[…] tu vedi con qual velocità e per quanti gradi in un sol momento abbia il tuo pensiero a calarsi per giugnere al suo concetto, e quanta perspicacità e velocità d’ingegno sia necessaria in colui che fabrica la metafora e in colui che l’intende. EMANUELE TESAURO, Cannocchiale aristotelico, 1670
Le parole del Tesauro ben rappresentano la complessità delle metafore sebbene oggi il loro uso nel parlare quotidiano sia molto più frequente di quanto possa sembrare. Utilizzare il linguaggio figurato è un modo per caricare una parola o un’intera espressione, scritta o orale, di un significato più fantasioso di quello letterale.
Per fare un esempio, se dicessimo ”ieri sera ho mangiato una pizza buonissima” comprendiamo tutti che il termine “pizza” è stato usato nel suo significato letterale, ma se dicessimo “l’articolo che sto leggendo è una pizza” capiremmo che il termine “pizza” è stato “traslato” ad indicare qualcosa di noioso.
Gli esseri umani sentono il bisogno innato di aumentare l’efficacia della loro comunicazione usando proverbi, simboli, immagini, metafore, idiomi che “colorano” il linguaggio, soprattutto nei casi in cui la comunicazione presume un rapporto diretto, confidenziale, emotivo tra emittente e ricevente.
La comprensione del linguaggio figurato è tanto più facile quanto più la gente vive relazioni sociali. Non esiste una regola precisa che indichi quando un’espressione, o anche una semplice parola, debba essere univocamente intesa nel senso denotativo o in quello connotativo. La decisione a favore di un significato o dell’altro non dipende dalle parole in sé ma dalla relazione che s’instaura tra due interlocutori .
Negli ultimi anni la metafora è diventata proficuo campo per indagare come linguaggio e contesto vengono integrati, oltre che sul piano linguistico, sul piano cognitivo.
Nuove metodiche sperimentali si affiancano alle indagini tradizionali (psicolinguistiche e neuropsicologiche) nella ricerca sulle basi neurali del linguaggio. Tra queste merita di essere menzionata l’elettroencefalografia (EEG) che permette di misurare l’attività elettrica legata alla comunicazione tra neuroni.
Tale metodica è stata utilizzata dal gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca che hanno individuato delle aree cerebrali specifiche, diverse per ciascun emisfero deputate alla comprensione di doppi sensi, metafore, frasi idiomatiche.
L’articolo del gruppo di ricercatori italiani pubblicato su BMC Neuroscience spiega le fasi dello studio condotto.
A quindici ragazzi universitari, tutti volontari, sono state presentate 360 frasi idiomatiche al termine di ciascuna di esse è stata altresì proposta una nuova parola e chiesto loro di individuare se fosse o meno correlata all’idioma appena letto.
L’intento dell’esperimento, guidato da Alice Proverbio, era registrare con encefalogramma le attività cerebrali innescate dal processo di comprensione delle frasi idiomatiche.
Sembra che il cervello comprenda le metafore attraverso un processo distribuito, ovvero esteso su una vasta rete di regioni cerebrali (Giro temporale mediano, Giro frontale dell’emisfero destro, regione limbica) ed incrementale, ovvero articolato in più fasi. Dunque, per interpretare espressioni figurate, il parlante deve ricorrere a diverse abilità cognitive: oltre all’elaborazione del materiale linguistico è necessario recuperare conoscenze di sfondo attraverso meccanismi di memoria, compiere operazioni di lettura della mente per decifrare le intenzioni dell’interlocutore, attivare meccanismi d’immaginazione. Tutto ciò si traduce in una rete distribuita di attivazioni neuronali che si snoda in diverse fasi temporali e di conseguenza la necessità per il cervello di più tempo per la comprensione.
Fonte: BMC Neuroscience,2009