Finalmente i media si sono accorti che esiste la violenza istituzionale


di Patrizio Gonella, presidente di Antigone

violenza di statoFinalmente i media si sono accorti che esiste la violenza istituzionale, che si può morire di botte in prigione, che la tortura non riguarda il terzo mondo. Le forze politiche ancora balbettano. Un modo elegante per uscire dal silenzio sarebbe l’approvazione di una piccola legge, quella che introduce il crimine di tortura nel codice penale. L’Italia nel lontano 1987 ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ma oggi rispetto a essa è ancora inadempiente. Nei seguenti paesi europei la tortura è un delitto specifico: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Islanda, Lettonia, Lussemburgo, Macedonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria. In Italia la tortura invece non è reato. Vi sono vari disegni di legge pendenti. I senatori radicali Poretti e Perduca tentarono un coraggioso colpo di mano mentre si discuteva il pacchetto sicurezza. L’emendamento che avrebbe introdotto il crimine di tortura fu bocciato per soli cinque voti. Non sappiamo chi allora votò contro perché il voto era segreto. La proposta di legge sulla tortura va approvata senza farsi condizionare dai sindacati di polizia e dalle forze dell’ordine. Di fronte agli episodi gravissimi di questi ultimi giorni appaiono non comprensibili tanto meno condivisibili le giustificazioni, le difese di corpo, le rimostranze sindacali sul numero scarso di poliziotti al lavoro nelle carceri. Non regge l’assioma secondo cui poiché i poliziotti sono pochi, di conseguenza sono stressati e quindi…. Riteniamo che la questione non sia quella di aumentare l’organico di polizia bensì di razionalizzarne la dislocazione. Nell’Europa dei 27 l’Italia ha raggiunto il ragguardevole risultato di essere tra i paesi con il numero più alto di poliziotti penitenziari in termini assoluti e relativi. Se si considera l’attuale numero di detenuti – 65 mila circa – in Italia abbiamo un poliziotto penitenziario ogni 1,54 detenuti. La media europea è di 2,94. Sono 42.268 i poliziotti penitenziari in organico. 39.482 sono i poliziotti che lavorano effettivamente per l’amministrazione penitenziaria al netto di distacchi e assenze di vario tipo. Tra le situazioni regionali di maggiore disagio vanno segnalate quelle del Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna. Posto che circa 1500/1800 agenti svolgono compiti anche di natura contabile, che circa 700 agenti lavorano negli spacci, che circa 4/5000 uomini sono giornalmente impegnati nei servizi di traduzione e piantonamento dei detenuti fuori dalle strutture penitenziarie, che circa 500 agenti lavorano al Ministero della Giustizia, che circa 1600 agenti lavorano al Dap, che varie migliaia sono impegnate nei Provveditorati regionali, nelle Scuole di formazione, agli U.E.P.E., al GOM – Gruppo Operativo Mobile-, al N.I.C. – Nucleo Centrale Investigazioni, all’U.S.P.E.V. Ufficio per la Sicurezza del Personale e della Vigilanza, al Servizio Centrale delle Traduzioni e Piantonamenti, con annessa la sezione relativa al Servizio Polizia Stradale, fuori dall’Amministrazione penitenziaria (Corte dei Conti, Presidenza Consiglio dei Ministri, C.S.M., ministeri diversi) ne restano a spanne 16 mila che si sobbarcano il lavoro atto a garantire la sicurezza complessiva nelle carceri. Per un sud che non ha carenze di organico – anzi –  vi è un nord dove la situazione è drammatica (a Padova nuovo complesso mancano 78 unità, a Tolmezzo 38, a Torino 187, a Brescia 155). Si tratta di eredità del passato difficili da gestire ma che non giustificano lamentele. Soprattutto non giustificano comportamenti illegali. Vorremmo che fossero gli stessi sindacati di polizia a chiedere che la legge penale italiana persegua la tortura e i torturatori. Solo così le loro rimostranze saranno credibili. 
  da www.innocentievasioni.net

Dustin Hoffman recita “L’Infinito” in uno spot per promuovere la regione Marche


dustin hoffmanDustin Hoffman arriva nelle Marche per promuovere, attraverso uno spot pubblicitario, l’immagine della regione sui maggiori network. Motivo conduttore dello spot sarà il Canto dell’Infinito di Giacomo Leopardi recitato da Hoffman, che in questi giorni sta affinando la sua pronuncia in italiano con l’aiuto di un vocal coach. Lo spot prevede due versioni di 30 secondi l’una. Le inquadrature con l’attore saranno alternate con immagini di paesaggi marchigiani.

”Gli spot – assicura il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca – daranno spazio e valorizzeranno le eccellenze di tutto il nostro territorio da nord a sud proprio perché l’investimento che stiamo facendo è sul brand ‘Marche’ in tutte le sue peculiarità. Lo slogan conclusivo è infatti questo: ”Marche. Le scoprirai all’infinito. Lo stesso attore – conclude il presidente – contribuirà con suoi suggerimenti alla definizione dello storyboard ideato, come ormai noto, dall’ottimo regista Giampiero Solari”.

Una troupe cinematografica composta da 45 persone lavorerà quindi su diversi set e diverse location. Il programma delle riprese, così come quello della permanenza dell’attore che arriverà lunedì mattina e si tratterrà per alcuni giorni, sarà subordinato all’andamento climatico per consentire di sfruttare al meglio la luce.

”Hoffman – dice il presidente Spacca – ci ha fatto sapere che è molto contento di tornare nelle Marche, una regione che ha avuto modo di conoscere e apprezzare per l’ospitalità della sua gente e per l’armonia dei paesaggi già 37 anni fa, quando, ad Ascoli Piceno, interpretò il film di Pietro Germi ‘Alfredo Alfredo’. L’obiettivo di questa iniziativa – prosegue – è quello di comunicare l’immagine di grande qualità della nostra regione e per farlo occorreva un personaggio di altrettanta grande qualità. Abbiamo pensato quindi a uno dei migliori attori del mondo che, proprio per l’affetto che nutre nei confronti delle Marche, ha deciso di accettare. Ritengo che questa operazione abbia un alto valore per tutto il nostro territorio”.

“La ricaduta positiva non riguarderà solo il turismo – conclude Spacca – ma tutte le attività economiche e sociali della regione. La campagna pubblicitaria infonderà ai nostri prodotti un valore aggiunto fatto di immagini e profonde suggestioni. Inoltre, per quanto riguarda l’investimento di cui tanto si parla, utilizziamo esclusivamente stanziamenti europei specificatamente dedicati alla valorizzazione dei territori. Inoltre le risorse più che a Hoffman, andranno ai mille passaggi in prime time previsti sulle principali reti televisive”. ”Gli spot – assicura il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca – daranno spazio e valorizzeranno le eccellenze di tutto il nostro territorio da nord a sud proprio perché l’investimento che stiamo facendo è sul brand ‘Marche’ in tutte le sue peculiarità. Lo slogan conclusivo è infatti questo: ”Marche. Le scoprirai all’infinito. Lo stesso attore – conclude il presidente – contribuirà con suoi suggerimenti alla definizione dello storyboard ideato, come ormai noto, dall’ottimo regista Giampiero Solari”.

Una troupe cinematografica composta da 45 persone lavorerà quindi su diversi set e diverse location. Il programma delle riprese, così come quello della permanenza dell’attore che arriverà lunedì mattina e si tratterrà per alcuni giorni, sarà subordinato all’andamento climatico per consentire di sfruttare al meglio la luce.

”Hoffman – dice il presidente Spacca – ci ha fatto sapere che è molto contento di tornare nelle Marche, una regione che ha avuto modo di conoscere e apprezzare per l’ospitalità della sua gente e per l’armonia dei paesaggi già 37 anni fa, quando, ad Ascoli Piceno, interpretò il film di Pietro Germi ‘Alfredo Alfredo’. L’obiettivo di questa iniziativa – prosegue – è quello di comunicare l’immagine di grande qualità della nostra regione e per farlo occorreva un personaggio di altrettanta grande qualità. Abbiamo pensato quindi a uno dei migliori attori del mondo che, proprio per l’affetto che nutre nei confronti delle Marche, ha deciso di accettare. Ritengo che questa operazione abbia un alto valore per tutto il nostro territorio”.

“La ricaduta positiva non riguarderà solo il turismo – conclude Spacca – ma tutte le attività economiche e sociali della regione. La campagna pubblicitaria infonderà ai nostri prodotti un valore aggiunto fatto di immagini e profonde suggestioni. Inoltre, per quanto riguarda l’investimento di cui tanto si parla, utilizziamo esclusivamente stanziamenti europei specificatamente dedicati alla valorizzazione dei territori. Inoltre le risorse più che a Hoffman, andranno ai mille passaggi in prime time previsti sulle principali reti televisive”.

fonte adnkronos

Sesso: il desiderio si accende a tavola


desiderio si accende a tavolaROMA  – Mousse a base di granchio e avocado, farfalle con tanto zafferano, scaloppine con abbondante tartufo e cioccolato per dessert: sono alcune delle ricette per organizzare una cenetta ad hoc per risvegliare nelle donne il desiderio e la fertilità. Al bando, invece, fast food e conservanti. I suggerimenti sono contenuti nel libro di cucina ‘Cibo e sesso’ (Intermedia editore), che ha il bollino della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) ed è disponibile gratuitamente sia rivolgendosi all’editore o alla Sigo, che via internet, dal sito http://www.sceglitu.it.

Presentata a Roma, la raccolta di 30 ricette, fatta in collaborazione con la Bayer, promette di risvegliare il desiderio con un occhio alla salvaguardia della fertilità. Tra gli alimenti ‘hot’ oltre a peperoncino e molluschi, raccomandati gli asparagi, la rucola, i fichi, il miele. Da bocciare invece i troppi conservanti, gli zuccheri raffinati e i grassi saturi. Ma occhio anche ad alcool e caffé e soprattutto alle dosi: l’eccessiva quantità stronca l’eros. “Gli alimenti conservati e mangiare troppo velocemente provocano un’intensa eccitazione cerebrale – ha spiegato Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano – che però è dannosa per la libido: aumenta infatti l’irritabilità. Non a caso oggi si assiste ad un fenomeno nuovo, l’ansia da prestazione femminile: ne soffre l’11% delle donne sessualmente attive. Attenzione quindi – ha concluso – non solo a cosa si mangia ma anche a come”. Oltre alle ricette, la guida contiene i consigli dei ginecologi su come restare in forma, le tabelle con i valori nutrizionali dei cibi e quelle del consumo calorico. E piccoli trucchi pratici come non ungere la teglia ma preferire la carta da forno, usare poca acqua nella bollitura, evitare di scongelare e ricongelare i cibi, scegliere frutta e verdura di stagione.

fonte ANSA

Detenuto si impicca a Vercelli


Massimo Gallo, 43 anni, doveva essere trasferito a Torino in una sezione di Osservazione psichiatrica

detenuto si impiccaROMA – Massimo Gallo, un detenuto di 43 anni, si è ucciso giovedì nel carcere di Vercelli. L’uomo – secondo quanto si è appreso – è stato trovato impiccato nel sottoscala che conduce al cortile dei passeggi del carcere. Gallo – secondo una prima ricostruzione – avrebbe portato con se un lenzuolo che avrebbe annodato all’inferriata di un cancello inutilizzato del sottoscala e si sarebbe suicidato.

ERA STATO DECISO IL TRASFERIMENTO A TORINO Gallo, si è poi saputo, doveva essere trasferito nel reparto del carcere torinese Lorusso e Cutugno in una sezione di Osservazione psichiatrica, dove arrivano detenuti provenienti da ogni carcere. Gallo, fanno notare fonti vicini al carcere, era una persona psicologicamente fragile e, pur in assenza di una patologia specifica, era già stato autorizzato il suo trasferimento nel capoluogo piemontese. È probabile che la notizia del cambio di carcere lo avesse turbato. Gallo si è suicidato durante il tragitto di ritorno dalla zona del «passeggio», in cui aveva trascorso qualche momento libero, alla cella. Anzi, secondo indiscrezioni, è stato lui stesso a chiedere di potere rientrare in anticipo. È probabile che avesse con se il lenzuolo e, approfittando di un momento di solitudine, abbia messo in atto il suicidio. L’uomo era stato condannato per tentato furto. Avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2011.

IL CARCERE DI VERCELLI ERA GIA’ SOTTO INDAGINE – Il suicidio di Massimo Gallo arriva in un momento particolarmente difficile per il carcere vercellese. Nei giorni scorsi, infatti, è stata aperta un’indagine sulle forniture alla mensa detenuti. Sotto inchiesta per truffa e abuso d’ufficio in concorso vi sono varie persone, tra le quali il direttore Antonino Raineri.

da corriere.it

Il pane fatto col latte materno


di Matteo Clerici

latte maternoCreare un forma di pane utilizzando il latte di un donna umana.

Questo è il progetto messo in cantiere dall’artista Franca Formenti con l’aiuto del maestro fornaio Gabriele Bonci.

E lo “scandalo” non sarà solo alimentare, ma anche politico morale: verrà infatti usato latte di una madre di colore, per simboleggiare lo sfruttamento dei neri da parte del benestante uomo bianco, che costringe spesso tale popolazioni al lavoro nero. Il panino, pensato per avere la forma di una brioche siciliana (quindi di un seno) tenterà di spezzare tale catena di nutrimento perverso. Esso sarà così messo in vendita nella panetteria Bonci ed il ricavato andrà in beneficenza. Come a dire: la maternità non ha colore ed i suoi prodotti non dovrebbero portare alla discriminazione.

Ecco il parere di Gabriele Bonci: “In fondo il pane è simbolo di maternità (il potere del lievito), metafora dell’essere umano (come l’uomo il pane è composto dell’80% di acqua e poi di proteine ecc.), sintesi dei valori di un popolo (ognuno si esprime in un diverso tipo di pane). Ora si tratta di studiare quantità e dosi, perché ovviamente ogni latte come ogni farina, va trattato in modo diverso”.

Ma, se l’idea del latte materno come cibo non dei neonati può sembrare strana, il pane della coppia Bonci-Formenti non è sicuramente la prima manifestazione.

In Svizzera, è guerra aperta tra le autorità di Winterthur e Hans Locher, chef dello “Storchen”, un ristorante locale.

Locher sostiene infatti di aver usato il latte della moglie, da poco madre di una bambina per diverse creazioni culinarie. Il picco di questa sua nuova via è stata la rielaborazione dello Zürcher Geschnetzeltes, spezzatino di vitella, cipolle funghi, simbolo della cucina Zurighese. Secondo Storchen, l’aggiunta del latte materno permette di raggiungere il “Nirvana palatale” ed è così in cerca di fattrici umane, a cui offre 10 Euro al litro. Sempre che il tutto non sia bloccato dai funzionari cantonali, che hanno bollato il nuovo ingrediente come “Un’idea assurda” e stanno cercando di terminare la vicenda facendo intervenire la legge.

Favorevoli e contarsi si stanno anche sfidando in Inghilterra.

Apre le danze la PETA (People for the ethical threatment of animals) che propone il latte materno come base per il gelato. Per gli animalisti il latte materno è più sicuro del latte vaccino. Spiega la presidentessa Reiman: “L’utilizzo di latte bovino per il gelato è un pericolo per la salute dei clienti. I prodotti lattiero-caseari sono collegati al diabete giovanile, ma anche ad allergie, stipsi, obesità, oltre ai tumori alla prostata e alle ovaie”.

La risposta, stizzita, è arrivata dalla Ben & Jerry’s, una delle più famose aziende inglesi che producono gelato. A metterci la faccia un loro portavoce: “Plaudiamo allo sforzo del gruppo animalista per portare l’attenzione su un problema serio, ma riteniamo che il latte di una madre sia utile usarlo per il proprio bambino”.

Ultima tappa del viaggio, la Francia.

Una piccola azienda casearia transalpina ha deciso di ripristinare un’antica tradizione, producendo formaggio con latte umano. Per poter far ciò, i proprietari hanno iniziato il reclutamento di neo-mamme, dai 25 ai 45 anni.

da www.newsfood.com

Le azzurre della pallavolo vincono ancora alla Grand Champions Cup in Giappone


di Daniela Domenici

azzurre pallavoloL’Italia della pallavolo “in rosa” batte per 3-0 le campionesse olimpiche in carica, le atlete brasiliane, a Fukuoka in Giappone mettendo così una grossa ipoteca sul successo finale nella Grand Champions Cup; basterà vincere contro la squadra del Giappone per assicurarsi la vittoria.

Una partita quasi perfetta quella giocata dalle azzurre sempre in vantaggio nel corso dei primi due set, decisi alla fine dalle prodezze al servizio di Lucia Bosetti.

In svantaggio per 0-2, le brasiliane tentano l’ultima reazione rimanendo in vantaggio nella prima metà del terzo set ma alla lunga è sempre il “muro” delle pallavoliste italiane ad avere la meglio: Del Core, Ortolani e Gioli non ne lasciano passare una fino al 25-21 finale che dà la misura della superiorità delle nostre atlete.

Aspettiamo di poter applaudire l’ennesimo successo delle nostre formidabili pallavoliste e di esultare per la vittoria in questa Grand Champions Cup in terra nipponica.

Tempo libero: a spasso tra le piramidi naturali del Belpaese


piramidiA prima vista sono tre colline lombarde come le altre ma un’osservazione aerea, fatta dall’architetto Vincendo di Gregorio, ha portato alla luce qualcosa di strano: la Collina dei Cipressi, il Belvedere Cereda e la piramide di Montevecchia, vicino Lecco, sono tutte identiche riguardo basi e pendenza, orientamento e inclinazione. Insomma si tratta di vere e proprie piramidi a gradoni, che difficilmente sono state scolpite “naturalmente”. Piuttosto si ritiene che siano il prodotto di una popolazione preistorica. Per tutte queste “stranezze”, le colline lecchesi sono state inserite nella lista dei luoghi misteriosi del Belpaese. Un sito internet, indicato in fondo, raccoglie ogni anomalia paesaggistica e bizzarria culturale, divise per regione. Un modo come un altro per scoprire le bellezze d’Italia con una punta di mistero.

da www.intrage.it

“Poesia”


di Angela Ragusa

poesiaè questa voglia
che spesso mi rapisce
e in un mondo tutto mio
porta a rifugiarmi…
E’ voglia di volare
dispiegando grandi ali
che nessuno può vedere.
E’ come un eruzione
che con scosse della terra
si preannuncia.

Poesia
è il mio bisogno
di volere raccontare,
di srotolare quel groviglio
che sono i miei pensieri.
Poesia è fuoco acceso
nello sterminato viaggio della vita
e brucia nella notte
sotto un manto smisurato di stelle…

Poesia è il mio sognare
di fantastiche passioni,
di amori sempre eterni,
di gioie senza fine…
Poesia è l’attimo fuggente
che non fugge se lo cogli,
è memoria sempre viva
nello struggersi dei ricordi.

E’ musica, poesia…
che si spande nel silenzio,
come voci di sirene
che ti mostrano la via…
è lacrima che sgorga
quando nella sua estasi
mi avvolge…
è pugnalata fin dentro al cuore
quando nel suo tormento
io mi perdo!

“Di un lungo giorno ancora…”


di Angela Ragusa

il poeta…e resterà solo il poeta
ad inebriarsi 
del profumo delle viole,
a contar le stelle 
ad una ad una…
a passeggiar tra nuvole
come tappeti d’ovatta…
Attirerà sorrisi e maldicenze,
consolerà d’amore 
cuori delusi…

Nel silenzio
di cupe cattedrali,
le sue parole 
innalzeranno preghiere…
…risuoneranno di un’eco
che tornerà in abbraccio
ad avvolgere 
perduti tramonti
nell’ultimo riposo…
Tingerà di follia 
le sue ore,
in mano il calice
di solitudine…

…tra ossimori e metafore
consumerà il suo tempo
ma rimanderà anche la morte
di un lungo giorno ancora.

Sanremo in dialetto: via libera ai testi in lingua locale


di Silvia Fumarola

sanremoAl Festival di Sanremo si canterà in dialetto. La novità del regolamento dell’edizione 2010, che sarà presentato ufficialmente lunedì, prevederebbe all’articolo 6 che “le canzoni dovranno essere in lingua italiana; si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressione di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana e non fa venir meno il requisito dell’appartenenza alla lingua italiana la presenza di parole e/o locuzioni in lingua straniera, purché tali da non snaturare il complessivo carattere italiano del testo”. Lo stesso articolo, nel regolamento del 2008 recitava invece: “Non fa venire meno il requisito della appartenenza alla lingua italiana la presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana, quali espressioni di cultura popolare”. Quest’anno, invece, si parla esplicitamente di “canzoni in lingua dialettale italiana”.

Il festival di Antonella Clerici, che festeggia la sessantesima edizione (si svolgerà dal 9 al 13 febbraio), apre quindi le porte ad artisti che scelgono di esprimersi nel loro dialetto, senza essere costretti a cambiare il testo. Il primo vincitore a Sanremo è la Lega. Era stato Umberto Bossi, la scorsa estate, a chiedere a gran voce che il dialetto fosse protagonista sul palco dell’Ariston. Il leader del Carroccio aveva rilanciato la proposta di Marco Lupi, presidente leghista del Consiglio comunale di Sanremo, deciso a dedicare una serata alle canzoni “in lingua etnica”.

Per Bossi “Sanremo era uno dei simbolo del centralismo, ma sapevo che il sistema, a furia di prendere cazzotti, sarebbe cambiato. E al Festival andranno anche le canzoni in lingua etnica”. È questa l’espressione con la quale aveva definito i dialetti, che Lupi aveva invece ribattezzato, ispirandosi a Dante, “lingue municipali”. Alcuni dialetti erano già comparsi al festival: i Tazenda avevano cantato strofe in sardo, i Pitura Freska, con “Papa nero”, avevano portato alcune espressioni in dialetto veneziano, il trio Enzo Gragnaniello, Mia Martini e Roberto Murolo in una bellissima canzone, “Cù mme”, cantarono in napoletano. Versi, ma non intere canzoni in lingua.

, grande protagonista della canzone e del teatro napoletano (debutterà il 4 dicembre al Trianon, di cui è direttore artistico, con Lacreme napulitane accanto a Maria Nazionale) , fu escluso proprio per il regolamento che non prevedeva il dialetto, e oggi applaude. “Ma vi pare possibile che un napoletano debba ringraziare la Lega?” ironizza “Alla fine mi trovo d’accordo con un’iniziativa di Bossi. È giusto che il dialetto riacquisti la sua importanza, e non perché sono napoletano, ma il napoletano è una lingua vera e propria, le cose più belle sono stati scritti da autori campani. Quando serve Napoli va tutto bene, ci recuperano. Sanremo, diciamoci la verità, è stato il primo grande reality, prima del Grande fratello ma ora è agli sgoccioli. Così per riprendersi un po’ di attenzione torna al Sud e non solo al Sud, per recuperare il grande pubblico”.

Anche Peppe Servillo, senza entrare nei meriti della politica, è soddisfatto: “È ovvio che sia d’accordo che si usi il dialetto, ce ne sono alcuni meravigliosi, più musicali. Il napoletano è una lingua, ma anche il veneto, lingua teatrale per eccellenza, e come dimenticare Creuza de mar di Fabrizio De Andrè? Vera poesia”.

d www.repubblica.it