo Galofaro, funzionario dell’Ufficio del Garante per i Diritti del Detenuto e referente per la sede di Catania. Questo libro, partendo da citazioni di Cesare Beccaria, riporta sentenze, leggi, usi e costumi di quelle persone che vivono vite ristrette.
Nicola Costa non è nuovo all’approccio col teatro come strumento sociale, ha scritto vari spettacoli che hanno ricevuto premi nazionali quali “La Porta”, “Ritratto di un’isola” e “Terra mia”, quest’ultimo messo in scena lo scorso anno nel carcere di piazza Lanza a Catania e negli istituti scolastici catanesi con più alta dispersione scolastica.
Il Teatro del Tre, nella persona del suo direttore artistico Gaetano Lembo, per il secondo anno consecutivo, ha mostrato la sue piena disponibilità e sensibilità sostenendo la realizzazione del progetto promosso dal regista Nicola Costa in quanto corrisponde pienamente all’idea di un teatro con funzione sia ludica che sociale.
Lo spettacolo verrà replicato, sempre al Teatro del Tre, nei giorni 27, 28 e 30 in serale e il 29 con la pomeridiana domenicale mentre il 2 e il 3 dicembre sarà la volta del carcere di massima sicurezza di Bicocca a Catania; verrà poi ripreso alla Sala Lomax, sempre a Catania, il 9 e il 10 dicembre.
Gli impegni futuri del regista lo vedranno impegnato nell’attività di docenza al Teatro del Tre nel cui cartellone ci sono altri due spettacoli da lui firmati, “Ritratto di un’isola” e “Dear Ludwig” che verrà messo in scena nel prossimo aprile al Teatro di Cittàdellanotte ad Augusta.
Cinema: sono iniziate in Sicilia le riprese del film “Malavoglia” di Scimeca
La sceneggiatura e’ scritta da Pasquale Scimeca, Nennella Buonaiuto, Tonino Guerra, su soggetto di Scimeca, liberamente tratto dal romanzo di Verga. Tra gli interpreti principali Antonio Ciurca, Omar Noto e Vincenzo Albanese, gia’ visti in ”Rosso Malpelo” dello stesso regista. “Fare un film tratto da uno dei romanzi piu’ belli e importanti della letteratura europea, dal quale Visconti ha gia’ realizzato uno dei capolavori della storia del cinema (‘La terra trema’) -dice Scimeca- e’ una sfida da far tremare i polsi. Ma il mio approccio e’ diverso”.
”Non si tratta di rifare il neorealismo -continua Scimeca- ma tentare una lettura verghiana in chiave ‘tragica’, dove leggere la realta’ del nostro tempo, soprattutto quella dei ragazzi del sud, poveri e privati di qualsiasi riferimento ideale, sperduti in questa immensa periferia urbana che sono diventati i nostri territori, compresi i borghi marinari, e’ un dovere che l’arte e gli intellettuali dovrebbero tornare ad assumersi”. La sceneggiatura e’ scritta da Pasquale Scimeca, Nennella Buonaiuto, Tonino Guerra, su soggetto di Scimeca, liberamente tratto dal romanzo di Verga. Tra gli interpreti principali Antonio Ciurca, Omar Noto e Vincenzo Albanese, gia’ visti in ”Rosso Malpelo” dello stesso regista. “Fare un film tratto da uno dei romanzi piu’ belli e importanti della letteratura europea, dal quale Visconti ha gia’ realizzato uno dei capolavori della storia del cinema (‘La terra trema’) -dice Scimeca- e’ una sfida da far tremare i polsi. Ma il mio approccio e’ diverso”.
”Non si tratta di rifare il neorealismo -continua Scimeca- ma tentare una lettura verghiana in chiave ‘tragica’, dove leggere la realta’ del nostro tempo, soprattutto quella dei ragazzi del sud, poveri e privati di qualsiasi riferimento ideale, sperduti in questa immensa periferia urbana che sono diventati i nostri territori, compresi i borghi marinari, e’ un dovere che l’arte e gli intellettuali dovrebbero tornare ad assumersi”.
La sceneggiatura e’ scritta da Pasquale Scimeca, Nennella Buonaiuto, Tonino Guerra, su soggetto di Scimeca, liberamente tratto dal romanzo di Verga. Tra gli interpreti principali Antonio Ciurca, Omar Noto e Vincenzo Albanese, gia’ visti in ”Rosso Malpelo” dello stesso regista. “Fare un film tratto da uno dei romanzi piu’ belli e importanti della letteratura europea, dal quale Visconti ha gia’ realizzato uno dei capolavori della storia del cinema (‘La terra trema’) -dice Scimeca- e’ una sfida da far tremare i polsi. Ma il mio approccio e’ diverso”.
”Non si tratta di rifare il neorealismo -continua Scimeca- ma tentare una lettura verghiana in chiave ‘tragica’, dove leggere la realta’ del nostro tempo, soprattutto quella dei ragazzi del sud, poveri e privati di qualsiasi riferimento ideale, sperduti in questa immensa periferia urbana che sono diventati i nostri territori, compresi i borghi marinari, e’ un dovere che l’arte e gli intellettuali dovrebbero tornare ad assumersi”.
fonte adnkronos
Murate vive
di Gemma Sinibaldi
A Firenze il recupero dell’ex-carcere delle Murate è un esempio “cult” di successo di come una riqualificazione edilizia possa portare valore a un’area della città.
Non si parla di edilizia sostenibile nel senso tecnico del termine, come siamo abituati a fare. La sostenibilità c’è, e questa volta è del tipo completamente umano e ambientale.
Il recupero e la riqualificazione dell’ex-carcere delle Murate a Firenze è un progetto “vecchio”, del 1998, anche se è stato terminato da poco; gli addetti ai lavori lo conoscono tutti e tecnologicamente non presenta grandi punti di interesse come efficienza energetica e ambientale
E’ però un ottimo esempio di qualità riferita all’ambiente, all’integrazione di un corpo “estraneo” e arroccato, come può essere un carcere cittadino all’interno del tessuto sociale.
Ne parliamo per introdurre un tema che affronteremo spesso: il tema del social housing.
Social housing significa architettura sociale, dedicata alle fasce di popolazione che con più difficoltà riescono ad accedere a una casa con risorse proprie. Un’architettura costruita con criteri di densità abitativa considerevole e a costi contenuti, normalmente finanziata da enti pubblici e/o istituzioni private, che oggi sta vivendo una stagione nuova e di grande qualità.
Il social housing sta diventando la nuova frontiera dell’architettura dei grandi numeri, e sta diventando l’opportunità immobiliare più interessante per i grandi investitori. Come può essere facile da intuire, è un’ipotesi che contiene anche una forte componente di rischio: quello di realizzare non sempre manufatti di grande qualità estetica e soprattutto vivibili.
La sfida è appena iniziata in Italia su scala interessante, fino a poco tempo fa gli esempi di qualità sono stati pochissimi, e si gioca oggi anche su temi non solo di offerta sociale, ma ovviamente anche di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
All’ex-carcere delle Murate la sostenibilità ambientale che si trova è quella soprattutto del progetto architettonico di inserimento di una nuova funzione all’interno di un tessuto urbano abituato nei secoli a vivere il carcere come un monolite chiuso, interdetto alla cittadinanza. La vita della città si è sempre svolta attorno alle Murate.
Con la riqualificazione edilizia dell’intero complesso, le Murate hanno risposto alla esigenza numero uno dei progettisti e della committenza, il Comune di Firenze, di regalare alla città un quartiere per tutti, dove i percorsi interni si annodano con quelli esterni consentendo a tutta la popolazione di attraversare i cortili e gli spazi della immensa costruzione del ‘200 di accedere a negozi e botteghe artigiane che sono rinati all’interno delle aree pubbliche.
Il rischio così che il quartiere nuovo delle Murate diventasse un ghetto, come a volte accade ai progetti di social housing sparsi per il mondo, è stato scongiurato già sulla carta.
La qualità architettonica degli spazi poi ha fatto il resto: la costruzione severa e blindata medievale è stata alleggerita da poche aperture in facciata, che hanno consentito di aggiungere piccoli utilissimi balconi e di vivacizzare l’assetto cupo del costruito. L’aggiunta di bow windows (finestre aggettanti nel vuoto) sui cortili interni ha consentito di dare alle abitazioni tantissima luce diretta e agli spazi comuni dei giardini interni un’atmosfera moderna e non incombente.
Tutto il progetto ha visto fin dall’inizio della sua formulazione la collaborazione dei comitati di quartiere: questo è un dettaglio determinante, che ha dimostrato negli ultimi anni come il rispetto dei desiderata degli abitanti sia di fatto la chiave segreta del successo di un intervento di edilizia sociale.
Se oggi questo criterio è diventato la norma, lo si deve anche a questo progetto, che in Italia ha fatto scuola, e dal quale ancora oggi è possibile mutuare lo spirito “sociale” senza affatto dimenticare la cura stilistica del disegno, che si può ritenere di mano particolarmente felice, considerati i costi relativamente bassi con i quali è stata realizzato.
Suicida prima della scarcerazione, si erano dimenticati di avvisarlo
Era stato formalmente scarcerato, ma nessuno glielo aveva comunicato, e nelle sue ultime ore di prigionia un detenuto di 41 anni si è tolto la vita. E’ accaduto martedì nel carcere di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Ora i suoi parenti suicida chiedono chiarezza e giustizia. “Perché quel provvedimento di scarcerazione non è gli stato notificato?”, si domanda la famiglia che ha sporto denuncia.
L’uomo, originario di Bari, era stato condannato a Rimini nell’agosto 2008 per il furto di uno zaino in spiaggia. Gli erano stati inflitti 4 anni e 5 mesi di pena per una serie di aggravanti fra cui la recidiva specifica, la dichiarazione di delinquente abituale e il fatto che si trovasse in Romagna in violazione delle misure di sorveglianza alle quali era sottoposto. Andati a vuoto i tentativi di ottenere gli arresti domiciliari in una comunità di recupero, il barese era disperato e si è tolto la vita in cella con il fornellino del gas. Ma il provvedimento di scarcerazione era già arrivato da più di 24 ore negli uffici del penitenziario.
fonte tgcom
Per farsi i muscoli troppa carne è inutile
di Matteo Clerici
Molti ritengono che per potenziare i muscoli sia necessaria un’alimentazione a base di carne, ricca di proteine: questa è solo una leggenda alimentare.
Ad affermarlo, uno studio dell’Università del Texas, diretto da Douglas Paddon-Jones e pubblicato sul “Journal of the American Dietetic Association”.
La squadra di Paddon-Jones ha lavorato con 34 volontari, 17 giovani e 17 anziani, chiedendo loro di mangiare, in tempi diversi, porzioni da un etto o tre etti di carne magra di manzo. Successivamente, sono stati eseguiti prelievi di sangue e micro biopsie muscolari per determinare la sintesi proteica dopo ogni pasto. Si è così scoperto come anche il pezzo di carne più grosso portasse la stessa quota di proteine ai muscoli: esiste cioè un tetto massimo di proteine, che non è possibile sfondare e che rende inutile rimpinzarsi.
I ricercatori sostengono così come bastino 30 grammi di proteine al giorno per ottenere benefici alla salute. Inoltre, la politica della bomba proteica è fallimentare: più efficace una quota minima ma costante, distribuita durante tutti i pasti della giornata.
E’ questo allora porta a criticare l’alimentazione tipo di molti. Spiega il dottor Paddon-Jones: “Durante il giorno non introduciamo proteine a sufficienza per costruire muscoli in maniera efficace, mentre alla sera ne consumiamo più di quante ne riusciamo ad usare. E gran parte di questo eccesso proteico finisce per diventare glucosio o grasso”.
Se quindi si vuole ottenere il massimo, meglio allora spostare le proteine, spalmandone l’introito ed equilibrando il consumo.
Conclude infatti Paddon-Jones: “A colazione si possono aggiungere proteine di alta qualità con un bicchiere di latte, uno yogurt o una manciata di frutta a guscio. A pranzo, cerchiamo di mangiare 30 grammi di proteine accompagnando l’insalata con un uovo o un po’ di tonno; alla sera, riduciamo la carne mantenendoci su porzioni di circa un etto. Così facendo, il nostro organismo sarà impegnato a sintetizzare proteine muscolari in modo efficace durante tutto l’arco della giornata”.
Yasmin morto per ingiustizia
di Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti in Toscana
avrebbe compiuto tra pochi giorni diciotto anni. Mi sono ricordato la canzone interpretata dai Tetes De Bois, “Non si può essere seri a diciassette anni” e provo uno strazio indicibile pensando alla sofferenza di un giovane venuto dal Marocco, alla sua solitudine e a una voglia di vivere disordinata. è il sessantacinquesimo suicidio in carcere in questo anno di dis/grazia 2009, per fortuna non ci siamo assuefatti alla tragedia continua; ma questa morte in qualche modo annunciata fa aumentare la rabbia per il segno di una profonda ingiustizia. Tutti gli operatori del carcere erano consapevoli della sua condizione difficile, psicologica e personale, e avevano sottolineato in più occasioni uno stato di incompatibilità con la detenzione. Ma la decisione del ricovero in ospedale è stata decisa fuori tempo massimo, il ritardo pare dovuto al palleggiamento sulla competenza tra il reparto di psichiatria infantile e quello degli adulti e ci sarebbe da sorridere della capacità della burocrazia medica di giocare sulla pelle dei pazienti se non fossimo davanti a una morte crudele. Questa storia offre molte conferme del carattere di giustizia di classe e addirittura etnica che si pratica in Italia nel silenzio e nella distrazione di tanti. Solo uno straniero sostanzialmente solo poteva rimanere in carcere in attesa del processo per tentato furto di un orologio. D’altronde la retorica della certezza della pena per qualcuno deve pur valere! Così si spiega la preoccupazione del magistrato che, se rimesso in libertà, Yassin non si sarebbe presentato al processo.
C’è evasione ed evasione: quella dalla vita è inspiegabile ma quella dalla legalità è intollerabile, pare. Ma possiamo anche pensare a un’altra spiegazione più sollecita della sorte di un giovane in difficoltà: meglio in carcere che in strada. Così non è stato. Anche perché la costrizione non aiuta un soggetto fragile. L’attenzione del carcere, che c’è stata, in casi del genere si traduce nella formula di assicurare un’alta sorveglianza. Forse c’era bisogno di amore ed è una richiesta impossibile. Tanti giovani sono in carcere per reati minimi e soffrono in modo lancinante; dobbiamo avere il coraggio di proporre una riforma degli istituti penali minorili perché non siano dei mini carceri, ma “case” con pratiche di convivialità. La devianza dei giovani è legata ai miti degli adulti, all’esercizio del potere della violenza, della sopraffazione e della ricchezza. Occorre disegnare un luogo fondato sulla responsabilità. Il carcere è inutile e dannoso e spesso dà la morte.
“Coltivare speranza”
Romapoesia festival 2009
di Anna Astrella
Il Romapoesia festival cambia pelle. Ogni anno di più. E la parola diventa quasi performance pura. Quello in arrivo si prospetta dunque in città come un week-end all’insegna della poesia interattiva, ospitata al nuovo cinema Aquila, al Pigneto, dove da domani a domenica il festival, giunto quest’anno alla sua tredicesima edizione, si trasforma in film festival e rilancia DOCtorCLIP, il primo concorso italiano di video-poesia.
Le serate in programma sono tutte a ingresso gratuito e l’apertura, domani alle 22 è affidata a Ipologica, una performance audio-video nata dalla collaborazione tra due musicisti romani, Giulio Maresca e Fabio Sestili, con Bruno Capezzuoli, esperto di elettronica multimediale. Alle 23,30, invece, riflettori puntati su The United States of poetry, di Mark Pellington, un caleidoscopio in cinque parti sulla poesia d’avanguardia e la cinematografia.
Dopodomani, sabato, si inizia già nel pomeriggio, alle 17,30, con il Melting pixel di Elena Chiesa, un’ampia selezione di proiezioni tra poesia, video arte e musica; si prosegue poi con un omaggio alle opere di Gianni Toti, Ballata del Futuremoto, di Marco Palladini; mentre alle 20 è attesa la performance del poeta italoamericano John Giorno, che ha scritto e interpretato Nine poems in Basilicata: nove poesie e nove diverse location della Basilicata, regione dalla quale sono emigrati gli antenati di Giorno.
Domenica alle 17.30 l’appuntamento è con Poeti per la regia di Toni D’Angelo con Biagio Propato e Salvatore Sansone, a seguire il concerto di Aldo Brizzi e Reis, una nuova voce che arriva dal Brasile. Alle 20,30 si chiude con La parola e le altre, con musica di Luigi Cinque e Paolo Damiani, e video fondali di Giacomo Verde.
«Il Romapoesia è un appuntamento storico che ha prodotto un nuovo modo di fare poesia – ha commentato l’assessore alla Cultura di palazzo Valentini, Cecilia D’Elia – e va sottolineato che questa edizione non si svolge solo a Roma ma coinvolge tutto il territorio metropolitano e anche le scuole con gli appuntamenti di Frascati, Palestrina e Zagarolo».