Fratelli miei,
Sono stufo di leggere e di sentir dire sempre le stesse, solite, noiosissime, cose sul tema dell’ergastolo. Sono davvero infastidito per tutto quell’untuoso vittimismo con cui, quasi sempre, si affronta tale argomento! …
Ma, ditemi, quale libertà andiamo cercando? Quella della falsità, della menzogna e dell’ipocrisia?
No, amici miei, non è il “fine pena mai” la sofferenza più grande; del resto, qualsiasi pena vedrà, un giorno, la sua fine! La sofferenza maggiore nasce, invece, proprio da quel vittimismo, da quella doppiezza, da quell’inganno che sopravvivono ancora dentro di noi e a cui diamo quotidianamente alimento…
Imploriamo, invece, la libertà del perdono. E sgombrano il nostro cuore dalle macerie dell’ignoranza e della presunzione. Apriamolo, il nostro cuore, all’aiuto reciproco e all’amore per il prossimo. Facciamo sempre più spazio alla generosità e all’altruismo ed estirpiamo le intricate radici dell’egoismo, della legge del proprio interesse innanzitutto!
Amici, è inutile prendersela con quelli che ci hanno condannato all’ergastolo: io credo che neanche loro vivano sereni. Sono anch’essi, come noi tutti, dei miseri uomini che si azzuffano con la vita…
Riesaminiamo, invece, la nostra tumultuosa trascorsa esistenza. Riconosciamone gli errori. Ma non abbandoniamo mai la speranza, non perdiamo la voglia di diventare uomini migliori. Non lasciamo che il male ci sconfigga. Vediamo, invece, come suggerì il più Grande dei Profeti, se ci riesce di vincere il male con il bene.
Demoliamo, quindi, il castello di superbia e arroganza che avevamo edificato nelle nostre coscienze e, su quelle rovine, iniziamo a costruire, con i mattoni della rettitudine e il cemento della solidarietà, una casa semplice dove vivere finalmente da uomini liberi.
26/08/2009
Di Giovanni Tropea (da Carcere di Spoleto)
dal sito www.informacarcere.it